Tempio di Iside a via Labicana

tempio antico vicino a via Labicana (Roma)
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Il Tempio di Iside di via Labicana, a Roma, era un vasto santuario dedicata ad Iside e Serapide, situato alle pendici del Colle Oppio, nella regione che dal tempio appunto aveva preso il nome (Regio III Isis et Serapis). Ne resta visibile, presso la odierna via Labicana, soltanto una massiccia spoglia muraria tra la stessa via Labicana e via Merulana (via Pasquale Villari)[1].

Il tempio d'Iside al monte Oppio nella pianta della Regio III di Lanciani
I resti del tempio d'Iside a piazza Iside

L'Isium Metellinum

L'Isium Metellinum fu - si pensa - il primo tempio dedicato a Iside, costruito per volontà di Quinto Cecilio Metello Pio, generale di parte sillana, nel I secolo a.C.. L'ingresso a Roma del culto di Iside avveniva, in questa ipotesi, ad opera di un membro dell'aristocrazia senatoria, che cominciava ad apprezzare gli elementi di rinforzo del carisma personale dei capi, che questi culti veicolavano presso le classi subalterne. Dell'Isium Metellinum, citato nell'Historia Augusta, non sono certi tuttavia nè l'esatta ubicazione nè le dimensioni[2].

Il santuario di Iside e Serapide

Nella Miscellanea filologica di Carlo Fea si fa memoria del ritrovamento di un "tempio egizio" presso la chiesa dei Santi Marcellino e Pietro al Laterano[3]


Bibliografia

Note

  1. ^ Per l'Iseo della III Regione si veda in Ensoli-La Rocca cit., pag. 268-269, e in Lanciani cit., pag. 313-314.
  2. ^ Per l'Isium Metellinum e l'Iseo della Regio III, si veda, in Coarelli cit., pagg. 53-58.
  3. ^ Miscellanea filologica critica e antiquaria dell'avvocato Carlo Fea. Tomo primo, Roma 1790. Nella sezione Memorie di varie escavazioni fatte in Roma, e nei luoghi suburbani, vivente Pietro Santi Bartoli, alla nota n. 2 si legge: "Ss Pietro, e Marcellino. Più oltre dalla parte di dietro Ss. Pietro, e Marcellino, quasi nel medesimo tempo fu trovato nel cavarsi un tempio egizio, le figure del quale furono fatte disegnare dalla gloriosa memoria del cavalier Cassiano del Pozzo, mecenate de' suoi tempi; che altrimente così questa, come altre memorie, sarebbero affatto spente".

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