Esercito Italiano

forza armata italiana (1861-)

L'Esercito Italiano (EI) è la componente principale e più antica delle quattro forze armate italiane, assieme alla Marina Militare, all'Aeronautica Militare e all'Arma dei Carabinieri[1], tutte dipendenti dal capo di stato maggiore della difesa ed inserite nel Ministero della Difesa.

Esercito Italiano
Stemma dell'Esercito Italiano
Descrizione generale
Attiva4 maggio 1861 - oggi
NazioneItalia (bandiera) Italia
TipoEsercito
Dimensione~ 183.900. unità
    - 65.500.  riservisti
Stato Maggiore dell'EsercitoVia XX settembre, 123/A
Roma
PatronoDistinto per ogni specialità
MottoSalus rei publicae suprema lex esto
"Sia la salvezza della Repubblica la legge suprema"
Marcia4 maggio
Battaglie/guerreTerza guerra d'Indipendenza
Presa di Roma
Guerra d'Abissinia
Rivolta dei Boxer
Guerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Crisi di Corfù
Guerra d'Etiopia
Guerra civile spagnola
Occupazione dell'Albania
Seconda guerra mondiale
Guerra del Golfo
ISAF
Missioni di peacekeepingUNITAF
Operazione Antica Babilonia
EUMM
Anniversari4 novembre
DecorazioniVedi qui
Parte di
Forze armate italiane
Reparti dipendenti
Vedi qui
Comandanti
Capo di stato maggiore dell'EsercitoGen. di corpo d'armata Claudio Graziano
Simboli
Logo estesoFile:Logo Esercito Italiano - esteso.svg
Dati tratti dal sito ufficiale dell'EI
Voci su unità militari presenti su Wikipedia

L'Esercito Italiano nacque come Regio Esercito nel 1861 in occasione dell'unità d'Italia, assumendo la denominazione attuale dopo la Nascita della Repubblica Italiana avvenuta nel 1946. Terminata la fase di transizione del secondo dopoguerra, periodo durante il quale alcune unità erano ancora sotto il controllo Alleato, l'ingresso dell'Italia nella NATO comportò per l'Esercito una riorganizzazione e un ammodernamento in funzione di contrasto a un'eventuale azione militare da parte delle forze del Patto di Varsavia. I mutevoli scenari a livello internazionale hanno fatto si che l'Esercito Italiano partecipasse inoltre a varie missioni di pace sotto egida ONU o NATO, quale ad esempio la missione Ibis in Somalia cominciata nel 1992 nell'ambito della missione UNITAF o l'UNMIBH in Bosnia ed Erzegovina, durata dal 1995 al 2002.

Il nuovo millennio ha visto l'Esercito Italiano perdere la specialità dei carabinieri, elevati a forza armata indipendente e, nel 2005, la sospensione del servizio militare obbligatorio, che per anni aveva ne costituito l'ossatura fondamentale, e il conseguente passaggio da esercito di leva a esercito composto da professionisti, processo che è stato accompagnato da una progressiva riduzione di effettivi.

Storia

Dal Regio Esercito alla Repubblica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Regio Esercito.
 
Il maggiore Giacomo Pagliari, comandante del 34º Bersaglieri, colpito a morte durante la presa di Porta Pia

Nel 1861, anno dell'unità d'Italia, nacque il Regio Esercito italiano, il nome che assunse per decreto l'Armata Sarda unificata con molti altri eserciti operativi prima dell'unità d'Italia; questo avvenne il 4 maggio 1861, con decreto (nota n. 76 del 4 maggio 1861) firmato dal ministro della guerra Manfredo Fanti.[2]

Da allora il Regio Esercito ha partecipato alla terza guerra di indipendenza, alle campagne coloniali, alla prima e alla seconda guerra mondiale, prima dalla parte dell'Asse e dopo l'8 settembre 1943 dalla parte degli Alleati.

L'esercito repubblicano nacque dopo la proclamazione della Repubblica il 2 giugno 1946. La sua base consisteva nel Corpo Italiano di Liberazione, che aveva partecipato alla campagna d'Italia al fianco della forze Alleate contribuendo alla liberazione del territorio nazionale. Dopo la cessazione delle ostilità la Missione Militare Alleata il 14 novembre 1945 stabilì le norme alle quali il nuovo esercito, detto "di transizione", doveva attenersi.[3] La struttura doveva rimanere quella stabilita fino alla firma del trattato di pace. I cinque Gruppi di Combattimento che erano stati costituiti via via che le forze Alleate avanzavano divennero altrettante divisioni binarie, cioè formate da due reggimenti (solo di fanteria):[3] Divisione di fanteria "Friuli", "Cremona", "Legnano", "Folgore" e "Mantova".

A queste si aggiungevano tre divisioni di sicurezza interna, la "Aosta", la "Reggio (originariamente "Sabauda") e la "Calabria" cui si aggiungevano altri dieci reggimenti di cui tre alpini, portando la forza complessiva di quelle che venivano denominate "forze mobili e locali" a 90.000 uomini.[3]

Altre componenti dell'esercito di transizione erano l'Organizzazione Centrale e undici comandi militari territoriali che dovevano sostituire le funzioni dei preesistenti comandi di corpo d'armata in tempo di pace, per complessivi 9.000 uomini; l'amministrazione, comprendente le unità dei servizi con altri 31.000 uomini; la componente detta "Addestramento e complementi" che raggruppava il Centro Addestramento Complementi di Cesano e le scuole militari, per complessivi 10.000 uomini, che portavano il totale a 140.000 uomini.[3] Alcuni reparti, consistenti in una divisione, sei raggruppamenti e due gruppi di battaglioni (equivalenti a reggimenti) rimanevano ancora sotto il comando Alleato.[3]

L'organizzazione addestrativa di base era affidata ai comandi militari territoriali, attraverso i Centri Addestramento Reclute (CAR), con un organico a livello di reggimento, mentre l'addestramento avanzato veniva svolto dalle scuole militari. Inoltre ai comandi territoriali veniva assegnato un reggimento operativo in modo da garantire una presenza diffusa sul territorio, tranne in Sicilia nella quale i compiti di vigilanza vennero assegnati a due divisioni di sicurezza,[3] visti i problemi legati alle tendenze separatiste dell'isola.

Nel 1946 le tre divisioni per la sicurezza interna vennero trasformate in unità operative, con l'aggiunta di un gruppo di artiglieria ed un gruppo squadroni di cavalleria blindata (con cingolette CV35) della ricostituita arma di Cavalleria, e questa fu la struttura definitiva dell'Esercito di Transizione alla firma del trattato di Parigi nel 1947.[3]

Gli anni cinquanta

 
Un carro M47 Patton esposto al museo dei carristi situato in Roma-Cecchignola

Dopo la fase di transizione, con l'accettazione dell'Italia nella NATO, le forze armate vengono rinforzate e riarmate, con un consistente concorso degli Stati Uniti d'America in termini di mezzi; la dottrina di impiego e l'addestramento vengono uniformati agli standard dell'alleanza, e vengono tenute regolarmente esercitazioni congiunte. La consistenza dei reparti operativi cresce fino a raggiungere dieci divisioni di fanteria e tre corazzate ("Ariete", "Centauro" e "Pozzuolo del Friuli") cui si aggiungevano cinque brigate alpine.[4] Nel 1954 la struttura di comando fu organizzata su due armate e cinque corpi d'armata, cui si aggiungeva il "Corpo per la sicurezza della Somalia", paese affidato all'Italia per mandato fiduciario dalle Nazioni Unite fino al 1956; di conseguenza, il corpo venne sciolto nello stesso anno.[4]

Con il concretizzarsi della minaccia di invasione da parte del Patto di Varsavia viene definita dalla NATO la dottrina di difesa avanzata, che in Italia portò alla denominazione della "soglia di Gorizia" come linea di difesa alla quale doveva essere idealmente fermata l'eventuale invasione e al miglioramento ed estensione del Vallo Alpino, sistema di fortificazioni inizialmente concepito sotto il fascismo per contrastare una minaccia proveniente dalla Germania e successivamente ripristinato dall'inizio degli anni cinquanta fino al 1992, sotto il presidio di reparti appositamente dedicati allo scopo: Alpini d'Arresto e Fanti d'Arresto.[5] Nacque la III Brigata missili che, dotata di missili "Honest John" prima (trentadue lanciatori[6]) e "Lance" poi, acquisì la capacità di lancio di testate tattiche nucleari.

 
Bandiera della NATO

Gli anni ottanta-novanta e le missioni internazionali

Con l'inizio degli anni ottanta l'esercito ha affrontato, dal 1980 al 1982, la sua prima missione armata (cioè non limitata alla sola presenza di osservatori) all'estero, la Missione Italcon, durante la guerra in libano come forza di pace. Durante la missione, effettuata congiuntamente con forze di altri paesi NATO tra i quali Stati Uniti e Francia, il contingente ha guadagnato la fiducia delle parti contrapposte, riuscendo a non essere vittima di disastrosi attacchi che invece colpirono le altre forze multinazionali e perdendo alla fine un solo uomo a causa dell'esplosione di una mina.[7]

La caduta del muro di Berlino e il dissolvimento del Patto di Varsavia diedero una nuova dimensione alle forze armate italiane, non più in funzione esclusivamente difensiva ma anche e soprattutto in supporto alle iniziative di peacekeeping (come viene denominata internazionalmente una operazione di mantenimento della pace). L'esercito venne infatti schierato nella missione ONU in Namibia (UNTAG, 1989-1990), in Albania e Kurdistan nel 1991, e in Somalia con l'operazione IBIS dal 1992 al 1994, operando nell'ambito dell'UNITAF,una delle operazioni più complesse in teatro estero dalla fine della seconda guerra mondiale. Il contingente italiano nello svolgere il suo lavoro, sul campo somalo subì un'imboscata che causò la morte di alcuni soldati (battaglia del pastificio). Seguirono la missione ONU in Mozambico (1993-1995, ONUMOZ) e quelle in Bosnia ed Erzegovina (1995-2002, UNMIBH), Timor Est (1999-2000, UNAMET) e Kosovo (1999, UNMIK).[8]

Il duemila e il passaggio all'esercito professionista

 
Un reparto di alpini in addestramento nel 2007

A partire dagli anni novanta del XX secolo l'esercito italiano cominciò ad attraversare una serie di trasformazioni e cambiamenti, come l'istituzione del ruolo dei Volontari in ferma breve (VFB) prima[9] e dei Volontari in ferma annuale (VFA) poi.[10]

Nel 2000, con l'emanazione della legge 31 marzo 2000 n.78, l'Arma dei Carabinieri venne elevata a rango di forza armata italiana, cessando di essere una specialità inquadrata all'interno Esercito Italiano, pur mantenendo per circa sei anni il generale comandante proveniente dalle fila degli ufficiali dell'Esercito del ruolo normale dell'Accademia militare di Modena.

Con il termine del servizio militare obbligatorio in Italia nel 2005 - o meglio con la sua sospensione, come disposto dalla legge 23 agosto 2004 n. 226 - l'esercito italiano ha attraversato una fase di pesante ristrutturazione, tesa a diminuire il personale dedicato a funzioni non operative per diminuire i costi derivanti dal personale.

Da questa svolta epocale discende un nuovo e più razionale concezione d'impiego del soldato, sia per la forte riduzione della disponibilità numerica (da oltre 230.000 a circa 100.000 oggi) che per l'ottimizzazione della risorsa umana (anche in termini di spesa).

Personale

Numerico personale

Attualmente[11] l'Esercito conta 105.062 unità, dotazione inferiore rispetto all' Arma dei Carabinieri che conta 118.716.

Personale dell'Esercito Italiano per il 2012
Categorie totale Ruoli
Ufficiali 12.451
Sottufficiali 25.528
Truppa 66.171
Allievi 912
Totale 105.062

Gradi e qualifiche

 
Le mostreggiature dell'Esercito
Ufficiali generali
Ufficiali superiori
Ufficiali inferiori
Sottufficiali
Sergenti
Graduati
Truppa (personale con contrato a termine)

Struttura e organizzazione

Aree di vertice

 
Parte di un reggimento schierato durante il giuramento

Il comando di vertice dell'Esercito Italiano è rappresentato dallo Stato maggiore dell'Esercito (SME) a Roma, il quale è l'organismo deputato alla definizione delle politiche di Forza Armata.[12] Per l'attività di comando e controllo sulle unità dell'Esercito, il capo di stato maggiore dell'Esercito italiano[13] si avvale di cinque alti comandi[14] retti da cinque generali di corpo d'armata e da un Ispettorato diretto da un tenente generale. Questi sei enti assieme allo SME nel loro insieme strutturano le cosiddette "Aree di vertice":[15]

Aree di vertice
Reparto Sede Unità dipendenti
  Stato maggiore dell'Esercito Roma,
  Comando delle forze operative terrestri Verona,
  Comando militare della Capitale Roma,
  Comando logistico dell'Esercito Roma,
  • Stato maggiore
  • Dipartimento di amministrazione e commissariato (Roma)
  • Dipartimento dei trasporti e materiali
  • Dipartimento tecnico
  • Dipartimento di sanità
  • Dipartimento di veterinaria
  • Polo di mantenimento dei mezzi di telecomunicazione elettronici e optoelettronici (Roma)
  • Polo di mantenimento pesante nord (Piacenza)
Comando per la formazione, specializzazione e dottrina dell'Esercito Roma,
  Ispettorato delle infrastrutture Roma,
  • Comando infrastrutture nord (Padova)
  • Comando infrastrutture centro (Firenze)
  • Comando infrastrutture sud (Napoli)
  • Reparto operativo del genio infrastrutturale (Roma)

Le Forze operative terrestri

  Lo stesso argomento in dettaglio: Organigramma dell'Esercito Italiano.

Reparti sotto organico del COMFOTER :[16]

COMFOTER (Verona)
Reparto Sede Unità dipendenti
Divisione Friuli Firenze
Brigata paracadutisti "Folgore" Livorno
  2°FOD San Giorgio a Cremano
  Comando truppe alpine Bolzano
  Comando trasmissioni ed informazioni dell'Esercito Anzio
  Comando aviazione dell'Esercito Viterbo
  NATO Rapid Deployable Corp - Italy Solbiate Olona
Comando artiglieria Bracciano
Comando artiglieria controaerei Sabaudia
Comando genio Roma
Organigramma del Comando truppe alpine

Il "Comando truppe alpine" o COMALP (o anche T.A.) è dislocato nella città di Bolzano. Inquadra le Brigate alpine, il Centro addestramento alpini ed i reparti di supporto. Erede del 4º Corpo d'armata alpino, oggi è costituito dai seguenti reparti:[29]

  Comando truppe alpine (Bolzano)
Reparto Sede Unità dipendenti
Stemma Divisione Tridentina Comando divisione alpina "Tridentina" Bolzano Comando senza unità assegnate
Stemma Brigata Taurinense Brigata alpina "Taurinense" Torino
Stemma Brigata Julia.jpg Brigata Alpina "Julia" Udine
Stemma Centro di Addestramento Alpino Centro addestramento alpino Aosta
  4º Reggimento alpini paracadutisti

(previsto passaggio alle dipendenze del COMFOSE)

Verona[30]

Divisione Friuli

Organigramma del disciolto 1° FOD

La Divisione Friuli, erede del 1° FOD ed ancora prima del 5º Corpo d'armata, è costituita dai seguenti reparti:

Reparto Sede Unità dipendenti
Reparto comando e supporto logistico "Mantova" Firenze Compagnia comando servizio logistico
  Brigata corazzata "Ariete" Pordenone
  Brigata di cavalleria "Pozzuolo del Friuli"
in fase di scioglimento
Gorizia
  Brigata aeromobile "Friuli"
probabile ridenominazione "Pozzolo del Friuli"
Bologna
  Brigata paracadutisti "Folgore"

probabile enucleazione da "Divisione Friuli" e dipendenza diretta dal Comando delle forze operative terrestri quale Brigata di intervento rapido.

Livorno

COMFOD 2

Il "2º Comando delle forze di difesa" o COMFOD 2 (o anche 2º FOD) è dislocato nella città di San Giorgio a Cremano (provincia di Napoli). Verrà soppresso probabilmente nel corso del 2014 ed i reparti passeranno alle dipendenze della Divisione "Acqui".

Inquadra le seguenti unità:[32]

  2º Comando delle forze di difesa (San Giorgio a Cremano)
Reparto Sede Unità dipendenti
Stemma Divisione Acqui Divisione "Acqui"

Comando proiettabile senza unità assegnate in tempo di pace

(San Giorgio a Cremano)

  Brigata meccanizzata "Granatieri di Sardegna" scioglimento entro il 2016 Roma
Stemma Brigata Aosta Brigata meccanizzata "Aosta" Messina
  Brigata meccanizzata "Pinerolo" Bari
  Brigata meccanizzata "Sassari" Sassari
  Brigata bersaglieri "Garibaldi" Caserta

CoTIE

Al "Comando trasmissioni ed informazioni dell'Esercito", anche detto "CoTIE", sono affidati il controllo e la gestione delle comunicazioni della Forza armata. Ha sede nella città di Anzio (Roma) e si articola nelle seguenti unità:[37]

  Comando trasmissioni ed informazioni dell'Esercito (Anzio)
Reparto Sede Unità dipendenti
  Brigata trasmissioni Anzio
  Brigata RISTA - EW Anzio
  Scuola delle trasmissioni e informatica Roma
Reparti ausiliari
  • Reparto tecnico elettronico (Anzio)
  • Reparto sviluppo ed integrazione sistemi C4 (Treviso)

NRDC-ITA

Il Corpo d'armata di reazione rapida/NATO Rapid Deployable Corps - Italy (NRDC-ITA) si trova nella città di Solbiate Olona (provincia di Varese). È costituito da un comando alimentato con personale multinazionale e da una Brigata di supporto che inquadra solamente soldati italiani.

  NATO Rapid Deployable Corps - Italy (Solbiate Olona)
Reparto Sede Unità dipendenti
Brigata di supporto al NATO Rapid Deployable Corps - Italy Solbiate Olona
  • 1º Reggimento trasmissioni (Milano)
  • 1º Reggimento Trasporti (Bellinzago Novarese)
  • Reggimento di supporto tattico e logistico (Solbiate Olona)

Aviazione dell'Esercito

  Lo stesso argomento in dettaglio: Aviazione dell'Esercito.

Il "Comando aviazione dell'Esercito" (AVES) si trova nella città di Viterbo. Comprende sia reparti operativi che di supporto.[38]

Comando aviazione dell'Esercito
Reparto Sede Unità dipendenti
Centro addestrativo aviazione dell'Esercito Viterbo
  • 1º Gruppo squadroni "Auriga" (Viterbo)
  • 2º Gruppo squadroni "Sestante" di (Viterbo)
  • 21º Gruppo squadroni "Orsa Maggiore" (Elmas)
Brigata AVES Viterbo
Comando Sostegno AVES

Altre unità

COMFORDOT

Il Comando per la formazione, specializzazione e dottrina dell'Esercito si trova alla città militare della Cecchignola di Roma. Il nuovo comando è quindi configurato:[39]

Comando per la formazione, specializzazione e dottrina dell'Esercito (Roma)
Reparto Sede Unità dipendenti
  Comando per la formazione e Scuola di applicazione Torino
  Centro di Simulazione e Validazione dell'Esercito Civitavecchia
Comandante per la specializzazione

Corpi ausiliari

Uniformi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Militaria dell'Esercito.

Armi

Di seguito sono elencate le armi in dotazione ai Reparti dell'Esercito[41]

Tipo Arma Calibro
Baionetta
Pistola 9 × 19 mm Parabellum, FN 5,7 × 28 mm
Pistola mitragliatrice / mitra 9 × 19 mm Parabellum, FN 5,7 × 28 mm, 4,6 × 30 mm
Fucile d'assalto 5,56 × 45 mm
Fucile a canna liscia Calibro 12
Mitragliatrice leggera 5,56 × 45 mm
Mitragliatrice media 7,62 × 51 mm NATO
Mitragliatrice pesante 12,7 × 99 mm NATO
Fucile di precisione .338 Lapua Magnum, 7,62 × 51 mm NATO
Fucile di precisione antimateriale[43] 12,7 × 99 mm NATO
Lanciafiamme
Lanciagranate per fucili AR 70/90, SC 70/90, SCP 70/90 e ARX-160 40 × 46 mm
Bomba a mano
Mortaio leggero 60 mm
Mortaio pesante 120 mm
Obice a traino 155 mm/105 mm
Cannone senza rinculo 80mm
Lanciarazzi controcarro 110mm
Missile controcarro a medio raggio 90mm
Missile controcarro medio-lungo raggio 130mm
Missile controcarro a lungo raggio 127mm
SAM portatile per bassa quota[52] 70mm
Lanciamissili per media quota 210mm
Lanciamissili per medio-alta quota 356mm
Lanciamissili per alta quota

Equipaggiamento individuale

Tipo Modello
Elmetto
Giubbotto antiproiettile
  •   Mod. AP 98/98A
Equipaggiamento CBRN individuale
  •   Maschera anti-NBC M90
  •   Indumento protettivo permeabile anti-NBC
  •   Corredo complementare configurazione '95
Visori notturni
Ottica di puntamento a punto rosso

Mezzi terrestri

  Lo stesso argomento in dettaglio: Mezzi dell'Esercito Italiano.

Cingolati

Carri da battaglia
 
L'MBT Ariete
Veicoli da trasporto e combattimento
 
L'AAV-7A1
 
IFV Dardo
Semoventi
 
L'obice PzH 2000
Veicoli speciali
 
Leopard pioniere

Ruotati

Tattici
 
Iveco VM Torpedo
Protetti
  • VM 90P - Veicolo multiruolo versione "Protetto"
Blindati
 
La blindo pesante Centauro
Veicoli speciali

Genio

Ponti
  • Ponte su appoggi fissi "Bailey"
  • Ponte galleggiante motorizzato "PGM"
  • Ponte tattico "MGB"
Macchine movimento terra
Supporto generale
Veicoli speciali

Sanità

  • Unità sanitaria elitrasportabile MOD. 90
  • Nucleo chirurgico campale

Commissariato

Aeromobili

  Lo stesso argomento in dettaglio: Aeromobili dell'Esercito Italiano.
 
Un elicottero CH-47 Chinook dell'EI
 
L'A129 Mangusta
 
Un Agusta-Bell 205A-1 a Viterbo nel 1987
 
Un Agusta-Bell 206A a Vergiate nel 1982
 
Un NH90 in volo

Aerei da collegamento e trasporto

Elicotteri

Esplorazione e scorta
Supporto al combattimento
Trasporto

Simbologia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma dell'Esercito Italiano.

Impiego operativo

Missioni ed operazioni nazionali

A partire, soprattutto anni ottanta dagli anni novanta del XX secolo, ha operato in concorso alle altre forze di polizia italiane in occasione di varie attività, come l'Operazione Vespri siciliani nel 1992, in Campania nell'Operazione Alto Impatto del 2002, nell'Operazione Partenope e nell'Operazione Strade Pulite nel 2008 ed in varie attività di polizia in diverse località, come presso Riace in Calabria.

Missioni ed operazioni internazionali

  Lo stesso argomento in dettaglio: Missioni militari italiane all'estero.

Ha preso parte inoltre a varie missino a livello internazionale, come ad esempio nella Missione Italcon nel'ambito della guerra in Libano del 1982 (la prima missione internazionale cui l'esercito italiano repubblicano abbia mai partecipato) ed alla Missione Ibis I, nell'ambito dell'Operazione Restore Hope in Somalia tra il 1992 ed il 1993.

L'impegno in ambito internazionale è continuato con le missioni in Congo (2001), Afghanistan (missione ISAF, dal 2002), Sudan (2003), Iraq (operazione Antica Babilonia, 2003-2006), Libano (operazione Leonte, dal 2006) e Libia (operazione Cyrene).[8]

Le funzioni C4IEW

Le funzioni di intelligence vengono ora svolte dall'AISI/AISE. In ambito forza armata la funzione C4I (comando, controllo, comunicazione, computer, informazione) è assolta dalla Brigata RISTA - EW, che raggruppa le unità di guerra elettronica appartenenti all'Esercito Italiano, alle dipendenze del Comando trasmissioni ed informazioni dell'Esercito (CoTIE).[56]

La sigla RISTA-EW sta per Reconnaissance, Intelligence, Surveillance, Target Acquisition - Electronic Warfare, sempre precisando che la funzione intelligence (a livello strategico e operativo) in Italia, dopo la riforma dell'intelligence italiana del 2007 viene assolta dalle agenzie alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei ministri, che delega allo stato maggiore della difesa le funzioni tattiche, a sua volta supportato da organi delle singole forze armate (come appunto la Brigata RISTA - EW).

Funzioni di protezione civile

Talvolta l'esercito italiano è intervenuto con funzioni di soccorso alla popolazione in caso di disastrie calamità naturali prima della sua costituzione del Dipartimento della Protezione Civile avvenuto nel 1992. Dal terremoto di Messina del 1908, al terremoto del Friuli[57][58] al terremoto dell'Irpinia,[59], fino alla partecipazione annuale alle operazioni antincendio sia con uomini e mezzi da terra che con propri mezzi aerei (come gli elicotteri Chinook dotati di apposito cesto-secchio per il lancio di acqua),[60] l'esercito ha partecipato alle operazioni di soccorso in caso di calamità naturali, schierando ospedali da campo e mezzi per movimento terra, nel controllo delle coste in occasioni degli sbarchi (operazione Salento nel 1995, e a Lampedusa nel 2010), e in occasione di disastri e calamità naturali come l'alluvione di Sarno e Quindici del 1998, il terremoto di Umbria e Marche del 1997, il terremoto del Molise del 2002, il terremoto dell'Aquila del 2009 e il terremoto dell'Emilia del 2012 e alle numerose inondazioni/disastri geologici (varie esondazioni del fiume Po), e nel 2010-2012 (in Calabria, in Sicilia e in Toscana e alle Cinque Terre) e ogni volta in cui la Protezione Civile non sia riuscita a soddisfare con i propri uomini e mezzi le necessità di soccorso alla popolazione.[8]

L'esercito ha anche partecipato nel 2010 all'operazione Strade Pulite, ovvero allo sgombero delle strade di Napoli ingombre di spazzatura durante l'emergenza rifiuti in Campania[61] e ai lavori con organi del Genio per ripristinare e mettere in sicurezza numerosi siti in cui riporre l'enorme quantità di rifiuti che gli organi cittadini/provinciali e regionali preposti non erano in grado di soddisfare. Attualmente è impegnato in concorso alla Polizia ed ai Carabinieri nell'operazione Strade Sicure, mediante la sorveglianza di punti sensibili di grande transito (metropolitane, grandi stazioni ferroviarie) e presidio di posti fissi (ambasciate, consolati ecc.).[8]

Armi e Corpi dell'Esercito Italiano

Armoriali dell'Esercito Italiano

Note

  1. ^ Ministero della Difesa, in difesa.it. URL consultato il 18 agosto 2013.
  2. ^ La Storia > 1861 - Centocinquant'anni fa
  3. ^ a b c d e f g La Storia > 1946 - 1947 - sul portale dell'EI, su esercito.difesa.it. URL consultato il 16 febbraio 2011.
  4. ^ a b La Storia > 1948 - 1954 - sul portale dell'EI, su esercito.difesa.it. URL consultato il 18 febbraio 2011.
  5. ^ Bernasconi & Muran 2009, p. 9.
  6. ^ http://www.ferreamole.it/images/honest_john/honest_john.htm HONEST JOHN - su Ferreamole.it consultato il 17 febbraio 2011
  7. ^ Il marò Filippo Montesi - da referenziare
  8. ^ a b c d La Storia > dal 1955 - ad oggi, in esercito.difesa.it. URL consultato il 17 agosto 2013.
  9. ^ Art. 7 d.lgs 12 maggio 1995, n. 196.
  10. ^ decreto legge 21 aprile 1999 n. 110 convertito in la legge 18 giugno 1999 n. 186.
  11. ^ Nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa anno 2013.
  12. ^ www.esercito.difesa.it
  13. ^ Subordinato a sua volta al capo di stato maggiore della difesa
  14. ^ Livello Corpo d'armata
  15. ^ www.esercito.difesa.it
  16. ^ a b www.esercito.difesa.it
  17. ^ www.esercito.difesa.it
  18. ^ www.esercito.difesa.it
  19. ^ www.esercito.difesa.it
  20. ^ Fino al giugno 2006 Ispettorato Logistico,
  21. ^ www.esercito.difesa.it
  22. ^ Presso la Caserma "Bianchi" in via Nomentana 274
  23. ^ sito del COMFORDOT
  24. ^ Comandi infrastrutture, ex comandi genio
  25. ^ www.esercito.difesa.it
  26. ^ www.esercito.difesa.it
  27. ^ Composta da personale proveniente da diversi eserciti della NATO;
  28. ^ www.nato.int
  29. ^ www.esercito.difesa.it
  30. ^ Trasferito in data 14 dicembre 2010, vedi comunicato stampa Stato Maggiore Esercito http://www.esercito.difesa.it/root/news/det_news.asp?id_news=1172
  31. ^ Ricostituito il 185º Reggimento Artiglieria Paracadutisti “Folgore” | ANArtI Milano
  32. ^ www.esercito.difesa.it
  33. ^ http://www.esercito.difesa.it/root/unita_sez/unita_ftrber_1.asp
  34. ^ http://www.esercito.difesa.it/root/unita_sez/unita_ftrber_8.asp
  35. ^ Esercito Italiano- IL 131° CAMBIA DENOMINAZIONE
  36. ^ Esercito Italiano- LO STENDARDO DEL 131° CARRI AL SACRARIO DI ROMA
  37. ^ www.esercito.difesa.it
  38. ^ www.esercito.difesa.it
  39. ^ www.esercito.difesa.it
  40. ^ Il 18 novembre 2009 il 91o btg. "Lucania" di Potenza, dipendente dal Raggruppamento Unità Addestrative, è stato sciolto (fonte comunicato stampa del Comando delle scuole)
  41. ^ www.esercito.difesa.it
  42. ^ 24.000 ad inventario
  43. ^ a b c d e f limitatamente alle forze speciali
  44. ^ 105.000 unità ad inventario
  45. ^ 15.000 unità ad inventario
  46. ^ più di 3000 ad inventario
  47. ^ circa 30.000 ad inventario
  48. ^ Programma trinazionale con Germania e Regno Unito FH-70 90 pezzi ad inventario + 72 di riserva
  49. ^ Circa 1000 ad inventario
  50. ^ Circa 75 ad inventario
  51. ^ 432 pezzi ad inventario
  52. ^ a b 145 ad inventario
  53. ^ 40 ad inventario
  54. ^ 60 ad inventario
  55. ^ 6 batterie in acquisizione
  56. ^ http://www.esercito.difesa.it/Organizzazione/Organizzazione%20Centrale/Comando%20delle%20Forze%20Operative%20Terrestri/cotie/brigata_rista/Pagine/default.aspx Link alla pagina della brigata sul sito dell'Esercito Italiano
  57. ^ http://www.esercito.difesa.it/root/unita2_sez/arma_gen_medal.asp Arma del Genio
  58. ^ http://www.associazionelagunari.it/notizia_30_anni_terremoto_friuli.htm A 30 anni dal terremoto, il Friuli non dimentica l'Esercito
  59. ^ Speciali Ispro onLine Storie di Protezione Civile - 23/11/1980: il Terremoto 2008, su scribd.com. URL consultato il 31-08-2011. Il Terremoto - Storie di Protezione Civile - IsproonLine - Il sisma in Campania e Basilicata, su ispro.it, 23 novembre 1980. URL consultato il 18 febbraio 2011.
  60. ^ http://www.paginedidifesa.it/2004/pdd_041009.html L'Aviazione dell'Esercito nella campagna antincendio
  61. ^ Intervento dell'esercito a Napoli

Bibliografia

Atti normativi

Voci correlate

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