Danza verticale
La danza verticale[1] è una pratica artistica ibrida eseguita su diversi tipi di superfici verticali, è un insieme di danza e tecniche e attrezzature di arrampicata su roccia, è spesso una miscela di movimenti che si articola tra rapporti non tradizionali con la forza di gravità [2].
Descrizione
Questo linguaggio artistico utilizza le superfici verticali come palcoscenico e spesso sconfina nell'aria modificando parametri e creando differenti opportunità di movimento. Gli spazi naturali per la danza verticale sono gli edifici che diventano teatro e contesto per le sfide fisiche in un costante adattamento grazie alle opportunità offerte ad ogni performance dalle sempre diverse strutture architettoniche.
La danza verticale si svolge al di sopra del suolo e i danzatori salgono o sono sospesi nella parte alta degli edifici, indossano imbragature e sono sostenuti da una corda. Il pubblico di solito, ma non sempre, guarda la performance dal basso. La danza verticale è in genere praticata in spazi non convenzionali, come ad esempio muri e pareti di edifici urbani o su pareti rocciose in località rurali. La danza verticale si svolge lontana da terra, e in appoggio contro superfici verticali architettoniche o naturali, che forniscono il 'piano' sul quale danzare.
Storia
Le prime esperienze di questa pratica fanno capo alla coreografa americana Trisha Brown[3] che nel 1970 fa discendere un danzatore con imbragatura e sorretto da una corda lungo le pareti di un edificio di Manhattan, in seguito T. Brown farà muovere i suoi danzatori sulle pareti delle gallerie d'arte, nei musei, nelle stazioni ferroviarie, sui tronchi degli alberi nei parchi, cercando l'integrazione tra danza e spazio, mettendo in relazione il movimento con l’architettura e l’ambiente. L’ architettura diventa così scenografia e le coreografie di danza verticale trasformano lo spazio urbano quotidiano sperimentando nuove relazioni con le linee, i piani, i volumi, le forme di un luogo [4].
Parallelamente a questa ricerca si sviluppano sperimentazioni di danza verticale e aerea in tutto il mondo. In Francia con la Compagnia Roc en Lichen guidata dai danzatori Bruno Dizien e Laura De Nercy, si instaurano preziose collaborazioni con climber quali Patrick Berhault, Patrick Edlinger e Antoine Le Menestrel. Anche quest'ultimo proveniente dal mondo dell'arrampicata sportiva svilupperà in seguito la sua personale poetica portando in parete una pratica mimica e teatrale unica e fondando la sua Compagnia Lezards Bleus.
La danza verticale si diffonde Italia a partire dagli anni 90 [5] dalla ricerca artistica intrapresa dalla coreografa Wanda Moretti (Venezia, 1961) e dall'attività di formazione realizzata dalla coreografa stessa negli anni successivi. Nel 1994 insieme al musicista Marco Castelli (Venezia, 1960) fonda la Compagnia Il Posto Danza Verticale specializzata in performance site specific di danza verticale i cui spettacoli sono eventi mirati a rileggere le architetture dalle quali si sviluppa la drammaturgia.
Le compagnie di danza verticale presenti nel panorama mondiale che svolgono attività professionale e continuativa con visibilità nei mezzi di comunicazione e nel web sono un centinaio[6]. Questa tecnica di danza non è molto diffusa e deve le sue origini ad ambienti molto diversi tra loro. Da una parte l'avanguardia artistica e la sperimentazione, i primi fermenti della danza urbana e la ricerca fuori da contesti teatrali, dall'altra l'ambito della nuova danza in stretta relazione con i maestri della arrampicata su roccia alla ricerca di motivi diversi nel segno di una nuova poetica del movimento[7]. Esiste oggi poca letteratura al riguardo e nessuna scuola di formazione se non quelle scuole che preparano alle discipline aeree in generale praticate da artisti acrobati, per queste ragioni è spesso erroneamente associata alla pole dance o alla danza con tessuti aerei o ancora a tutte quelle tecniche che prevedono un progetto artistico del corpo in sospensione in aria. La danza verticale è oggi una pratica artistica consolidata che ha come sua caratteristica specifica la sperimentazione coreografica e la ricerca sul movimento praticata da performer con una formazione di danza[8].
Note
Bibliografia
- (EN) Jayne C. Bernasconi, Nancy E. Smith, Aerial Dance, Human Kinetics, 2008, ISBN 9780736073967.
 - Bachelard, Gaston La poetica dello spazio, Bari Nuova ed. Dedalo, 2006 ISBN 88-220-0130-3
 - (EN) Banes Sally, Tersicore in scarpe da tennis. La postmodern dance, Ephemeria, 1993, ISBN 88-87852-01-4.
 - Valerie A. Briginshaw, Dance, space and subjectivity, New York Palgrave Macmillan, 2009 ISBN 0333919734
 - Rossella Mazzaglia, Trisha Brown, Palermo L'Epos 2007 ISBN 978-88-8302-329-3
 - Rossella Mazzaglia ed Adriana Polveroni, Trisha Brown. L’invenzione dello spazio, Reggio Emilia 2009, Pistoia, Gli Ori, 2010 ISBN 978-88-7336-302-6
 - Schiavoni Massimo, Performativi, Interpreti, contributi e corporazioni della creazione scenica contemporanea, Gwynplaine, 2011 ISBN 9788895574189
 
- Riviste
 
- Trisha Brown, Dialogue: On Dance. Performing Arts Journal 1, no. 2, 1976 ISSN 1520-281X
 - Jeremy Melvin, Terpsichore and the architects. The Architectural Review 216, no. 1290, 2004
 - Wanda Moretti, Danza e Architettura, la percezione dello spazio strutturato. Arte documento, no. 21, Venezia Ed della Laguna 2006 ISSN 1121-0524
 - Wanda Moretti, Pratiche corporee nella didattica dell’arte, E.TE Educazione alla teatralità, Editore XY.IT, Arona 2012, ISBN 977-1-97111-400-3
 - Lawrence Kate, Vertical dance with Wanda Moretti, Dancing cities, Dance in urban landscapes 12, Edita Marató de l´Espectacle Ciudades Que Danzan Barcelona 2006
 - Lawrence Kate, What is vertical dance, Juggling Magazine, trimestrale no 50 / marzo 2011
 
Voci correlate
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