Terremoto dell'Irpinia del 1980

terremoto del novembre 1980 nell'Italia meridionale
«Ad un tratto la verità brutale ristabilisce il rapporto tra me e la realtà. Quei nidi di vespe sfondati sono case, abitazioni, o meglio lo erano.»

Il terremoto dell'Irpinia (o terremoto del 1980) è il sisma che si verificò il 23 novembre 1980 e che colpì la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale. Caratterizzato da una magnitudo del momento sismico di circa 6,9,[1] con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza, e Conza della Campania, causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti.[4]

Terremoto dell'Irpinia
File:Terremoto irpinia1980 shakemap.jpg
La mappa dell'intensità della scossa delle 19:34
Data23 novembre 1980
Ora19:34:52[1]
Magnitudo Richter6,5[2]
Magnitudo momento6,89 ±0,04[1]
Profondità30 km
EpicentroTra Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania
40°54′50.4″N 15°21′57.6″E
Stati colpitiItalia (bandiera) Italia
Intensità MercalliX[1]
Vittime2.914[3]

La scossa

 
Il sismogramma della scossa delle 19:34

Il terremoto colpì alle 19:34[5] di domenica 23 novembre 1980: una forte scossa di magnitudo 6,5 sulla scala Richter, della durata di circa 90 secondi[6] con un ipocentro di circa 30 km di profondità[7] colpì un'area che si estendeva dall'Irpinia al Vulture, posta a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza. Tra i comuni più duramente colpiti vi furono quelli di Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Calabritto, Senerchia e altri paesi limitrofi.[8] Gli effetti, tuttavia, si estesero ad una zona molto più vasta interessando praticamente tutta l'area centro meridionale della penisola: molte lesioni e crolli avvennero anche a Napoli interessando molti edifici fatiscenti o lesionati da tempo e vecchie abitazioni in tufo; a Poggioreale crollò un palazzo in via Stadera, probabilmente a causa di difetti di costruzione, causando 52 morti.[9] Crolli e devastazioni avvennero anche in altre province campane e nel potentino,[10] come a Balvano dove il crollo della chiesa di S. Maria Assunta causò la morte di 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti che stavano partecipando alla messa.[11]

 
La distruzione subita dalla città di Teora

I resoconti dell'Ufficio del Commissario Straordinario hanno quantificato i danni al patrimonio edilizio. È risultato che dei 679 comuni che costituiscono le otto province interessate globalmente dal sisma (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), 506 (il 74%) sono stati danneggiati.

Le tre province maggiormente sinistrate sono state quelle di Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza (45). Trentasei comuni della fascia epicentrale hanno avuto circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili. In 244 comuni (non epicentrali) delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, altri 50.000 alloggi hanno subito danni da gravissimi a medio-gravi. Ulteriori 30.000 alloggi lo sono stati in maniera lieve.[12][13]

L'entità drammatica del sisma non venne valutata subito; i primi telegiornali parlarono di una «scossa di terremoto in Campania» dato che l'interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l'allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò ad evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l'altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti; interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati.

Nei tre giorni successivi al sisma, quotidiano Il Mattino di Napoli andò enfatizzando la descrizione della catastrofe. Il 24 novembre il giornale titolò «Un minuto di terrore - I morti sono centinaia», in quanto non si avevano notizie precise dalla zona colpita, ma si era a conoscenza del crollo di via Stadera a Napoli. Il 25 novembre, appresa la vastità e gravità del sisma, si passò a «I morti sono migliaia - 100.000 i senzatetto», fino al titolo drammatico del 26 novembre «Cresce in maniera catastrofica il numero dei morti (sono 10.000?) e dei rimasti senza tetto (250.000?) - FATE PRESTO per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla»[14]. La cifra dei morti, approssimativa per eccesso soprattutto a causa dei gravi problemi di comunicazione e ricognizione, fu poi ridimensionata fino a quella ufficiale, ma la cifra dei senzatetto non è mai stata valutata con precisione.

I mancati soccorsi

«Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi»
 
Il presidente della Repubblica Pertini e il presidente del Consiglio Forlani in visita nelle zone colpite dal sisma

Al di là del patrimonio edilizio, già fatiscente a causa dei terremoti del 1930 e 1962, un altro elemento che aggravò gli effetti della scossa fu il ritardo dei soccorsi. I motivi principali furono due: la difficoltà di accesso dei mezzi di soccorso nelle zone dell'entroterra, dovuta al cattivo stato della maggior parte delle infrastrutture, e la mancanza di un'organizzazione come la Protezione Civile che fosse capace di coordinare risorse e mezzi in maniera tempestiva e ottimale. Il primo a far presente questa grave mancanza fu il presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il 25 novembre, nonostante il parere contrario del presidente del Consiglio Forlani e altri ministri e consiglieri,[15] Pertini si reca in elicottero sui luoghi della tragedia, ritrovando l'allora Ministro degli Esteri, il potentino Emilio Colombo.

Di ritorno dall'Irpinia, in un discorso in tv rivolto agli italiani, Pertini denunciò con forza il ritardo e le inadempienze dei soccorsi, che arriveranno in tutte le zone colpite solo dopo cinque giorni.[16] Le dure parole del presidente della Repubblica causano l'immediata rimozione del prefetto di Avellino Attilio Lobefalo, e le dimissioni del Ministro dell'Interno Virginio Rognoni.[17]

Gli aiuti internazionali

Molti Paesi, in seguito alla notizia del terremoto, si attivarono per inviare alle popolazioni colpite non solo soldi per la ricostruzione,[5][18] ma anche unità militari e personale specializzato.[4]

  •   Stati Uniti: 70 milioni di dollari, 136 uomini con 6 elicotteri della Compagnia paracadutisti del 509º Battaglione.
  •   Germania Ovest: 32 milioni di dollari, 1 ospedale da campo con 90 sanitari; 650 uomini e 3 elicotteri del 240º Battaglione Genio pionieri; 1 gruppo di esperti della Croce Rossa; 47 volontari-elettricisti, un gruppo di salvataggio, un gruppo depurazione; 16 cani da salvataggio con guida.
  •   Arabia Saudita: 10 milioni di dollari.
  •   Iraq: 3 milioni di dollari.
  •   Algeria: 500.000 dollari.
  •   Belgio: 1 squadra sanitaria di 10 uomini e un'autoambulanza.
  •   Francia: équipe di ricerca dei superstiti composte da 291 uomini con cani da valanga; 59 militari medici e specialisti nel soccorso; 12 autoambulanze e 1 elicottero autoambulanza con personale medico.
  •   Austria: 1 ospedale militare da campo con 130 sanitari.
  •   Jugoslavia: 12 squadre di ricerca con elettrosonde composte di 41 uomini.
  •   Svizzera: 14 squadre cinofile e 2 elicotteri speciali per soccorso.

La ricostruzione

A Laviano, paese in cui i morti per il sisma furono un quinto della popolazione (300 deceduti su 1500 abitanti), le prime case in legno (una ventina) con servizi compresi arrivarono già nel febbraio 1981. Il 25 aprile 1981, a 122 giorni dal terremoto, gli alloggi in legno tipo chalet realizzati dal gruppo Rubner - che si insediò nel 1990 in Irpinia con uno stabilimento di produzione a Calitri[19][20] - diventano 150, per un totale di 450 persone ricoverate.[21]

La ricostruzione fu, però, anche uno dei peggiori esempi di speculazione su di una tragedia.[6][22] Infatti, come testimonia tutta una serie di inchieste della magistratura, per le quali sono state coniate espressioni come Irpiniagate, Terremotopoli o il terremoto infinito,[23] durante gli anni si sono inseriti interessi loschi che hanno dirottato i fondi verso aree che non ne avevano diritto, moltiplicando il numero dei comuni colpiti: 36 paesi in un primo momento, che diventano 280 in seguito a un decreto dell'allora presidente del Consiglio Arnaldo Forlani nel maggio 1981,[24] fino a raggiungere la cifra finale di 687[25], ossia l'8,5% del totale dei comuni italiani.

Più di 70 centri sono stati integralmente distrutti o seriamente danneggiati e oltre 200 hanno avuti consistenti danni al patrimonio edilizio. Centinaia di opifici produttivi e artigianali sono stati cancellati con perdita di migliaia di posti di lavoro e danni patrimoniali per decine di migliaia di miliardi.[26]

Il numero dei comuni colpiti, però, è stato alterato per losche manovre politiche e camorristiche lievitando nel corso degli anni. Alle aree colpite, infatti, venivano destinati numerosi contributi pubblici (stime del 2000 parlano di 5.640 miliardi nel corso degli anni),[24] ed era interesse dei politici locali far sì che i territori amministrati venissero inclusi in quest'area. La ricostruzione, nonostante l'ingente quantità di denaro pubblico versato, è stata per decenni incompleta. A Torre Annunziata esistono due quartieri, Penniniello e il Quadrilatero delle Carceri, distrutti dal terremoto del 1980, ma malgrado le ingenti somme di denaro che si continuano a stanziare – 10 milioni di euro per il primo nel 2007,[6] 1,5 milioni di euro per il secondo nel 2009[27] – ancora non è stata completata la loro ricostruzione. Questi quartieri oggi sono diventati la principale roccaforte della camorra (il Quadrilatero delle Carceri è ancora oggi il quartier generale del clan Gionta) ed una delle più agguerrite piazze di spaccio della regione Campania.[28]

I contributi per il rilancio economico

Sul modello del terremoto del Friuli, la ricostruzione anche in Irpinia venne incentrata sul rilancio industriale. Tuttavia, il territorio non presentava caratteristiche industriali già da prima del sisma, e la pioggia di contributi costituì una tentazione invincibile per parecchi. Il meccanismo di captazione dei fondi pubblici prevedeva la costituzione di imprese che fallivano non appena venivano intascati i contributi. I finanziamenti arrivarono talmente concentrati da non riuscire ad essere spesi. In sette anni, 26 banche cooperative aprirono gli sportelli nella zona terremotata (9 nella sola provincia di Avellino), arrivando a fare prestiti alle imprese del Nord Italia.[29]

Per rilanciare 20 zone industriali tra Campania e Basilicata vennero stanziati 7.762 miliardi di lire (circa 8 miliardi di € del 2010). Il costo finale fu 12 volte superiore al previsto in provincia di Avellino e 17 volte in provincia di Salerno. Secondo la relazione finale della Corte dei Conti,[30] i costi per le infrastrutture crebbero fino a punte «di circa 27 volte rispetto a quelli previsti nelle convenzioni originarie». Il 48,5% delle concessioni industriali (146 casi) venne revocato. La Corte dei Conti accusa «la superficialità degli accertamenti e l’assenza di idonee verifiche», approvate senza «adeguatamente ponderare situazioni imprenditoriali già fragili e già originariamente minate per scarsa professionalità o nelle quali la sopravvalutazione dell’investimento, in relazione alle capacità imprenditoriali, ha portato al fallimento dell’iniziativa». Nel 2000, 76 aziende risultavano già fallite, ma solo una piccola parte dei contributi (il 21% nella provincia di Salerno) era stato recuperato.[29]

Il dopo-sisma

«L'uso di 50-60mila miliardi stanziati per l'Irpinia rimase un porto nelle nebbie»

La prima stima dei danni del terremoto, che venne fatta nel 1981 dall'ufficio dello Stato (organo speciale atto a coordinare le operazioni di calcolo dei danni per conto della presidenza del Consiglio), parlava di circa 8.000 miliardi di lire.[31] La stessa cifra è cresciuta in maniera esponenziale, fino a superare quota 60.000 miliardi di lire nel 2000,[32] e 32 miliardi di euro nel 2008.[33] Attualizzandola al 2010, secondo Sergio Rizzo la stima supererebbe i 66 miliardi di euro.[29]

La Commissione Scalfaro

 
Oscar Luigi Scalfaro

Il 7 aprile 1989, con la legge nº 128, Oscar Luigi Scalfaro viene messo a capo della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'attuazione degli interventi per la ricostruzione e lo sviluppo dei territori colpiti dai terremoti del novembre 1980 e del febbraio 1981 della Campania e della Basilicata:[34] è un organismo bicamerale con gli stessi poteri della magistratura, costituito da venti deputati e altrettanti senatori con il compito di accertare quanto realmente lo Stato avesse speso, sino a quel momento, per la ricostruzione delle aree terremotate.[35] Nella "relazione conclusiva" che verrà stilata, la somma totale dei fondi stanziati dal Governo italiano raggiungerà la cifra di 50.620 miliardi di lire, così suddivisi: 4.684 per affrontare i giorni dell'emergenza; 18.000 per la ricostruzione dell'edilizia privata e pubblica; 2.043 per gli interventi di competenza regionale; 8.000 per la ricostruzione degli stabilimenti produttivi e per lo sviluppo industriale; 15.000 per il programma abitativo del comune di Napoli, e le relative infrastrutture; 2.500 per le attività delle amministrazioni dello Stato; 393 residui passivi.[36]

Le inchieste successive

 
L'on. Ciriaco de Mita

Circa l'inchiesta del filone Mani Pulite denominata "Mani sul terremoto", di cui scrive Panorama nel 1992, Daniele Martini racconta: «in Irpinia la Guardia di Finanza scoprì fienili trasformati in piscine olimpiche mai ultimate, o in ville. Individuò finanziamenti indirizzati a imprenditori plurifalliti e orologi con brillanti regalati con grande prodigalità ai collaudatori dello Stato».[37] Nel marzo del 1987 alcuni giornali, tra cui l'Unità e L'Espresso, rivelarono che le fortune della Banca Popolare dell'Irpinia erano strettamente legate ai fondi per la ricostruzione dopo il terremoto in Irpinia del 1980.[38] Tra i soci che traevano profitto dalla situazione c'era la famiglia di De Mita con Ciriaco proprietario di un cospicuo pacchetto di azioni che si erano rivalutate grazie al terremoto. I titoli erano posseduti anche da altri parenti. Seguì un lungo processo che si concluse nell'ottobre del 1988 con la sentenza: «Secondo i giudici del tribunale romano chiamato a giudicare sulla controversia, era giusto scrivere che i fondi del terremoto transitavano nella banca di Avellino e che la Popolare è una banca della Dc demitiana». Appresa la sentenza, l'Unità pubblicò il 3 dicembre un articolo in prima pagina dal titolo eloquente: «De Mita si è arricchito con il terremoto».[37] Nell'inchiesta Mani sul terremoto saranno coinvolte 87 persone tra cui l'on. Ciriaco de Mita, l'on. Paolo Cirino Pomicino, il sen. Salverino De Vito, l'on. Vincenzo Scotti, l'on. Antonio Gava, l'on. Antonio Fantini, l'on. Francesco De Lorenzo, l'on. Giulio Di Donato e il commissario on. Giuseppe Zamberletti.[39] Sul coinvolgimento di politici e di vari amministratori si sono levate numerose denunce e promosse alcune inchieste che hanno portato a diversi arresti.[40][41][42][43]

Il sisma in cifre

  • Regioni colpite: 3 (Campania, Basilicata e Puglia).
  • Comuni colpiti: 687 (542 in Campania, 131 in Basilicata e 14 in Puglia). Di questi circa 70 «disastrati» e circa 200 «danneggiati».[26] In totale, l'8,5% per cento degli 8.086 comuni italiani.[44]
  • Superficie colpita: 17.000 km².[45]
  • Popolazione coinvolta: 6 milioni di abitanti.[46]
  • Abitazioni distrutte o danneggiate dal sisma: 362.000.[37]
  • Contributi pubblici dello Stato italiano, secondo la Commissione parlamentare d'inchiesta (prima dell'approvazione della legge finanziaria 1991): 50.902 miliardi di lire (circa 26 miliardi di euro).[47]
  • Contributi pubblici dello Stato italiano, all'anno 2008: 32.363.593.779 €, attualizzabili a circa 66 miliardi di euro al valore del 2010.[48]
  • La finanziaria 2007 prevede un contributo quindicennale di 3,5 milioni di euro per la ricostruzione.[49]
  • In Italia è ancora oggi in vigore un'accisa di 75 lire (4 centesimi di euro) su ogni litro di carburante acquistato, imposta dallo Stato per il finanziamento del terremoto in Irpinia.[50]

Opere sul terremoto dell'Irpinia

Arte

Cinema e tv

Poesia

Poesia "Addio Vecchia Irpinia" di Michele Luongo

Radio

Teatro

  • 90 secondi, dopo - Scritto ed interpretato da Lucilla Falcone, Associazione Culturale "La buona creanza".[54]
  • Rossa luna di novembre - di Claudia Iandolo, Liberamente, Avellino, 1997.

Note

  1. ^ a b c d Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - Mappa dei risentimenti dei comuni colpiti, su emidius.mi.ingv.it. URL consultato il 20-12-2010.
  2. ^ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - Italian Accelerometric Archive, su itaca.mi.ingv.it. URL consultato il 20-12-2010.
  3. ^ Resoconto dei Vigili del Fuoco, su vigilfuoco.it. URL consultato il 13-05-2009.
  4. ^ a b Resoconto dei Vigili del Fuoco (PDF), su vigilfuoco.it. URL consultato il 14-05-2009.
  5. ^ a b Giuseppe Caldarola, Quando in Irpinia crollò anche la Prima Repubblica, in Il Riformista, 7 aprile 2009. URL consultato il 13-05-2009.
  6. ^ a b c Terremoto/Memoria: la ricostruzione infinita dell'Irpinia, in Asca, 18 aprile 2009. URL consultato il 13-05-2009.
  7. ^ Antonio Canino, Guida d'Italia - Campania, Touring Club Italiano, 1981.
  8. ^ Mirella Armiero, Mieli: il sisma irpino aprì crepe anche nella prima Repubblica, in Corriere del Mezzogiorno, 6 ottobre 2008. URL consultato il 29-5-2009.
  9. ^ Si veda il resoconto stenografico pubblicato dalla Camera dei deputati il 4 dicembre 1980.
  10. ^ Sabina Licursi, Il "civile" nello spazio urbano: interazioni tra società, istituzioni e politica a Potenza, Rubbettino Editore, 2005, pag. 48, ISBN 88-498-1363-5.
  11. ^ I terremoti a Balvano, su basilicata.cc. URL consultato il 13-05-2009.
  12. ^ Dipartimento della Protezione Civile - 23 Novembre 1980: Terremoto in Campania e Basilicata, su ispro.it. URL consultato il 13-05-2009.
  13. ^ Annuario statistico 1980 del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, su vigilfuoco.it. URL consultato il 13-05-2009.
  14. ^ Fate presto: anche dall’arte un appello per uscire dall’emergenza rifiuti, in Eco di Salerno, 2 febbraio 2008. URL consultato il 13-05-2009.
  15. ^ Giovanni Minoli, La Storia siamo noi - 23 novembre 1980: la terra trema in Irpinia, in Rai Educational. URL consultato il 27-5-2009.
  16. ^ Giovanni Minoli, La Storia siamo noi - I soccorsi in Irpinia, in Rai Educational. URL consultato il 27-5-2009.
  17. ^ 23 novembre 1980 - Quei giorni, su 23novembre1980.it. URL consultato il 27-5-2009.
  18. ^ Paolo Liguori, Inchiesta sul terremoto in Irpinia (PDF), su paololiguori.com. URL consultato il 14-05-2009.
  19. ^ Legno è Rubner, la storia di un successo - Cronologia, su haus.rubner.com. URL consultato il 7-4-2010.
  20. ^ Saie 2000: Il legno in edilizia, su infobuild.it. URL consultato il 15-9-2009.
  21. ^ Antonello Caporale, Terremoto, all'epoca dell'Irpinia le case furono consegnate prima, in la Repubblica, 15 settembre 2009. URL consultato il 15-9-2009.
  22. ^ Giovanni Minoli, La Storia siamo noi - La ricostruzione in Irpinia, in Rai Educational. URL consultato il 27-5-2009.
  23. ^ Antonello Caporale, Il terremoto infinito, in la Repubblica, 16 novembre 2000. URL consultato il 22-05-2009.
  24. ^ a b Antonello Caporale, Irpinia, vent'anni dopo, in la Repubblica, 13 dicembre 2004. URL consultato il 14-05-2009.
  25. ^ Gian Antonio Stella, Il vero nemico: tutti terremotati, in Corriere della Sera, 19 aprile 2009. URL consultato il 22-05-2009.
  26. ^ a b Encarta - Il terremoto del 1980 in Basilicata e Campania, su it.encarta.msn.com. URL consultato il 13-05-2009.
  27. ^ Intervento presidente Bassolino - incontro con Di Pietro (PDF), su presidente.campania.it. URL consultato il 21-05-2009.
  28. ^ Ippolito Negri, La grande abbuffata: Mani rapaci sull'Irpinia del terremoto, ASEFI, 1996, ISBN 88-86818-08-4.
  29. ^ a b c Sergio Rizzo, I professionisti delle macerie, in Corriere della Sera, 4 ottobre 2010. URL consultato il 29-11-2010.
  30. ^ Relazione della Corte dei Conti - Realizzazione di nuove aree industriali per insediamenti produttivi nelle zone danneggiate dal sisma negli anni 80/81, 15 dicembre 2000
  31. ^ Giuseppe D'Avanzo, Il Tesoro mette sott'accusa la ricostruzione dell'Irpinia, in la Repubblica, 24 novembre 1989, p. 6. URL consultato il 20-5-2009.
  32. ^ Eleonora Bertolotto, Irpinia, mancano 5mila miliardi, in la Repubblica, 24 novembre 2000, p. 2. URL consultato il 20-5-2009.
  33. ^ Secondo la relazione della Corte dei Conti stilata nell'estate 2008 da Anna Maria Carbone Prosperetti i soldi stanziati per il sisma del 1980 sarebbero 32.363.593.779 euro
  34. ^ Marzio Breda, Scalfaro: odiato per le indagini sul terremoto, in Corriere della Sera, 23 novembre 2000, p. 7. URL consultato il 15-9-2009.
  35. ^ Dopo il terremoto, la ricostruzione - Commissione Scalfaro, su fondazionemida.it. URL consultato il 15-09-2009.
  36. ^ Commissione parlamentare d'inchiesta sulla attuazione degli interventi per la ricostruzione e lo sviluppo dei territori della Basilicata e della Campania colpiti dai terremoti del novembre del 1980 e febbraio 1981, X legislatura, Relazione conclusiva, Atti Parlamentari, doc. XXIII n. 27, vol. I, tomo I, pag. 16.
  37. ^ a b c Daniele Martini, Mani sul terremoto, in Panorama, 1992. URL consultato il 20-5-2009.
  38. ^ Paolo Liguori, Pioggia d'oro nelle casse della Popolare (PDF), in Il Giornale, 23 novembre 1988. URL consultato il 21-5-2009.
  39. ^ Le mani della politica su 58.000 miliardi di lire stanziati per la ricostruzione dopo il sisma dell'80, in Il Tempo, 8 aprile 2009. URL consultato il 21-5-2009.
  40. ^ Dopo terremoto 1980. Napoli, arrestato un dc, in Corriere della Sera, 3 maggio 1993, p. 13. URL consultato il 29-11-2010.
  41. ^ Fulvio Bufi, Irpinia, scandalo ricostruzione. arrestato ex supercommissario, in Corriere della Sera, 6 dicembre 1993, p. 17. URL consultato il 21-5-2009.
  42. ^ Le Voci dell'Italietta - Irpinia Day, in Voce della Campania, 25 novembre 2000. URL consultato il 21-5-2009.
  43. ^ Quattro persone arrestate per aver falsificato pratiche della ricostruzione post-sisma, in Retesei, 9 luglio 2007. URL consultato il 21-5-2009.
  44. ^ Dato Istat del 1981 citato in ANCI - I comuni italiani 2009
  45. ^ Ispro - Irpinia trent'anni dopo
  46. ^ Stefano Ventura, I terremoti italiani e la protezione civile citato in Storia e Futuro nº 22, marzo 2010
  47. ^ Si veda il resoconto stenografico pubblicato dal Senato della Repubblica il 26 novembre 1991.
  48. ^ relazione della Corte dei conti stilata nell’estate del 2008 da Anna Maria Carbone Prosperetti, citata dal Corriere della Sera
  49. ^ Legge 296/2006, art. 1, comma 1013
  50. ^ Terremoto: Abissinia, Vajont, Irpinia. Gli interventi sulle accise, in Asca, 22 aprile 2009. URL consultato il 21-5-2009.
  51. ^ Terrae motus - La collezione, su reggiadicaserta.beniculturali.it. URL consultato il 21-5-2009.
  52. ^ Lucio Amelio, nuovo Terrae Motus, nuovo catalogo, su exibart.com. URL consultato il 21-5-2009.
  53. ^ MiBAC - Le opere di "Terrae Motus" di WARHOL e FABRO in mostra al MAXXI di Roma, su beniculturali.it. URL consultato il 19-6-2010.
  54. ^ 90 secondi, dopo - La buona creanza

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  • Salvatore Rea, Si fa presto a dire sinistra: storia di Ciriaco De Mita dalla Magna Grecia a Palazzo Chigi, Leonardo, 1990, ISBN 88-355-0082-6.
  • Marco Rossi-Doria, La terra dell’osso, Edizioni Mephite, Atripalda, 2003.
  • Giovanni Russo e Corrado Stajano, Terremoto: le due Italie sulle macerie del Sud, volontari e vittime, camorristi e disoccupati, notabili e razzisti, borghesi e contadini, emigranti e senzatetto, Garzanti, Milano, 1981.
  • Amalia Signorelli, Chi può e chi aspetta. Giovani e clientelismo in un'area interna del Mezzogiorno, Liguori, Napoli, 1983.
  • Stefano Ventura, Non sembrava novembre quella sera, Edizioni Mephite, 2010.

Bibliografia scientifica

  • E. Esposito, S. Porfido, Terremoto del 23 Novembre 1980, 30 anni di ricerca, CNR-IAMC, Napoli, 2010.
  • S. Porfido, E. Esposito, A.M. Michetti , A.M. Blumetti, E. Vittori, G. Tranfaglia, L. Guerrieri, L. Ferreli, L. Serva, Areal distribution of ground effects induced by strong earthquakes in the Southern Apennines (Italy), Surveys in Geophysics, vol. 23, p. 529-562, 2002.
  • S. Porfido, E. Esposito, L. Guerrieri, E. Vittori, G. Tranfaglia, R. Pece, Seismically induced ground effects of the 1805, 1930 and 1980 earthquakes in the southern Apennines, boll. Società Geologica Italiana, vol. 126, p. 333-346, 2007.
  • D. Postpischl, A. Branno, E.G.I. Esposito, G. Ferrari, A. Marturano, S. Porfido, V. Rinaldis, M. Stucchi, Southern Italy November 23, 1980 earthquake. Macroseismic survey, 7 ECEE, Atene, p. 25-51, 1982.
  • D. Postpischl, A. Branno, E.G.I. Esposito, G. Ferrari, A. Marturano, S. Porfido, V. Rinaldis, M. Stucchi, The Irpinia earthquake of November 23, 1980, Atlas of isoseismal maps of italian earthquakes, CNR-PFG N. 114 V.2A., 1985.
  • L. Serva, E. Esposito, L. Guerrieri, S. Porfido, E. Vittori, V. Comerci, Environmental effects from five historical earthquakes in southern Apennines (Italy) and macroseismic intensity assessment contribution to INQUA EEE Scale Project. Quaternari Int., vol. 173, p. 30-44, 2007.

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