Storia di Albenga
La grande storia di Albenga è riconoscibile camminando per il suo centro storico, occupa la parte dell'omonima piana alla foce dal fiume Centa. Prima villaggio di origini liguri, in seguito municipium romano, quindi diventa Comune medievale arrivando a momenti di prosperità 1200: il fiume che sfociava a mare con una foce a delta dopo un'alluvione cambia corso diventando praticamente una foce ad estuario. A questo evento segue la guerra contro Genova che impone ad Albenga la distruzione del porto e il mantenimento di un plotone genovese in città. Da quest'epoca Albenga perderà la sua antica forza marittima, con lo spostamento di gran parte dei pescatori nel vicino e più sicuro golfo di Alassio; da quest'epoca l'agricoltura albenganese sarà basata sull'agricoltura. Sottomessa a Genova, poi sotto il dominio Francese, data ai Savoia. Sotto questi domini non riuscirà mai ad avere l'importanza di un tempo. Dalla metà dell'Ottocento, il regime alluvionale viene legato da nuovi argini e molte terre paludose vengono bonificate, aumentando l'economia agricola, riportando prosperità e ricchezza. Albenga cambia la sua urbanistica uscendo dalle medievali mura. Nel 900 diventa un'importate centro dell'economia del ponente e l'agricoltura ha dei prodotti di prestigio.
Le origini
I primi insediamenti di cui si hanno testimonianza certa sono del VI secolo a.C. La società che vanno a formare è agropastorale. Questo popolo fondano un oppidum, un centro fortificato, con il nome Albium Ingaunum, "la fortezza degli Ingauni". L'oppidum era ubicato vicino al mare, nei pressi di un'ampia insenatura che ha una funzione di porto naturale.
Gli Ingauni, nel IV sec. a. C. hanno notevoli conoscenze marittime che li porteranno a creare una potente flotta, che creerà lucrosi profitti, tramite il commercio e la pirateria.
Nella seconda guerra Punica (218 - 201 a.C.), quando Annibale prova a battere Roma, Albium Ingaunum si alleerà con quest'ultimo, che farà base nella piana più volte anche tramite il fratello Magone Barca che secondo una tradizione morirà proprio in queste acque dopo aver depredato Genova e diviso il bottino tra Savona e Albenga. Il danno che fece a Genova fu talmente enorme che ancora oggi si usa il termine dialettale "magone" per indicare un nodo in gola.
Dopo la sconfitta dei Cartaginesi, si alleano con Roma pur rimanendo autonomi economicamente. Roma, non più disposta a tollerare, invia nel 181 a. C. un esercito comandato dal proconsole Lucio Emilio Paolo che sconfiggerà gli Ingauni annettendo tutto il territorio della piana sotto il dominio di Roma. L'antica cittadina barbare viene rasa al suolo dalla fondamenta, tanto che non sono stati trovati segni dell'antico insediamento.
Roma
Dal 180 a.C. i romani costruiscono un castrum militare su l'oppidum che hanno raso al suolo. Questo fortificazione si amplierà diventando una vera e propria città romana con il nome "Albingaunum" che nel 13 a. C. vede passare per il suo territorio la via Julia Augusta. Nel I sec. d. C. Albingaunum diventa un municipium e i suoi abitanti ricevono il titolo cittadini romani, eleggono i propri magistrati e senatori. Dal I al III secolo d. C. Albingaunum gode della Pax Romana diventando una città di prospera che è attestata dai numerosi reperti archeologici.
Per capire la ricchezza della città basta raccontare la vita un suo cittadino, Proculo. Nel 280 d. C. armò i suoi 2000 schiavi presenti nella piana e si fece eleggere imperatore dalle legioni a Lione; ma venne velocemente eliminato dall'imperatore in carica Probo.
Secondo la tradizione fu San Martino, Vescovo di Tours, che nel IV secolo andò in ritiro sull'adiacente Isola Gallinara, a diffondere il cristianesimo in tutto il territorio di Albingaunum. Ancora oggi sull'isola è presente una cappella che si deve a San Martino. Albingaunum entra in crisi insieme all'Impero Romano. I Visigoti nel 402 saccheggiano Albingaunum riducendola a delle rovine, ma Flavio Costanzo, generale dell'imperatore Onorio, durante una spedizione in Gallia, nel 414 decide che vengano riedificate le mura, che con ampliamenti e rinforzi resisteranno per tutto il medioevo, inoltre sempre in quest'epoca si ha la costruzione delle prime strutture cristiane, la Cattedrale e il battistero. Nel 451 diventa sede vescovile con la nomina del primo vescovo della città: Quinzio.
Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, Albingaunum nel V secolo passerà sotto la dominazione ostrogota e nel secolo successivo sotto quello bizantino mantenendo una prosperità economica.
Medioevo
Rotari nel 641 conquista la Liguria ed inizia l'epoca di dominazione longobarda. Albenga riesce a mantenere intatte le sue mura pur se messa a saccheggio. Si sottopone alla dominazione longobarda mantenendo una prosperità economica. A seguito della caduta del regno longobardo del 774, Albenga e la Liguria entrano a far parte del regno dei Franchi. La zona degli Ingauni diventa contado o comitatus con un territorio che va da Sanremo a Finale e di cui Albenga diventerà il capoluogo. Nel X secolo a seguito della sconfitta dei Franchi, Albenga entrerà nella Marca di Torino mantenendo il suo stato di capoluogo. Nel secolo successivo diventa un marchesato retto sino al 1091 da Adelaide di Susa. Durante questa epoca la città si trova dentro un grande stato che comprende parte del Piemonte e della Liguria, in questo periodo si vedono aprire nuove vie commerciali che collegano Albenga al Nord Italia, provocando un periodo di grande sviluppo economico, da come è attestato dalla costruzione e dall'ampliamento di molti edifici come la Cattedrale di San Michele Arcangelo.
Nel 1098 Albenga diventerà un Comune e parteciperà anche alla prima crociata con un proprio contingente e una propria flotta. E' grazie a questo combattimento che nasce il gonfalone delle città, la croce rossa in campo oro. Quest'epoca di indipendenza crea una prosperità che da molto mancava alla città: si ha la riedificazione della cattedrale, l'edificazione delle torri e di molti palazzi. Inoltre si ha lo sviluppo di molte industrie artigianali.
Nel XII secolo si ha l'epoca delle repubbliche marinare, Albenga entra in conflitto sia con Genova che con Pisa. Nel 1165 la città viene saccheggiata e incendiata da una flotta di Pisani; ma gli Albenganesi trovano la forza per ricostruire la città e riprendono i commerci. Ma questa vola si alleano con Savona e Pisa contro Genova: quest'ultima arma un esercito che annienta quello savonese e costringe Savona a demolire le mura; Albenga non avendo nessuna possibilità di vittoria decide di arrendersi per evitare che la città venga nuovamente saccheggiata. I genovesi la obbligarono a sottomettersi costringendola a mantenere in città un contingente di genovesi. La città sottomessa a Genova si vede limitare i suoi commerci e la sua prosperità viene ad arrestarsi.
Nel 1238 Genova entra in conflitto con Federico II che si allea alla lega fatta tra Savona, Ventimiglia e Albenga, che era una città ghibellina. La morte di dell'imperatore Svevo del 1250 costringe Albenga ad arrendersi definitivamente a Genova la punirà: oltre al un contingente militare, deve accettare che il podestà ed i giudici siano scelti dai genovesi inoltre deve dipendere dal senato della Superba. Come se non bastasse Genova decide che il fiume Centa debba essere deviato verso la baia naturale, dove era il porto per insabbiarla e quindi annullare il commercio marittimo ingauno. Questo provvedimento si ripercuoterà nella geografia della piana, infatti la spiaggia si allontanerà dal borgo che perderà per sempre il contatto con il mare. Come nel resto dell'Italia del XIV secolo anche Albenga è soggetta a guerre tra guelfi e ghibellini; dopo la demolizione del porto si aggiunge questo conflitto che provoca la chiusura di molte industrie e il degrado di molti edifici.
Nel 1436 Albenga, legata ormai alla Superba, entra direttamente in conflitto diretto nella guerra tra Genova e i Visconti, infatti Filippo Maria Visconti decide di inviare il condottiero Noccolò Piccinino contro la città ingauna; la sue antiche mura resistono all'assedio, ma lo sforzo patito è tale da produrre una crisi economica senza precedenti: Genova non interviene per aiutare Albenga a rifarsi dei danni subiti, la mancanza di fondi per la cura della piana e del fiume Centa vede quest'ultimo padrone delle terre, trasformando la florida piana in paludi malsane e maleodoranti. La flotta non riesce più a riprendersi e molte navi preferiscono far porto nella più vicina e sicura Alassio. Da quest'epoca per il corso dei secoli successivi Albenga subirà una crisi economica senza precedenti.