I pescatori con la rete
I pescatori con la rete (in greco antico: Δικτυουλκοί?, Diktyoulkói) è un dramma satiresco oggi mutilo, scritto dal tragediografo greco Eschilo.
I pescatori con la rete | |
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Dramma satiresco di cui restano frammenti | |
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Autore | Eschilo |
Titolo originale | Template:Polytonic |
Lingua originale | Greco antico |
Ambientazione | Serifo, Grecia |
Composto nel | Fine VI-inizio V secolo a.C. [1][2] |
Prima assoluta | Teatro di Dioniso, Atene |
Personaggi | |
Ditti Danae Coro di Satiri | |
Trama e testo
L'opera, di cui ci sono pervenuti alcuni frammenti per un totale di un centinaio di versi, narra di alcuni pescatori, capeggiati da Ditti e aiutati dal coro dei satiri, che si accingono a tirar su le reti che sono rimaste impigliate in qualcosa di grande e pesante e, pensando di aver preso un grande pesce, ringraziano Poseidone del dono ricevuto.
Grande il loro stupore quando nella rete trovano l'arca dove sono stati rinchiusi Danae e Perseo.[3]
(Trgf III F 33, vv.1-20)
A (Dicti?): - Hai capito?
B:- Ho capito(...)
A :- A che cosa devo stare attento (...) ?
B: - Se per caso dal mare...
A:- Non c'è segno: il mare è tranquillo (...)
B:- Guarda ora in (questo) nascondiglio(...)
B:- Bene. Di che cosa deve trattarsi? Forse (...) un mostro marino o un pesce martello o una balena (...)?
Signore Posidone e Zeus del mare, un dono del mare ci sta inviando!
A:- Quale (dono) del mare (reca) la rete? È pesante come....
...
...un anziano abitatore dell'isola, come è
(...) L'affare non va avanti. Io lancio un grido con quest'urlo: qui, tutti qui, contadini e piantatori di viti, e...ogni pastore abitante del posto...e la gente...( e dalla riva) opposta.
(34 vv.765-795)
SILENO:- (...) e chiamava testimoni gli dei (..) annunzio a tutto il popolo: (...) a che tu non sia completamente rovinata (...ma ) un prosseno e un patrono in me (ricevi). (...) come una madre degna d'onore (...) e con dolci parole (...) rimarrà per sempre in avvenire
DANAE:- (...) e voi dei della stirpe (...e Zeus) che mi hai imposto questi tormenti, (...) mi darete ora in preda a (simili) mostri? Sarò maltrattata (in giochi servili) e soffrirò sventure come prigioniera? No, io stringerò la mia gola in un laccio:(...) trovando quest'impedimento, a che qualcuno di nuovo nel mare(...) o il padre: certo io lo temo. Mandami qualcuno che mi difenda, se ti sembra opportuno: (...) avevi di una colpa più grande (...) ma tutta quanta io l'ho scontata (...) bene così io ti dico: questo è tutto il discorso
CORO: ride il bimbo vedendo la mia calvizie dipinta di rosso...(lacuna al primo verso) dalla mente vivace (lacuna di quattro versi) come piace il pene al bambino (lacuna di tre versi)
Interessante, nel papiro, dopo il verso 802, l'indicazione "poppismòs", una vera e propria didascalia che impone al corifeo di schioccare le labbra: si tratta dell'unica didascalia esterna del teatro greco a noi nota.
Note
- ^ Iconos Cattedra di Iconografia e Iconologia, Dipartimento di Storia dell'arte e spettacolo, Facoltà di Lettere e Filosofia, Sapienza Università di Roma
- ^ Italo Lana, Storia della civiltà letteraria greca e latina, Volume 1, UTET, 1998 p.262
- ^ Eschilo-Sofocle-Euripide, Drammi satireschi, a cura di O. Pozzoli, Milano 2004, pp. 91-102.
Bibliografia
- M. Guardo, Note critico-testuali ai Δικτυουλκοί (fr. 47a R.), in "Giornale Filologico Ferrarese", 12 (1989), pp. 17–18.
- Eschilo-Sofocle-Euripide, Drammi satireschi, a cura di O. Pozzoli, Milano 2004, pp. 91-102.