Ottone Penzig
Ottone Penzig, nato come Otto Penzig, (Samitz, 25 marzo 1856 – Losine, 6 marzo 1929), è stato un botanico e ricercatore scientifico tedesco naturalizzato italiano, visse ed operò per quasi tutta la sua vita in Italia..
Biografia
Nacque a Samitz (allora circondario di Haynau) in Slesia, allora territorio tedesco, attualmente territorio polacco, il 25 marzo 1856. Figlio di un diacono evangelico si laureò a Breslau (oggi Wroclaw) il 24 settembre 1877. Per motivi di salute dopo un periodo di studio a Karlruhe, si trasferì nel Sud dell'Europa, sulla Costa azzurra francese e poi in Italia; a Pavia, dopo la guarigione, ottenne un impiego presso il Laboratorio Crittogamico della Università degli studi di Pavia; in seguito passò a Padova
Nel 1882 Otto Penzig - divenuto Ottone Penzig - ottenne la cittadinanza italiana e la libera docenza; nel 1883 vinse il concorso per l’incarico di direttore della Regia Stazione Agraria di Modena e nel 1886 conseguì, sempre per concorso, la cattedra di Botanica presso l’Università di Genova, che tenne per oltre quarant’anni, ed eccettuato il periodo bellico della prima guerra mondiale, pressoché fino alla morte.
Acuto e volonteroso ricercature fu inoltre noto per la sua infaticabile capacità organizzativa, che gli permetteva una eccellente capacità espositiva dei risultati ottenuti, ma soprattutto di tenere una fitta rete di contatti e relazioni reciprocamente fruttuose con altri studiosi, ed una elevata produttività personale.
In seguito al matrimonio con Lucia Ottini di Breno in Valle Camonica, ed alla conseguente frequenza in quella valle, Ottone divenne amico di escursionisti del luogo e lui stesso fu escursionista, fatto al quale diede immediatamente significato scientifico, preparando per la flora e per altri reperti naturali (soprattutto fossili) del luogo, specifiche ricerche e pubblicazioni, nonché raccolte di campioni.
Nella sua permanenza in Liguria ed a Genova produsse una notevola ricerca botanica e raccolta di campioni della Flora ligure; purtroppo i reperti ed una parte della documentazione furono poi persi in seguito al bombardamento dell'Istituto genovese nella seconda guerra mondiale.
Venne in contatto con sir Thomas Hanbury, un ricco gentiluomo inglese appassionato botanico dilettante che aveva fondato alla Mortola, vicino a Ventimiglia, un suo giardino di acclimatazione nei cosiddetti Giardini botanici Hanbury, (attualmente in gestione alla Università degli Studi di Genova). La conoscenza divenne stretta fattiva collaborazione e poi viva amicizia, tanto che Hanbury finanziò all'interno del vecchio Orto Botanico di Genova sostanziosi ampliamenti e la costruzione della struttura (fabbricati) del nuovo Istituto di Botanica (1892), che poi donò all’Università.
Fondò e diresse Malpighia che restò per lungo tempo la più importante rivista di botanica in Italia.
In base alla sua dedizione alla ricerca, ed alla capacità di ottenere adeguati finanziamenti, anche dal suo amico Thomas Hanbury, ed iniziò notevoli spedizioni esplorative in paesi equatoriali e tropicali. Nel 1891 fu in Eritrea, dove individuò e classificò numerose specie, identificandone molte di nuove.
Tra il 1896 e il 1897 egli compì un lungo viaggio a Ceylon, Sumatra, Giava. Questa esplorazione fu considerata l’opus maximum della sua attività di scienziato ricercatore: riguardava soprattutto lo studio del ripopolamento vegetale, sui resti degli affioramenti del piccolo arcipelago del Krakatoa, dove nel 1893 la gigantesca esplosione del vulcano omonimo aveva ricoperto di lava, di ceneri e pomici quanto restava delle parti emerse, distruggendo ogni traccia di vita, flora e fauna.
La sua ricerca riguardante il ripopolamento botanico dei suoli, si estese da quel fenomeno specifico e sulla sue evoluzione, al contorno culturale ed umano delle popolazioni della regione indonesiana, con cui venne in contatto e che puntigliosamente annotò.
La sua vita accademica proseguì serenamente in Genova, ma fu funestata con l'approssimarsi della Prima guerra mondiale dai nazionalismi fanatici italiani, ed essendo di origine tedesca, (anche se naturalizzato e fedele cittadino italiano da più trent'anni), fu costretto, dopo aggressioni e minacce, ad abbandonare l'insegnamento ed a ritirarsi a Losine, presso Breno, in Valle Camonica, dove la moglie aveva vaste proprietà.
Ritornato a Genova a guerra finita, pubblicò la sua monumentale Flora popolare italiana, per la quale ebbe a dire che la solitudine obbligata gli aveva permesso di lavorare senza distrazioni e più intensamente.
Ritiratosi a Losine nel 1928 subì la perdita della figlia Berta, che lo aveva assistito amorevolmente nella solitudine. Ottone Penzig morì a Losine il 6 marzo 1929.