Mehmet Ali
Muhammad Ali Pasha (arabo محمد علي باشا). Del suo nome esistono numerose varianti, incluso il più corretto, turco, Mehmet Ali. Nato nel 1769 nella città di Kavala, facente allora parte dell'Impero Ottomano, e morto al Cairo il 2 agosto 1849), Muhammad Ali fu viceré (wali) dell'Egitto ed è ricordato come il fondatore dell'Egitto moderno. Dopo aver lavorato per un certo periodo nella sua gioventù come mercante di tabacco, Muhammad Ali entrò a far parte dell'esercito ottomano, all'interno del quale compì una brillante e rapida carriera.

L'ascesa al potere
Nel 1798, Napoleone invase la provincia ottomana dell'Egitto e distrusse l'armata dei governanti Mamelucchi nella Battaglia delle Piramidi, ma subito dopo si ritirò dal paese per inseguire altre avventure militari, lasciando dietro di sé una parte delle sue forze d'occupazione che si sarebbero ritirate dall'Egitto solo diversi anni più tardi. Il Sultano ottomano mandò una spedizione militare per riconquistare l'Egitto, ma le divisioni etniche e politiche nei vari ceti gli impedirono di operare efficacemente per lungo tempo. Quando i salari delle truppe erano versati in ritardo, parte delle forze militari in Egitto si ammutinò e altre si dettero al brigantaggio senza che i Mamelucchi fossero in grado di riportare sotto controllo la situazione.
Muhammad Ali, un giovane ufficiale che era arrivato in Egitto col contingente albanese che faceva parte delle forze di spedizione ottomane, intervenne per colmare questo vuoto di potere, creandosi una base di potere con i capi dei villaggi, con l'elemento religioso musulmano e con i ricchi mercanti del Cairo, eliminando o espellendo i tre governatori consecutivamente inviati da Istanbul. Senza che vi fosse nessun altro in grado di assumere le funzioni di governo, il Sultano fu costretto a nominare Muhammad Ali suo governatore (arabo والي, wālī, turco vali) in Egitto nel 1805. Muhammad Ali trascorse i primi anni del suo regno a normalizzare la situazione, a rintuzzare i complotti tesi a spodestarlo e a estendere la sua personale autorità su tutte le province dell'Egitto. In uno degli episodi più noti del suo regno Muhammad, Ali si disfece definitivamente dei Mamelucchi massacrandoli nella Cittadella dopo averli convocati a conferire con lui prendendo col pretesto di una festa per celebrare la nomina di suo figlio Tusun Pasha a comandante (Amir) dell'esercito destinato a domare in Arabia il movimento armato dei Wahhabiti.
Appena entrati, dopo aver percorso il dedalo di viuzze che conducevano alla Cittadella, gli uomini di Muhammad Ali chiusero i cancelli alle spalle dei Mamelucchi furono che furono abbattuti a colpi d'arma da fuoco dai soldati che si erano posizionati all'interno nei palazzi che s'affacciavano sui vicoli. Quando gli spari finirono, i soldati uccisero quanti erano ancora in vita con spade e asce. I giorni seguenti Muhammad Ali ordinò ai suoi uomini di uccidere gli altri Mamelucchi che erano sfuggiti per qualsiasi motivo al massacro, autorizzandoli a saccheggiare le loro case e a stuprare le loro donne.
L'esercito moderno
Muhammad Ali riconobbe che gli strumenti militari che aveva utilizzato da quando era entrato nei ranghi dell'esercito ottomano non rappresentavano più una forza affidabile sul lungo periodo. Soprattutto egli sapeva che erano ormai invalse tecniche di combattimento assai più fruttuose in campo aperto, particolarmente basate sul modello di alta disciplina militare che aveva visto in atto nell'esercito francese in Egitto. Un simile criterio di addestramento e di combattimento aveva il vantaggio di surclassare facilmente le tecniche ormai superate messe in atto dai Mamelucchi e un punto di forza indubbio era l'uso dell'artiglieria che aveva sgominato facilmente la cavalleria mamelucca quando essa aveva, coraggiosamente ma insensatamente, caricato le batterie francesi nella battaglia delle Piramidi. Di questi criteri militari si era convinto d'altronde lo stesso Sultano ottomano che aveva cercato di rafforzare il tradizionale strumento dell'artiglieria della sua fanteria d'élite dei Giannizzeri, alla cui indisciplina il sultano Selim III aveva cercato di porre rimedio creando un corpo che potesse costituirne una valida alternativa. Addestrato da un ufficiale tedesco, il nuovo corpo sembrò produrre gli effetti sperati ma i Gianizzeri reagirono deponendo Selim.
Nel 1823, Muhammad Ali cominciò ad arruolare i contadini dall'Alto Egitto facendoli poi addestrare da un ufficiale francese che aveva assunto, il colonnello Sèves (Suleyman Pasha), affinché adottassero lo stile di combattimento napoleonico. Muhammad Ali chiamò le sue nuove truppe Nizām jadīd (arabo: نظام جديد , letteralmente, "Nuovo Ordinamento"). Queste truppe operarono positivamente nelle battaglia, soffocando insurrezioni in vari parti dell'Egitto e furono destinate all'acquartieramento nelle vicinanze dei propri distretti di provenienza e ciò comportò un ottimo livello di affidabilità di queste nuove truppe. Nel 1827, su richiesta del Sultano Mahmud II, Muhammad Ali dispiegò le sue truppe nizāmī contro i Greci nella guerra d'indipendenza greca, sotto il comando di suo figlio Ibrāhīm Pāshā. Costituì inoltre un'armata navale affrontando enormi costi, dal momento che tutte le navi furono acquistate all'estero. Ciò creò un forte dissapore fra il Sultano Mahmud II e Muhammad Ali. La Gran Bretagna, la Francia e la Russia appoggiarono i rivoltosi greci e Muhammad Ali ebbe l'ordine dal Sultano di attaccare le poderose flotte europee, ancorate nella Baia di Navarino. Muhammad Ali si rese conto che le sue forze navali non avrebbero avuto alcuna speranza di sconfiggere le flotte europee e supplicò il Sultano di riconoscere l'indipendenza greca e di permettere all'Impero asburgico di mediare per negoziare una pace. Tuttavia il Sultano rifiutò di considerare la possibilità di rinunciare a una parte dei suoi territori imperiali e insistette nel credere che lo spiegamento delle flotte nemiche costituisse solo un'insignificante montatura tattica. Muhammad Ali eseguì gli ordini con riluttanza e mandò la sua flotta contro quelle europee e nella Battaglia di Navarino il 20 ottobre del 1827 quasi tutta la flotta ottomana fu distrutta in poche ore di combattimento.
Dall'esito della guerra d'indipendenza greca, Muhammad Ali ebbe la possibilità di sottoporre a un esame critico la forza e la debolezza delle sue truppe. L'artiglieria aveva eseguito bene il proprio dovere ma la campagna aveva dimostrato che molti degli ufficiali ottomani erano inadeguati alla missione di comando delle nuove fanterie. Soprattutto il Nizām jadīd non era stato esteso al settore della marina e di conseguenza il viceré si era dovuto affidare a personale di marina assai meno disciplinato. Muhammad Ali affrontò queste questioni in modo pragmatico. Per rimediare al problema dell'addestramento degli ufficiali egli fondò un collegio militare e assunse ufficiali francesi come istruttori militari. Convinto dell'efficacia del Nizām jadīd, egli congedò tutti i suoi vecchi reggimenti albanesi e mamelucchi e cominciò a costruire un esercito composto esclusivamente da truppe nizāmī, per alimentare le quali dispose il regolare reclutamento obbligatorio di contadini egiziani.
Industrializzazione e modernizzazione
Per consentire il costante fabbisogno finanziario che la riforma militare comportava, Muhammad Ali puntò sulla coltivazione del cotone a lunga fibra come prodotto destinato alla vendita, e riorganizzò l'agricoltura egiziana orientandosi in tal senso. Dal momento che le industrie manufatturiere tessili britanniche erano disposte a pagare un buon prezzo per questo cotone, Muhammad Ali ordinò alla maggior parte dei contadini egiziani di coltivare cotone a discapito di altre colture. Al tempo del raccolto, Muhammad Ali comprò l'intero raccolto che poi rivendette alle industrie manifatturiere a un prezzo più alto, creando in tal modo (come avevano già fatto i Mamelucchi nel secolo XV) un monopolio del tutto personale. Per andare incontro alle varie necessità della sua riforma militare modernizzatrice, Muhammad Ali si preoccupò anche si riformare le istituzioni educative e creò un ospedale dove gli studenti di medicina potessero far pratica, costruendo anche strade e canali, industrie per produrre uniformi e munizioni e una fonderia per la cantieristica navale ad Alessandria, anche se tutto il legname necessario alle navi dovette essere importato dall'estero. Allo stesso modo Muhammad Ali assoggettò frequentemente i contadini a corvées utili al funzionamento delle sue fabbriche e dei suoi progetti industriali. I contadini resistettero a questo tipo di arruolamento e molti di essi fuggirono dai loro villaggi per evitare la coscrizione e le corvées, qualche volta muovendosi fino in Siria. Per scampare al servizio militare alcuni coscritti si mutilarono, così da risultare non idonei al combattimento: modi comuni di auto-mutilazione furono quelli di accecarsi un occhio usando veleno per topi o quello di tagliarsi un dito della mano destra per non poter più premere il grilletto.
Ribellione contro il Sultano
Come molti governanti d'Egitto prima di lui, Muhammad Ali desiderò prendere il controllo della Siria (intesa in senso geografico, con l'inclusione cioè della regione palestinese, transgiordanica e libanese), tanto per il suo valore strategico quanto per le sue risorse naturali. Avendo costruito una compagine militare nizāmī di dimensioni considerevoli, nel 1831 egli ordinò al figlio Ibrāhīm Pāshā di invadere la Siria, col pretesto di costringere al rimpatrio circa 6.000 contadini tenuti ad assolvere il loro obbligo di leva.
L'armata di Muhammad Ali invase la Siria, catturò Acri dopo sei mesi di assedio e marciò alla volta dell'Anatolia più a nord. Nella battaglia di Konya, Ibrāhīm Pāshā sconfisse clamorosamente l'armata ottomana guidata dal Gran Visir e di conseguenza nessun ostacolo si frapponeva più fra le truppe egiziane e la stessa città di Istanbul. Il viceré dette l'impressione di voler rovesciare la dinastia ottomana e di assumere prendere il controllo dell'Impero ottomano stesso. Questa possibilità allarmò talmente il sultano Mahmud II da indurlo ad accettare l'offerta d'aiuto militare della Russia, con grande sorpresa dei governi britannico e francese. Nel 1833 la Russia riuscì a far concludere una pace negoziata, meglio conosciuta come la Pace di Kütahia, i cui termini furono: a) Muhammad Ali avrebbe ritirato le sue forze militare dall'Anatolia, b) avrebbe ricevuto i territori di Creta (allora conosciuta come Candia) e l'Hijāz come indennità, c) Ibrāhīm Pāshā sarebbe stato nominato wālī di Siria.
Nel 1839 Muhammad Ali, insoddisfatto per il suo parziale controllo della Siria, dichiarò guerra nuovamente al sultano ottomano: quando Mahmud II ordinò ai suoi militari di avanzare verso la frontiera siriana, Ibrāhīm li attaccò e li sconfisse nella battaglia di Nezib (in turco Nizip). Come già dopo lo scontro di Konya, Istanbul fu di nuovo lasciata esposta ai colpi di Muhammad Ali. Per di più Mahmud II morì quasi immediatamente dopo l'inizio della battaglia e a succedergli fu suo figlio sedicenne Abdulmejid. A questo punto, Muhammad Ali e Ibrāhīm cominciarono a disputare su quale strategia fosse più utile seguire: Ibrāhīm preferiva la conquista di Istanbul e reclamare il trono imperiale mentre Muhammad Ali era più incline a richiedere semplicemente altre e più numerose concessioni territoriali e autonomia politica per sé e la sua famiglia. Mentre discutevano, il sultano e i suoi consiglieri invocarono l'aiuto dalle grandi potenze europee, ottenendo un intervento multilaterale che portò tra l'altro la flotta militare britannica a bloccare le coste antistanti il delta del Nilo). Dopo che i Britannici furono sbarcati in Siria ed ebbero sconfitto le forze di Ibrāhīm a Beirut, Muhammad Ali e suo figlio furono costretti a rinunciare alla Siria.
Nel 1841 fu firmato un trattato finale ampiamente condizionato dalle potenze europee coinvolte nel conflitto. Il trattato impose a) che Muhammad Ali avrebbe rinunciato ai suoi territori in Creta e nel Hijāz, b) che egli avrebbe rinunciato alla sua flotta militare e che avrebbe limitato il numero dell'esercito a 18.000 uomini, c) che Muhammad Ali e i suoi discendenti avrebbero goduto della sovranità ereditaria solo per quanto riguardava la provincia d'Egitto – con lo status di viceré ottomano.
Gli ultimi anni
Dopo aver assicurato alla sua famiglia il diritto della successione ereditaria, Muhammad Ali governò silenziosamente fino al 1848, quando fu deposto a causa della sua età avanzata. Gli succedette Ibrāhīm Pāshā che tuttavia, ammalato, morì solo pochi mesi dopo. Muhammad Ali riprese allora le redini del potere, fin quando suo nipote ‘Abbās Hilmī assunse la guida dello Stato egiziano. Muhammad Ali morì nell'agosto del 1849 e fu sepolto in una moschea imponente che aveva commissionato, la Moschea di Muhammad Ali che si erge tuttora sulla Cittadella di Cairo.
Fonti
- Vedere la versione in inglese di questo stesso articolo
Collegamenti esterni
- Muhammad Ali Al-Pasha Mosque revisione dell'Architettura Islamica (IAORG)