Lingua singalese

lingua indoeuropea
Versione del 25 ago 2006 alle 00:35 di Paryeshakaya (discussione | contributi) (Singalese parlato: grammatica generale e declinazione nominale)

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Il cingalese, o più correttamente singalese (සිංහල, siṃhala), è la lingua parlata dai cingalesi, il gruppo etnico predominante in Sri Lanka (ex Ceylon), e una delle lingue ufficiali di tale stato; è una lingua appartenente al ceppo indoiranico del gruppo indoeuropeo, strettamente imparentata al dhivehi, la lingua ufficiale nelle Maldive. Si stima che sia la lingua madre per circa 13 milioni di persone.

Storia

Secondo la leggenda, il principe Vijaya alla testa di diverse centinaia di seguaci portò il singalese nell'isola di Ceylon dall'India intorno al 500 a.C.; iscrizioni e testi (il Mahavansha, storia dei re dello Sri Lanka dall'epoca di Buddha) dimostrano l'antichità della lingua.

Molte opere letterarie in singalese sono fortemente influenzate dal buddhismo, e la gran parte segue le correnti letterarie indiane — ad esempio la poesia sandesha, lo stile letterario usato da Kalidasa e altri poeti indiani si riflette nei Kukavi Vada. Durante l'invasione dello Sri Lanka da parte dei tamil provenienti dal Sud dell'India introdusse molte parole tamil nel singalese; lo stesso avvenne durante l'occupazione portoghese, olandese e britannica, fino all'indipendenza nel 1948; di conseguenza, il singalese contemporaneo contiene parole portoghesi, olandesi e inglese.

Con i movimenti nazionalisti della prima parte del XX secolo e l'affermazione del movimento helabasa, fondato dal grammatico Munidasa Kumaratunga, la lingua riprese vigore, ed ebbe risalto sui giornali, in primis Dinamina, un giornale culturale del gruppo Wijaywardena, cui apparteneva il noto editore Martin Wickremasinghe; tra gli altri media, Radio Ceylon, condotta dallo scrittore Karunaratne Abeysekera, diede un altro importante contributo.

Influenza di altre lingue

Il vocabolario del singalese deriva fondamentalmente dal pali, ma è stato fortemente influenzato dal tamil (parlato ancora oggi nel nord e nella costa orientale dello Sri Lanka) e dal sanscrito (che è stato utilizzato per coniare i termini scientifici e medici, così come il greco e il latino per le lingue indeuropee). Comunque, a seguito di contatti con altri popoli, la lingua è stata influenzata dal portoghese, dall'olandese, dall'inglese e, in minor parte, dal malese.

Diglossia

Così come per altre lingue dell'Asia, anche in singalese è presente una accentuata diglossia. La lingua letteraria e quella parlata si differenziano sotto diversi aspetti, sia per il vocabolario di termini usati che per la grammatica (ad esempio, la coniugazione verbale) e la sintassi.

Alfabeto singalese

L'alfabeto singalese si è evoluto da quello brahmico, introdotto nell'isola nel VI secolo a.C.; attualmente prevede 56 caratteri, con quattro aggiuntivi aggiunti di recente per tradurre suoni stranieri come la f. Nella lingua singalese, si distinguono dodici vocali, sei brevi e sei lunghe.

I codici unicode vanno da U+0D80 a U+0DFF.

    0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 A B C D E F
D80  
D90  
DA0  
DB0   ඿
DC0  
DD0  
DE0  
DF0   ෿

Caratteristiche del singalese parlato

La lingua singalese parlata ha le seguenti caratteristiche:

  • L'ordine nella frase è di tipo SOV (Soggetto-Oggetto-Verbo). Esempio: "io leggo il libro" si traduce /mamə pot liənəʋa/, letteralmente "io libro leggo".
  • Non ci sono clausole subordinate relative, come in italiano; invece, si usano il participio e gli aggettivi verbali. Ad esempio, "l'uomo che mangia il riso" si traduce /bat kanə miniha/, letteralmente "riso mangiante uomo".
  • È una lingua di tipo left-branching, cioè solitamente gli elementi sono messi prima della parola che determinano. Esempi: "la casa di Sunil" /sunilge gedərə/, letteralmente "di-Sunil casa"; "una ragazza bella" /lassənə taruniək/, letteralmente "bella una-ragazza".
  • Una eccezione al punto precedente sono le frasi che implicano una quantità, che solitamente seguono la parola che definiscono. Ad esempio: "i tre libri" si traduce /pot tunə/, letteralmente "libri tre".
  • Non ci sono preposizioni, ma solo postposizioni. Esempi: "con Sunil" si traduce /sunil ekkə/, letteralmente "Sunil con"; "sotto il tavolo" si traduce "meseː jaʈə", letteralmente "tavolo sotto".
  • Il singalese ha un sistema deittico spaziale con quattro temi (cosa abbastanza rara, a differenza dell'italiano, in cui è a tre): i temi dimostrativi sono /meː/ "qui, vicino a colui che parla", /oː/ "là, vicino a colui che ascolta", /arə/ "là, vicino a una terza persona, visibile" and /eː/ "là, vicino a una terza persona, non visible".
  • La presenza di consonanti pre-nasalizzate, nelle quali un breve nasalizzazione è aggiunta prima della consonante (es.: nd, mb, ecc.); la sillaba però resta monomoraica.

Grammatica

Nomi

Il singalese ha una struttura simile alle diverse lingue indiane. Mentre la differenza fra i generi è minima (limitata in pratica solo alle forme femminili di nomi maschili, es. "gallo" /kukula/, "gallina" /kikiliː/), il singalese distingue fra i nomi animati (cioè, che si riferiscono a uomini o animali) e quelli inanimati (che si riferiscono a cose).

Casi nominali

La lingua ha cinque casi nominali:

  • nominativo, cioè la forma base (es. "amico" /yaːlua/; "città" /nagəreː/);
  • genitivo, che indica il possesso per i nomi animati ("dell'amico", /yaːluage/), e il complemento di specificazione e di stato in luogo (locativo) per quelli inanimati ("della/in città" /nagərəje/);
  • dativo, che indica il complemento di termine o di moto a luogo ("all'amico", /yaːluaʈə/; "alla città" /nagəreːʈə/);
  • accusativo, usato solo per i nomi animati, che indica il complemento oggetto ("amico (ogg.)", /yaːluaʋə/);
  • strumentale, che indica il complemento di agente o di mezzo ("dal/con l'amico" /yaːluagen/; "dalla città" /nagərəjen/).

I nomi animati hanno le seguenti caratteristiche:

  • si riferiscono sempre a persone o animali;
  • solitamente, se nomi comuni terminano in /-a/ se maschili, e in /-iː/ se femminili; se nomi propri, i maschili terminano solitamente per consonante o con il suffisso /-ə/, e i femminili in /-iː/;
  • formano il genitivo in /-ge/ che indica possesso, e hanno il suffisso dell'accusativo.

I nomi inanimati, invece:

  • si riferiscono sempre a oggetti o cose;
  • se derivati dal sanscrito o dal pali, solitamente terminano in /-əjə/ o /-eː/, oppure in /-aʋə/;
  • non hanno mai il suffisso dell'accusativo.

Prospetto della declinazione:

Caso Nomi animati Nomi inanimati
Nominativo "amico/l'amico" /yaːlua/ "città" /nagəreː/ (letterario /nagərəjə/)
Genitivo "dell'amico" /yaːluage/ "della/in città" /nagərəjeː/
Dativo "all'amico" /yaːluaʈə/ "alla città" /nagəreːʈə/
Accusativo "l'amico (ogg.)" /yaːluaʋə/ ===
Strumentale "dall'amico" /yaːluagen/ "dalla/con la città" /nagərəjen/

Plurale

La formazione del plurale dei nomi è piuttosto complessa, a grandi linee si può riassumere quanto segue:

Nomi animati:

  • i nomi animati in /-a/ hanno il plurale regolare in /-oː/ ("amico" /yaːlua/, plur. /yaːluoː/);
  • quelli femminili in /-iː/ hanno il plurale regolare in /-ijoː/ ("gallina" /kikiliː/, plur. /kikilijoː/);
  • i nomi che si riferiscono a rapporti di parentela familiare, così come alcuni titoli, hanno una forma plurale speciale in /-la/ ("mamma" /amma/, plur. /ammala/)

Nomi inanimati:

  • i nomi in /-əjə/ o /-eː/ hanno il plurale in /-ə/ ("città" /nagəreː/, plur. /nagərə/);
  • i nomi in /-aʋə/ perdono il suffisso al plurale ("sala" /ʂalaʋə/, plur. /ʂala/);
  • alcuni nomi con doppia consonante e /-ə/ finale trasformano la doppia in consonante semplice seguita da /-u/ ("campo, orto" /ʋattə/, plur. /ʋatu/) o da /-i/ ("creatura" /mæʋillə/, plur. /mæʋili/);
  • altri nomi perdono la vocale finale, e hanno il plurale in consonante ("nome" /namə/, plur. /nam/).

Indeterminazione

In singalese, un nome nella forma base lo si può tradurre come se fosse determinato: /yaːlua/ significa sia "amico" che "l'amico".

L'equivalente dell'articolo indeterminativo è il suffisso /-k/, tradotto con l'italiano "uno/una".

Se unito a nomi animati, la /-a/ finale si muta in /-e-/; esempio, "amico" /yaːlua/, "un amico" /yaːluek/. Il suffisso dei casi nominali è unito dopo l'articolo, e perciò si avrà:

  • nominativo: "un amico" /yaːluek/;
  • genitivo: "di un amico" /yaːluekuge/;
  • dativo: "a un amico" /yaːluekuʈə/;
  • accusativo: "un amico (ogg.) /yaːluekʋə/;
  • strumentale: "da un amico" /yaːluekugen/.

Con i nomi inanimati, il suffisso è unito al nome, e si declina nella maniera seguente (es. con "città" /nagəreː/):

  • nominativo: "una città" /nagəreːk/;
  • genitivo: "di/in una città" /nagəreːkə/;
  • dativo: "a una città" /nagəreːkəʈə/;
  • strumentale: "da/con una città" /nagəreːkin/.