Site Rigel
Site Rigel è stato il nome di una installazione militare statunitense-italiana situata nel territorio comunale di Naz-Sciaves nei pressi della città di Bressanone, in Alto Adige.
Il sito fu utilizzato dal 1967 circa fino al luglio 1983 come deposito di "munizioni speciali" (sinonimo per munizioni nucleari) dell'Esercito statunitense destinate in caso di conflitto con il Patto di Varsavia all'impiego da parte di reparti di artiglieria italiani, stanziati a Elvas presso la caserma Giovanni Ruazzi e appartenenti alla 3ª Brigata missili "Aquileia", contro un'invasione nemica attraverso il passo del Brennero o la Val Pusteria tramite il varco di Prato alla Drava-Versciaco.
A questo sito fu dato il nome in codice "Rigel".[1]
Cenni storici
L'area fu istituita nel 1967 circa in base agli accordi segreti stipulati precedentemente tra il governo italiano e quello statunitense riguardanti l'impiego di armamento nucleare. Il sito che si estendeva su 10,6 ettari di terreno era suddiviso in due parti; a ovest si trovava la zona "italiana", mentre a est si trovava quella soggetta all'amministrazione americana, una zona enclave di 10,6 ettari, dove neanche i fanti potevano accedere. Qui si trovavano le forze del 28th Field Artillery Detachment. Il complesso sorge a poco meno di due chilometri dalla caserma "Giovanni Ruazzi" di Elvas, dove dal 1 ottobre 1975 era stanziato il 1º Gruppo artiglieria pesante "Adige" (gemello del 9º Gruppo artiglieria pesante "Rovigo"), stanziato a Verona, della 3ª Brigata missili "Aquileia", un'unità dell'esercito italiano a capacità nucleare. Fino al 1983 i fanti della 4ª Compagnia fucilieri furono la forza di guardia dell'intero deposito "Rigel" situato e mimetizzato su un'altopiano quotidianamente sorvolato anche dai nostri caccia intercettori.
Le quattro compagnie fucilieri incaricate della sicurezza dei quattro depositi della Brigata missili erano formate da coscritti chiamati alla leva ordinaria, non erano corpi formati da volontari come nei paracadutisti, soldati ad altissima specializzazione, però a loro l'esercito chiedeva ed otteneva comunque risultati non inferiori ai corpi formati da volontari.
L'esterno del sito era quotidianamente perlustrato dai carabinieri, i quali avevano una sede logisticamente completamente indipendente anche all'interno del corpo di guardia principale. Il corpo di guardia principale della polveriera, la gurdia smontante,era composto da circa cento fucilieri suddivisi in squadre armate di F.A.L e M.G., pronti, in caso di allarme, a posizionarsi in postazioni mimetizzate seminterrate situate tra la recinzione esterna e quella interna, dei depositi americano e quello italiano. Le postazioni fisse per i fucili mitragliori in dotazione MG erano posizionate per dare completa e continua copertura di fuoco da mitragliatrice MG in tutto il perimetro del sito.
Il comando del sito era affidato ad un ufficale di complemento proveniente dalla scuola di Fanteria di Cesano Roma, specializzazione "Fanteria d'assalto Motorizzata", fino all'estate del 1981 non erano ancora in funzione le nuove altane di cui una con sotto gli alloggi per le squadre di guardia, gli ufficiali di complemento facevano turni di guardia settimanali, (le varie esercitazioni NATO,SETAF ecc. erano complementari anche a due turni di polveriera settimanale per mese senza mai potersi allontanare nemmeno per un minuto dal sito) montavano il venerdì mattina e ricevevano il cambio la settimana successiva sempre di venerdì, i fanti facevano turni di quindici giorni,alternando un giorno di guardia al deposito ed un giorno al corpo di guardia principale a disposizione per l'addestramento sulle tecniche di difesa del sito a secondo dei tipi di attacco previsti, e su come le varie squadre dovevano comportarsi nelle fasi di scorta degli automezzi autorizzati all'uscita dal sito, i tempi di addestramento per smontare un MG e rimontarlo erano sotto un minuto, e questo erano in grado di farlo anche al buio. Al corpo di guardia principale, nel locale della guardia che controllava la strada d'ingresso che conduceva alla polveriera, c'era nella cassaforte, riservata all'ufficiale in servizio, una busta sigillata con le disposizioni da attuare in caso d'emergenza.
Spesso d'inverno le temperature arrivavano sotto i venti gradi ed i fanti per potere meglio rispondere ad eventuali attacchi spezzavano i loro turni di guardia in cicli di mezzora, poi si dava un nuovo cambio. Ne tra gli ufficiali ne tra i fanti risulta esserci stata la presenza di soldati altoatesini a difesa del sito "Rigel".
Il corpo di guardia principale che ospitava le due squadre smontanti, circa cinquanta fanti, era così suddiviso: all'ingersso l'ufficio del comandate di servizio in cui era posta una radio ricertasmittente, di fronte, la stanza di controllo della guardia alla strada di accesso alla polveriera.Poi due camerate, in una vi alloggiavano i caporali e i caporal maggiori ed in quella più ampia i fanti, la cameretta con i servizi per l'ufficiale, la sala refettorio, il locale cucina ed i servizi igienici, nel seminterrato lo spaccio e l'armeria con il deposito delle munizioni, sul retro locale gruppo elettrogeno, nella parte retrostante c'era un piccolo cortile che divideva glia lloggi dei carabinieri, ed in fine un altana per la guardia nottura con una torre riserva acqua per sistemi antincedio.
Il complesso era formato: Da un corpo di guardia principale (ora demolito) posto sulla strada proviciale di Naz-Sciaves, all'epoca chiusa da una sbarra, si dipana per circa 200 metri, una stradina asfaltata in leggera salita che porta al cancello di una prima recinzione. Superato il cancello si trova una sbarra e la garitta n° 5 (ora demolita) alla sinistra, dopo un campo con porte da calcio era posto il deposito "italiano" chiamato polveriera nazionale. Composto da un corpo di guardia e il deposito, un capannone circondato da una doppia recinzione a rete e quattro garitte agli angoli. Mentre a destra dell'ingresso principale, la parte "americana", denominata anche come polveriera NATO, era circondata con doppia rete di recinzione e 4 garitte (demolite nell'81) sostituite da due torri d'osservazione, il corpo di guardia oltre ad un cancello d'ingresso vi era anche un tornello. L'area all'interno, chiamata area d'esclusione, due bunker detti igloo mascherati da un terrapieno, denominati Indio e Juliette, più rampe missilistiche a corta e lunga gittata che potevano servire, ad esempio, al crollo del ponte Europa nei pressi di Innsbruck in Tirolo, nel caso di un'offensiva del Patto di Varsavia. I missili custoditi erano di tipo MGR-1 "Honest John", ovvero un missile balistico tattico, che può alloggiare armi di tipo convenzionale ma anche di tipo nucleare, di massa compresa tra i 2040 e i 2720 kg e gittata tra i 7 e i 48 km. Nel 1975 i missili "Honest John" con le loro testate vennero sostituiti dai missili MGM-52 Lance.[2]
La base è stata aperta agli inizi degli anni sessanta, e il 31 luglio 1983 gli americani smobilitarono, portandosi via il loro materiale utilizzando molteplici viaggi di elicotteri. Nello stesso anno anche il 1º Gruppo artiglieria pesante "Adige" a capacità nucleare smobilitò, vi subetrò un gruppo di artiglieria da montagna. Il deposito italiano chiuse definitivamente verso la fine degli anni ottanta, ma gli alpini venivano saltuariamente a controllare l'area fino al primo febbraio 2002, quando anche il reggimento logistico alpino fu trasferito e la caserma Ruazzi chiuse i battenti. In seguito l'area venne anche sdemanializzata.[2]
Durante la sua attività era sempre sorvegliata da soldati italiani, coadiuvata da due torrette che emergono ancora oggi dalla base. Molte furono le proteste dei locali durante quegli anni, dove in una intervenne anche l'attuale presidente della provincia Luis Durnwalder. Quando qualcuno si avvicinava troppo, fungaioli, semplici curiosi, ecc. proprietari delle terre confinanti, venivano segnalati dai fanti di guardia ai carabinieri che intervenivano all'esterno per controllare ed interrogare chi restava troppo nei pressi della base.[2]
Nel settembre 1992 sono stati svolti dal laboratorio provinciale di chimica del dottor Luigi Minach degli accertamenti attorno al perimetro della base per controllare i livelli di radioattività ed eventuali tracce di presenze di plutonio; ora l'attuale sindaco del comune Peter Gasser ha richiesto ulteriori analisi, anche all'interno della base, dato che ora è accessibile.[2]
Usi futuri
Dato che dal 2010 l'area è nelle mani della provincia, il sindaco dei paesi Peter Gasser ha deciso di trasformare tale area in un parco di divertimento, con la realizzazione di laghi balneabili e zone verdi. Dapprima vi è stato un concorso a cui hanno partecipato 20 studenti dell'Università di Architettura e Ingegneria di Francoforte seguiti dai professori Wolfgang Dunkelau e Jean Heemskerk, che hanno sviluppato ben 12 lavori. Sempre dalle idee del sindaco si propongono due percorsi didattici, uno sulla mela e l'altro sulla guerra fredda.[3]
Le armi presenti nel Site Rigel
Nel deposito si sono succedute nel tempo diverse tipologie di granate di artiglieria, testate missilistiche e altri ordigni nucleari.
Mine nucleari
Si trattava di mine terrestri di potenza estremamente variabile, da 0,1 a 15 kilotoni, e di peso contenuto ad una ventina di kg. Denominate "ADM" (Atomic Demolition Munition) o SADM (Special Atomic Demolition Munition), potevano essere trasportate da uomini o da paracadutisti, e sarebbero state usate per bloccare il transito nei colli di bottiglia dei passi alpini del Resia, Brennero o Prato alla Drava-Versciaco. Uno studio dell'analista statunitense William M. Arkin del 1989 stimava in 24 ordigni la consistenza di queste armi nei depositi italiani. Le prime vennero consegnate intorno al 1963. Periodoche erano le esercitazioni tra elementi di paracadutisti italiani e artiglieri statunitensi.
Proiettili di artiglieria
Una parte importante delle armi presenti nel deposito fu sempre rappresentata dalle granate atomiche per i reparti di artiglieria, prevalentemente italiani, dotati di doppia capacità convenzionale/nucleare. Le granate nucleari, come tutte le armi statunitensi di questo tipo che avrebbero potuto essere usate da reparti dell'Esercito Italiano, erano impiegabili sotto il cosiddetto regime della "doppia chiave". Cioè il loro impiego doveva essere autorizzato congiuntamente sia dal Governo statunitense che da quello italiano. Le granate presenti al Rigel furono quasi certamente dei calibri da 203 mm per gli obici in dotazione al 1º Gruppo artiglieria pesante "Adige" della 3ª Brigata missili dell'Esercito italiano.
Testate per missili superficie-superficie
Nel Site Rigel venivano custodite fino al 1975 anche alcune delle testate nucleari e convenzionali che sarebbero state impiegate con i missili superficie-superficie MGR-1 "Honest John", poi sostituiti dai missili Lance, in dotazione alla Brigata missili.
Altri depositi "speciali" per le forze terrestri
Le munizioni nucleari destinate ad equipaggiare le unità con doppia capacità dell'Esercito Italiano erano custodite oltre che presso il Site Pluto di Longare a Vicenza, che era totalmente sotto il controllo statunitense e fungeva da riserva strategica di teatro oltre che da punto di transito e manutenzione delle testate, anche presso alcuni depositi dell'Esercito Italiano sorvegliati anche da reparti statunitensi. Questi depositi, tutti nel nord-est Italia, si trovavano in prossimità delle caserme che ospitavano i reparti operativi della 3ª Brigata missili "Aquileia" dotati delle artiglierie o dei missili con capacità nucleare, ovvero pronte all'immediato impiego:
- site Algol a Palù di Orsago (TV) associato alla caserma di Codognè;[1]
- site Aldebaran di Chiarano (TV) dipendente dalla caserma di Oderzo;[1]
- site Castor di Alvisopoli (VE), dipendente dalla caserma di Portogruaro.[1]
Successivamente, in fase di riorganizzazione, tutto il munizionamento fu riunito nel solo deposito Site Pluto, ad eccezione del Site Algol che fu mantenuto operativo fino al 1992.
Un caso di spionaggio
Secondo un testimone dell'epoca, l'allora capitano James Warren Lieblang dal New Jersey, nella base ospitava 44 ordigni nucleari basate sul plutonio.[2]
Lui stesso si trovava nei pressi della base il 23 luglio 1972, all'epoca ufficiale dell'esercito americano, passato dall'altra parte della cortina di ferro, ovvero una spia pagata dall'URSS. Fu trovato dal controspionaggio italiano nei pressi della base a bordo della sua macchina, con una macchina fotografica ed altri documenti definiti compromettenti e di notevole importanza dalla procura ma successivamente fu scagionato da ogni accusa[2].
Note
Bibliografia
- Paolo Cagnan, "I segreti dell'ex base Nato di Sciaves", sul Altoadige, il 7 agosto 2011
- Julia Wiegand, "La guerra fredda in Alto Adige? La base della NATO a Naz-Sciaves", documentario di 27 minuti, 2008. Regia di Greta Mentzel, produzione Miramonte Film, Bolzano, Italy
Voci correlate
Altri progetti
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