Partenio I

opera di Alcmane
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Il Partenio I è un componimento di lirica corale di Alcmane[1]. Esso proviene da un papiro ritrovato da Auguste Mariette nel 1855[2], di cui la parte meglio leggibile è costituita dai vv. 39-63ː

Menadi danzanti, che portano un agnello o capretto sacrificale
(greco antico)
«[...] ἐγὼν δ' ἀείδω
Ἀγιδῶς τὸ φῶς· ὁρῶ
ὥτ' ἄλιον, ὅνπερ ἇμιν
Ἀγιδὼ μαρτύρεται
φαίνην· ἐμὲ δ' οὔτ' ἐπαινῆν
οὔτε μωμήσθαι νιν ἁ κλεννὰ χοραγὸς
οὐδ' ἁμῶς ἐῇ· δοκεῖ γὰρ ἤμεν αὔτα
ἐκπρεπὴς τὼς ὥπερ αἴ τις
ἐν βοτοῖς στάσειεν ἵππον
παγὸν ἀεθλοφόρον καναχάποδα
τῶν ὑποπετριδίων ὀνείρων.

ἦ οὐχ ὁρῇς; ὁ μὲν κέλης
Ἐνητικός· ἁ δὲ χαίτα
τᾶς ἐμᾶς ἀνεψιᾶς
Ἁγησιχόρας ἐπανθεῖ
χρυσὸς [ὡ]τ'ἀκήρατος·
τό τ' ἀργύριον πρόσωπον,
διαφάδαν τί τοι λέγω;
Ἁγησιχόρα μὲν αὕτα·
ἁ δὲ δευτέρα πεδ' Ἀγιδὼ τὸ Fεῖδος
ἵππος Ἰβηνῷ Κολαξαῖος δραμήται·
ταὶ Πεληάδες γὰρ ἇμιν
Ὀρθρίᾳ φᾶρος φεροίσαις
νύκτα δι' ἀμβροσίαν ἅτε σήριον
ἄστρον ἀυηρομέναι μάχονται.»
(italiano)
«Io canto,
la luce di Agido. Ecco, la vedo
come il sole, lo stesso
che Agido fa risplendere a noi.
Non posso io lodarla
né parlarne male: la corega illustre
non lo permette. Proprio ella mi sembra
spiccare sopra le altre, come quando
si mette alla pastura una giumenta
forte, che con gli zoccoli sonanti
supera il traguardo come alato sogno.

Non la vedi? È un corsiere
venetico. La chioma
sua, di mia cugina
Agesìcora, risplende
come oro purissimo,
come argento il volto.
Ma perché parlarti ancora?
Agesìcora, è questa;
Agido, seconda in bellezza
correrà come un cavallo colasseo contro uno ibeno;
e levatesi come Sirio
esse, le colombe, gareggiano
con noi, che offriamo in dono un aratro alla dea del mattino
nella divina notte.»

Il partenio è stato interpretato da alcuni come la celebrazione di un vero e proprio matrimonio tra le ragazze [3], anche se non mancano altri temi ispiratori, quali allusioni mitiche[4], sentenze morali, spunti conviviali ed erotici, descrizione di spettacoli naturali.[5]

Note

  1. ^ Fr. 3 Garzya = 3 Calame.
  2. ^ P. Louvre E 3320.
  3. ^ F. Ferrari, note, in Lirici greci dell'età arcaica, Milano, BUR, 1994, pp. 422-423.
  4. ^ Vv. 1-34, assai mutili, con la vendetta di Eracle contro Ippocoonte e i suoi figli, che avevano tolto il regno a Tindaro.
  5. ^ Le Muse, Novara, De Agostini, 1964, Vol. I, pp. 107-108.

Voci correlate