Djembe
Lo djembe (trascritto anche come djembè, djembé, jenbe, jembe, djimbe e secondo altre varianti) è un tamburo a calice originario dell'Africa Occidentale e oggi diffuso in tutto il mondo.


Struttura
Gli djembe sono tamburi di grandi dimensioni, in genere intorno ai 30 cm di diametro e 60 cm di altezza (ma ci sono ampi margini di variabilità). Il corpo, cavo, ha una tipica forma a calice. La membrana, tradizionalmente, è in pelle di capra.
Suono e tecnica
Lo djembe si distingue fra i membranofoni per una gamma di toni particolarmente ampia, che ne consente l'uso come strumento solista e melodico oltre che ritmico. Questa varietà tonale dipende dalla particolare forma a calice, dal tipo di legni usati, dalle incisioni interne alla cassa armonica, e dal tipo di pelle usata per la membrana.
Per riprodurre tutti i toni possibili occorre una certa pratica; sono rilevanti sia la posizione in cui si colpisce la membrana quanto il fatto che il colpo sia "concentrato" (come quello che si ottiene tenendo le dita unite e rigide) o "disperso" (come quello che si ottiene colpendo con la mano e le dita rilassate). Il passaggio dal colpo concentrato a quello disperso corrisponde a un passaggio da toni più bassi a toni più alti; una simile differenza vale fra un colpo dato al centro della membrana a uno dato in prossimità dei bordi. I suonatori principianti tendono a cambiare tono spostando le mani, mentre i professionisti privilegiano in genere le variazioni nel tocco.
Storia dello strumento
Le origini dello strumento sono certamente molto antiche; una delle ipotesi più diffuse è che lo strumento provenga dalla regione di Wosolo (oggi nel Mali), dove sarebbe stato inventato dall'etnia Bamana circa 3000 anni fa.[1]
Si ritiene che lo djembe si sia diffuso in Africa Occidentale intorno al primo millennio d.C., probabilmente a opere dei Numu, una classe di fabbri delle etnie Mandinka e Susu. Nonostante la relazione dello strumento con una particolare classe, tuttavia, in Africa la pratica di suonare lo djembe non viene considerata un privilegio ereditario (come avviene per altri strumenti, per esempio quelli tipici dei griot).
Durante il colonialismo, i francesi diedero un contributo fondamentale allo studio e alla diffusione dello djembe in Europa e nel mondo. La stessa scrittura djembe, con il dj iniziale, è riflesso del retaggio francese; era infatti una traslitterazione in francese della "g" dolce ("giambé"). Nel periodo postcoloniale diverse autorità locali hanno proposto nuove traslitterazioni ufficiali basate su standard internazionali di trascrizione fonetica, ma la scrittura alla francese rimane tuttora predominante.[2]