Itanglese

ricorso frequente ed arbitrario a termini e locuzioni inglesi nell'uso della lingua italiana

Il termine itanglese viene definito dal dizionario Hoepli come “la lingua italiana usata in certi contesti ed ambienti, caratterizzata da un ricorso frequente ed arbitrario a termini e locuzioni inglesi”.[1] Del fenomeno, ne però parlo però già nel 1987 il linguista Arrigo Castellani, in un articolo sulla rivista Studi linguistici italiani dal titolo Morbus anglicus.

Secondo di un'analisi condotta nel 2009 dall'agenzia di traduzioni Agostini Associati srl, nel periodo dal 2000 al 2008, all'interno di documenti in italiano vi è stato un incremento del 773% dell'utilizzo di termini inglesi; e successivamente un aumento del 223% nel biennio successivo.[2]

Analogamente a quanto accaduto con fenomeni simili nelle altre lingue - i cosiddetti spanglish, franglais e denglish, per citare i più noti – lo sviluppo dell'itanglese ha suscitato l'interesse dell'opinione pubblica e di alcuni linguisti.

Non sono mancate reazioni da parte delle istituzioni: in particolare nel 2010 la Commissione cultura e istruzione della Camera dei deputati, mediante l'on. Paola Frassinetti, ha sostenuto l'istituzione di un Consiglio Superiore della Lingua Italiana (CSLI), non ancora realizzato.

L'itanglese non ha risparmiato alcun aspetto della vita, ma gli esempi più evidenti si possono riscontrare in ambito aziendale, dove, oltre all'utilizzo smisurato di parole inglesi anche quando l'italiano prevede una o più valide alternative, sono stati coniati veri e propri neologismi:

  • Schedulare, da “to schedule”, che sostituisce l'italiano “pianificare, programmare”
  • Splittare, da “to split”, al posto di “dividere (in parti)”
  • Switchare, da “to switch”, al posto di “commutare” e talvolta anche “scambiare”
  • Matchare, da “to match”, come sostituto di “abbinare, appaiare”

In alcuni casi i verbi italianizzati derivano non dal verbo inglese, ma da un sostantivo a sua volta non tradotto in italiano. In inglese, e specialmente nell'uso americano, i sostantivi possono infatti essere utilizzati come verbi. Ad esempio “committare” non viene usato con il significato di “impegnarsi”, ma di “eseguire l'azione di commit”, “creare una nuova revisione”. In questi casi il concetto può essere espresso interamente in italiano solo tramite una locuzione, che rischia di non essere compresa dai destinatari del messaggio.

Note

Voci correlate

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