William MacKenzie
William Mackenzie (Glasgow, 29 marzo 1791 – Glasgow, 30 luglio 1868) è stato un oculista scozzese, noto per aver fondato la "Glasgow Eye Infirmary" nel 1824. È considerato il padre dell'Oculistica moderna inglese. Nel 1828 ottenne la cattedra di professore Waltonian in Oculistica presso l'Università di Glasgow. Scrisse l'opera "The Treatise on disease of the Eye", primo libro di testo dell'Oculistica Inglese e punto di riferimento per gli studenti dell'epoca. Il 3 Marzo 1838 divenne "Surgeon Oculist"[1], per designazione della Regina Vittoria. Nel 1843 entrò a far parte della "Fellowship of the Royal College of Surgeons"[2].
Biografia
Infanzia e Formazione
William Mackenzie nacque a Glasgow il 29 Marzo 1791 in una moderna villa di Queen Street, secondo figlio legittimo di James Mackenzie ed Isabella Dick[3]. La sua infanzia fu segnata dalla morte prematura della madre. Frequentò la Glasgow Grammar School, ma dopo pochi anni si trasferì alla "Glasgow University" per studiare Teologia; completò il corso di studi senza laurearsi. Gli anni universitari rappresentarono un periodo florido della sua vita, caratterizzato da numerose amicizie, coltivate mediante un intenso carteggio. Dal 1810 intraprese gli studi di medicina presso l'Università di Glasgow. Conseguì la laurea il 7 Agosto 1815 e sul documento di laurea appena firmato appose un'invocazione d'aiuto verso Dio. La dichiarazione concludeva con le parole "So God help me" ("Dunque Gesù aiutami")[4].
Il Tour Europeo: Francia e Italia
L'ambiente universitario scozzese presentava lo svantaggio di formare gli studenti solamente su un piano teorico, tralasciando la parte clinica degli apprendistato e dei tirocini; tale stato di cose per William rappresentava una carenza non indifferente ed un disagio che divenne trampolino di lancio per la carriera futura in quanto lo spinse a spostarsi in altri ambiti al fine di migliorare le sue competenze. Sostenuto da un adeguato patrimonio finanziario, si spostò a Londra nel 1816, dove frequentò il Saint Bartholomew’s Hospital e compilò, per la prima volta, un registro dei pazienti, ancora esistente; ebbe l'opportunità di frequentare la "Eye Infirmary" in Charterhouse Square e probabilmente anche il "Lock Hospital"[5]. In quel periodo William Mackenzie, così come tutti i giovani medici del tempo, tenne lezioni di anatomia e chirurgia, inserendosi in maniera invidiabile in tale contesto, spinto dalla passione per le materie cardine del corso di laurea di medicina e chirurgia. Nella primavera del 1816 in lui prese forma l’idea di dedicarsi ad un viaggio in Europa, scelta ampiamente sostenuta dal professore nonchè suo amico Harry Rainy, il quale aveva già fatto esperienza in ambito medico a Parigi, rimanendo particolarmente colpito dalla superiorità tecnico-scientifica della scuola oculistica francese. Il 6 Maggio 1816 lasciò Londra per recarsi a Parigi: all'arrivo, sul molo di fronte a se notò la presenza di un crocifisso, per la prima volta percepì una sensazione trascendentale dell'animo che annotò con la definizione: "the excitement of adoration" ("l’emozione dell'adorazione")[6]. Grazie ad Harry Rainy frequentò una serie di illustri personaggi che lo avrebbero accompagnato durante il suo tour, tra cui James Arnott, studente al Jardin des Plantes. L’arrivo a Parigi fu segnato dalla morte del padre. In questa città trascorse esattamente due mesi, mantenendo attivi i contatti con i medici scozzesi. Dopo pochi giorni di soggiorno trascorsi presso dimore poco accoglienti, abituatosi a convivere con le pulci e a trascorrere le notti sul pavimento delle abitazioni, iniziò a prender lezioni di francese per poter avere accesso negli ambienti medico-scientifici, frequentò vari corsi di storia naturale tenuti da Lamarck presso il Jardin des Plantes. Si trasferì presso l'Hotel Dieu, per frequentare le lezioni ed apprendere gli insegnamenti del grande medico Guillaume Dupuytren: in tale contesto potè confrontare la sua preparazione con gli standard francesi, muovendo spesso critiche sui metodi di bendaggio approntati nel trattamento delle fratture che inducevano alla cancrena. In compagnia dell’amico James Arnott prese parte ad una serie di lezioni svolte all’ospedale "San Luigi", riguardanti i disturbi della pelle. Avvenimenti che segnarono in positivo la sua professionalità furono le visite compiute insieme a M. Cullerier su un campione di duecentocinquanta pazienti: ogni diagnosi era seguita da una prescrizione medica attinente alla patologia. L’8 luglio del 1816 William Mackenzie, arricchito da un notevole bagaglio culturale, lasciò Parigi per spostarsi a Ginevra. Dopo pochi giorni di permanenza presso il territorio svizzero si trasferì a Pavia portando con sè una commendatizia indirizzata ad Antonio Scarpa. Qui trascorse un breve periodo di tempo al seguito del celebre anatomista, del quale poté apprezzare le qualità umane e professionali, trascritte sul suo diario, in cui si legge: "..E' un uomo che conserva ancora un aspetto dignitoso e signorile. [..] Non sono mai stato soddisfatto come in questa occasione, grazie all'accoglienza ricevuta da questo celebre uomo"[7]. Il 2 Ottobre 1816, dopo aver soggiornato presso Firenze, Genova, Gaeta, Roma e Napoli fece ritorno a Parigi ove si dedicò alla dissezione dei muscoli dell’addome presso l'Ospedale della Pitiè. Quotidianamente annotava sul suo diario le parti del corpo che aveva dissezionato: tale pratica oltre a contribuire all'arricchimento professionale, lo appassionò tanto da trascorrere le vacanze natalizie del 1816 dissezionando i nervi delle orbite oculari. Durante la sua permanenza che si protrasse fino all'estate dall'anno seguente sottopose a visite mediche numerosi pazienti presso l’Hotel Dieu, migliorando ancor più le sue competenze cliniche; all’ospedale “Saint Louis” ascoltò invece diverse lezioni sul cancro. Il resoconto del suo tour europeo è così riassunto nell’ultima pagina del suo diario annuale: “[..]nel 1816 ho avuto diverse opportunità di migliorare la mia conoscenza ed ampliare le mie vedute riguardo al genere umano”.[8]
L'esperienza viennese
Lasciata Parigi il 17 luglio 1817, giunse a Vienna il 5 Agosto; qui William Mackenzie frequentò assiduamente la “University Clinic” e divenne allievo di George Joseph Beer, autorità mondiale nell'ambito medico, il quale lo accompagnò nella scelta dell'Oculistica come settore nel quale specializzarsi. Sotto la sua supervisione eseguì le prime operazioni chirurgiche agli occhi. Così annotò la sua prima operazione chirurgica condotta quel piovoso 3 ottobre:
Quattro giorni dopo eseguì un secondo tentativo: “Ein schoner Schnitt”[10] (“Un bel taglio”) fu il commento finale di George Joseph Beer. La sua esperienza viennese fu arricchita dall'amicizia di Gordon, un oculista laureatosi ad Edimburgo; insieme concepirono l’idea di pubblicare una rivista medica straniera. Dopo aver ricevuto l'assenso per una futura collaborazione da parte del medico italiano Corneliani nacque il primo "Journal of Foreign Medicine and Surgery"[11]. Il contributo di William Mackenzie per il "Journal of Foreign Medicine and Surgery", successivamente rinominato con il nome di "Anderson’s Quarterly Medical Journal", si protrasse fino al 1826. Nel primo volume un articolo su tre riportava la sua firma: si trattava di articoli riguardanti la descrizione delle tecniche interventistiche adottate dal Dottor George Joseph Beer e dei metodi europei di estrazione della cataratta, arricchiti da preziosi apporti critici. Durante la permanenza a Vienna Mackenzie visitò il "Blinde-Anstalt", un centro per non vedenti. Prima di tornare in Gran Bretagna trascorse due mesi tra Praga e Berlino, dove conobbe il celebre Dottor Rudolphi. Dal resoconto delle esperienze vissute durante il tour nel Continente europeo traspariva la gioia derivante dalla esemplare crescita professionale subita in quegli anni trascorsi fuori da casa; così annotò
Il soggiorno a Londra e l'inizio della carriera
Il 30 Gennaio 1818 fece ritorno in Gran Bretagna, ove ebbe ufficialmente inizio la sua brillante carriera medica dopo essersi presentato come candidato al “Royal College of Surgeons”: in quella occasione fu esaminato da Sir David Dundans, il quale, stupefatto dalla puntigliosa descrizione anatomica dell’occhio fornita da Mackenzie, lo incoraggiò ad intraprendere senza timore la professione oculistica. Era il cinque aprile 1818. Qualche mese dopo, esattamente il 22 Dicembre, l’ammissione alla "Medico-Chirurgical Society", avvenuta a seguito di una disquisizione su tematiche riguardanti l’oculistica reumatica, accrebbe la sua fama. Nello stesso periodo mise un annuncio sul “Morning Post” per tenere una serie di lezioni sui disagi dell’occhio: la sua prima esperienza da insegnante risultò fallimentare, solo due persone infatti frequentarono la lezione introduttiva; Mackenzie portò comunque a conclusione il corso nonostante le aule rimanessero deserte. Durante la permanenza a Londra ebbe l'occasione di assistere all’"Hunterian Oration" tenuta al "Royal College of Surgeons" e di contribuire alla divulgazione a mezzo stampa della scienza medica: degne di nota sono le pubblicazioni del Marzo 1819 riguardanti i disagi lacrimali. All'età di soli ventotto anni proprio in territorio londinese sorse in lui l'idea di dar vita ad una infermeria oculistica in Southwark, progetto irrealizzato ma non archiviato del tutto, perchè di lì a poco la sua idea avrebbe trovato realizzazione nella più grande infermeria di Glasgow, fondata proprio da William Mackenzie. Il progetto prevedeva la cura dei poveri afflitti da disagi oculistici: l'idea risultava geniale sia perché il bacino d'utenza era talmente vasto da assicurare una molteplicità di casi clinici da affrontare constatato l'incremento della popolazione nel distretto “Borough of Southwark”[13] e anche perchè era difficoltoso raggiungere le altre due strutture già presenti a Londra, la "Eye Infirmary" in "Charter House Square" e il "Royal Westminster Oftalmical Hospital" in "Oxford Street". La struttura ipotizzata avrebbe accolto i pazienti suddividendoli in tre diverse categorie:
- pazienti che avrebbero subito cure all'interno dell’Infermieria;
- pazienti che sarebbero stati visitati presso le loro dimore quando l'infermeria era impossibilitata ad ospitarli;
- pazienti ambulatoriali le cui cure venivano prescritte gratuitamente.
William Mackenzie si preoccupò di sottoscrivere le modalità di cura e le relative tariffe da applicare ad ogni tipo di patologia trattata. Il progetto fu abbandonato quando William Mackenzie decise di lasciare Londra per tornare a Glasgow.
Il ritorno a Glasgow e l'apogeo
Il suo ritorno in patria, il sei ottobre 1819, avvenne principalmente a seguito della comunicazione di Harry Rainy relativa alla disponibilità di aule per la dissezione anatomica a seguito della fuga in America di Granville Pattinson, un medico in servizio alla "Glasgow Royal Infirmary", accusato di condotta non professionale. La nuova collocazione presso Glasgow gli fornì un posto privilegiato dal quale dare ampia risonanza alla sua scienza: nello stesso anno infatti gli fu assegnata la cattedra di anatomia all' "Anderson's College Medical School", istituto sorto con il preciso obiettivo di contrastare la rinomata "Glasgow University". Questo avvenimento rappresentò la svolta che lo porto al successo, senza ricadute. Ormai erano finiti i giorni in cui alle sue lezioni partecipavano solo i suoi amici: già nel primo anno cinquantasette studenti frequentavano assiduamente le sue lezioni di anatomia e chirurgia ed erano in ventinove a prendere parte al corso sui disagi oculari. Per la sua forbita e dotta eloquenza fu chiamato a impartire lezioni di "Medical Jurisprudence"[14]. Progrediva intanto la sua fama che si espandeva su scala mondiale. Degna di nota è la lettera inviatagli da Mr James Campbell da Orangehill, inTobago, con la richiesta di una prescrizione per delle lenti, cui era necessitato per la sua estrema difficoltà nel vedere oltre i 18 metri di distanza. Ebbe notevole risalto nello stesso periodo l'ammissione alla "Glasgow Medical Society"[15], percepita però da Mackenzie come un aggravio, per la richiesta di un'assidua partecipazione agli incontri e alle periodiche lezioni tenute durante la sessione invernale. Per tali ragioni disertò gli incontri per più di due anni. In quegli anni, malgrado i suoi innumerevoli coinvolgimenti lavorativi, maturò l’idea di sposarsi e fu così che il 18 novembre 1823 convolò a nozze con Isabella Hay. Dall'unione coniugale, il 13 aprile del 1825, nacque una figlia; pochi anni dopo rimase vedovo.
La Fondazione della "Glasgow Eye Infirmary"
La rapida diffusione di ospedali specializzati agli inizi del 1824, sebbene apostrofati dall'opinione pubblica con l'appellativo di "monstrous evil"[16], pose Mackenzie nelle condizioni di intraprendere il progetto precedentemente archiviato di fondazione di un'infermeria oculistica. Nel pianificare il tutto William Mackenzie ravvisò la necessità di avere al suo fianco George Monteath, figlio del ministro di Houston e oculista capo di Glasgow. Fu indetto un primo incontro,tenutosi il 10 febbraio 1824 presso la "Town House"[17], organizzato da Lord Provost, al quale presero parte i medici locali unitamente a qualche personalità influente di Glasgow; i partecipanti furono piuttosto perplessi all'idea di fondare un'infermeria oculistica, ma le risultanze dell'incontro furono favorevoli alla proposta di Mackenzie. Significativa è la seguente affermazione sotto riportata che sanciva la nascita del complesso:
Il primo presidente dell'Infermeria fu Henry Monteath, sostenuto da dodici direttori tra cui Lord Provost, William Mackenzie e George Monteath furono nominati chirurghi dell'Infermeria. La neonata infermeria oculistica prese forma in una piccola casa al No.19 Inkle Factory Lane[19]. Essendo sprovvista di letti e camere per la degenza dei malati, ogni intervento chirurgico si svolgeva in casa dell'assistito, utilizzando come lettino operatorio il tavolo della cucina. L'anno successivo furono inseriti due letti e gradualmente l'infermeria crebbe. Mackenzie e Monteath formarono un team medico formidabile che si distinse particolarmente per la saldezza del rapporto interpersonale e professionale. La collaborazione fu interrotta dalla prematura morte, nel 1828, di Monteath. Malgrado tale incolmabile perdita, Mackenzie continuò imperterrito il suo lavoro, agevolando i suoi spostamenti mediante il trasferimento in "George Square", zona residenziale di Glasgow in forte espansione urbanistica.
Gli ultimi anni di vita
Gli ultimi anni della sua vita furono interamente dedicati alla professione medica: la sua indiscussa caratura professionale spingeva i pazienti provenienti da ogni parte dell'Inghilterra a recarsi presso il suo studio medico, situato in Bath Street 49 e condiviso coi medici Rainy e Brown, per ottenere un consulto. Con il passare degli anni la sua salute divenne instabile e cagionevole, frequentemente incorreva a bronchiti che lo tenevano a letto per intere settimane. Nel 1852 pose fine alle sue prestazioni lavorative presso la “Eye Infirmary", ma solo nel 1862 abbandonò definitivamente le lezioni. Nel 1854 fu celebrato l’ultimo dei suoi matrimoni con la trentacinquenne Sophia Napier, da cui nacque William James. All’eta di 68 anni ricevette l'onorificenza dal direttore della GEI con la presentazione del suo ritratto in olio. Il 15 luglio condusse l'ultimo intervento chirurgico alla cataratta con la sua incomparabile competenza. Il 29 luglio 1868 realizzò l'ultima operazione chirurgica di cataratta mediante keratonyxis, presumibilmente causata da un ascesso corneale; la stessa notte fu colpito da continue fitte al petto e da dolori precordiali: la nota medica afferma che le sue ultime pulsazioni cardiache risultavano irregolari e interrotte dopo il controllo degli ultimi dieci battiti; chiese del cloroformio per alleviare il dolore, all’alba i suoi occhi divennero vitrei, si agitò violentemente e spirò.
Opere
Per la sua bravura nel trascrivere quella serie di nozioni che in maniera esemplare trasmetteva agli alunni durante le sue lezioni, a partire dal 1823 iniziò a pubblicare dei pamphlet le cui tematiche spaziano nell'ambito medico. Nel 1823 pubblicò "A description of Human muscles" e "A magnified view of the ear", piccole opere che ebbero un gran successo. Nel 1824 scrisse l'importante trattato "An appeal to the public and to the Legislature on the necessity of affording dead bodies to the schools of anatomy by Legislative Enactment"[20], riguardante il problema della fornitura di cadaveri per le dissezioni presso le aule di anatomia delle Università locali. Al tempo gli unici corpi disponibili per quegli scopi erano quelli dei condannati a morte e dei pubblici cittadini che esprimevano la volontà di donare il proprio corpo dopo il decesso, un numero esiguo per assolvere alle necessità di laboratorio e compiere studi appropriati come la medicina da sempre impone.
Era quindi compito degli studenti di medicina quello di andare alla ricerca di corpi senza vita, ricorrendo a metodi illegali. Il trattato, indirizzato alle autorità pubbliche e legali, si articolava in 36 pagine nelle quali Mackenzie metteva in luce il problema e forniva le direttive per risolvere la questione. Concentrandosi inizialmente sui fini della medicina, esponeneva l'enorme difficoltà rappresentata dai chirurghi che erano costretti ad affrontare gli interventi senza conoscere le strutture anatomiche delle parti su cui intervenivano. Reclamava la necessità di entrare in contatto con i tessuti e le strutture ed evidenziava l'importanza della pratica della dissezione per i medici ai primordi della carriera. A seguito di un resoconto preciso e puntuale pervenne alla conclusione che per avere a disposizione questi corpi era necessario rivolgersi ad ospedali, alle prigioni ed alle case di cura. Concludeva così la sua apologia: "[..]Any delay in making the supply of the school of Anatomy a matter of legislative enactment, would be a vital injury to the best interests of this country, and of mankind at large”[22]. Questo scritto riuscì ad attirare l’attenzione di un gran numero di persone del tempo e nel 1829 fu promulgata una legge contenente, in larga misura, i consigli suggeriti dall’opera di Mackenzie, che consentiva ai laureati e laureandi di Medicina e Chirurgia di effettuare dissezioni sui corpi senza vita.
Un’altra opera titolata “Outline of therapeiology or the science of remedies. For the use of the students”, in 19 pagine spiega la derivazione greca del termine therapeiology, intesa come “discorso sui rimedi”. I rimedi presentati da Mackenzie sono tabulati e includono trattamenti quali il sonno, la dieta e la serenità mentale. L'opuscolo conteneva una disamina sui farmaci da utilizzare per ciascun tipo di patologia.
La successiva pubblicazione, di notevole importanza, fu quella del 1828 intitolata “Outlines of a Course of Lectures on the structure, function and diseases of the eye”[23], nella quale veniva messa in evidenza l'importanza dell’occhio, descritto come organo speciale del corpo umano. Questo libro rappresentò la rampa di lancio per la sua grandiosa opera “A Practical treatise on the diseases of the eye”, pubblicata nel 1830[24]. Il libro, composto da 853 pagine, ebbe una rapida diffusione, conseguendo gloria a livello mondiale. L’incipit dell'opera consisteva nell'elenco dei motivi per i quali Mackenzie si accinse a studiare l'occhio e le malattie ad esso correlate:
- L’occhio è l’organo più complesso del nostro corpo;
- Le operazioni chirurgiche sull’occhio richiedono estrema delicatezza e minuziosità.
La seconda parte dell'opera si presenta come un'esposizione e trattazione dei vari tipi di infiammazione che interessano l'occhio: quelle pagine rappresentano l’inizio di un approccio prettamente scientifico alla diagnosi delle malattie infiammatorie dell’occhio.
L'autore espone una lunga lista delle cause di amaurosi: secondo Mackenzie questa patologia era riconducibile a fattori genetici, a prolungate esposizioni alla luce intensa ed a sforzi della vista, oltre che a cause esterne all'organo stesso. Vengono elencati casi di amaurosi dovuta all'assorbimento del pigmento nero e all’assunzione di sostanze stupefacenti, ad eruzioni acute, a ripercussioni di catarro, a problemi gastro-intestinali, alla rabbia e alla soppressione del latte in tenera età.
Riuscì ad ampliare la sua opera nel 1856 quando l’oftalmoscopio, inventato e diffuso da Helmholtz, giunse in Inghilterra.
Una sezione del libro è dedicata allo strabismo, patologia ricondotta ad una irritazione addominale: si era soliti prescrivere una purga e procedere con l'occlusione dell'occhio sano per curare l'occhio affetto da ambliopia.
Per la cura dello strabismo divergente suggeriva l'applicazione di un cerotto nero sulla punta del naso.
Nel capitolo dedicato all'irite fornisce una dettagliata descrizione dei segni e dei sintomi: tra le cause annette i repentini cambiamenti di temperatura o la prolungata esposizione al calore. Il manifestarsi dell'irite è accostato anche all'infiammazione della capsula del cristallino, quest'ultima descritta come malattia cronica facilmente riscontrabile per la presenza di vasi sanguigni sporgenti lungo la pupilla. Il trattamento proposto consisteva in una immediata dilatazione della pupilla mediante l'uso della belladonna e l'impiego di un estratto da applicare quotidianamente sul sopracciglio e sulla palpebra superiore.
Come tutti gli oculisti del tempo anche Mackenzie si concentrò sul glaucoma, tracciando la storia della patologia da Ippocrate in avanti, soffermandosi sugli studi di Marechal e giungendo alla sua teoria secondo cui il glaucoma può essere la causa della distruzione della membrana ialoide. Tra le cause scatenanti il glaucoma annette il consumo di alcolici e tabacco. Interessante è il riferimento all'aumento della pressione oculare durante il decorso del glaucoma[25]
La diffusione dell'opera fu immediata, ricevendo consensi internazionali. Questo il commento de "The Lancet":
La seconda edizione del Trattato, pubblicata nel 1835, era stata accresciuta dall'inserimento di ulteriori perfezionamenti, dall'aggiunta di un capitolo dedicato all'estirpazione del bulbo oculare e inoltre da un capitolo dedicato ai metodi anestetizzanti strettamente legati al quinto paio di nervi cranici. La terza edizione fu incrementata da Mackenzie con illustrazioni e riferimenti inerenti le patologie oculistiche trattate presso la "Glasgow Eye Infirmary"; venne integrata inoltre con due nuovi capitoli, uno sulle orbite e uno sull'aneurisma dell'orbita. L'edizione in lingua francese apparve dopo la terza edizione. La prima edizione americana fu pubblicata a Boston nel 1837, nel 1855 a Philadelphia fu presentata l'edizione arricchita da un'appendice. Nella quinta edizione, resa pubblica nel 1866, le note in lingua francese furono pubblicate come supplemento all'opera. L'edizione tedesca e italiana invece erano state redatte ma mai pubblicate. Nel 1841 apparve il libro "Physiology of Vision", un interessante trattato rivolto agli esperti in materia, dedicato ai meccanismi oculari, tra cui l'accomodazione del cristallino; nessuno aveva scoperto alcun muscolo nell'iride e nel corpo ciliare; si pensava che l'elongazione dell'asse oculare fosse riconducibile al muscolo oculare esterno, era questo a causare la pressione contro la parte posteriore della cornea, aumentandone la convessità. Mackenzie sottolineò che non erano state riscontrate fibre muscolari sull'anello ciliare o sulla "zonula ciliaris" più di quante ve ne fossero nell'iride, descrisse il legamento sospensorio della lente come una corona di filamenti chiamata the "orbiculus ciliaris". Era dell'opinione che, al contrarsi della pupilla, l'anello ciliare si allungava consentendo al cristallino di andare su e giù sulla pupilla e che il cambiamento di posizione del cristallino era accompagnato da un cambio di forma dello stesso.
I contributi giornalistici
Le esperienze giornalistiche non furono indifferenti: oltre al preponderante contributo per il "Journal of Foreign Medicine and Surgery",un gran numero di pubblicazioni furono redatte per il “London Medical and Physical Journal”[27], tra cui articoli che trascendevano il campo dell’oculistica, come “On the asserted muscularity of the arteries”[28]. Non sorprendono gli articoli per il “Glasgow Medical Journal”[29], tra cui uno commemorativo in onore dell'amico Monteath, morto nel 1828. Degni di nota sono gli articoli che puntavano l'attenzione su patologie che si erano manifestate su Glasgow e sulle cittadine limitrofe: tra questi si ricorda il “Post Febrile Ophtalmitis”[30], scritto nel 1843. Un contributo decisivo fu dato al "London Medical and Surgical Journal"[31]. e alla "London Medical Gazzette" con articoli di materia oculistica, uno riguardante la descrizione di un caso clinico studiato a seguito dell'ingresso di un corpo estraneo sulla parte anteriore della cornea ed un altro riguardante un caso di cisticercosi concentrata sulla camera anteriore[32].
Note
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.116
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.114
- ^ traduzione di A.M Wright Thomson, The Life and Times of Dr William Mackenzie, Founder of the Glasgow Eye Infirmary., Privately Printed By Robert MacLehose, Glasgow, 1973, p. 16.
- ^ traduzione di A.M Wright Thomson, The Life and Times of Dr William Mackenzie, Founder of the Glasgow Eye Infirmary., Privately Printed By Robert MacLehose, Glasgow, 1973, p. 22.
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag. 27
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag. 28
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag. 37
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag. 45
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag. 51
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag. 51
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag. 52
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag. 53-54
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag. 62
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag. 67
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag. 68
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag. 69
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.70
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.70
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.71
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.74
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.74
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.77
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.78
- ^ Memoriers and portraits of one hundred Glasgow men: William Mackenzie, su gdl.cdlr.strath.ac.uk. URL consultato il 05 novembre 2012..
- ^ Antique ophthalmic instruments and books: the Royal College Museum, R. Keeler, British Journal of Ophthalmology 86 (2002), pp. 712–714.
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.96
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.107
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.107
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.107
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.107
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.107
- ^ A.M Wright Thomson, 1973, pag.107
Bibliografia
- Archibald McLellan Wright Thomson, The Life and Times of Dr William McKenzie: Founder of the Glasgow Eye Infirmary, The University Press, Glasgow, 1973.