Rosolino Ferragni
Arnaldo Rosolino Ferragni (Cremona, 4 novembre 1896 – Cremona, 26 luglio 1973) è stato un politico e antifascista italiano, comunista rivoluzionario e internazionalista. Era figlio del politico socialista Luciano Ferragni e fratello del senatore socialista Gaetano Ferragni.

Biografia
Discendente di una casata di ferventi rivoluzionari[1][2][3][4], si accostò alla politica fin dall'età adolescenziale, frequentando con passione i circoli giovanili socialisti di Cremona[5].
Allo scoppio della Prima guerra mondiale condivise la dottrina dei bolscevichi di Lenin, intravedendo nell'imperialismo e nella spartizione dei mercati mondiali l'effettiva ragione del conflitto. Contrario all'entrata in guerra dell'Italia si associò allo schieramento neutralista, prendendo parte a vigorose manifestazioni di protesta, sfociate nella battaglia di Porta Mosa[5] (Cremona, 14 maggio 1915).
Nel settembre 1916, con il paese impegnato nella Grande guerra e l'esigenza di ampliare l'esercito, fu costretto ad arruolarsi nonostante il profondo dissenso ideologico. Avviato all'Accademia Militare di Modena, istituto di formazione militare a carattere universitario, fu designato Tenente di Complemento e imbarcato per la Libia.
Riprese ad occuparsi attivamente di politica al termine delle ostilità; fu socialista schedato dal 1919[6][7][8][9]. Fortemente ispirato al modello marxista che Lenin tratteggiò per il partito russo, promosse l'emergente dottrina rivoluzionaria di Amadeo Bordiga.
Favorito da un ottimo livello culturale, durante il 1920 si distinse come esponente di rilievo nell'ala comunista-astensionista del PSI cremonese[7][8][10] e nel gennaio 1921 fu membro della fazione bordighista durante il XVII Congresso Socialista a Livorno. Ottenuta l'auspicata scissione interna, fu tra gli storici fondatori del Partito Comunista d'Italia[11].
Rientrato a Cremona si adoperò all'istituzione della locale Federazione comunista[12][13][14][15]. In sintonia con le disposizioni prescritte ritenne necessario dar vita a un ambiente ferocemente ostile alla società borghese, basato su concetti puri di lotta per la libertà e la democrazia. In collaborazione con il compagno Dante Bernamonti fu ideata l'edizione del settimanale cremonese L'eco dei Comunisti[16], redatto in partecipazione con L'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci, quotidiano ed organo ufficiale del PCd'I.
A causa della sua condotta politica cadde vittima di numerose aggressioni di matrice squadrista[7]. In seguito alle violenze, culminate con la morte dei compagni Ghinaglia e Boldori, si delineò come fervente comiziante e propagandista antifascista[10]. Tenendo conferenze pubbliche e private condannò fermamente ogni angheria[7][8]. Conseguentemente a ciò nell'autunno del 1922 venne ufficialmente bandito da Cremona[17][18]. Perseguitato[19][20], si diresse segretamente a Milano[7][8][9] dove iniziò a esercitare la professione di avvocato[21], ricavandosi un proprio studio legale.
Durante il 1923 si mise in contatto con i più noti comunisti del territorio milanese, delineandosi fra i più attivi divulgatori di teorie marxiste-leniniste[9][22].
Nel febbraio 1924 venne ingaggiato come giornalista presso L'Unità[18][23][17] (neonato quotidiano italiano e organo di stampa ufficiale del PCd'I) e durante l'estate fu nominato Segretario del Comitato Provinciale di Milano del Soccorso Rosso Internazionale[6][9][18][23][24][17].
Sospettato, nel novembre 1924 fu oggetto di un'inattesa perquisizione nel suo studio legale. Al termine dell'operazione fu denunciato[25] per detenzione di copioso materiale clandestino di indole sovversiva. Accertate le effettive mansioni[9][22][24] venne disposto in arresto; resosi irreperibile fu ricercato per la cattura[25].
Vincolato in un sorta di clandestinità, nel gennaio 1925 fu designato Segretario della Federazione milanese del PCd'I[6][9][23][22][24][17]. Prese parte a riunioni segrete con la Dirigenza Centrale[9][26], esplicò assistenza legale ai compagni iscritti al partito[27][28][29] e fu incaricato della diramazione verso le sedi periferiche di ordinanze e direttive emesse dal Comitato Centrale[30]. Al fine di corrispondere con i compagni eludendo la cattura fu obbligato ad avvalersi di uno pseudonimo, "Malvicini"[31].
Fermo sostenitore di teorie Marxiste-Leniniste, durante l'estate 1925 caldeggiò la polemica nei confronti dell'atteggiamento assunto dalla direzione centrista di Gramsci e Togliatti, giudicando il socialismo in un solo paese (filosofia elaborata da Stalin dopo la morte di Lenin) un nitido tradimento ideologico dell'originale rivoluzione mondiale[26].
Perseverante su posizioni critiche fu destituito dai suoi incarichi a conclusione del III Congresso del PCd'I (Lione, gennaio 1926), convegno che consacrò l'allineamento a Stalin e ai nuovi degeneranti dettami politici sovietici.
Svincolato da responsabilità condivise il progetto d'istituire un Ufficio Giuridico comunista, con l'obiettivo d'intraprendere assistenza legale ai compagni iscritti al partito[24][32]. Alla nascita della struttura ne fu designato responsabile[23] (congiuntamente all'On. Riboldi e all'On. Buffoni[33]), coordinando una sezione di avvocati comunisti distribuiti sull'intero territorio nazionale[24][34][35][36]. Braccato, nell’estate 1926 azzardò senza successo l’espatrio Francia[37].
La mattina del 12 settembre 1926 venne raggiunto nel proprio alloggio di Milano dagli agenti della Polizia politica ed arrestato su richiesta della Questura di Bologna. Durante la stessa operazione furono arrestati i compagni Umberto Terracini e Aladino Bibolotti, rispettivamente redattore ed amministratore del quotidiano L'Unità[18][22][24][38][17].
Tradotto a Bologna[39][40] fu ufficialmente denunciato per cospirazione contro lo Stato ed eccitamento all'odio di classe[22][24]; ricondotto a Milano venne imprigionato nel carcere di San Vittore in attesa di processo[24].
Nel dicembre 1926 la relativa istruttoria penale, avviata dalla magistratura ordinaria, passò di competenza al neo costituito Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato.
Durante il 1927 fu oggetto di ulteriori mandati di cattura[18][41][17] e venne indagato al fine di verificare una sua presunta cooperazione al complotto che sfociò nell'attentato contro l'On. Mussolini, occorso a Bologna il 31 ottobre 1926[24].
Il 28 maggio 1928 fu citato in giudizio nel primo grande processo politico d'Italia, storicamente noto come Processone, nel quale vennero sentenziati i diciotto massimi dirigenti del Comitato Centrale del PCd'I[42], quindici dirigenti di secondo piano e altri semplici militanti[43].
«Ho da farle duplici condoglianze – esordì sarcastico l'ufficiale fascista – una prima volta per avere un tale fratello e una seconda per il processo che tutela».
«Ma come? – replicò Ferragni – Dalla lettura degli atti mi pare che la posizione di mio fratello non sia affatto grave».
«Io gli atti non li ho letti – concluse Saporiti – ma so che questo processo, in cui può dirsi che culmini l'attività del Tribunale Speciale, deve finire con una gravissima condanna[44]»
Il 4 giugno 1928 fu risolutivamente condannato a 16 anni, 4 mesi e 5 giorni di reclusione,11.200 lire di multa, interdizione perpetua dai pubblici uffici e tre anni di vigilanza speciale[6][18][23][45][17].
Terminato il processo fu condotto nelle carceri di Lucca e per tre anni detenuto in regime di segregazione cellulare[46][17], con obbligo di continua permanenza in cella d'isolamento, esclusione dagli spazi aperti durante le ore diurne e perdita d'abitudine alla luce [47]. Scontato l'aggravamento della pena fu ordinariamente detenuto a Civitavecchia, Pianosa, Finalborgo, Pallanza e Cremona[46][18][48][17].
Nell'estate 1934 la pena carceraria fu tramutata in libertà vigilata, una misura cautelare che consiste nella concessione della libertà al condannato, la cui sorveglianza è affidata all'Autorità di Pubblica Sicurezza. Il 26 settembre fu scarcerato e qualificato "comunista libero vigilato"[46] con obbligo di domicilio a Cremona. Il suo nominativo venne inserito in una lista di persone da arrestare in determinate circostanze[6].
Sebbene vigilato, si accostò rapidamente all'esiguo nucleo antifascista cremonese, smembrato da anni di arresti e ormai ridotto a poche unità.
Nell'ottobre 1936, intercettate le riunioni clandestine di carattere cospirativo, fu celermente posto in arresto[46]. La relativa indagine, avviata dal Prefetto di Cremona, rese noto un traffico illegale di corrispondenza politica e stampa francese, indirizzata e custodita in un'abitazione di sua proprietà[46]. Seguirono anni di forzata remissione.
Riprese a promuovere operosa propaganda antifascista nell'estate 1940, successivamente all'invasione delle truppe di Mussolini nel sud della Francia.
Unitamente allo sdegno generato dall'entrata in guerra dell'Italia, promosse l'insistente disappunto nei confronti della degenerante politica di Stalin che, in seguito alla sottoscrizione del trattato di non aggressione con Hitler (patto Molotov-Ribbentrop), procurò scompiglio e disorientamento tra le file dei democratici italiani, approdati ai principi del comunismo proprio in funzione dell'antifascismo e dell'antinazismo.
Per effetto di una condotta ritenuta "pericolosa per la sicurezza pubblica e per l'ordine nazionale" fu di nuovo arrestato nel dicembre 1940 e direttamente condannato a tre anni di confino, senza sostenere regolare processo[6][23]. Accolto il tempestivo ricorso la sentenza fu commutata in ammonizione[6], un provvedimento penale mirato alla prevenzione di ogni forma di crimine e non alla sua punizione. A partire dal 1941 fu interdetto alla frequentazione di determinati luoghi e alla circolazione in taluni orari.
Nei primi mesi del 1942, in seguito a contatti con vecchi compagni della sinistra rivoluzionaria, aderì al progetto di dar vita ad un nuovo schieramento politico, in netto contrasto con la degenerazione di Mosca e fedele alla dottrina Marxista. In cooperazione con Onorato Damen, Mario Acquaviva e Bruno Maffi, fu tra i fondatori della fazione Comunista Internazionalista[49], così denominata per distinguersi dai comunisti di Togliatti, assorti nelle controversie nazionali e distanti dall'ideologia maestra di Lenin. In collaborazione con Bordiga (che formalmente non aderì al gruppo) fu elaborato un programma atto a rilanciare i principi di Livorno del 1921.
Allentata la morsa fascista, nei primi mesi del 1943 si occupò di promuovere il movimento nell'area cremonese e mantovana, riunendo con successo componenti sparsi della sinistra comunista.
Elemento distintivo della propaganda internazionalista fu la denuncia del carattere imperialistico della guerra mondiale e la conseguente condanna di entrambi i fronti. Secondo il concetto teorizzato le opposte forme di governo, fascista e democratico, rispondevano ad un obiettivo palesemente comune: la conservazione del regime capitalistico di fronte al pericolo di una nuova ondata rivoluzionaria del proletariato. In virtù di ciò il vero compito comunista consisteva nella trasformazione della guerra in corso, un conflitto tra popoli, in una guerra civile, con lo scopo di avversare le classi borghesi ed imperialiste di tutte le nazioni.
Note
- ^ Senato della Repubblica - seduta del 27 aprile 1954
- ^ Rassegna storica del Risorgimento, Lombardo-Veneto
- ^ Dizionario biografico del Risorgimento Cremonese – Società storica cremonese
- ^ Risorgimento cremonese (1796-1870), Fiorino Soldi
- ^ a b Giuseppe Azzoni, pag. 42
- ^ a b c d e f g Giorgio Fedel, p. 224.
- ^ a b c d e Informazioni trasmesse dalla Legione Territoriale dei Carabinieri Regi di Verona al Giudice Istruttore presso il Tribunale Militare di Milano e al Comando dell'Arma dei Carabinieri Regi di Roma - documenti del 18/01/1927 e 05/02/1927 relativi al processo dell'imputato avv. Rosolino Ferragni (Vol.25 - fogl.32 e 35)
- ^ a b c d Cenno biografico trasmesso dalla Regia Questura di Cremona al Giudice Istruttore presso il Tribunale Militare di Milano - documento del 17/01/1927 relativo al processo dell'imputato avv. Rosolino Ferragni (Vol.25 - fogl.33)
- ^ a b c d e f g Cenno biografico stilato dalla Prefettura di Cremona - documento del 22/12/1926 relativo al processo dell'imputato avv. Rosolino Ferragni (Vol.25 - fogl.26)
- ^ a b Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza - vol I (A-C), pag. 701
- ^ Corrado Stajano, pag. 144
- ^ Anche il PCd'I nasce a Cremona nel 1921 Welfare Cremona Network
- ^ La resistenza nel cremonese - ANPI Cremona 1986
- ^ Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza - vol IV (N-Q), pag. 745
- ^ Giuseppe Azzoni, pag. 67
- ^ Il Partito Comunista d'Italia, gli Internazionalisti
- ^ a b c d e f g h i Giuseppe Azzoni, pag. 88
- ^ a b c d e f g 1924–1926: Cremona nelle pagine de “l'Unità”. Giuseppe Azzoni
- ^ Giuseppe Azzoni, pag. 90
- ^ Sotto il ras Farinacci ci fu chi non mollò, Giuseppe Azzoni
- ^ L'Unità, 27 maggio 1924 - archivio storico
- ^ a b c d e Informazioni trasmesse dalla Regia Questura di Milano al Giudice Istruttore presso il Tribunale Militare di Milano - documento del 21/01/1927 relativo al processo dell'imputato avv. Rosolino Ferragni (Vol.25 - fogl.37)
- ^ a b c d e f Ferragni Rosolino - biografia Quinterna
- ^ a b c d e f g h i Informazioni trasmesse dalla Legione Territoriale dei Carabinieri Regi di Milano al Giudice Istruttore presso il Tribunale Militare di Milano e al Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri Regi di Roma - documenti del 20/01/1927 e 04/02/1927 relativi al processo dell'imputato avv. Rosolino Ferragni (Vol.25 - fogl.31 e 36)
- ^ a b L'Unità, 24 gennaio 1925 - archivio storico
- ^ a b L'Unità, 01 ottobre 1925 - archivio storico
- ^ L'Unità, 05 marzo 1925 - archivio storico
- ^ L'Unità, 30 aprile 1925 - archivio storico
- ^ L'Unità, 09 maggio 1925 - archivio storico
- ^ Microcosmi politici: l'antifascismo parmense
- ^ Autobiografia di un sindaco, Giuseppe Schiavon - pag. 50
- ^ L'Unità, 09 dicembre 1925 - archivio storico
- ^ Tribunale Militare di Milano, interrogatorio dell'imputato Rosolino Ferragni - documento del 22/04/1927 relativo al processo dell'imputato avv. Rosolino Ferragni (Vol.25 - fogl.50)
- ^ L'Unità, 24 febbraio 1926 - archivio storico
- ^ L'Unità, 23 aprile 1926 - archivio storico
- ^ L'Unità, 24 aprile 1926 - archivio storico
- ^ Il Regime Fascista,15 settembre 1926 - archivio storico
- ^ L'Unità, 14 settembre 1926 - archivio storico
- ^ L'Unità, 22 settembre 1926 - archivio storico
- ^ L'Unità, 29 settembre 1926 - archivio storico
- ^ Mandato di cattura emesso dal Tribunale del Corpo di Armata Territoriale di Milano (III) - documento del 20/05/1927 relativo al processo dell'imputato avv. Rosolino Ferragni (Vol.25 - fogl.46)
- ^ L'Unità, 08 ottobre 1927 - archivio storico
- ^ Paolo Spriano, pag. 152.
- ^ I dirigenti comunisti davanti al Tribunale Speciale - Leonardo D'Alessandro, pag. 536
- ^ Le sentenze del Tribunale Speciale I e II trimestre - ANPI
- ^ a b c d e Corrado Stajano, pag. 160 e 161
- ^ Quisnello Nozzoli, su radiomaremmarossa.it, radiomaremmarossa.it. URL consultato il 31 ottobre 2016.
- ^ Vico Faggi, pag. 247 e 250.
- ^ Gli Internazionalisti - Danilo Montaldi
Bibliografia
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(aiuto). - Vico Faggi (a cura di), Sandro Pertini: sei condanne, due evasioni, prefazione di Giuseppe Saragat, Milano, Mondadori, 1970, SBN IT\ICCU\NAP\0148885 Controllare il valore del parametro
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