Esercito siracusano

forze armate dell'antica Siracusa

L'esercito siracusano fu una forza militare appartenente alla polis siceliota di Siracusa (greco: Syrakousai). Il suo esordio lo si ebbe sotto la tirannia di Gelone I, il quale dopo aver conquistato la polis aretusea, le diede anche un notevole assetto militare. Da quel momento l'esercito crebbe e si sviluppò fino a divenire solida base di difesa ai tanti assalti nemici che la polis subiva. Non solo, venne spesso usato in ottica espansionistica verso le aree geografiche da conquistare.

Esercito siracusano
Raffigurazione dei soldati siracusani durante l'ultima battaglia dell'esercito; quella contro Roma (dipinto di Thomas Ralph Spence)
Descrizione generale
AttivaVII sec. a.C. - II sec. a.C.
NazioneSyrakousai
Tipocavalleria, fanteria, forza navale
Comandanti
Degni di notaGelone I: 485-478 a.C.
Gerone I: 478-466 a.C.
Ermocrate: 415-410 a.C.
Gilippo: 414-413 a.C.
Dionisio I: 406–367 a.C.
Leptine 397-383 a.C.
Dionisio II: 367-357 a.C / 347-344 a.C
Dione: 357-354 a.C.
Timoleonte: 344-335 a.C.
Agatocle: 316- 289 a.C.
Pirro: 278-275 a.C.
Gerone II: 270-215 a.C
Geronimo: 216-215 a.C.
Ippocrate ed Epicide: 214-212 a.C
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Inquadrato maggiormente come organizzazione bellica interna, i suoi più acerrimi nemici furono i soldati cartaginesi, contro i quali vennero intraprese svariate battaglie. Non mancarono le alleanze, principalmente stipulate con i greci dell'Egeo, volte alla salvaguardia dei comuni interessi territoriali. Il maggior successo dell'esercito siracusano fu senza dubbio la sconfitta inflitta all'esercito ateniese giunto in Sicilia durante gli eventi bellici della guerra peloponnesiaca.

Contesto storico

La città dei tiranni e l'esercito

«Vero si è, che coloro, i quali corruppero le Greche Repubbliche, sempre non divennero tiranni. La ragione si è, perché erano più addetti all'eloquenza, che all'arte militare; oltre di che regnava in tutt'i cuori de' Greci un odio implacabile contra coloro, che rovesciavano il governo Repubblicano: il che fece degenerar l'Anarchia in annientamento, invece di cangiarsi in Tirannia.

Ma Siracusa, che si trovò piantata in mezzo d'un numero grande di piccole Oligarchie cangiate in tinannie: Siracusa, che aveva un Senato, di cui quasi mai non fanno parola le Istorie, provò de' mali, che non produce l'ordinaria corruttela. Quella Città, sempre in balìa della licenza, o nell'oppressione, di pari travagliata dalla sua libertà, e dalla sua servitù, ricevendo sempre l'una, e l'altra come tempesta; e ad onta di sua potenza al di fuori, sempre determinata ad una rivoluzione dalla più piccola forza straniera, avea nel suo seno un immenso popolo, che mai non ebbe l'alternativa crudele di darsi un tiranno, o d'esserlo esso stesso.»

Montesquieu espone in una buona sintesi il contesto storico siracusano che portò la polis siciliana a distaccarsi dall'andamento delle altre poleis della Madre patria in Grecia. Egli infatti sottolinea come tra gli abitanti dell'Egeo i capi politici più che essere abili militarmente, prediligevano piuttosto l'eloquenza; l'arte del saper parlare. A Siracusa invece la situazione politica era molto più agitata e, come dice Montesquieu, l'organo politico, ovvero il Senato, non veniva quasi mai messo in grande considerazione e si finiva col dare in mano ad un solo uomo il potere decisionale; affidandogli le sorti della polis e con essa quelle di grande parte della Sicilia. La dote principale di questo uomo doveva essere l'arte militare; grandi tiranni come Dionisio I e Agatocle salirono in cima al potere con la rivoluzione dell'esercito.

Ma queste rivoluzioni, come fa ben presente Montesquieu[2], causarono alla polis diverse guerre civili che probabilmente si sarebbe potuta risparmiare se non si fosse ritrovata in un duraturo periodo di agitazione sociale. Davanti a questo contesto storico, si può dunque affermare che la parte militare ebbe notevole importanza nei destini della polis aretusea. Inoltre, data la posizione centrale dell'isola, l'esercito siracusano venne spesso chiamato in causa per contenere l'espansione di una grande potenza mercantile, Cartagine, la quale trovandosi prossima alla costa nordafricana vedeva nella Sicilia il suo sbocco commerciale e militare più importante. Ed essendo divenuta anche Siracusa una ragguardevole forza mercantile verso gli altri territori, non tardarono ad arrivare le prime preoccupazioni da parte di Atene che temendo un'eccessiva crescita della colonia siceliota tentò di conquistarla e sottometterla al suo volere durante la guerra del Peloponneso[3]. Anche in quell'occasione l'esercito fu fondamentale per potersi difendere e respingere il poderoso attacco avversario.

I rapporti e le alleanze

«dominava un luogo incoparabilmente splendido, sicuro e vantaggioso. Era il magazzino naturale per il commercio tra le zone orientali e occidentali del Mediterraneo e anche la tappa più consueta nel viaggio tra l'Italia e l'Africa.»
 
Moneta siracusana risalente all'ultimo periodo di indipendenza della polis: da un lato vi è la testa con elmo di Atena, la dea della guerra; dall'altro vi è la scritta ΣΥΡΑΚΟΣΙΩΝ (Syrakosion) con l'immagine del fulmine alato.

In Italia, terra più prossima ad essa geograficamente, la Calabria fu terreno di scontro poiché le mire dell'esercito siracusano erano volte alla conquista di quella regione continentale. Aveva solidi legami con Taranto, polis molto influente nella lega italiota. Nella Campania, terra d'origine dei mercenari mamertini, i siracusani vi fondarono diverse postazioni militari e commerciali. Non è chiaro a quando risalgono i primi rapporti con Roma; secondo i racconti di Livio dietro gli attacchi di un gruppo di navi gallico-siracusane che verso il 345 a.C. tentarono di assaltare la costa laziale vi era dietro un disegno militare dei tiranni sicelioti, ma questo passaggio è stato dagli storici molto discusso[5]. In linea più generale fino all'inizio delle guerre romano-puniche non ci furono comunque rapporti apertamente o ufficialmente ostili ma piuttosto vi fu un reciproco rispetto territoriale. Con l'Etruria invece le ostilità si palesarono fin da subito in diverse occasioni poiché gli etruschi ambivano ai territori della Magna Grecia e non gradivano l'insistenza siracusana che cercava espansione verso il mar Tirreno edificando delle postazioni militari fin sull'isola d'Elba, molto vicino al cuore geografico dell'Etruria. Non sono chiari, per questioni storiografiche, le vicessitudini che portarono alla fondazione di Ancona ed ai rapporti nelle terre venete.

A sud, dove vi era Cartagine, non vi potevano durare rapporti pacifici di lunga data poiché la capitale fenicia aveva grandi interessi politici, sociali, militari verso la Sicilia, dunque non si creò mai un'alleanza tra i due popoli costieri eccetto nei momenti di estrema necessità comune; ovvero la difesa dalle mire conquistatrici di Roma che fece unire Siracusa e Cartagine in un'ultima disperata impresa di difesa per l'isola mediterranea.

Piuttosto complicati furono i rapporti e la situazione militare che i siracusani ebbero nelle terre isolane e costiere della Croazia e dell'Illiria, dove vennero stipulate e poi sciolte alleanze con i popoli autoctoni del luogo.[6].

Le alleanze più ufficiali furono fatte con i greci dell'Egeo. Sparta e Atene furono due poleis difficili da gestire per la politica siracusana; inizialmente Sparta creò una solida alleanza militare con i greci di Sicilia ma quando questi manifestarono mire espansionistiche verso l'oriente del mediterraneo, allora i rapporti divennero più freddi fino quasi ad essere contrastanti[6]. Atene invece, dopo la sconfitta, cambiò status politico nei confronti di Siracusa e cercò con essa una valida alleanza per difendersi dai comuni nemici dei greci come i persiani e per difendere l'ellenismo in occidente[7]. Con Corinto, che fu la polis dalla quale partirono i primi coloni che poi fondarono Siracusa, i rapporti furono sempre ottimi; non vi fu mai un rifiuto da parte corinzia quando si trattava di aiutare militarmente o politicamente i siracusani e viceversa dalla Sicilia alla Grecia giunse supporto militare quando Corinto ne aveva di bisogno.

Organizzazione militare

Falange oplitica

Cavalleria

«Molte riforme del tempo (militari), soprattutto quelle concernenti la cavalleria, furono introdotte ancora una volta dai Greci di Sicilia, ormai in gran parte sotto il dominio di Dionigi I di Siracusa, uno dei grandi pionieri della guerra d'assedio [...]»


L'esercito, in tempo di guerra, era alle dipendenze dello stratēgos autokratōr, comandante dai pieni poteri che quasi sempre diveniva in seguito il tiranno della polis.

Stima numeri dell'esercito

I numeri sulle reali dimenzioni dell'esercito siracusano non sono di semplice soluzione, poiché come molti studiosi hanno confermato, le informazioni sugli eserciti bellici occidentali di epoca greca sono troppo scarne per darne una descrizione analitica e completa; problema che invece non si è riscontrato con gli eserciti della Grecia continentale dei quali si hanno dati più precisi[9].

Ciò nonostante, grazie alle citazioni di numeri nei testi degli storici antichi, è possibile ritrovare dei dati approssimativi sui reparti siracusani che possono rendere più concreta la stima totale delle forze armate appartenenti alla polis siceliota.

Il nostro maggiore storico a riguardo è Diodoro Siculo che nei suoi libri ci ha fortino svariati dati sulle epoche e periodi bellici di Syrakousai. Tuttavia gli studiosi moderni tendono a ritenere le cifre di Diodoro eccessivamente alte e suggeriscono di rivalutarle al ribasso; soluzione dedotta dal confronto con altri testi storici dell'antichità.

Ma pur con la teoria delle moderne fonti, restano comunque numeri elevati che se confermati sarebbero la testimonianza di come la capitale siceliota potesse disporre di numerose forze militari al suo comando. Un dato indicativo di ciò lo si ha all'inizio delle epoche siracusane, sotto il tiranno Gelone, quando ambasciatori della Grecia continentale vennero a chiedergli di unirsi agli ateniesi, spartani e i loro confederati contro il re di Persia che voleva invadere l'Egeo. La risposta di Gelone fu quella di proporre loro un accordo militare; essi gli avrebbero affidato il comando di condottiero; o delle operazioni navali o di quelle terrestri, ed egli in cambio avrebbe offerto loro ingenti scorte di grano per sfamare gli eserciti durante la guerra e truppe belliche per la battaglia. Offerta infine rifiutata dagli ateniesi e spartani che preferirono non avere alcun aiuto ufficiale dalla Sicilia piuttosto che cedere un posto di comando così importante al tiranno siceliota[10].

numero reparti esercito offerti da Gelone ai Greci per l'alleanza contro la Persia
Fonte Fanteria Cavalleria Navi da guerra
Erodoto[11] + Fonti moderne[12][13] 20.000 opliti + 2.000 arcieri + 2.000 frombolieri 2.000 cavalieri 200 triremi

Gelone offrì numerose armate per la guerra estera poiché le cifre del suo esercito in quel periodo risultavano notevoli, se si pensa ad esempio alla storica battaglia interna tra cartaginesi e sicelioti ad Imera, avvenuta lo stesso giorno in cui nella Grecia continentale si combatteva la Battaglia di Salamina[14][15]:

numero reparti esercito durante la battaglia di Imera (480 a.C.)
Fonte Fanteria Cavalleria Navi da guerra
Diodoro Siculo[16] + Fonti moderne[17] 50.000 fanti 5.000 cavalieri ?

Dati indicativi dell'esercito nelle successive battaglie vengono forniti dagli avvenimenti posti nell'epoca tardo-ellenistica della Sicilia; al tempo di Pirro e Gerone II, nonché sull'ultima guerra siracusana contro l'assedio posto da Roma.

unità armate dell'esercito siracusano durante le guerre puniche[18]
Falange + Difalangarchia Peltasta + Epixenagie Psiliti Ipparchia
2 falangi semplici + 1 difalangarchia[19] 8.000 peltasti + 4 epixenagie[20] 1024 psiliti[21] 4 ipparchie di cavalieri[22]

L'esercito siracusano ebbe alti e bassi nelle successive epoche. Sicuramente, come confermano molti testi storici, l'epoca più importante e rilevante per l'esercito fu quella di Dionigi I, dove si toccarono i numeri più elevati che mai più si ripeteranno; dall'inzio alla fine della storia militare di Syrakousai.

stima numero reparti esercito durante Epoca dionigiana - IV sec. a.C.
Fonti Fanteria Cavalleria Navi da guerra
Diodoro Siculo[23] + Plutarco (Vite parallele, volume 12)[24] + Fonti moderne[25] 100.000 fanti[26] 10.000 cavalieri 400 triremi
Altra versione di Diodoro Siculo[27] + Fonti moderne[28][29][30] 80.000 fanti 3.000 cavalieri 200 navi da guerra

I mercenari

L'arruolamento di mercenari nell'esercito

 
Un gruppo di cavalieri gallici di epoca greco-romana raffigurati dal pittore francese Évariste-Vital Luminais.

I mercenari ebbero grande rilevanza tra le file dell'esercito siracusano. Molti studi al riguardo sono stati effettuati sulle relazioni e sul significato sociale che questi soldati ebbero all'interno della vita militare aretusea.

L'esercito siracusano arruolava mercenari provenienti da molte località diverse e fu per questo considerato come il più variegato del mondo greco antico.[31][30]. Vi si trovavano mercenari originari dell'Africa, dell'Italia e della stessa Sicilia, della Grecia, dell'Iberia, della Gallia. Il bacino geografico maggiore dal quale venivano arruolati questi guerrier era il Peloponneso[31][32], ma non solo tra i greci, Dionisio fu il primo ad allestire un massiccio arruolamento di mercenari nordici, guerrieri celti, introdotti all'interno della penisola italica[33][34] I tiranni siracusani volsero lo sguardo anche sui mercenari italici, come i mamertini, di origine campana, e in seguito arrivarono gli iberi, che in precedenza avevano lottato tra le fila dell'esercito cartaginese. Scrive a tal proposito la storica Marta Sordi:

«facevano il loro ingresso tra le file dell'esercito del tiranno di Siracusa anche i primi mercenari iberi, che fino a quel momento avevano combattuto sul fronte opposto, al servizio dei Cartaginesi (Diod. 14, 75, 8-9). Da allora in poi la presenza di contingenti mercenari provenienti dalla penisola iberica avrebbe rappresentato una costante all'interno dell'esercito siracusano [...][35]»

La cultura del mercenariato si sviluppò in Sicilia molto tempo prima che arrivasse nella Grecia continentale. Già dal tempo di Ippocrate di Gela, i sicelioti erano soliti arruolare i mercenari. Capi dell'esercito e tiranni come Gelone, e dopo di lui suo fratello Gerone I, avevano già fatto largo uso del mercenariato[36], tuttavia Dionisio I fu il primo capo di Stato, o che dir si voglia tiranno, che in occidente investì tanto sui mercenari, mettendo in piedi un grande meccanismo militare volto allo sviluppo, qualitativo e numerico, del suo esercito.

Prima dell'utilizzo dei mercenari i reparti bellici dell'esercito siracusano erano composti solo da truppe cittadine. La polis di Syrakousai, come quasi tutte le altre poleis dell'epoca, aveva imposto ai propri giovani di sesso maschile l'arruolamento forzato nell'esercito in caso di necessità bellica. Essi, non essendo soldati di professione, non avevano un addestramento militare alle spalle e venivano impiegati per formare la falange oplitica. Dovevano sopportare lunghi periodi lontano da casa e lunghe marcie durante la guerra. Il fattore poi che queste guerre fossero di conquista e non di difesa, influiva ulteriolmente in maniera negativa sulle motivazioni degli opliti siracusani. Il tiranno Dionisio I, ambizioso nei suoi progetti, si accorse di tale difficoltà e decise di aprire le porte del suo esercito a soldati stranieri che si dedicavano ai combattimenti per professione; i mercenari[30].

La paga dei mercenari

Dionisio, conosciuto come uomo scaltro e ingegnoso, utilizzò tutti i mezzi a sua disposizione per tenere ben salda la sicurezza che gli derivava da un numeroso e ben attrezzato esercito militare. Per mantenere gli elevati livelli che egli richiedeva vennero domandati al popolo dei sacrifici economici, mediante i quali si raccoglievano le necessarie finanze volte al pagamento del sitos (stipendio o paga) dovuto ai suoi mercenari, oltre quello dovuto alla già consistente milizia cittadina. Di queste riforme economiche attuate dal tiranno ne fa menzione Aristotele nel suo pseudo Οἰκονομικῶν (trattato di economia):

«Non avendo monete d’argento, ne coniò di stagno, e, raccolta l’assemblea, esaltò a lungo la moneta coniata ed essi votarono, sia pur contro voglia, che avrebbero riguardato come argento e non stagno ciò che ciascuno avesse preso.»

In Sicilia era in uso la litra, una moneta che aveva il valore di 1/5 della dracma, ma sotto l'epoca dionisiana, proprio per sopperire alla mancanza di fondi gravemente sfruttati per le esigenze belliche, Dionisio I fece raddoppiare il valore monetale della litra (che a sua volta era già stata sopravvalutata dopo l'epoca geloa). A causa della lunga guerra contro Cartagine, la polis sfruttò tutto il suo oro per allestire e condurre le truppe dell'esercito, provocando così un'indebolimento monetario che perdurerà per molti decenni, anche dopo la fine del governo dionisiano. Terminati i metalli più preziosi, ovvero l'oro e l'argento, il tiranno riempì le casse dello Stato con grandi quantità di emissioni monetarie in bronzo; le nuove emissioni tuttavia non potevano essere soprastimate eccessivamente altrimenti il risultato sull'innalzamento dei prezzi e sul sociale sarebbe stato davvero imprevedibile. La nuova valuta bronzea venne denominata hemilitron e corrispondeva al numero di 6 once[38], essa era destinata principalmente al saldo delle numerose truppe:

Pagamento giornaliero delle truppe[30]
 
Hemilitron siracusano
  • 1 hemilitron (ἡμίλιτρον) da 6 once equivalente a 3 hexantes (o dionkion) di 2 once (ogni oncia aveva il peso equivalente a 18 g.)
  • 1 hemilitron equivalente a 2 once (36 g. di metallo)
  • 1 hexas equivalente a 2/3 di oncia (12 g. di metallo)

Le paghe che il tiranno aretuseo forniva ai suoi mercenari dovevano essere necessariamente più elevate rispetto a quelle che potevano offrire loro gli eserciti rivali della polis. Dionisio infatti si trovò durante tutto il suo governo a dover fronteggiare e competere con un altro esercito noto in tutto il mondo antico per la sua sviluppata poltica nei confronti del mercenariato; l'esercito di Cartagine, con il quale si contendeva i numerosi gruppi di mercenari da arruolare durante le campagne belliche.

I mercenari, essendo guerrieri professionisti, avevano una paga più alta rispetto alla milizia cittadina. Si calcola che un gruppo di 1.000 cavalieri campani, i mamertini, costassero alla polis 75 talenti l'anno. Ma i costi più elevati erano destinati alla flotta navale; una sola nave con 200 rematori veniva a costare mezzo talento (pari a 30 mine) al giorno. Lo storico e comandante Filisto definì la forza navale di Syrakousai come adephàgos la cui traduzione significa divoratrice di risorse[31]. Si può dunque ben ipotizzare quanto dispensioso fosse mantenerla dato che delle 400 triremi, confermate secondo gli storici Lisia e Diodoro, solo la metà potevano essere riempite da marinai siracusani mentre il restante erano mercenari.

Esempi di retribuzione per le truppe[30]:

Pagamento dei soldati Fante Oplita Cavaliere
Fonti storiche[39] 1 dracma giornaliera
 
Dracma siracusana
4 oboli giornalieri
 
Esempio di obolo monetale
450 dracme annue
 
Dracma siracusana
Pagamento di 1.000 Opliti giornalieri mensili annui
Fonti storiche 10 mine
 
Esempio di mina ateniese
5 talenti[40]
 
Esempio di mina ateniese
60 talenti
 
Esempio di mina ateniese

Il pagamento dei mercenari poteva avvenire in diverse modalità; il tiranno per ricompensare il suo esercito degli sforzi bellici resi alla patria poteva concedere loro il misthos, ovvero una retribuzione pubblica che non prevedeva saldo monetale ma concessione fisica di terre, di oro e di saccheggio delle varie aree geografiche conquistate. Il tiranno poteva inoltre decidere di licenziare i mercenari in eccesso evitando così di pagare costi superiori.

Il diritto di cittadinanza ai mercenari

Strutture militari

Invenzioni belliche dell'esercito siracusano

Le guerre e le battaglie dell'esercito

 
Vaso di epoca greca raffigurante scena militare (Siracusa, museo archeologico Paolo Orsi)

Le principali battaglie, ricadenti all'interno di più ampie guerre. combattute dall'esercito siracusano:

Guerre greco-puniche

Prima campagna siciliana

Esito finale: vittoria

Seconda campagna siciliana

Esito finale: sconfitta

Terza campagna siciliana

Esito finale: parziale vittoria mutata in seguito in sconfitta

Quarta campagna siciliana

Esito finale: vittoria

Quinta campagna siciliana

Esito finale: neutralità tra i due eserciti contendenti

Sesta campagna siciliana

Esito finale: vittoria

Settima campagna siciliana

Esito finale: sconfitta

Prima campagna africana

Esito finale: sconfitta (truppe siracusane ammutinate rimasero in Africa)

Ottava campagna siciliana

  • Conquista territori punici
Esito finale: vittoria

Guerra contro la Syntèleia

Esito finale: vittoria

Scontro navale etrusco

Esito finale: vittoria

Guerra del Peloponneso

Battaglia di Siracusa
Esito finale: vittoria

Guerre romano-puniche

Esito finale: sconfitta

Note

  1. ^ Montesquieu, Lo spirito delle leggi, pag. 235-236 - Capitolo II - Della corruttela del principio della Democrazia
  2. ^ Dal libro di Montesquieu:
    «Cacciati avendo i Tiranni, fecero Cittadini i forestieri, ed i mercenari Soldati, il che produsse guerre civili, Aristotile Polit. Lib. V Cap. III. Essendo stato cagione il popolo della vittoria sopra gli Ateniesi, la Repubblica fu mutata. Ivi, Cap. IV. La passione di due giovani magistrati, uno de' quali tolse all'altro un ragazzo, e questi gli corruppe la moglie, fece mutar la forma di questa Repubblica. iVI, Lib. VII. Cap. IV.»
  3. ^ Scrive a tal proposito lo studioso Norman Davies nella sua Storia d'Europa:
    «Per Atene, Siracusa fu quello che New York sarebbe divenuta per Londra
  4. ^ Norman Davies, Storia d'Europa, 2006, pag. 160
  5. ^ Marta Sordi, Scritti di storia romana, 2002, pag. 120
  6. ^ a b Marta Sordi, Scritti di storia greca, 2002, pag. 581
  7. ^ Silvio Accame, Scritti minori, vol. II, 1990, pag. 517
  8. ^ Anthony M. Snodgrass, Arnold M. Snodgrass, 1991, pag. 146 (capitolo IV)
  9. ^ Anthony M. Snodgrass, Arnold M. Snodgrass, 1991, pag. 148 (Capitolo IV)
  10. ^ Francesco Domenico Guerrazzi nel riportare le parole di Erodoto, nel suo libro così descrisse la conclusione dell'ambasciata greca presso Gelone:
    «Siagro male frenando lo sdegno soggiunse: Gemerebbe l'ombra onorata di Agamennone se sapesse che gli Spartani avessero consentito lasciarsi spogliare del comando da un Gelone e dai Siracusani. Se vuoi soccorrere i Greci, obbedisci ai Lacedomi; se ricusi, tieniti le tue milizie, noi sapremo farne a meno.»

    Al sarcastico rifiuto, Gelone così rispose:

    «Spartani, la ingiuria proferita contro gente animosa muove a sdegno; ma la vostra tracotanza non mi dissuaderà dal rispondervi pacato. Se tanto alligna in voi desiderio di comando, naturale cosa è che io più di voi lo pretenda, imperciocchè io manderei maggiore copia di milizie e di navi che voi non avete.»

    La discussione tra le parti continuò ma alla fine non si trovò un accordo che potesse soddisfare il tiranno e le ambasciate. Siracusa quindi non mandò alcun aiuto militare ai confini della Grecia, ma rimase comunque in allerta, inviando i suoi soldati ad osservare l'evolversi della situazione e fu pronta ad agire di conseguenza fino all'esito finale della battaglia di Salamina, quando vista la vittoria raggiunta dall'unione dei greci, capì che il gran re Serse I non avrebbe potuto minacciare l'interno del Mediterraneo.

  11. ^ Le Storie di Erodoto di Alicarnasso
  12. ^ In Storia - ATENE E L'OCCIDENTE - Relazioni con le città siceliote ed italiote in funzione della spedizione in Sicilia - Parte I, su instoria.it. URL consultato il Dicembre 2005.
  13. ^ Francesco Domenico Guerrazzi, 1862, pag. 226
  14. ^ Secondo Diodoro Siculo lo scontro avvenne lo stesso giorno della battaglia delle Termopili e non di Salamina.
  15. ^ Le cifre per questa battaglia furono elevati per entrambi i lati. Alcuni storici come Timeo ed Eforo di Cuma fanno ammontare l'esercito cartaginese addirittura a 300.000 fanti e 2.000 navi puniche. Ma a causa di contesti letterari riscontrati nei due storici in tali occasioni si è più inclini a porre molto al ribasso le loro cifre e dare meno imparità tra i due eserciti rivali.
    Fonte: Studi siciliani ed italioti, con tre tavole, Gaetano De Sanctis, Luigi Pareti, Felice Le Monnier editore, 1920.
  16. ^ Diodoro Siculo (Biblioteca Storica, XI, 21,1)
  17. ^ Le grandi battaglie dell'antica Grecia, Sezione 27 (google.ebook
  18. ^ http://poliremi.altervista.org - Capitolo III - Greci e Regni ellenistici coinvolti nella guerra - i Greci di Sicilia, su poliremi.altervista.org.
  19. ^ E' un termine greco; significa l'unione di due falangarchie che a sua volta sono formate dall'unione di due semplici falange.
    Fonte Difalangarchia : Dizionario generale di scienze, lettere, arti, storia, geografia ...: 8: F-Fyzabat, dalla Società l'Unione Tipografico-Editrice, 1867 (pag. 55)
    Fonte Falangarchie: Gran dizionario teorico-militare contenente le definizioni di tutt'i termini tecnici spettanti all'arte della guerra, con analoghe istruzioni e con una raccolta dei comandi adattati alla scuola moderna dato alla luce per cura di Giacomo Medini, Francesco Collina e Mattia Minarelli, Carlo Cataneo, 1836 (pag. 309)
  20. ^ Le epixenagie sono l'insieme di due Sistreme, composta da 2.048 uomini.
    Fonte Epixenagie: Le storie di Arriano ... tradotte in italiano dall ... Marco Mastrofini, Volume 2, Flavius Nicomediensis Arrianus, Sonzogno, 1827 (pag. 131)
  21. ^ Gli psiliti sono dei gruppi appartenenti alla falange e armati in maniera leggere.
    Fonte Psiliti: Storia dell' arte militare, antica e moderna, Manuali Hoepli, Milano, 1893 (un corpo di fanteria leggera (Psi- liti) di pari forza dei Peltasti.)
  22. ^ L'Ipparchia nell'antica Grecia era un'unità delle forze armate formata da un numero di 500 cavalieri
    Fonte Ipparchia: Guarzanti Linguistica
  23. ^ Diodoro Siculo XIV, 47, 7,
  24. ^ Nella traduzione di Pompei con le note di Dacier sull'opera di Plutarco, vengono confermate le cifre di 10.000 cavalieri e 400 navi da guerra, mentre riguardo al numero dei fanti dionigiani: ed i fanti ben più numerosi a molti doppii [...]. Plutarco ci informa anche che Dionidio II, erede della forza imperialistica del padre, aveva a sua disposizione ulteriori 10.000 guardie custodi della sua persona poste alla fortezza o cittadella (l'isola di Ortigia). Dacier, Pompei, Plutarco - Vite parallele (Volume 12), pag. 26
  25. ^ Biografia degli uomini illustri della Sicilia, 1819, Sezione 5 (google.ebook)
  26. ^ Nel libro Scrittori Classici Italiani di Economia Politica Tomo I, edito a Milano (MDCCCIII), gli autori elevano il numero dei fanti a 120.000 e quello dei cavalieri a 12.000 (pag. 89)
  27. ^ Stesso passaggio (Diodoro, XIV, 47) ma con una interpretazione differente
  28. ^ Guglielmo Robertson, Istoria dell'antica Grecia dalla sua origine fino all'epoca in cui divenne provincia romana scritta da Guglielmo Robertson traduzione dall'inglese: 3, Firenze, 1822 (pag. 224)
  29. ^ Luigi Pareti, Storia di Roma e del mondo romano, Volume 1, Unione Tipografico-Editrice Torinese, 1952 (pag. 500)
  30. ^ a b c d e Academia.edu, Considerazioni sul pagamento del sitos ai mercenari nella Sicilia tra Dionisio I e Timoleonte - More Info: "Dispensa per il corso di Iconografia e archeologia della moneta antica. Corso di Laurea Specialistica "Archeologia del Mediterraneo" Università di Messina" Daniele Castrizio
  31. ^ a b c Academia.edu, La dynasteia di Dionisio I di Siracusa : politica ed economia, Giuseppe Monte
  32. ^ Sparta sapeva che Dionigi arruolava mercenari nel suo luogo d'influenza politica, ma dava il suo tacito consenso in base all'alleanza militare che vi era fra le due polis. Tuttavia, proprio questa vicinanza dei mercenari peloponnesiaci legati agli spartani, rappresenterà per Dionisio un serio problema per i suoi progetti espansionistici che troveranno l'ostilità di Sparta. (vedere nota n° 30)
  33. ^ Mossa che aprì loro la strada verso quelle che poi si riveleranno essere le Guerre romano-celtiche; combattute dai romani che dovettero impedire ai celti di invadere la loro patria.
  34. ^ Le fonti storiche, partendo da Filisto, narrano che Dionisio I di Siracusa inviò nel 369-368 a.C. un contingente militare composto da mercenari iberi e celti in aiuto di Sparta che stava soccobendo nella guerra contro Tebe. Secondo lo storico ed archeologo francese, Venceslas Kruta, il tiranno siciliano li arruolò servendosi dell'emporio istituito ad Ancona, città dalle origini siracusane ma dai rapporti politico/militari mai chiariti con l'eventuale madre patria. Per Kruta questi mercenari appartenevano al gruppo etnico dei Senoni (Gallia cisalpina) emigrati nell'Italia nord-orientale.
    Fonte bibliografica: Venceslas Kruta, I celti e il Mediterraneo, 2004, pag. 39
    Fonte bibliografica: Marta Sordi, Autocoscienza e rappresentazione dei popoli nell'antichità, 1992, pag. 142
  35. ^ Marta Sordi, Autocoscienza e rappresentazione dei popoli nell'antichità, 1992, pag. 142
  36. ^ I testi parlano di 10.000 mercenari arruolati da Gelone e non un numero minore arruolati da Ierone I. (vedi nota n° 30)
  37. ^ Aristotle, Renato Laurenti, Il Trattato sull'economia, Laterza, 1967 (pag. 30)
  38. ^ L'oncia era la dodicesima parte della Litra.
  39. ^ Daniele Castrizio, La monetazione mercenariale in Sicilia: strategie economiche e territoriali fra Dione e Timoleonte, 2000, pag. 33
  40. ^ ogni talento corrispondeva a 60 mine

Bibliografia

Voci correlate