Easy Rider - Libertà e paura

Film del 1969 diretto da Dennis Hopper
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Easy Rider è un film del 1969 diretto e interpretato da Dennis Hopper, con Peter Fonda (Wyatt "Capitan America") e Jack Nicholson (George Hanson); narra il viaggio attraverso l'America da Los Angeles alla Louisiana di due motociclisti sui loro chopper, in totale libertà.

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Una scena del film
Paese di produzioneUSA
Durata94 min
Generedrammatico
RegiaDennis Hopper
SoggettoPeter Fonda, Dennis Hopper, Terry Southern
SceneggiaturaPeter Fonda, Dennis Hopper, Terry Southern
ProduttorePeter Fonda
FotografiaLászló Kovács
MontaggioDonn Cambern
Musiche
ScenografiaRobert O'Neil
Interpreti e personaggi
«Più di ogni altro quel film ha cambiato completamente l'idea per le corporation di che cosa fosse un film di successo, cioè che dovesse avere successo tra i giovani.[1]»

È considerato da molti critici il film simbolo della New Hollywood. Ha vinto il premio per la miglior opera prima al 22º Festival di Cannes[2] e ha guadagnato due nomination all'Oscar come Miglior Sceneggiatura e Miglior Attore non Protagonista (Jack Nicholson).

Peter Fonda's American Flag Patch

Film molto importante, si inserisce nel contesto culturale del '68, cultura di controtendenza e voglia di evasione - libertà da una piatta società medio-borghese. Il tema del viaggio percorre e traccia le linee generali del film: da molti critici è infatti considerato il road movie per eccellenza ed è indubbiamente il film su due ruote più celebre in assoluto.

Il film esprime chiaramente la cultura del mondo hippie di fine anni '60: i protagonisti sono malvisti dalla gente comune per il loro aspetto, il loro modo di vestire, di vivere e di comportarsi, pur essendo persone non violente che vanno per la loro strada senza creare fastidi; sarà proprio per l'ignoranza, la paura del diverso e di chi è realmente libero, come preconizzato anche dagli stessi protagonisti durante il film, che verranno uccisi.

Particolarmente apprezzata la fotografia e i relativi paesaggi, in particolare le ambientazioni nelle zone desertiche della California, che restano impresse negli occhi dello spettatore; da segnalare anche le immagini psichedeliche, tipiche del periodo, durante la visita di New Orleans.

A livello visivo è fondamentale anche la carrellata di veri disegni eseguiti da detenuti nel carcere dove i protagonisti vengono rinchiusi dopo essere stati arrestati in seguito a una parata in moto non autorizzata.

Importante anche la colonna sonora, composta da canzoni rock del periodo fine anni sessanta (soprattutto la celeberrima Born to Be Wild degli Steppenwolf), diventata un disco di grande successo che si tramanda tra le generazioni. Molti dei brani della colonna sonora sono stati raccolti nell'album dei Byrds Ballad of Easy Rider.

Nel 1998 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.[3]

Trama

Wyatt e Bill, dopo avere trasportato un carico di cocaina dal Messico agli Stati Uniti, investono parte del guadagno in due motociclette nuove, con l'intenzione di attraversare il paese, dalla California a New Orleans, per andare a vedere il carnevale.

 
replica fedele di Captain America

Lungo il percorso vivranno alcune esperienze con persone incontrate casualmente: il primo incontro avviene con un hippie, al quale danno un passaggio e insieme al quale passeranno una notte intorno al fuoco ed, il giorno dopo, con la sua gente in una comune, conoscendo anche due ragazze con cui passeranno ore liete in una sorgente calda.

Ripartiti, giungono in una cittadina dove si aggregano con le moto a una parata senza il permesso delle autorità, e per questo vengono arrestati; in cella fanno la conoscenza di un giovane avvocato alcolizzato, George, il quale, grazie all'influenza del nome di suo padre, riuscirà a fare uscire i due ragazzi con solo una multa, sottolineando che, solo grazie alla sua presenza, i due hanno evitato di essere rasati. George decide di aggregarsi a loro per arrivare a New Orleans e recarsi in un bordello di sua conoscenza, provando lungo la strada anche l'esperienza della marijuana, fino a quel momento a lui sconosciuta, ma, una volta fermatisi in un paese per ristorarsi, vengono indotti ad allontanarsi dalla manifesta ostilità degli abitanti e, la stessa sera, vengono da loro aggrediti nel sonno e George viene ucciso.

Sconvolti dall'accaduto i due decidono comunque di non cambiare i loro programmi e, una volta giunti a New Orleans, si recano nel locale indicato dall'amico dove "noleggiano" due ragazze, con le quali, dopo avere passeggiato per le strade in festa, si recano in un cimitero dove tutti insieme si dividono un acido, il cui effetto però non sarà piacevole per nessuno dei quattro, portando in superficie le rispettive problematiche pregresse.

Ripartiti per continuare il loro viaggio verso la Florida, Wyatt e Bill, lungo la strada, vengono affiancati da un furgone, con a bordo due persone simili nell'atteggiamento a quelli che li avevano aggrediti, e, dopo avere provocato Billy, uno dei due, forse inavvertitamente, gli spara; Wyatt dice di correre a cercare aiuto e contemporaneamente il furgone torna indietro, ma non per prestare soccorso; il fucile spunta ancora dal furgone e Wyatt viene colpito e muore. La moto di Capitan America prende fuoco accanto al corpo senza vita di Wyatt; una ripresa aerea della scena sancisce tragicamente la fine di questa avventura; la fine del sogno americano.

Riconoscimenti

Curiosità

  • Con il successo ottenuto per l'interpretazione nel film, Jack Nicholson decise di proseguire la carriera di attore, che in quel periodo voleva abbandonare per fare il regista.
  • Il film non si avvaleva di un vero e proprio copione: gran parte dei dialoghi sono improvvisati durante le riprese.
  • È il primo film in cui i protagonisti fumano tranquillamente marijuana senza poi commettere atti criminali. Gli attori fumano realmente sul set, e nella scena in cui Jack Nicholson dice: con tutti gli strati sociali e ride, la risata è dovuta al fatto che era sotto l'effetto della marijuana (nella versione originale la frase risulta quasi uno scioglilingua).
  • Durante la scena nella quale Fonda piange in un cimitero vicino a una statua della Madonna, ripete più volte frasi non del tutto comprensibili, ad esempio: "Perché mi hai lasciato solo, mamma...": sembra che quella battuta fosse stata detta casualmente durante una crisi del protagonista dovuta all'uso di LSD. In realtà la madre di Peter Fonda morì quando lui era ancora adolescente.
  • La moto usata da Peter Fonda nel film è un chopper (Captain America) del 1969, costruito da Ben Hardy, un meccanico afroamericano di Los Angeles che aveva costruito il Panhead di "The Wild Angels" (dove conobbe Peter Fonda): Hardy acquistò per 500 $ l'una quattro Hydra Glide motorizzate Harley-Davidson Panhead del '49, '50 e '52 a un'asta della polizia, quindi le modificò, eliminando tutto il 'superfluo' (alla moda dei 'fuori legge' del primo dopoguerra) riverniciandole e modificando forcelle e serbatoi su suggerimento dell'attore (dalla rivista LowRide n. 17, novembre 2009): tali modifiche passeranno alla storia del motociclismo, creando il concetto di chopper 'moderno'.
  • Quando Peter Fonda e Dennis Hopper, all'inizio del film, si fermano in una fattoria, Peter dice di venire da L.A. (Los Angeles): il fattore non capisce però cosa significhi L.A...
  • Alcune sequenze sono girate in 16 mm e poi ingrandite e sgranate [4].
  • Nella sequenza del film ambientata nel cimitero, per rendere visivamente l'effetto del viaggio lisergico, Hopper prende in prestito lo stile di montaggio dell'amico Bruce Conner, regista sperimentale del panorama del found footage, anche egli nativo del Kansas [5].
  • Il film è citato nel brano Eroe (Storia di Luigi delle Bicocche) di Caparezza (da giovane il mio mito era l'attore Dennis Hopper, che in Easy Rider girava il mondo a bordo di un chopper).

Note

  1. ^ [[#CITEREFAmerican Zoatrope, documentario inserito nel secondo dvd de L'uomo che fuggì dal futuro, versione del film del 2004|American Zoatrope, documentario inserito nel secondo dvd de L'uomo che fuggì dal futuro, versione del film del 2004]].
  2. ^ (EN) Awards 1969, su festival-cannes.fr. URL consultato il 14 giugno 2011.
  3. ^ (EN) Librarian of Congress Names 25 More Films To National Film Registry, su loc.gov, Library of Congress, 16 novembre 1998. URL consultato il 6 gennaio 2012.
  4. ^ "Dizionario del cinema", di Fernaldo Di Giammatteo, Newton&Compton, Roma, 1995, pag.44
  5. ^ AA.VV., Bruce Conner: The 70s, Ursula Blickle Stiftung, Kraichtal, 2010, p. 54

Bibliografia

  • Fernaldo Di Giammatteo, Dizionario del cinema, Newton&Compton, Roma, 1995

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