Alberto Franceschini
Alberto Franceschini (Reggio nell'Emilia, 26 ottobre 1947) è un ex terrorista italiano, uno dei fondatori ed esponente di spicco delle Brigate Rosse, assieme a Renato Curcio, Margherita Cagol e Mario Moretti. Franceschini fu uno dei brigatisti che ricusarono la propria adesione agli ideali del movimento e usufruirono di cospicui sgravi di pena come dissociati.

Biografia
Nasce da una famiglia di tradizione comunista. Il padre Carlo fu arrestato per attività antifascista durante il ventennio, il nonno fu, nel 1921, uno dei fondatori del Partito Comunista d'Italia; entrambi parteciparono alla resistenza contro il fascismo. Questa sua origine familiare facilita la sua entrata in politica. Entra in politica giovanissimo nelle file della FGCI, da cui fu deluso a seguito degli scontri con il servizio d'ordine del PCI in una manifestazione nel 1969 contro la base NATO di Miramare di Rimini. Dopo una serie di ulteriori incomprensioni si dimise dal partito. In seguito fondò a Reggio Emilia il CPOS, Collettivo Politico Operai Studenti, gruppo a cui appartengono anche i futuri brigatisti rossi Lauro Azzolini, Fabrizio Pelli, Franco Bonisoli e Prospero Gallinari.
Il gruppo ebbe contatti con il gruppo milanese che ruotava attorno a Renato Curcio, e nel 1970 crearono un gruppo congiunto denominato "Sinistra Proletaria". Nel novembre 1969 partecipa al convegno di Chiavari. Stando a quanto riportato da Giorgio Galli,[1] all'Hotel Stella Maris di Chiavari, di proprietà di un istituto religioso, si riunirono una settantina di appartenenti al Collettivo politico metropolitano di Milano. Tra di loro ci sono molti di coloro che - nell'anno successivo - fondano le Brigate Rosse. L'anno successivo, agosto 1970, si tiene il Convegno di Pecorile nel quale fu deciso il passaggio alla lotta armata.
La lotta armata
Nel febbraio del 1971 non si presentò al servizio militare di leva e iniziò la clandestinità: fu il primo brigatista ufficialmente latitante. A Milano, nel 1970, aderisce alla lotta armata e fonda con Renato Curcio le BR, divenendone uno dei leader. Partecipò al rapimento e sequestro del giudice Mario Sossi, sequestrato a Genova il 18 aprile 1974 e rilasciato a Milano il 23 maggio dello stesso anno. Probabilmente fu l'opposizione di Franceschini ad un epilogo violento (mentre gli altri brigatisti, specie Mario Moretti, presero in considerazione l'idea di ucciderlo, dopo una votazione) a salvare la vita di Sossi.[2] Il giudice ha recentemente rifiutato di incontrarsi con lui pubblicamente, benché disponibile ad un incontro privato.[3]
Il 17 giugno del 1974, le BR assassinarono nella sede del Movimento Sociale Italiano in via Zabarella a Padova, Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola.
Nel settembre dello stesso anno è arrestato a Pinerolo assieme a Renato Curcio in seguito ad una iniziativa di Silvano Girotto, detto "Frate Mitra", che per ragioni ideologiche aveva deciso di servirsi dei carabinieri per fermare le Brigate Rosse. All'arresto sfugge Mario Moretti, l'altro membro della "direzione strategica", che diventerà il capo delle Br. Franceschini viene condannato a oltre sessant'anni di carcere per costituzione di banda armata, sequestro, oltraggio e rivolta carceraria.
Nel 1983, dopo aver rivendicato dal carcere anche il delitto Moro, si dissocia infine dalla lotta armata senza avere a carico reati di omicidio. Pur non rinnegando la sua militanza, negli anni seguenti prenderà completamente le distanze dalla violenza politica, esprimendo un pentimento che verrà giudicato "sincero", seguito da una conversione religiosa.[4] Nel 1987 gli vengono concessi i primi permessi premio e poi la libertà condizionale; deve risiedere nel proprio domicilio, ma è autorizzato a ricevere visite, tra cui quella del vecchio amico di gioventù Pierangelo Bertoli.[5][4]
Lascia il carcere definitivamente nel 1992, dopo 18 anni di reclusione e da allora lavora a Roma presso l'Arci. Ha avuto una audizione presso la "Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi". Sui fatti avvenuti fino al suo arresto ha parlato per conoscenza diretta, sui fatti avvenuti successivamente ha parlato come persona informata e per induzione.
Nel 2002 Silvano Girotto che l'aveva fatto arrestare nel 1974 a Pinerolo assieme a Renato Curcio, gli chiede un incontro per riconsiderare in modo sereno quanto era avvenuto quasi trent'anni prima. Franceschini accetta ed allaccia da allora rapporti amichevoli con l'ex nemico acerrimo.
Un'intervista realizzata per Studio Aperto nel marzo del 2007 in via Fani nel luogo del rapimento di Aldo Moro e dell'uccisione della sua scorta ha provocato diverse polemiche, tra cui un intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.[6]
Opere
- Mara Renato e io. Storia dei fondatori delle BR, con Pier Vittorio Buffa e Franco Giustolisi, Milano, A. Mondadori, 1988. ISBN 88-04-30567-3.
- La borsa del Presidente. Ritorno agli anni di piombo, con Anna Samueli, Roma, Ediesse, 1997. ISBN 88-230-0271-0.
- Che cosa sono le BR. Le radici, la nascita, la storia, il presente, con Giovanni Fasanella, Milano, BUR, 2004. ISBN 88-17-00234-8.
Note
- ^ Giorgio Galli "Storia del Partito Armato" (Edizioni CDE, Milano, 1986)
- ^ Cfr. anche Intervista a Sergio Zavoli, per l'episodio "Il sequestro Sossi" de La notte della Repubblica
- ^ Sossi e Franceschini apertura dopo il gelo 'Ma voglio la resa'
- ^ a b 'SONO SOLO ASSASSINI'
- ^ Fotografia postata da Alberto Bertoli, ritraente il cantante assieme a Franceschini
- ^ Ex br in tv, chiedo rispetto per le vittime del terrorismo, su repubblica.it, larepubblica.it, 13.03.2007. URL consultato il 19.12.2008.
Bibliografia
- Vincenzo Tessandori, BR. Imputazione: banda armata, Milano, Garzanti, 1977; Milano, Baldini & Castoldi, 2000. ISBN 88-8089-853-1; 2002. ISBN 88-8490-277-0.
Voci correlate
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