Anzio (città antica)
L'antica Anzio (latino Antium) era una città italica, che sorgeva sulla costa tirrenica del Lazio antico, fondata dai Latini agli inizi del primo millennio a.C., e in seguito occupata dagli antichi Volsci, che erano giunti nella zona costiera tra il VI e il V secolo a.C. In epoca romana, luogo termale e di villeggiatura, era frequentato dai nobili. La città copriva un territorio oggi occupato dalle odierne città di Anzio e Nettuno, che ne conservano le vestigia e ne sono quindi eredi [1].
Antium | |
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Civiltà | latino-volsca e romana |
Epoca | I millennio a.C.-VI secolo |
Localizzazione | |
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Provincia | ![]() |
Mappa di localizzazione | |
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Storia
Età latino-volsca
Secondo la tradizione leggendaria di Xenagora, Antium (che per Plinio il Vecchio era la città di Afrodisio[2]) venne fondata da Anteo, figlio di Ulisse e della maga Circe[3], mentre un'altra leggenda del ciclo troiano indica della città un diverso fondatore: Ascanio, figlio di Enea. Anche se la scoperta di reperti archeologici risalenti all'età della pietra testimoniano la presenza dell'uomo fin da quella lontana epoca, certo è che le fonti storiche hanno accertato la fondazione della città vera e propria, chiamata Antium, durante la civiltà laziale.
Situata su quel promontorio che interrompe il piatto scorrere della costa laziale, agli inizi del primo millennio a sud di Roma, dalla foce del Tevere fino al Circeo, la città doveva a tale posizione la propria origine ed il proprio sviluppo.
Fin dalle origini notevole centro commerciale, in epoca pre-romana Antium si estendeva approssimativamente da Capo d'Anzio, nell'odierna Anzio, al fiume Loricina, oggi a Nettuno. Vi era un primo oppidum, chiamato Caenon (Cenone) [4] (con relativo porto), la cui localizzazione è ancora oggi oggetto di dibattito[5]; il porto fin dal periodo latino fungeva da arsenale navale, da foro per il mercato e da deposito per i viveri; fonte di ricchezza, da esso partivano le scorrerie piratesche per tutto il Mediterraneo[6]. Un "aggere", muro di difesa rafforzato da un terrapieno e completato da un fossato, a protezione della città, detto "vallo volsco" (iniziato dai Latini e poi migliorato dai Volsci, per cui l'espressione alternativa potrebbe essere "vallo latino-volsco") si estendeva per gran parte nel territorio dell'odierna Anzio (sull'altopiano delle "Vignacce", occupato dall'attuale zona di S. Teresa, e primo nucleo di Antium, meglio difendibile per le sue caratteristiche naturali - i resti dell'opera sono visibili lungo Via dell'oratorio di S. Rita[7]).
Antium, che nel periodo volsco osteggiò lungamente Roma, per lungo tempo fu la capitale dei Volsci Anziati (stanziati sulla costa tirrenica, e distinti dai Volsci Ecetrani, dell'entroterra); si pose alla guida di altre città divenute volsche e intraprese una belligeranza che vide numerosi episodi, tra cui il più noto è quello del patrizio Coriolano, il quale, esiliato presso gli Anziati, fu accolto dal nobile Attio Tullio e con lui organizzò la strategia di guerra contro Roma; il primo, ora comandante delle loro truppe volsche, tra il 489 a.C. e il 488 a.C. arrivò a minacciare seriamente l'Urbe, portando i Volsci ad arrivare al IV miglio della via Latina[8]. Ad Antium Coriolano fu poi ucciso, mentre si apprestava a difendere il proprio operato al Foro[9].
Nel 484 a.C., nel territorio antistante la città, i Volsci inflissero in battaglia una dura sconfitta alle legioni romane, condotte da Lucio Emilio Mamercino, costringendole ad una fuga notturna.[10].
Nel 469 a.C. i Romani conquistarono e distrussero la città volsca di Cenone (che, come detto, era emporio e porto di Antium)[11]. Nel 468 a.C., dopo aver perso la battaglia di Antium, gli Anziati si arresero ai Romani, che stabilirono un presidio armato in città[12]. L'anno seguente Roma fondò una colonia di diritto latino nel territorio di Antium[13], che in seguito, nel 459 a.C., assediò nuovamente e conquistò (dopo aver già preso Ardea e sottomesso i Rutuli, e dopo che i Volsci anziati coi coloni romani si erano ribellati al suo controllo)[14][15].
Nel 338 a.C. il console Lucio Furio Camillo, nel contesto delle guerra latina, guidava l'esercito contro gli Anziati, cui erano confederati i Lanuvini, i Veliterni e gli Aricini: assaliti all'improvviso presso il fiume Astura, li vinceva e mandava in rotta. Antium capitolava definitivamente[16]. Nello stesso anno, il console Gaio Menio Publio, fece poi installare i rostri bronzei delle più vecchie navi anziati nel Foro romano (che furono posti in esposizione permanente al basamento della tribuna, da allora in poi detta "rostra"); mentre con quelle pienamente operative, le migliori, si organizzò la prima militare militare romana.
Età romana
Antium, che era stata tra le prime colonie romane (fu dedotta come tale nel 338 a.C.[17]), ospitò, tra i romani più eminenti che vi costruirono molte ville in riva al mare, Cicerone e Mecenate; ma furono soprattutto gli imperatori della dinastia Giulio-Claudia ad avere frequenti contatti con la città marittima.
Agli inizi del I secolo a.C., durante la guerra civile tra il democratico Gaio Mario e l'aristocratico Lucio Cornelio Silla, gli anziati si erano schierati col secondo, e per questo la loro città aveva conosciuto serie devastazioni da parte dell'esercito mariano[18]; di conseguenza Antium aveva subito una battuta d'arreso nel suo sviluppo turistico.
Superata la crisi locale, la città riprese poi il ruolo di soggiorno marino, per poi conoscere il massimo sviluppo durante il periodo imperiale, fin da Augusto[19]. Anche Tiberio vi trascorreva brevi periodi di riposo, dopo le fatiche del governo. Ad Antium nacquero Nerone (15 dicembre dell'anno 37 d.C.[20]) che vi condusse una colonia militare [21], e, secondo Svetonio e Livio, Caligola (31 agosto dell'anno 12)[22], il quale vi sposò Lollia Paolina.
Pare che, meno di dieci anni dopo la morte di Nerone, avvenuta il 9 giugno dell'anno 68, Antium fosse caduta quasi tutta in rovina [23].
Imperatori come Tito, Vespasiano e Domiziano frequentarono la città; altri come Adriano[24], Settimio Severo e Commodo vi fecero costruire ancora, per poi, questi ultimi due, farla chiamare successivamente colonia Severiana e Commodiana[25].
Costruzioni
Almeno ai tempi di Strabone, la parte più importante della città di Antium si trovava forse sull'altura occupata oggi dalla Villa Bell'aspetto o Villa Borghese [26].
Secondo il Lugli: ...I confini del territorio anziate nell'età romana erano rappresentati ad est e a nord-est dal fiume Astura - che lo divideva dall'Agro Pontino e dalle città di Satricum e di Velitrae - fino alla località detta Guarda Passo, nella tenuta di Campomorto (oggi Campoverde); di qui dobbiamo tirare una linea fino al miglio 29 della via di Anzio, comprendendo entro il perimetro le selve di Padiglione e di Nettuno. Il fosso del Diavolo, che sbocca in mare alla Torre S. Lorenzo formava forse il confine settentrionale fra Anzio e Ardea... [27]. Quindi la città, destinata allo svago e al riposo dei nobili romani[28] si sarebbe estesa su tutto il territorio ora occupato dalle due cittadine di Nettuno e di Anzio, se non anche oltre:
- Cicerone ebbe una villa con biblioteca (tornato poi dall'esilio, riorganizzò i resti delle sue biblioteche, per metterli in un posto sicuro) ove spesso si recava, quando non nell'altra di Astura[29][30].
- Secondo Pirro Ligorio, come scrive Calcedonio Soffredini, Caio Cilnio Mecenate possedeva una villa a sei miglia da Antium, presso le acque Caldane, ove innalzò una statua ad Augusto come protettore della fonte[31][32].
- Nerone vi fece costruire dei palazzi, tra cui la sua villa sul mare [33], nonché templi e circhi [34], oltre che il porto [35] (di cui ancora oggi si vedono i resti, ad ovest di Capo d'Anzio [36]), e vi organizzò feste e giochi.
- Adriano vi edificò invece depositi di grano per gli eserciti, numerosi altri palazzi ed una biblioteca.
- Secondo gli storici, molti nobili romani avevano le loro ville nei pressi del fiume Loracina, oggi Loricina (che scorre a levante del borgo nettunese), nei cui dintorni infatti sono stati trovati molti reperti archeologici. Tito Livio scrisse che il pretore romano Caio Lucrezio, nell'anno di Roma 583, si fece costruire una villa nei pressi del fiume detto Loracina, ove vi sarebbe stato un acquedotto.[37][38][39].
- Il questore di Antium Lucio Verazio Afro, secondo una tesi, avrebbe invece abitato nell'antica zona che nel 1877 era certamente chiamata San Biagio[40].
- Pare che l'intera città di Nettuno sia attraversata da una grande rete di gallerie sotterranee, che dovrebbero essere che le rovine nettunesi dell'antica Antium (e che, altresì, sono state utilizzate dai soldati americani durante lo sbarco di Anzio e Nettuno).
- Cippi di legionari romani appartenenti alla XII Legione anziate, come risultava dalle loro iscrizioni, erano stati rinvenuti sotto la gradinata della Chiesa di San Giovanni, durante gli scavi del 1937.
- Opere d'arte come la La Fanciulla di Anzio, Il Gladiatore Borghese, oggi al Louvre, e l'Apollo del Belvedere, conservato in Vaticano, furono tutte rinvenute in dimore patrizie dell'antica Antium[41].
- Il teatro romano, le cui rovine si trovano nel luogo del cosiddetto Arco Muto.
Principali templi
Antium aveva molti templi dedicati alle divinità della mitologia romana:
- Il tempio della Dea Fortuna[42], secondo molti storici, sorgeva nell'area della Chiesa di San Francesco, a Nettuno, e le sue vestigia si troverebbero al di sotto di essa [43];
- Il tempio di Ercole, le cui rovine si troverebbero al di sotto dell'attuale Forte San Gallo, dove nel 1863 fu rinvenuta una statua di questo dio, la cui gamba fu trovata più a ponente;
- Due templi del Dio Nettuno, uno dei quali fatto erigere da Nerone, e le cui rovine sarebbero sotto l'attuale chiesa di San Giovanni, nel Borgo medievale[44][45] (che secondo alcuni storici era l'antico quartiere Cenone[46]);
- Il tempio di Esculapio e di Apollo, del quale fu rinvenuta una statua in ottime condizioni [47];
- Il tempio di Venere doveva trovarsi oltre le cosiddette Grotte di Nerone, nell'odierna Anzio;
Strade
- L'antica strada che univa Roma ad Antium era la via Romana, la quale finiva il suo percorso tra le vecchie mura dell'attuale Nettuno.
Età tardo-antica
Seguì la decadenza dei nuclei abitativi a partire già dal III secolo d.C. e lo sviluppo della comunità cristiana con sede vescovile, a cui vennero devoluti l'amministrazione e l'approvvigionamento annonario.[48]
Distruzione di Antium
Il porto neroniano era certamente ancora agibile fino al 536, se Procopio di Cesarea scriveva che alcune navi vi erano approdate per mandare viveri a Roma assediata dai Goti[49].
All'inizio del VI secolo d.C. secolo l'antica città, fra molte altre, fu oggetto di saccheggio e distrutta dai Goti, che seminavano morte e distruzione per il Lazio[50].
Il "castello di Nettuno" avrebbe ereditato la storia dell'antica Antium: l'antico porto era stato abbandonato, e gli anziati sopravvissuti si erano spostati in un piccolo gruppo di case intorno al tempio del Dio Nettuno, che, dopo poco tempo, sarebbe diventato l'attuale borgo medievale di Nettuno [51].
A tal riguardo, è importante citare il Lugli: ..Anzio, come tutte le città marinare della costa tirrenica, fu soggetta all'inizio del Medioevo alle incursioni dei pirati e dei Saraceni, per cui il porto (neroniano) fu danneggiato e la città abbandonata, e nel vasto territorio rimasero soltanto una domusculta (Lib . Pont., ediz, Duchesne, I, p. 435) e una torre di segnalazione. [...] Nell'età papale la popolazione si era spostata di un paio di chilometri più a sud, intorno al castello di Nettuno, situato in località meglio difensibile dal mare, e la nuova città aveva assunto la eredità di Anzio...[52].
Il nome di Antium riaffiorò dall'oblio solo nel 1827, con la nascita del Comune di Nettuno e del Porto d'Anzio. Nel 1857, papa Pio IX istituì il Comune di Anzio, cedendogli circa 1/3 di Nettuno.
Nel Medioevo il borgo fu quindi ciò che rimase della vecchia Antium. Molte iscrizioni marmoree ritrovate recitano Neptunum olim Antium ossia "Nettuno una volta Antium", oppure Neptuno in Antium. Infatti i sopravvissuti non fecero altro che cambiare il nome della città da Antium a Nettuno, probabilmente in onore del Dio Nettuno. I nettunesi avevano la consapevolezza di far parte di quel territorio una volta chiamato Antium, e ci tenevano a chiamarsi Nettunesi Antiatis, per differenziarsi da tutti coloro che giunsero da altre località.
Note
- ^ Antonio Nibby, Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma, Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1848, Vol. II; Giuseppe Tomassetti, La Campagna romana antica, medioevale e moderna, a cura di L. Chiumenti e F. Bilancia, Firenze, Olschki, 1979-’80, vol II; Brandizzi Vittucci Paola, Antium. Anzio e Nettuno in epoca romana, Bardi Editore, Roma, 2000, ISBN 88-85699-83-9; Giuseppe Lugli, Saggio sulla topografia dell'antica Antium, Roma, RIASA 7 (1940) 153-188.
- ^ Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 57.
- ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I, 63.
- ^ Livio e Dionigi di Alicarnasso chiamavano il porto col nome di Caenon (Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, IX, 56; Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, II, 63).
- ^ Per alcuni studiosi, tra cui Giuseppe Tomassetti e Brandizzi Vittucci Paola, il Cenone si trovava nei pressi del fiume Loricina; per altri, come Antonio Nibby e Giuseppe Lugli, era invece situato nel luogo poi occupato dal porto neroniano, o nelle sue immediate vicinanze.
- ^ In passato Antium era stata una località dove si raccoglievano numerose imbarcazioni, da cui partivano incursioni di pirateria (Strabone, Geografia, V, 3,5).
- ^ La tesi di Brandizzi Vittucci Paola (Op.cit.) sostiene in effetti che l'insediamento con vallum e necropoli, cioè a dire l'oppidum protostorico e la prima colonia latina (467 a.C.) sono ubicabili nel sito di Anzio odierna (Colle delle Vignacce)
- ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, VIII, 1-36.
- ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, VIII, 58.
- ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, VIII, 83-85.
- ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, IX, 56.
- ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, IX, 57-58.
- ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, III, 1.
- ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, III, 22.
- ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, X, 21.
- ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, VIII, 13.
- ^ In virtù di una politica di integrazione, inviati già ad Antium circa trecento coloni, Roma concesse agli anziati superstiti (tra quelli non ridotti in schiavitù né uccisi) la cittadinanza e, per rispondere alle loro richieste, il senato gli accordò la concessione di "patroni" al fine di riorganizzare le leggi della nuova colonia (Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, IX, 12). In tal modo, Roma si valse dell'esperienza cantieristica anziate, per creare una valida flotta in grado di primeggiare nel Mediterraneo.
- ^ Appiano, Historia romana, De bellis civilibus, Liber I.
- ^ Svetonio, De vita Caesarum libri VIII (testo latino), II, 58.
- ^ Tacito, Annales, XV, 23; durante l'incendio di Roma del 64 d.c., Nerone, si trovava ad Antium (Tacito, Annales, XV, 38, 42).
- ^ Tacito, Annales, XIV, 27
- ^ “[...] tanto più che Antium fu, tra tutti, il luogo e il ritiro da lui preferito, proprio come si predilige il luogo della propria nascita. Si dice persino che, annoiato dell’Urbe, abbia pensato di trasferirvi la sede dell’Impero” (Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, IV, 8); Svetonio, De vita Caesarum libri VIII (testo latino), IV.
- ^ "..Dopo l'epoca di Nerone niuna notizia ci resta più di Anzio, che meriti di essere menzionata..." (Antonio Nibby, Viaggio antiquario ne' contorni di Roma di Antonio Nibby membro ordinario dell'Accademia Romana di Archeologia. Roma, Vincenzo Poggioli stampatore camerale, 1819, Tomo II che contiene il viaggio a Frascati, Tusculo, Algido, Grottaferrata, alla Valle Ferentina, al Lago Albano, ad Alba, Aricia, Nemi, Lanuvio, Cora, Anzio, Lavinio, Ardea, Ostia, Laurento, e Porto, p. 232)
- ^ Adriano ebbe un'illustre regia ad Antium (Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, cap. 8
- ^ Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, libb. VIII
- ^ "...Tutto il tratto però fra Anzio, e Nettuno dovea essere occupato dall'antica città (Antium), come dalle rovine apparisce. Anzi da questa parte (a Nettuno) esister dovea l'antica città a' tempi di Strabone, che la dice posta sopra rupi (Antonio Nibby, Op. cit, pp. 235-236).
- ^ Giuseppe Lugli, Op. cit., p. 154
- ^ Strabone, Geografia, V, 3, 5
- ^ Cicerone, Epistulae Ad Atticum, II, 3, 6; IV, 8; XII, 19; XIII, 26, ecc.
- ^ Astura (che dall’età romana rappresentava il prolungamento e il confine orientale della colonia di Antium) fu il luogo in cui si consumarono le ultime fasi dell'inutile fuga di Cicerone da Antonio, come riporta Plutarco in Cicerone, 47, 1-7.
- ^ Calcedonio Soffredini, Storia di Anzio, Satrico, Astura e Nettuno, Roma, Tipografia della pace, 1879, p.34.
- ^ Giuseppe Lugli interpreta le sei miglia da Antium orientate verso Tor S. Lorenzo (Giuseppe Lugli, Op. cit.)
- ^ Non può tuttavia essere identificata con certezza, sebbene venga generalmente posta nei pressi del cosiddetto Arco Muto, dove tuttora si trovano le rovine di un teatro. La dimora dell'imperatore si estendeva sul Capo d'Anzio lungo una fascia costiera di circa ottocento metri e venne edificata sul sito di una precedente villa dove Augusto aveva ricevuto una delegazione da Roma per essere acclamato Pater Patriae. Nerone volle erigere una villa degna, per dimensioni e magnificenza, del suo status di imperatore. Dopo la morte di Nerone tutti i Cesari romani la utilizzarono fino alla Dinastia dei Severi. Del famoso tempio della Dea Fortuna, che molti storici studiosi del litorale laziale sostengono si trovi nell'attuale territorio di Nettuno, e citato da Orazio nelle Odi, non rimane traccia.
- ^ In uno di quei circhi anziati Nerone fece un ingresso trionfale e ricevette gli applausi dal pubblico, allorché tornò dalla Grecia vincitore dei giochi olimpici (Svetonio, De vita Caesarum libri VIII (testo latino), VI, 25).
- ^ Svetonio giudicava il porto neroniano un'opera sontuosissima (Svetonio, De vita Caesarum libri VIII (testo latino), VI, 9)
- ^ ".. la periferia dell'antico porto fabbricatovi da Nerone [...] ad occidente del porto moderno.."(Antonio Nibby, Op.cit., p. 233).
- ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, XLIII, 4, 6
- ^ "...Abbiamo notizia delle seguenti ville: del pretore Caio Lucrezio, nella prima metà del II secolo a.C., lo stesso che spese 130.000 sesterzi ex manubiis per condurre l'acqua potabile ad Anzio dal fosso di Loracina (LIV., XLIII, 4, 6-7)..." (Giuseppe Lugli, Op. cit., pp. 153-154).
- ^ Vi sarebbero notizie su resti di acquedotto, localizzato a Nettuno, la cui captazione ex flumine Loracinae era indicata da Tito Livio (XLIII, 4, 6) al 170 a.C., e che forse era stato un'opera pubblica (Brandizzi Vittucci Paola, Op. cit.).
- ^ "..... Nell'Ottobre del 1877, sotto una piccola chiesa antica dedicata a S. Biagio, a breve distanza da Nettuno, si ritrovò un sepolcreto, e in questo due lapidi con iscrizioni latine, nonché il frammento di una terza. La prima, bene incisa e dei migliori secoli dell'impero, è la seguente: L • VERATIO C • F • QVI • AFRO FORO • IVLI ' VETERANO ■ DECVRIONI QVAEST0R ANTI L ■ MVNATIVS • SABINVS SPECVL. C MAMILIVS • NAVS COH * VII PR. N NAEVIVS • RVFVS COH ■ VI ■ VIG. L * VERATIVS • CERTVS LEG. HAEREDES IN • FRONTE • P • XX • IN • AGRO • P • XX .... " Tali iscrizioni, come riferisce Calcedonio Soffredini (Op. cit., p. 182) furono riportate dall'archeologo Mariano Armellini (Cronachetta mensile fase. XII. Dicembre 1877 e fase. III. Marzo 1878. pag. 182).
- ^ Antonio Nibby, Op.cit., p. 234.
- ^ Il celebre tempio era dedicato alla Fortuna Anziate (che si contendeva la fama con la Fortuna di Palestrina), caratterizzata dalla duplice forma di divinità della buona e cattiva sorte, ed invocata da Orazio: “O diva gratum quae regis Antium” (Orazio, I, Ode XXXV).
- ^ Giuseppe Tomassetti (Op. cit.) indicava però il sito del tempio nell'attuale Villa Albani; ma veniva contraddetto da Giuseppe Lugli, che si dimostrava incerto riguardo alla vera collocazione.
- ^ Nel Borgo medievale era stata rinvenuta una lapide, riferita da Raffaele Fabretti (Inscriptionum antiquarum quae in aedibus paternis asservantur explicatio et additamentum, Biblioteca pubblica di Lione, 1699, pag. 405) e da Giuseppe Rocco Volpi (Vetus Latium Profanum et sacrum, 1726-45, Lib. IV. eap. IV. pagg. 91-92): NEPTVNO . REDVCI SACRVM Q . MANILIVS . Q . F . PAL. VI . VIR . AVGVSTALIS . ET . FLAM . TITIAL. VOTVM . SOLVIT . LIBENS . MERITO.
- ^ Peraltro, Antonio Nibby decisamente afferma che: "..Nello sbarcare a Nettuno si veggono dentro il mare le sostruzioni del tempio di Nettuno...." (Antonio Nibby, Op. cit., p. 236)
- ^ Secondo la tesi di Brandizzi Vittucci Paola (Op. cit., pp. 124-128) gli assi principali dell'assetto viario che collegava la colonia romana di Antium (costituita nel 338 a.C.) con altre città laziali convergono appena a nord dell'attuale borgo medievale di Nettuno. Che il sito affondi le sue radici nell'antichità, sarebbe provato dall'impianto ortogonale delle strade al di fuori del perimetro della cinta medievale del borgo, e da un importante cippo di confine riportante un lunga iscrizione, rinvenuto di recente, che rappresenterebbe una solida controprova di opere di centuriazione conosciute grazie alle fonti. Sempre secondo la Brandizzi Vittucci, anche la toponomastica più antica andrebbe a sostegno dell'ipotesi, essendo l'attuale piazza Mazzini invariabilmente denominata nella cartografia storica con il nome "Piazza dei Pozzi di grano"; il toponimo va collegato con le numerose allusioni alla produzione cerealicola di Antium (Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, IV, 56, 6; VI, 3, 5-8.)
- ^ Secondo una tesi, proposta, fra gli altri, da Calcedonio Soffredini: "...Il tempio di Esculapio e di Apollo doveva sorgere nelle vicinanze del presente Nettuno ove era il Cenone, porto anziate in cui dovette approdare il naviglio venuto dalla Grecia, e sarebbe provato dalla [...] iscrizione rinvenuta presso questo tempio […] nella quale [...] è accennato il foro pel mercato dei buoi e dell'erbe, e i pozzi granai che esistevano nel Cenone (antico porto anziate), i quali essendo sotterra, tuttora si riconoscono colla loro superficie circolare innanzi l' antico castello di Nettuno nella piazza grande chiamata perciò dei Pozzi, ora della Indipendenza, cancellando così una memoria storica...." (Calcedonio Soffredini, Op. cit., pp. 64 - 65)
- ^ Brandizzi Vittucci Paola, Op. cit.
- ^ Procopio di Cesarea, De Bello Gothico, I, Capo 26.
- ^ Il Papa Gregorio I così descriveva: "Dovunque vediamo lutti, dovunque ascoltiamo gemiti: sono distrutte le città, abbattuti i castelli, devastate le campagne e la terra è ridotta a deserto. Da ogni parte siamo circondati di spade, da ogni parte ci si para davanti il pericolo di morte... Ahi, non mi regge più l'animo a parlarne".
- ^ Secondo Paola Brandizzi Vittuci, ad Antium, accanto alla civitas tardo-antica, sorgeva nel VI secolo il borgo fortificato (Brandizzi Vittucci Paola, Op. cit.).
- ^ Giuseppe Lugli, Op. cit., pp. 154-155.
Bibliografia
- Raffaele Fabretti, Inscriptionum antiquarum quae in aedibus paternis asservantur explicatio et additamentum, Biblioteca pubblica di Lione, 1699 (in rete )
- Antonio Nibby, Viaggio antiquario ne' contorni di Roma di Antonio Nibby membro ordinario dell'Accademia Romana di Archeologia. Roma, Vincenzo Poggioli stampatore camerale, 1819, Tomo II che contiene il viaggio a Frascati, Tusculo, Algido, Grottaferrata, alla Valle Ferentina, al Lago Albano, ad Alba, Aricia, Nemi, Lanuvio, Cora, Anzio, Lavinio, Ardea, Ostia, Laurento, e Porto (in rete )
- Antonio Nibby, Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma, Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1848, Vol. II.
- Calcedonio Soffredini, Storia di Anzio, Satrico, Astura e Nettuno, Roma, Tipografia della pace, 1879.
- Giuseppe Lugli, Saggio sulla topografia dell'antica Antium, Roma, RIASA 7 (1940) 153-188.
- Giuseppe Tomassetti, La Campagna romana antica, medioevale e moderna, a cura di L. Chiumenti e F. Bilancia, Firenze, Olschki, 1979-’80, vol II.
- Brandizzi Vittucci Paola, Antium. Anzio e Nettuno in epoca romana, Bardi Editore, Roma, 2000. ISBN 88-85699-83-9 (in rete )