Lingua latina
Latino (Lingua Latina) | |
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Parlato in: | Città del Vaticano |
Persone: | nessuno |
Classifica: | non classificato |
Famiglie linguistiche: | Lingue indoeuropee Italiche |
Lingua ufficiale | |
Paesi: | Città del Vaticano |
Regolata da: | Chiesa Cattolica Romana |
Classificazione | |
ISO 639-1: | la |
ISO 639-2: | lat |
SIL: | LTN |
Wikipedia dispone di un'edizione in lingua latina (la.wikipedia.org)
Il latino affonda le proprie radici nel dialetto italico parlato a Roma, nel Lazio. C'era allora per lo meno un'altra isola linguistica dove si parlava un idioma della stessa sottofamiglia del latino: Falerii dove si parlava il falisco. Secondo recenti teorie anche il venetico, la lingua della cultura cosiddetta paleoveneta sarebbe da attribuire allo stesso sottogruppo del latino-falisco delle lingue italiche, ma la questione non è condivisa da tutti. Ottenne grande importanza in quanto lingua ufficiale dell'Impero Romano. Tutte le lingue neolatine discendono dal latino, e molte parole si trovano anche in altre lingue moderne, come l'inglese; si dice addirittura che l'80% delle parole inglesi derivino dal latino (spesso tramite il francese). Inoltre, nel mondo occidentale, il latino è stato una lingua franca, la lingua studiata per affari di scienza e politica, per più di un millennio, finché non è stato rimpiazzato dal francese, nel XVII secolo, e dall'inglese nel tardo XIX secolo. Il latino ecclesiastico, formalmente rimane la lingua della Chiesa Cattolica Romana ancora oggi, cosa che lo rende lingua ufficiale di Città del Vaticano. La Chiesa ha usato il latino come lingua liturgica fino al Concilio Vaticano Secondo. Inoltre il latino è ancora usato (in una forma vicina al Greco) per dare i nomi usati nelle classificazioni scientifiche degli esseri viventi.
Le origini
Poco o nulla si sa su come venisse pronunciato e quale morfologia avesse il latino arcaico. I testi letterari più antichi sono quelli di Livio Andronico, Nevio e Ennio, tutti risalenti al III secolo a.C., databili circa cinque secoli dopo la mitologica fondazione di Roma (secondo Varrone avvenuta nel 754 a.C.).
Il latino classico
Con le lotte interne alla repubblica incominciarono a formarsi gli oratori che trascrissero le loro orazioni: come la "Pro Archia poeta" di Marco Tullio Cicerone, che fu anche uomo politico (era lui console quando ci fu la congiura di Catilina) e filosofo di valore. La scrittura non era sconosciuta neppure ai "rudi" condottieri come Gaio Giulio Cesare che scrisse due opere ancora studiate e apprezzate: La guerra gallica (Commentarii de bello gallico) e La guerra civile (Commentarii de bello ciuili). Piano piano venne a formarsi anche una classe di poeti importanti, alternativa a quella greca che allora veniva considerata insuperabile: Gaio Valerio Catullo eccelse nella poesia d'amore, Virgilio nell'epica e Orazio nelle satire e nella poesia lirica.
Il periodo classico della lingua latina è ben conosciuto: il latino è una lingua di tipo fondamentalmente SOV (a differenza degli idiomi continuatori) con cinque declinazioni e quattro coniugazioni verbali. La declinazione dei nomi ha sei casi, tre diretti (nominativo, accusativo, vocativo) e tre indiretti (genitivo, dativo, ablativo). Rispetto all'indoeuropeo ha perso il locativo (che sopravvive in poche formule) e lo strumentale (completamente perso). Anche il modo verbale ottativo si perse e così pure la diatesi media (sopravvissuta parzialmente in quei verbi detti deponenti) e il duale. Inoltre nel latino il concetto d'aspetto non aveva grande importanza: sia l'aoristo che il perfetto indoeuropei si fusero in un unico tempo, chiamato dai grammatici latini perfectum. Invece venne conservato l'originario sistema di tre generi: maschile, femminile e neutro.
Il latino usava una grafia derivata da un alfabeto greco occidentale, forse per tramite etrusco. Queste erano le lettere: A B C D E F (G) H I K L M N O P Q R S T V X (Y) (Z)
La lettera G inizialmente non esisteva in latino: una piccola conseguenza di questa assenza era rimasta anche nel periodo classico nelle abbreviazioni "C." per Gaius e "Cn." per Gnaeus. Il G latino venne creato modificando il segno C. Le ultime due lettere vennero aggiunte per trascrivere i grecismi che contenevano i fonemi /y/ e /z/, inesistenti nel latino classico. Il latino non aveva le minuscole che comparvero assai tardi, né aveva J e U, che risalgono al Medioevo e vennero introdotte in modo sistematico da Pierre de la Ramée.
Questo era il sistema fonologico del latino classico (tra parentesi quadre gli allofoni) in SAMPA:
Vocali
i: | y: | u: | |||
I | Y | [1] | U | ||
e: | o: | ||||
E | 6 | O | |||
a: |
Nota: [1] è il sonus medius, pronunciato probabilmente come la y russa, che dà conto di oscillazioni come lubet/libet.
Dittonghi
ae [6E]
oe [OE]
au [6U]
ui [UI]
ei [EI]
eu [EU]
yi [YI] (solo in grecismi)
In latino classico non ci sono veri e propri dittonghi formati da una vocale asillabica ("semivocale") e una vocale sillabica (con la possibilità d'ïato), come in italiano e spagnolo. Essi sono tutti del tipo "vocale lunga modulata", come in inglese e greco attico. Tuttavia in alcune posizioni si possono avere nei registri più bassi dittonghi di tipo semivocalico anche in latino: è il caso delle cosiddette "vocali in ïato" che nelle lingue romanze hanno dato origini a consonanti palatali (inesistenti in latino classico): per esempio -eum in oleum e ium in basium. Non è probabilmente il caso di abietem (quadrisillabo in latino) che in metrica appare talvolta come trisllabo con lo jod però che costituisce l'attacco della seconda sillaba, chiudendo la prima sillaba e rendendola lunga: quindi ab-je-te(m) e non *a-bie-te(m) come avverrebbe nei dittonghi semivocalici.
Consonanti
Bilabiale | Labiodentale | Dentale | Alveolare | Postalveolare | Palatale | Velare | Labiovelare | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Nasali | m | [M] | [n] | n | [N] | |||
Occlusive | p b | t d | k g | [k_w] [g_w] | ||||
Fricative | f | s (z) | ||||||
Vibranti | r | |||||||
Vibrati | 4 | |||||||
Laterali | l | [5] | ||||||
Approssimanti | j | w |
Note: le labiovelari sono /kw/ e /gw/ ma realizzate spesso con un unico fono [k_w] e [g_w] con componente sia velare che labiale. [5] è una consonsnte laterale velare che compare in determinate posizioni. Le nasali hanno il punto di articolazione omorganico alla consonante successiva.
Il latino imperiale e tardo
Il latino divenne importante come lingua ufficiale dell'Impero romano, usato come lingua franca in particolare nella sua parte occidentale. In quella orientale, il greco ebbe sempre maggior rilievo, tanto da diventare la lingua ufficiale dell'Impero bizantino, o "Impero romano d'oriente", che durerà fino al 1459. Anche in epoca imperiale si ebbero scrittori importanti: Quintiliano, Petronio, Publio Ovidio Nasone, Svetonio, Lucano, Stazio, Tito Livio. In epoca tarda la produzione si divide tra pagani e cristiani: tra i primi si ricordano pochi nomi, tra i quali il più importante è forse Apuleio. Tra i secondi emergono le prime grandi figure di Padri della Chiesa come Tertulliano, Ambrogio, Gerolamo e, soprattutto, Agostino. Acquista sempre più importanza il latino volgare, la lingua parlata che diventerà la base delle odierne lingue derivate dal latino.
Il latino medievale e umanistico
Caduto l'impero, il latino venne ancora usato soprattutto nella liturgia della Chiesa cattolica. In questo periodo il latino volgare incominciò a differenziarsi dando origine prima al protoromanzo e poi alle prime fasi di quelle che sono le attuali Lingue romanze (fra cui anche l'italiano). Dopo il Mille nacquero le università (per prima quella di Bologna) e l'insegnamento, per persone che giungevano da tutta l'Europa, era rigorosamente in latino: un latino certo che non poteva più dirsi la lingua di Cicerone o Orazio ma pur sempre latino era. Durante l'umanesimo il latino divenne oggetto di studi approfonditissimi che segnano di fatto la nascita della disciplina chiamata filologia classica. Si ricordino Poggio Bracciolini, Lorenzo Valla, Marsilio Ficino e Coluccio Salutati. In latino scrissero anche i primi scienziati dell'era moderna come Copernico e Isaac Newton (Galileo però preferì l'italiano) fino almeno al XVIII secolo, quando il ruolo di lingua franca universale venne preso dal francese prima e dall'inglese poi.
Il latino oggi
Il latino è a tutt'oggi materia di studio nei licei classici e scientifici italiani. Esiste una radio in Finlandia che trasmette in latino tutto il giorno. Il latino è ancora lingua ufficiale della Santa Sede, benché lo Stato della Città del Vaticano utilizzi come lingua ufficiale l'italiano. Esistono proproste di renderla lingua ufficiale per scopi amministrativi dell'Unione europea, in modo da non scegliere una lingua che non sia ufficiale di qualche Stato membro (a tutt'oggi, informalmente, l'inglese è la lingua franca di tutta l'Europa, perlomeno nella sua parte centro-occidentale). I motti ufficiali dell'Unione europea e degli Stati Uniti d'America sono in latino: rispettivamente In varietate concordia e E pluribus unum. La Svizzera, per evitare "preferenze" tra le sue tre lingue ufficiali (e le sue quattro lingue "nazionali") è ancora chiamata ufficialmente Confœderatio Helvetica (o Helvetia), sebbene il latino in questo caso non sia utilizzato a scopi ammistrativi.