Battaglia navale di Santiago de Cuba
La battaglia navale di Santiago de Cuba si è svolta il 3 luglio 1898 nella baia di Santiago di Cuba ed è stata il più grande scontro navale tra la Armada Española e la US Navy nel corso della guerra ispano-americana. A conclusione dello scontro, la squadra navale spagnola comandata dall'ammiraglio Cervera venne completamente annientata.
Battaglia navale di Santiago de Cuba | |
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Premesse
Cervera era partito già dalla base spagnola delle isole del Capo Verde con la convinzione di non poter affrontare la squadra statunitense, vista la disparità di forze. La sua squadra era rimasta bloccata nella rada di Santiago per sei settimane ed ora, nell'imminenza della capitolazione della città, non rimaneva altra scelta che uscire dalla rada. Una frase a lui attribuita era
Il 2 luglio gli americani si apprestavano a conquistare da terra la città, dopo aver bloccato nella rada di Santiago la flotta spagnola. L'ammiraglio Sampson issava la sua insegna sulla USS New York, un veloce incrociatore corazzato da 8.000 t con 6 cannoni da 203 mm. Allentato il blocco con la corazzata USS Massachusetts che aveva raggiunto Guantànamo per rifornirsi di carbone, Cervera, dopo aver ripreso a bordo i marinai che aveva fatto sbarcare per contribuire alla difesa della città, cercò di fuggire dalla baia affinché le navi spagnole non cadessero in mani nemiche, secondo gli ordini del governatore di Cuba, Capitàn General Ramon Blanco y Erenas, che temeva per un crollo del morale in Spagna se la squadra si fosse arresa senza condizioni [1].
La differenza delle forze navali era notevole: gli spagnoli potevano contare su due moderni cacciatorpediniere Classe Furor (Furor e Pluton), tre incrociatori corazzati della Classe Infanta Maria Teresa (semplici versioni ingrandite da 6.900 t degli incrociatori britannici classe Galatea con 2 cannoni da 280mm e 10 da 140mm, 20 nodi di velocità massima all'origine, completati nel 1893) e il moderno incrociatore corazzato Cristóbal Colón costruito in Italia che però venne consegnato agli spagnoli nell'imminenza della guerra e spedito in combattimento senza avere ultimato l'allestimento e soprattutto senza aver montato le artiglierie principali (due cannoni Armstrong da 254mm sostituiti da simulacri di legno) a causa dell'embargo sugli armanenti, cosa che ne diminuì notevolmente le capacità di combattimento[1]. A queste navi si aggiungeva l'incrociatore non protetto Reina Mercedes, di scarsa utilità pratica per il suo armamento e le condizioni del suo impinanto motore con sette delle sue dieci caldaie fuori uso. Gli americani opponevano quattro navi da battaglia, tra cui la modernissima corazzata USS Iowa da 11.000 t armata con 4 cannoni da 305 mm e 8 da 203 mm nonchè pesantemente corazzata, due corazzate Classe Indiana, la nave da battaglia di seconda classe USS Texas, classificata all'epoca incrociatore protetto, gli incrociatori corazzati, USS Brooklyn, un moderno incrociatore corazzato da 9.000 t con 8 cannoni da 203mm in torri[2], e USS New York, una cannoniera e tre incrociatori ausiliari[1]; si aggiungevano varie unità minori come la torpediniera USS Ericsson, cannoniere come la USS Gloucester, o incrociatori ausiliari come la USS Harvard[3].
Il piano iniziale era di posizionare la forza di blocco a 6 miglia nautiche al largo di Santiago durante il giorno, ma la distanza venne ridotta dopo poco a 4 miglia durante la notte[3]. Di notte o col cattivo tempo le navi venivano avvicinate alla costa per prevenire fughe. Le navi divise in due squadroni bloccavano il lato est ed il lato ovest del porto. Ogni pomeriggio delle lance di picchetto venivano posizionate ad un miglio dalla costa.[3]. L'ammiraglio Sampson diede specifiche istruzioni sul come usare i proiettori da ricerca di notte, spazzolando l'orizzonte "lentamente e con precisione, con non meno di tre minuti per effettuare una spazzata su un arco di 90 gradi"[3] Il 2 giugno 1898 Sampson guidò uno squadrone che comprendeva New York, Iowa, Oregon, New Orleans, Mayflower, e Porter, mentre il comandante Schley comandò Brooklyn, Massachusetts, Texas, Marblehead, e Vixen, disponendosi come convenuto sui due lati del porto[3]. Nei giorni successivi le navi della forza di blocco scambiarono colpi con le navi spagnole ed il 3 giugno gli statunitensi tentarono di affondare una carboniera, la USS Merrimac, in modo da bloccare il canale, ma i colpi delle batterie spagnole resero la Merrimac ingovernabile e questa affondò a lato del canale. Per il 10 giugno le navi spagnole in rada a Santiago erano "nettamente imbottigliate" secondo il racconto del capitano Evans della Iowa[3].
La battaglia
L'Infanta Maria Teresa, nave insegna dell'ammiraglio Cervera fu la prima unità ad uscire, seguita dal Vizcaya, dal Cristóbal Colón, dall'Almirante Oquendo e, per ultimi, dai due cacciatorpediniere classe Furor che vennero subito distrutti dalla corazzata USS Indiana con l'aiuto dello yatch armato Glouchester[1].
Cervera cercò di attirare sulla sua nave il fuoco nemico per permettere alle altre di mettersi in salvo e dopo che la sua nave venne colpita e gravemente danneggiata la portò ad incagliarsi al largo della baia di Santiago allo scopo di mettere in salvo l'equipaggio, che gli statunitensi salvarono come poterono dall'acqua. Lo stesso Cervera venne ripescato da una nave statunitense ed accolto a bordo con gli onori militari. L'incrociatore Almirante Oquendo venne colpito dalle artiglierie della corazzata "USS Iowa"; i motori vennero messi fuori uso e la nave, non più in grado di combattere, venne autoaffondata per ordine del suo comandante mortalmente ferito. Anche il "Vizcaya", inseguito e colpito dalle unità americane, venne portato ad incagliarsi poco fuori la baia di Santiago e l'equipaggio venne recuperato e soccorso dalla corazzata "USS Iowa"[1].
Il Cristóbal Colón, la nave più veloce di entrambe le flotte, era l'unica che avrebbe potuto mettersi in salvo e riuscì ad allontanarsi dalle navi americane ma, dopo aver consumato il carbone inglese di miglior qualità, fu costretto ad utilizzare il carbone cubano caricato a Santiago, perse velocità e venne raggiunto[1]. Il comandante dell'unità, il Capitano di Vascello Emiliano Diaz y Moreu, diede ordine di autoaffondare la nave mediante l'apertura delle valvole di fondo inondandola di acqua alla foce del Río Turquino, a circa 90 km dalla baia di Santiago. Il "Cristóbal Colón", rimasto praticamente indenne, fu la nave spagnola meno danneggiata ed oggi il pezzo meglio conservato della flotta dell'ammiraglio Cervera.[4]. Gli americani tentarono di recuperarlo per incorporarlo nella propria Marina, ma per la precipitazione non tennero conto dell'apertura delle valvole di fondo e la nave si ribaltò andando perduta definitivamente.
L'affondamento del "Cristóbal Cólon" fu l'emblema dell'improvvisazione e della cattiva pianificazione della squadra navale spagnola, che aveva inviato una delle sue migliori navi da guerra senza le artiglierie principali. Gli statunitensi dopo la battaglia effettuarono una metodica analisi degli effetti del tiro sulle navi spagnole, valutando la precisione delle singole unità e gli effetti dei colpi. Iowa e Brooklyn secondo le analisi inflissero i sette decimi dei danni agli spagnoli[3]. Entrambe le navi erano le più vicine alla battaglia; la Iowa utilizzò 1.473 colpi di vario calibro e la Brooklyn invece 1.973[3]. La Brooklyn incassò 20 colpi senza riportare danni sostanziali e con un solo morto ed un ferito tra l'equipaggio[2].
Note
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