Fingebant, simul credebantque
Germani fingunt et credunt è una locuzione latina che, tradotta significa "I Germani prima si inventano le cose e poi pensano che siano vere". Questa Frase viene attribuita a Tacito in uno dei classici di Luciano de Crescenzo del 2001, il quale la utilizza in più occasioni con lo scopo di ammettere che spesso mente senza rendersene conto. In altre occasioni invece, la utilizza per descrivere come un testo in prosa possa essere più complesso e articolato di quello originale. La citazione infatti, rappresenta un esempio di "brevitas", tramite cui un concetto può essere espresso in lingua latina con l'utilizzo di due soli termini, fingunt et credunt, eprimendo tuttavia una serie di comportamenti che tradotti in italiano, necessitano di almeno otto parole. Nel 2006 Claudio Magris riprende la citazione come esempio di "romano disprezzo" nei confronti di codesta popolazione. Tacito, in realtà nel "La Germania" assume toni tutt'altro che denigratori, al contrario intende analizzare le cause della decadenza dei costumi romani, e per tale si serve dei Germani, un popolo che incuteva timore per la sua forza ancora incontaminata da ciò che comunemente si chiama "civiltà". D'altra parte l'ammirazione di Tacito per la popolazione germanica non è mai comunque acritica, egli infatti sa anche scorgere i difetti laddove ci sono. Per esempio, esalta la pudicizia delle donne germaniche, ed è anche pronto a sottolineare certe strane abitudini degli uomini, i quali, quando non combattono, vivono una vita del tutto inerte, si ubriacano frequentemente, e danno origine a risse cruente. Nel 'Germania' (De origine et situ Germanorum) di Tacito, non vi è traccia di tale frase. Viene il sospetto che si tratti di una (indubbiamente felice) invenzione di Luciano de Crescenzo.
Bibliografia
- Luciano De Crescenzo Tale e quale, Milano, A. Mondadori, 2001.