Gli anni '80: l'opera barocca e Rossini

Gli anni ottanta videro l'esplosione clamorosa ed esaltante della particolare sensibilità di Pizzi per il barocco e per Rossini, che, se non ne ha certamente esaurito il campo di attività, l'ha altrettanto certamente caratterizzata in modo durevole e profondo.[1] Per la verità, il punto di inizio del carriera registica rossiniana e barocca di Pizzi va antidatato di due anni, al 1978, quando fu messo in scena al Teatro Filarmonico di Verona il vivaldiano Orlando Furioso, produzione che "segnò l'inizio in epoca moderna di un nuovo interesse a livello mondiale per le opere di Antonio Vivaldi",[2], che fu esportata in tutto il mondo e che fu infine videoregistrata nel 1989 all'Opera di San Francisco. A partire da questa "esperienza meravigliosa ed estenuante",[3] Pizzi sviluppò negli anni ottanta rapporti di collaborazione stretta con il Festival di Aix-en-Provence, con il Rossini Opera Festival e con il Teatro Valli di Reggio Emilia che consentirono l'allestimento di tutto una serie di produzioni che riscossero un clamoroso, quasi unanime, successo. Varrà la pena di elencare in questa sede le principali, citatando per ciascuna di esse il giudizio espresso da musicologi, critici musicali e riviste musicali di rango.

Certo, se sul podio ci fosse stato Muti o Abbado questo sarebbe riuscito uno spettacolo di levatura mondiale, perché la scena e i costumi di Pier Luigi Pizzi sono semplicemente geniali nel ricreare con mezzi moderni quell'atmosfera di esotismo orientale che indubbiamente ha la sua parte nella fluvialità della partituta e nel barocchismo canoro ... (Massimo Mila).[4]

Guardare questo spettacolo ... procura una soddisfazione immediata dei sensi, accarezzata da un'armonia perfetta (...) Pizzi non è mai così a suo agio come all'interno dell'universo barocco («Opéra International»)[6]

  • 1982 - Tancredi di Gioachino Rossini - Rossini Opera Festival (la produzione è stata ripresa in altri teatri italiani tra cui il Teatro Regio di Torino)

Già dal punto di vista musicale il "Tancredi" del Festival rossiniano di Pesaro ... sarà ricordato come esemplare. [Il direttore] Gelmetti è specialista assai ricercato di musica d'avanguardia, ma questo non gli impedisce di avere in tasca parecchia altre cose tra cui Rossini (...) Protagonista maschile Lucia Valentini Terrani...ormai arrivata a tale duttilità espressiva e vocale da lasciarsi addietro, e non di poco, anche il famoso Tancredi della Horne; e femminile l'affascinante Katia Ricciarelli (...) E c'era lo squisito British Choie Abroad dall'italiano incredibilmente limpido; e la Chamber Orchestra of Europe, frazione della ben nota Orchestra Giovanile della Comunità Europea.
Tutto ciò sarebbe largamente bastato a fare di questo "Tancredi" un numero di massimo spicco in qualunque nostro cartellone; non però quell'"unicum" che è in effetti riuscito. E che tale non sarebbe riuscito senza una regia eccelsa, radicalmente indipendente dai modelli oggi in vetrina (...)
Nel "Tancredi" ... l'irrealtà è particolarmente pronunciata dato il libretto, che ha epurato i personaggi di Voltaire di quasi ogni carattere individuale; mentre caratteri di incantevole freschezza la musica presta agli "affetti" che quelli vanno inscenando (...) È appunto quanto Pizzi ha completamente capito e fatto capire. Come per Goethe, per lui quest'opera è una favola ...; il che si apprende non solo dalle scene e dai costumi, di prelibata ispirazione franco-gotica, ma soprattutto – caso quasi unico in un paese dove la routine dei teatri ufficiali scoraggia a priori il "lavoro sull'uomo" – dalla recitazione, dalla mimica: capillarmente espressiva e quanto mai naturale ma mai naturalistica, come si conviene a miraggi della fantasia, a parvenze. E tutta registrata sulla musica, così nelle sue sfumature come nelle sue forme: l'aria o il duetto tripartito sistematicamente risolti in una tripartizione di situazioni figurative; e col cantante che nei momenti culminanti avanza su una passerella collocata dietro il direttore a toccante ricordo di quel proscenio che il "Mudikdrama" assassinò. Né dimenticheremo l'impiego del coro: figure d'aerea eleganza (non reclutate infatti ... fra le masse di qualche teatro; motivo per cui se questo spettacolo dovesse intraprendere, come meriterebbe, il giro del mondo, si prega di mantenergli l'organico vocale della sua nascita).
(Fedele D'Amico).[7]

Dal 1976 in qua, ho ascoltato doverse edizioni del Tancredi, pietra miliare dell'odierna «Rossini-renassaince». A conti fatti, perciò, ritengo che l'edizione approntata dal regio di Torino nella stagione in corso, possa essere considerata come la più completa. Intanto il teatro torinese ha presentato il miglior allestimento e la migliore regìa in senso assoluto, che sono poi quelli di Pier Luigi Pizzi varati a Pesaro tra anni fa.(Rodolfo Celletti)[8]


Comment résister à la magie que déploie sous nos yeux Pier Luigi Pizzi, le grand vainqueur de cette soirée ? Dès le lever du grand rideau vaporeux bleu-roi parsemé de fleurs d'or et se levant avec grâce vers les cintres dans un mouvement d'aérienne apesanteur, les regards sont fascinés par tout ce qu'ils voient les musiciens en habit XVIIIe, que hausse vers nous peu à peu le praticable de l'orchestre ; les choristes également vêtus de riches habits pastels et qui prolongent leur mélodies de gestes simples et souples, évoluant tout au long de la soirée, de la fosse à la scène, en discrètes théories, navigateurs des flots ou des nuages. Comment ne pas admirer aussi et surtout ces admirables costumes, variés à l'infini, d'or et pourpre profonds dans l'Entrée des Incas, sortis droit d'une miniature persane dans l'Entrée des Fleurs, et toujours baignés d'une lumière tendre, changeante, vive comme la musique de Rameau? Opéra International - mai 1983 - "Pier Luigi Pizzi met en scène Rameau" (Théâtre Musical du Châtelet 28 mai, 1er, 2, 3, 4 juin 1983 - Dijon - 6, 13, 14 juin 1983 - Venise - Teatro Malibran - 24, 26 juin 1983)


  1. ^ all'intervistatrice che gli riferiva dell'appellativo di "principe del barocco", datogli dai francesi, lo stesso Pizzi così rispondeva nel 1991: "Non mi piacciono le etichette. Ho fatto anche molto Wagner e Verdi, e opere russe, e titoli contemporanei. Ma il barocco, certo, è una dimensione che mi è molto congeniale". (L. Bentivoglio)
  2. ^ Guido Johannes Joerg, libretto annesso al DVD Arthaus Musik del 2000 (registrazione 1989)
  3. ^ parole di Pizzi riferite da Leonetta Bentivoglio (articolo citato)
  4. ^ Una bella «Semiramide» rilancia il Regio (sovratitoli: Bravissime la Valentini e la Ricciarelli, splendida la scena di Pizzi), La Stampa, 26 aprile 1981. Si tratta della recensione dell'edizione del Teatro Regio di Torino
  5. ^ Le magazine de l'opéra baroque
  6. ^ Ariodante - Un chef d'oeuvre méconnu de Haendel, ottobre 1983, recensione dell'edizione di Nancy, riportata in Le magazine de l'opéra baroque
  7. ^ Un genio vergine. «L'Espresso», 26 settembre 1982
  8. ^ Tancredi, «Epoca», n. 1802, 19 aprile 1985. Si tratta, com'è evidente, di una recensione dell'edizione di Torino