Giuseppe Garibaldi

generale, condottiero, patriota, eroe nazionale italiano (1807-1882)

Giuseppe Maria Garibaldi[1] (Nizza, 4 luglio 1807Caprera, 2 giugno 1882) è stato un generale, patriota, condottiero e scrittore italiano. Noto anche con l'appellativo di "Eroe dei due mondi" per le sue imprese militari compiute sia in Europa sia in America Meridionale, è la figura più rilevante del Risorgimento e uno dei personaggi storici italiani più celebri al mondo.

Giuseppe Garibaldi

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaVIII, IX, X, XII, XIII, XIV
CollegioCasalmaggiore (VIII Legislatura),
Napoli I (VIII e IX legislatura),
Corleto (VIII e IX legislatura),
Lendinara (IX Legislatura),
Andria (IX e X legislatura),
Ozieri (X Legislatura),
Mantova (X Legislatura),
Napoli X (X Legislatura),
Roma V (XII Legislatura),
Roma I (XII, XIII e XIV legislatura)
Sito istituzionale

Deputato del Regno di Sardegna
LegislaturaI, VI, VII
CollegioCicagna (I Legislatura),
Stradella (VI e VII legislatura),
Varese (VII Legislatura),
Nizza Marittima I (VII Legislatura),
Milano IV (VII Legislatura),
Corniglio (VII Legislatura),

Deputato della Repubblica francese
Durata mandato3 febbraio 1871 –
18 febbraio 1871

Dati generali
Partito politicoEstrema sinistra storica, Sinistra storica, Partito d'Azione (1853-1867) e Giovine Italia
ProfessioneMilitare di carriera
FirmaFirma di Giuseppe Garibaldi
Giuseppe Maria Garibaldi
NascitaNizza
4 luglio 1807
MorteIsola di Caprera
2 giugno 1882 (74 anni)
Dati militari
GradoGenerale
GuerreGuerra dei Farrapos
Guerre d'indipendenza italiane
Spedizione dei Mille
Guerra franco-prussiana
BattaglieAssedio di Roma
Battaglia del Volturno
Battaglia di Calatafimi
Battaglia di Bezzecca
Battaglia di Mentana
Battaglia di Digione
Comandante diCacciatori delle Alpi
Frase celebreQui si fa l'Italia o si muore!
J.W.Mario Vita di Garibaldi
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È considerato, dalla storiografia e nella cultura popolare del XX secolo da essa influenzata, il principale eroe nazionale italiano.[2][3] Iniziò i suoi spostamenti per il mondo quale ufficiale di navi mercantili e poi quale capitano di lungo corso al comando. La sua impresa militare più nota fu la spedizione dei Mille, che annesse il Regno delle Due Sicilie al nascente Regno d'Italia durante l'Unità d'Italia.

Garibaldi era inoltre massone di 33º grado del Grande Oriente d'Italia (ricoprì anche brevemente la carica di Gran Maestro) e anticlericale e fu autore di numerosi scritti e pubblicazioni, prevalentemente di memorialistica e politica, ma anche romanzi e poesie.[4]

Biografia

La giovinezza

 
Targa presso la casa natale di Maria Rosa Nicoletta Raimondi, madre di Garibaldi, a Loano

Giuseppe Garibaldi nacque a Nizza il 4 luglio 1807, nell'attuale Quai Papacino, in un periodo in cui la relativa contea (già parte dei domini sabaudi) era sotto sovranità francese, poiché in quegli anni erano stati annessi dal Bonaparte all'Impero tutti i territori continentali sabaudi.[5] Fu battezzato il 19 luglio 1807 nella chiesa dei S.S. Martino e Agostino, situata nel quartiere attuale della Vecchia Nizza, e registrato come Joseph Marie Garibaldi, cittadino francese[6][7][8]. La sua famiglia si era trasferita a Nizza nel 1770; il padre Domenico Garibaldi (1766-1841), originario di Chiavari,[9] era proprietario di una tartana chiamata Santa Reparata.[10] La madre Maria Rosa Nicoletta Raimondi (22 gennaio 1776-20 marzo 1852) era una figlia di pescatori originaria di Loano, nel 1807 territorio francese (sino al 1805 Repubblica Ligure), e morì a Nizza.[11][12]

Giuseppe era il terzogenito di sei figli: Angelo (1804-1853), il fratello maggiore, divenne console negli Stati Uniti d'America, Michele (1810-1866) fu capitano di marina, Felice (1813-1855) rappresentante di una compagnia di navigazione e produttore di olio pugliese, Maria Elisabetta (1798-1799) e Teresa (1817-1820), morte in tenera età in un incendio insieme alla balia[13]. Per diverso tempo, gli storici dettero credito a una versione,[14] dimostratasi poi falsa,[15] secondo la quale Garibaldi avrebbe avuto origini tedesche. La famiglia divideva con alcuni parenti, i Gustavin, una casa sul mare.[16] Dell'infanzia di Giuseppe si hanno poche notizie, per lo più agiografiche.[17][18] Risulta invece certa la notizia che a 8 anni salvò una lavandaia caduta in acqua[19] e che il soccorso a persone in procinto di annegare fu una costante, tanto che ne salvò almeno 12.[20]

 
Immagine della casa di Nizza dove nacque Garibaldi

Nel 1814 la casa dei Garibaldi fu demolita per ampliare il porto e la famiglia traslocò. Nel 1815 Nizza fu restituita al Regno di Sardegna per decisione del Congresso di Vienna e restò sotto il governo dei Savoia fino al 1860. I genitori avrebbero voluto avviarlo alla carriera di avvocato, medico o sacerdote, ma Giuseppe non amava gli studi, prediligendo gli esercizi fisici e la vita di mare. Egli stesso ebbe a dire che era più amico del divertimento che dello studio.[21] Vedendosi ostacolato dal padre nella sua vocazione marinara, durante le vacanze tentò di fuggire per mare verso Genova con tre suoi compagni: Cesare Parodi, Celestino Bernord e Raffaello de Andrè.[22] Scoperto da un sacerdote che avvisò la famiglia della fuga,[23] fu fermato appena giunto alle alture di Monaco e ricondotto a casa; è forse da ricondursi a questo episodio l'inizio della sua antipatia verso il clero.[24]

Tuttavia, si appassionò alle materie insegnategli dai suoi primi precettori, padre Giaume e il "signor Arena". Quest'ultimo, reduce delle campagne napoleoniche, gli impartì lezioni d'italiano e di storia antica (rimase affascinato soprattutto dalla Roma antica). Alla fine riuscì a persuadere il padre a lasciargli intraprendere la vita di mare e venne iscritto nel registro dei mozzi a Genova il 12 novembre 1821.[25] Dall'iscrizione in quel registro, si rileva che l'altezza del quattordicenne Garibaldi era di 39 once e 3/4[26], pari a circa 170 cm[27], considerevole in rapporto all'età e all'altezza media dell'epoca.

Anche se la datazione del primo imbarco è incerta,[28] risulta che il 13 gennaio 1824[29] si imbarcò sedicenne sulla Costanza, comandata da Angelo Pesante di Sanremo, che Garibaldi avrebbe in seguito descritto come il migliore capitano di mare.[30] Nel suo primo viaggio, su di un brigantino con bandiera russa,[20] si spinse fino a Odessa nel mar Nero e a Taganrog nel mar d'Azov (entrambe ex colonie genovesi). Vi si recherà nuovamente nel 1833, incontrando un patriota mazziniano che lo sensibilizzerà alla causa dell'unità d'Italia. Rientrò a Nizza in luglio.[29]

L'11 novembre partì per un breve viaggio come mozzo di rinforzo sulla Santa Reparata, costeggiando la Francia in un equipaggio di cinque uomini.[29] Con il padre, tra aprile e maggio del 1825, partì alla volta di Roma con tappe a Livorno, Porto Longone e Fiumicino con un carico di vino,[31] per l'approvvigionamento dei pellegrini venuti per il Giubileo indetto da papa Leone XII. L'equipaggio era composto da 8 uomini, ed ebbe la sua prima paga.[32]

La navigazione

 
Giuseppe Garibaldi da giovane

Iniziarono i numerosi viaggi marittimi di Garibaldi; fra quelli che rimasero più impressi al condottiero vi fu quello sul brigantino l'Enea, al cui comando vi era il capitano Giuseppe Gervino, durante il quale, in una tempesta, vide una feluca catalana, a cui non poterono prestare soccorso, sprofondare travolta dalle onde.[33] Nel 1827, navigando con la Coromandel, raggiunse le Isole Canarie e nello stesso anno, a settembre, salpò da Nizza con la Cortese, comandata dal capitano Carlo Semeria, per il mar Nero ma durante il viaggio il bastimento fu assalito per tre volte dai corsari greci[34] che depredarono la nave, rubando persino i vestiti dei marinai, mentre il comandante non oppose la minima resistenza.[32] In questo viaggio subì la sua prima lieve ferita in battaglia,[35] evento forse ingigantito dalle fonti con il tempo.[36]

Il viaggio comunque continuò e nell'agosto del 1828 Garibaldi sbarcò dalla Cortese a Costantinopoli dove, ammalato, rimase per circa tre anni; in quel periodo per sostenersi economicamente faceva l'istitutore,[35] insegnando italiano, francese e matematica. Fra i motivi che lo fecero indugiare vi fu la guerra turco-russa, che chiuse le vie commerciali marittime; nel frattempo si integrò nella comunità italiana, grazie anche alla presenza di una sua concittadina, la signora Luisa Sauvaigo.[37] Secondo le ricerche compiute dalla sua bisnipote diretta Annita Garibaldi,[38] probabilmente frequentò la casa di Calosso – comandante della cavalleria del Sultano col nome di Rustem Bey – e l'ambiente dei genovesi, che storicamente erano insediati nel quartiere di Galata e Pera. Ritornò a Nizza nella primavera del 1831.[32] Appena giunto in città ripartì subito, imbarcandosi sulla Nostra Signora delle Grazie comandata dal capitano Antonio Casabona, prima come secondo: poi l'anziano capitano gli cedette il comando.[39] Il 20 febbraio del 1832[40] gli fu rilasciata la patente di capitano di mare di seconda classe.

Nello stesso mese si reimbarcò con la Clorinda per il mar Nero; si contavano venti uomini a bordo e la paga di Giuseppe fu di 50 lire piemontesi al mese[41] mentre 100 toccarono al comandante, Simone Clary. Ancora una volta la nave fu presa di mira dai corsari ma questa volta l'equipaggio accolse gli aggressori a fucilate. Garibaldi fu ferito alla mano destra: avrebbe poi ricordato l'accaduto come il suo primo combattimento.[32] Proprio sulla Clorinda conobbe Edoardo Mutru, suo compagno d'armi in futuro.[42] Nel 1833 si contarono sui registri navali 72 mesi di navigazione effettiva.[32] L'importanza dello spirito marinaro in Garibaldi è stato più volte sottolineato, gli scritti di Augusto Vittorio Vecchi, più noto con il nome di Jack la Bolina influenzarono i successivi studiosi sull'argomento, egli che definiva il Mar Mediterraneo un ottimo insegnante, vedeva nell'eroe l'ingenuità degli uomini di mare in contrasto con la furbizia degli uomini di terra.[43] Di parere simile era Pino Fortini, il quale affermò che il mare lo aveva formato, educato moralmente.[44]

Dopo 13 mesi di navigazione ritornò a Nizza, ma già nel marzo 1833 ripartì per Costantinopoli. All'equipaggio si aggiunsero tredici passeggeri francesi seguaci di Henri de Saint-Simon, imbarcati di notte e controllati dalla polizia che andavano in esilio nella capitale Ottomana. Il loro capo era Emile Barrault, professore di retorica che espose le idee sansimoniane a un attento Garibaldi.[45] Garibaldi, allora ventiseienne, fu molto influenzato dalle sue parole, ma Anita Garibaldi ipotizza che probabilmente quelle idee non gli giungessero del tutto nuove, essendogli note fin da quando aveva soggiornato nell'Impero Ottomano, luogo prescelto da tanti profughi politici dell'Europa e percorso esso stesso da fremiti di autonomia e di libertà.[46] Tutto ciò contribuì a convincerlo che il mondo era percorso da un grande bisogno di libertà. Lo colpì in particolare Emile Barrault quando affermò:

«Un uomo, che, facendosi cosmopolita, adotta l'umanità come patria e va ad offrire la spada ed il sangue a ogni popolo che lotta contro la tirannia, è più di un soldato: è un eroe»

Il bastimento sbarcò i francesi a Costantinopoli e procedette per Taganrog, importante porto russo sul Mar d'Azov. Qui in una locanda, incontrò un uomo detto il Credente,[47] che espose a Garibaldi le idee mazziniane.[48] Le tesi di Giuseppe Mazzini sembrarono a Garibaldi la diretta conseguenza delle idee di Barrault ed egli vide nella lotta per l'Unità d'Italia il momento iniziale della redenzione di tutti i popoli oppressi. Quel viaggio cambiò la vita di Garibaldi; nelle sue Memorie scrisse: «Certo non provò Colombo tanta soddisfazione nella scoperta dell'America, come ne provai io al ritrovare chi s'occupasse della redenzione patria».[49]

Gli ultimi anni

 
L'incontro tra Garibaldi e Umberto I

Garibaldi coniò il detto l'«Internazionale è il sole dell'avvenire»,[50] per quanto riguardava l'Internazionale; prendendo posizione in favore della Comune di Parigi, fu eletto deputato alla nuova Assemblea Nazionale francese in diversi dipartimenti metropolitani: Savoia, Parigi, Basso Reno, Digione e Nizza[51] accettò per poi dare le dimissioni.[52]

Per le continue inondazioni del Tevere Garibaldi propose un piano ideato da Alfredo Baccarini, ma venne scartato per l'elevato bisogno finanziario.[53] Nel giugno del 1872 Benedetto Cairoli propose una legge sul suffragio universale, mentre Garibaldi il 1º agosto pubblicò un «Appello alla Democrazia».[54] Intanto le sue condizioni peggiorarono: dal 1873 ebbe bisogno delle stampelle, nel 1880 verrà portato in carrozzina.

Nella primavera del 1879 organizzò il congresso, convocando 92 personalità rappresentative della democrazia, di esse intervennero in 62 il 21 aprile 1879 in cui chiedeva l'abolizione del giuramento e esprimeva il suo appoggio al suffragio universale.[55] Portò con sua comunicazione il 26 aprile la formazione della Lega della Democrazia, dai 44 membri di cui si effettuerà una commissione esecutiva di 16 membri, un giornale venne alla luce: La lega della Democrazia. Il loro movimento avrà successo portando all'elezione di ottobre del 1882 da 620.000 elettori a circa 2.000.000.[56]

 
La famiglia Garibaldi nel 1878

Intanto aveva scritto alcuni romanzi: nel 1870 uscirono Clelia, ambientato nel 1849 a Mentana, e Cantoni il volontario. Nel 1874 fu pubblicato I Mille, la storia di una donna, Marzia, che, travestita da uomo, si univa ai volontari. Rivisitò le Memorie nel 1871-1872 giungendo nella rievocazione alla campagna dei Vosgi: rispetto alla versione precedente del testo inasprì i toni contro Mazzini e la Chiesa.[57] Redasse in seguito Manlio, un resoconto delle sue avventure in Sud America e del suo ritorno in Italia. I proventi dei libri diminuirono nel corso del tempo.[58] Nella sua vita non si limitò a questi scritti, ma scrisse anche due inni militari, un poema autobiografico in endecasillabi, un Carme alla morte e vari sonetti e rime, poi raccolti e pubblicati.[59]

Il 2 dicembre 1874 Pasquale Stanislao Mancini propose al parlamento una rendita vitalizia al condottiero; il 19 dicembre viene approvata alla Camera (si contarono 307 si e 25 no), mentre il Senato l'approvò solo il 21 maggio 1875; la pensione era di 50.000 lire annue a cui si aggiungeva una rendita annua. Garibaldi inizialmente rifiutò per poi accettarla l'anno successivo.[60]

Il 26 gennaio 1880 sposò la piemontese Francesca Armosino, sua compagna da 14 anni e dalla quale ebbe tre figli. Nel 1882 fece il suo ultimo viaggio in occasione del sesto centenario dei Vespri: per tale ricorrenza partì il 18 gennaio, prima giunse a Napoli che lascerà il 24 marzo raggiungendo Palermo il 28 marzo; durante il tragitto nella città regnò il silenzio in segno di rispetto.[61] Ritornerà a Caprera il 17 aprile. Poco dopo il ritorno la bronchite peggiorò, e per tre giorni Garibaldi venne alimentato artificialmente. Fu assistito dal medico di una nave da guerra ancorata nell'isola vicina della Maddalena (La Cariddi) Alessandro Cappelletti e morì il 2 giugno 1882 alle 18.22, all'età di quasi 75 anni,[62] per una paralisi della faringe che gli impedì di respirare. Nel testamento, una copia del quale è esposta nella casa-museo sull'isola di Caprera, Garibaldi chiedeva espressamente la cremazione delle proprie spoglie,[63] desiderio disatteso. La salma giace a Caprera nel cosiddetto Compendio garibaldino, in un sepolcro chiuso da una massiccia pietra grezza di granito.

 
La tomba di Garibaldi, a Caprera

Le sue ultime parole, secondo quanto assicurato in seguito da Francesca Armosino, furono: «Muoio col dolore di non vedere redente Trento e Trieste».[64] Garibaldi, massone e anticlericale convinto, deista ma non ateo[65] inserì nel proprio testamento anche alcuni passaggi tesi a sventare eventuali tentativi di conversione alla religione cattolica negli ultimi attimi della vita:

«Siccome negli ultimi momenti della creatura umana, il prete, profittando dello stato spossato in cui si trova il moribondo, e della confusione che sovente vi succede, s'inoltra, e mettendo in opera ogni turpe stratagemma, propaga coll'impostura in cui è maestro, che il defunto compì, pentendosi delle sue credenze passate, ai doveri di cattolico: in conseguenza io dichiaro, che trovandomi in piena ragione oggi, non voglio accettare, in nessun tempo, il ministero odioso, disprezzevole e scellerato d'un prete, che considero atroce nemico del genere umano e dell'Italia in particolare. E che solo in stato di pazzia o di ben crassa ignoranza, io credo possa un individuo raccomandarsi ad un discendente di Torquemada[66]»

Cronologia

 
Torino, 18 aprile 1861, prima seduta del neocostituito Parlamento Nazionale. Garibaldi pronuncia un discorso contro il governo di Cavour
 
Targa commemorativa del viaggio in Inghilterra
 
Lapide dedicata a Garibaldi, situata a Catania

Garibaldi e l'unificazione italiana

«Favorito dalla fortuna, io ebbi l'onore nei due mondi di combattere accanto ai primi soldati, ed ho potuto persuadermi che la pianta uomo nasce in Italia, non seconda a nessuno; ho potuto persuadermi che quegli stessi soldati che noi combattemmo nell'Italia meridionale, non indietreggeranno davanti ai più bellicosi, quando saranno raccolti sotto il glorioso vessillo emancipatore.[67]»

La figura di Garibaldi è assolutamente centrale nel quadro del Risorgimento italiano, ed è stata oggetto di infinite analisi storiografiche, politiche e critiche. La popolarità di Garibaldi, la sua capacità di sollevare le folle e le sue vittorie militari diedero un contributo determinante all'unificazione dello Stato italiano, premiandolo con una popolarità enorme tra i contemporanei – solo a titolo di esempio si possono citare le trionfali elezioni (nel 1860, poi nel 1861 al Parlamento subalpino e poi italiano) ovvero il trionfo che gli venne tributato a Londra nel 1864 – e presso i posteri.[68]

Numerose furono, anche, le sconfitte. Fra le quali particolarmente brucianti furono quelle dell'Aspromonte e di Mentana in quanto lo opposero a una parte rilevante dell'opinione pubblica italiana, che, in tutti gli altri episodi della sua vita, lo aveva grandemente amato.

«(Catania) A Giuseppe Garibaldi che la notte del 18 agosto 1862 pronunziava da questa casa le storiche parole « o Roma o Morte » il popolo catanese dedicava questa lapide il 2 giugno 1883 primo anniversario della morte dell'Eroe, a gloriosa memoria del fatto, ad aborrimento perpetuo di tirannide.

Epigrafe di Mario Rapisardi»

Garibaldi e il “sosia” inglese Peard

Anche se è poco noto, al Gianicolo di Roma tra i Busti dei patrioti sul Gianicolo è presente un busto dedicato a John Whitehead Peard, intitolato “Il garibaldino inglese”, mentre nel Dizionario Biografico Inglese [69] è citato come “L’inglese di Garibaldi”. Peard era un capitano dei ranger della Cornovaglia che, colpito dalla personalità di Garibaldi, decise di seguirlo durante alcune sua campagne militari in Italia.
Sbarcato in Sicilia con la Spedizione Medici, durante la Spedizione dei Mille Peard veniva spesso scambiato ed acclamato dalle folle come Garibaldi. Peard, d'accordo con gli altri ufficiali garibaldini, decise di sfruttare questo fatto per inviare false informazioni telegrafiche da Eboli, disorientando i comandi borbonici, che pensarono di abbandonare Salerno, dove Peard entrò acclamato, con il consenso dello stesso Garibaldi.[70]

L’interesse anglosassone per Garibaldi

 
Garibaldi in visita in Inghilterra nel 1864 - accoglienza a Londra Charing Cross

Già dal 1849, quando combatteva in difesa della Repubblica Romana, la figura di Garibaldi era molto famosa in Inghilterra, certamente più che in altri paesi europei e tali sentimenti di affetto ed apprezzamento per l’Eroe dei due mondi sono confermati nel 1864 dalla straordinaria accoglienza che Garibaldi ricevette all’epoca della sua visita in Inghilterra, superiore a qualsiasi altro evento inglese ottocentesco, tranne, forse la processione per il giubileo della regina. [71]

Secondo lo storico britannico Trevelyan nell’Inghilterra del XIX secolo l’ammirazione per Garibaldi era originata dalle simpatie britanniche per la causa dell’indipendenza italiana, ma anche da alcune caratteristiche della personalità dell’Eroe dei due mondi, recepite particolarmente dagli anglosassoni, che vedevano in Lui il “rover”, l’errante di grandi spazi per terra e per mare, il combattente contro le avversità, il difensore degli oppressi, il patriota, l’uomo umano e generoso, tutte queste caratteristiche riunite in un solo uomo.

Il Trevelyan affermava nel 1907 [72] che l’Inghilterra era il paese europeo dove la passione per la causa della libertà e unità italiana era più forte e disinteressata e dove sarebbe stata sempre collegata a nomi come Byron e Shelley, di Palmerston e Gladstone, Browning e Swinburne.

 
Garibaldi in Inghilterra nel 1864 a Londra Crystal Palace

L’interesse per Garibaldi era presente negli ambienti culturali anglosassoni già nel 1849, quando Hugh Forbes [73] era al fianco di Garibaldi nella difesa della Repubblica Romana, lo stesso Forbes seguirà Garibaldi anche nella campagna del 1860-61, risalendo dalla Sicilia verso Napoli assieme ad altri ufficiali britannici: Percy Wyndham, John Dunne a capo di un battaglione di siciliani che lo chiamavano “Milordo” [74], Peter Cunningham, John Whitehead Peard, il “sosia” di Garibaldi con busto al Gianicolo e svariate decine di altri volontari, che saranno poi raggiunti dalla ”Legione Britannica”, corpo di circa 600 volontari partito con il maggiore Styles dal porto di Harwich per sbarcare a Napoli il 15 ottobre, prendendo parte in pratica ad un solo combattimento a Sant’Angelo alle mura di Capua, perché l’arrivo dell’esercito di Vittorio Emanuele II porrà fine alla impresa garibaldina.[75]
Secondo “The illustrated London news” del 20 ottobre 1860, il numero complessivo di volontari britannici partiti per raggiungere Garibaldi avrebbe raggiunto e superato il migliaio.[76]

L’interesse degli inglesi per la causa italiana era favorito anche dalla presenza sul suolo britannico di esuli italiani, che assieme a Mazzini facevano conoscere agli anglosassoni i problemi dell’unità italiana, anche tramite associazioni come la “People’s International League” fondata nel 1847, sostituita dopo il 1856 dalla “Emancipation of Italy Fund Committee” con Aurelio Saffi, Jessie White e Felice Orsini che effettuavano tour di conferenze per il pubblico anglosassone interessato.

 
Garibaldi in Inghilterra nel 1864 al Guildhall

Altre associazioni britanniche filo-italiane anche di raccolta fondi erano la ”Italian refugee fund” del 1849, la “Society of the Friends of Italy” sostenuta anche da Caroline Ashurst Stansfeld, il “Garibaldi Fund” del 1859, che nel 1860 con le sue sezioni locali raccoglieva finanziamenti per la causa dell’unità italiana a Glasgow, Edimburgo, Londra, Aberdeen, Liverpool, Sheffield, Birmingham, Bilston, Darlaston, Dudley, Leeds, Newcastle, Rochdale, Bristol, Lisburn, Manchester.
Nel 1860 venne fondato il “Garibaldi Special Fund” per finanziare l’invio in Italia della Legione Britannica (1860) o “Garibaldi Excursionists” per evitare problemi diplomatici, seguita dopo il 1860 dalla “Garibaldi Italian Unity Committee”, per il completamento dell’unità italiana con gli altri territori ancora da annettere. [77]

Anche se è trascorso molto tempo dalle affermazioni dello storico Trevelyan, possiamo senz’altro affermare che l’interesse per Garibaldi, le sue imprese e la sua personalità è ancora ben presente nell’ambiente culturale anglosassone, oltre che in tanti altri paesi.

Garibaldi e Cavour

 
Garibaldi e Cavour intenti a costruire lo stivale (l'Italia) in una vignetta satirica del 1861

Garibaldi non ebbe mai rapporti sereni con Cavour. Da un lato, semplicemente non aveva fiducia nel pragmatismo e nella realpolitik di Cavour, ma provava anche risentimento personale per aver ceduto la sua città natale di Nizza alla Francia, nel 1860. Garibaldi confidò al suo medico curante Enrico Albanese:

«La patria non si baratta, né si vende per Dio! Quando i posteri esamineranno gli atti del governo e del Parlamento italiano durante il risorgimento italiano, vi troveranno cose da cloaca. Povera Nizza! Io feci male a non parlare chiaramente, a non protestare con energia, a non dire là in Parlamento, a Cavour, che era una canaglia, e a quei che ne volevano votare la rinunzia che erano tanto vili.[78]»

D'altro canto si sentiva attratto dal monarca piemontese. Certo, scrivendo all'ambasciatore sardo in Francia, Cavour prometteva all'imperatore che avrebbe fermato Garibaldi. Ma, in realtà, non ostacolò seriamente la partenza da Quarto della spedizione dei Mille. Permise a diversi ufficiali dell'Esercito sabaudo di raggiungere Garibaldi in Sicilia. Infine, inviò le truppe che permisero la definitiva sconfitta di Francesco II.

Appartenenza massonica

La carriera di Garibaldi nella massoneria cominciò con la sua iniziazione nel 1844 nella Loggia "Asil de la Vertud" a Montevideo[79] e culminò con la suprema carica di Gran maestro del Grande Oriente d'Italia, col 33º grado del Rito scozzese, ricevuto a Torino l'11 marzo 1862, quando fu nominato Presidente del Supremo Consiglio, e con la carica di Gran Hyerophante del Rito di Memphis e Misraim nel 1881. Il Grande Oriente di Palermo gli conferì tutti i gradi scozzesi dal 4º al 33º e a condurre il rito furono sei massoni, tra cui Francesco Crispi. Tra i più famosi garibaldini, molti erano i massoni, come Nino Bixio, Giacomo Medici, Stefano Turr.[80] Durante il soggiorno a Ischia nel 1864, dove si teneva un consiglio di guerra, Garibaldi dovette dimettersi da Gran Maestro dell'ordine per troppi problemi di salute.[81]

Cittadinanza onoraria

A Garibaldi è stata conferita la cittadinanza onoraria di San Marino il 24 aprile del 1861. Precedentemente, il 30 luglio del 1849, Giuseppe Garibaldi, braccato dalle truppe austriache, trovò scampo per sé e i suoi armati nella Repubblica del Titano.

Impiego linguistico

In italiano la parola garibaldino, nata come sostantivo per indicare chi combatteva con il generale, è utilizzata anche come aggettivo, con il significato di audace ed eroico, oppure riferito a imprese organizzate senza un'approfondita preparazione e senza grandi infrastrutture a supporto.

Appellativi

L'appellativo di "duce" era stato dato dai garibaldini al loro comandante, Garibaldi. La parola deriva dal latino dux "condottiero" o "guida", della storia romana (dal verbo ducere, "condurre"), e com'è noto, sarà mutuata da Gabriele D'Annunzio per l'impresa di Fiume e infine da Benito Mussolini, al quale è ormai legata nella storiografia politica e nell'immaginario.[82]

Il soprannome eroe dei due mondi lo condivide col generale francese eroe della Guerra di indipendenza americana Gilbert du Motier de La Fayette.[83]

Garibaldi venne appellato dalla storiografia successiva anche come "braccio del Risorgimento", così come Mazzini ne era la "mente".[84]

Musei

La fabbrica di candele dove egli lavorò con Meucci è ancora esistente. Dal 1980 l'immobile ospita il Garibaldi-Meucci Museum ed è stato dichiarato monumento dello Stato di New York e monumento nazionale degli Stati Uniti d'America. Presso il Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano a Roma, sono conservati i pantaloni di Garibaldi, veri e propri jeans per stoffa e modello, tra i primi esempi in assoluto nella storia di questo indumento.

A Collescipoli, frazione del comune di Terni è conservato il Beccaccino, piccola imbarcazione di circa 4 metri. L'imbarcazione ha una rilevanza storica in quanto Giuseppe Garibaldi la utilizzò per fuggire, anche con l'aiuto di patrioti ternani, da Caprera nel 1867. Il beccaccino fu donato da Garibaldi a Barberini i cui eredi a loro volta lo donarono al Comune di Terni.

Le Mostre su Garibaldi sono state numerose; celebre fu quella "garibaldina" del 1932, a Roma, per il cinquantesimo della morte.

Impegno civile

Garibaldi, pur ritenendo lecita l'uccisione di nemici in battaglia e traditori in tempo di guerra, a partire dal 1861 si batté per l'abolizione della pena di morte, proponendo varie volte una legge che la abolisse del Codice penale vigente.[85]

Come detto, il generale fu un grande amante della natura[86] e degli animali, dei quali si volle circondare anche nella sua residenza di Caprera; questo grande amore si palesò quando nel 1871, anno nel quale Giuseppe Garibaldi, su esplicito invito di una nobildonna inglese, lady Anna Winter, contessa di Southerland, incaricò il suo medico personale, il dottor Timoteo Riboli, con studio in Torino, al n.2 dell'attuale via Lagrange, di costituire una Società per la Protezione degli Animali, annoverando la signora Winter e Garibaldi come soci fondatori e presidenti onorari; oggi la società è nota come Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA). Attualmente l'ENPA è il più antico e importante ente di protezione e salvaguardia animale in Italia. In seguito a queste riflessioni e azioni animaliste, Garibaldi divenne quasi vegetariano in tarda età e rinunciò alla caccia, che era stata una sua grande passione fin da giovane, in nome del rispetto della vita degli animali.[87][88][89]

Un altro grande impegno dell'eroe dei due mondi, come accennato, fu quello per la pace tra i popoli: nonostante le numerose guerre, egli riteneva lecito usare la forza militare solo per liberare le nazioni e difendersi dai nemici, manifestando altrimenti una forte convinzione pacifista e umanitaria.[90]

Garibaldi criticò le misure prese contro il brigantaggio postunitario dal nuovo governo italiano, come l'uso della legge marziale e la feroce repressione[91], nonché la rigida estensione della leva militare obbligatoria piemontese al sud Italia, che giudicava controproducente, preferendo l'entusiasmo volontaristico che aveva animato i suoi eserciti.[92]

Reparti militari

Influenza culturale

  Lo stesso argomento in dettaglio: Giuseppe Garibaldi nella cultura di massa.

Filatelia

Le emissioni filateliche realizzate in Italia, per onorare l'eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi sono numerose. L'effigie di Garibaldi compare sui primi francobolli commemorativi italiani emessi nel 1910 per celebrare la liberazione della Sicilia e il Plebiscito dell'Italia Meridionale.[93] Questi sono i primi francobolli italiani commemorativi a non recare solo l'effigie del re o lo stemma dei Savoia. Inoltre erano venduti soltanto in Meridione e in Sicilia con un sovrapprezzo, non indicato sul francobollo, di 5 centesimi ed erano utilizzabili soltanto per la corrispondenza diretta all'interno del regno. Nel 1932 fu dedicata la lunga serie di 17 francobolli per celebrare il cinquantenario della morte. Altri 2 francobolli vennero emessi nel 1957 per il 150º anniversario della nascita.

Il volto di Garibaldi appare anche nella serie del 1959 per il centenario della seconda guerra di indipendenza; nella serie del 1960 per il centenario della Spedizione dei Mille; nel 1970 per il centenario della partecipazione di Garibaldi alla guerra Franco-Prussiana e nel 1982 è stato celebrato il centenario della morte. L'ultimo francobollo che gli è stato dedicato è stato emesso il 4 luglio 2007 per il secondo centenario della nascita. Vi è rappresentato in primo piano un ritratto di Garibaldi, sullo sfondo un'immagine della casa natale a Nizza.

Oltre all'Italia anche la Repubblica di San Marino, l'Unione Sovietica, l'Uruguay, gli Stati Uniti d'America e il Principato di Monaco hanno dedicato delle emissioni filateliche a Giuseppe Garibaldi. La Francia, nonostante sia molto legata alla figura di Garibaldi, non gli ha mai dedicato un francobollo. Nel 2007, in occasione del Bicentenario Garibaldino, un'iniziativa popolare ha indetto una petizione online per far emanare un francobollo dedicato all'Eroe dei due Mondi.

Filatelica italiana
Filatelica mondiale

Marineria

  Lo stesso argomento in dettaglio: Giuseppe Garibaldi (disambigua).

Garibaldi fu nel tempo comandante della marina uruguayana e a capo della Marina dittatoriale siciliana.

Nel tempo molte sono le imbarcazioni a lui intitolate:

Monumenti a Garibaldi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Monumento a Giuseppe Garibaldi.

In gran parte delle città italiane esiste almeno una statua di Garibaldi, quasi tutte queste statue hanno una caratteristica comune, in esse lo sguardo di Garibaldi è sempre rivolto verso Roma, città che non riuscì mai a conquistare.

La statua presente sull'isola di Caprera invece guarda verso le bocche di Bonifacio in direzione della sua nativa Nizza. Nella stessa Nizza esiste un altro monumento nella omonima piazza Garibaldi che rivolge lo sguardo verso Torino. Il primo monumento all'eroe ancora vivente fu posto nel 1867 in Luino sul Lago Maggiore, dove Garibaldi combatté il 15 agosto 1848 la sua prima battaglia in territorio italiano contro una guarnigione austriaca. Anche a S. Eufemia d'Aspromonte vi si può visitare un piccolo museo ove sono raccolti oggetti dei garibaldini e dove sono esposte fotografie dell'epoca. Vive ancora, protetto da transenne, il pino gigantesco al quale l'eroe si appoggiò dopo essere stato ferito.

Monumenti italiani

Monumenti nel mondo

Le donne di Garibaldi

In seguito alla morte di Anita, Garibaldi intesse relazioni sentimentali con diverse donne. Si accompagnò con la nobile inglese Emma Roberts fino al 1856 e a lei intitolò una delle sue navi.[95] Altra donna ricordata dal Garibaldi era la contessa Maria Martini della Torre, conosciuta a Londra nel 1854,[96] Di breve durata fu il rapporto con Paolina Pepoli vedova trentenne, nipote di Gioacchino Murat.[97]

La baronessa di origini inglesi Maria Esperance von Schwartz, figlia di un banchiere, vedova del cugino del padre che si era suicidato,[98] vide per la prima volta il nizzardo nel 1849, poi nel 1857 giunse a Caprera e vi ritornò l'anno seguente, quando Garibaldi le chiese di diventare la madre dei suoi figli la donna volle rifletterci sopra.[99] In seguito i sentimenti si indebolirono, anche per colpa di un'altra donna, Battistina Ravello, che serviva Garibaldi a Caprera. Da lei nel 1859 ebbe una figlia, chiamata Anita e battezzata con il nome di Anna Maria Imeni.

Altra donna importante nella vita di Garibaldi fu Giuseppina Raimondi, la giovane ragazza colpì l'eroe per il coraggio dimostrato, i due si sposarono a Fino Mornasco il 24 gennaio 1860, ma presto[100] ricevette una lettera che lo avvertì di un amante della donna,[101] Garibaldi chiese alla donna se fosse vero quello che vi era scritto e Raimondi, già incinta, non negò nulla, il nizzardo otterrà l'annullamento del matrimonio tempo dopo, nel 1879.[102]

Dal 1865 avrà il conforto di Francesca Armosino, sua terza moglie, con cui aveva parecchi anni di differenza. Era la balia dei figli di sua figlia Teresita. Da lei ebbe tre figli di cui uno morì a 18 mesi.

I figli di Garibaldi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Garibaldi (famiglia).
 
Garibaldi con l'ultima moglie Francesca Armosino; nell'ultima parte della sua vita Garibaldi viene spesso fotografato da seduto, perché si trovava costretto a muoversi su una sedia a rotelle

Garibaldi, dalla prima moglie Anita Garibaldi, morta nel 1849 presso Ravenna, ebbe 4 figli [103]:

Dalla domestica Battistina Ravello, invece, Garibaldi ebbe:

  • Anna Maria Imeni Garibaldi, detta Anita

Ebbe tre figli invece dalla terza moglie Francesca Armosino:

È possibile che Garibaldi abbia avuto una figlia naturale, Giannina Repubblica Fadigati (8 ottobre 1868 – 24 novembre 1954), ufficialmente figlia del nobile cremonese Paolo Fadigati, amico e seguace di Garibaldi. La nascita di Giannina Repubblica non sarebbe stata frutto di un tradimento, ma di un vero e proprio accordo tra Garibaldi e i coniugi Fadigati: Paolo Fadigati sarebbe stato infatti un ammiratore talmente fervente dell'Eroe dei Due Mondi da voler "allevare un figlio di sangue garibaldino".[105]

Onorificenze

«Per militari benemerenze in considerazione dei servizi prestati quale comandante del Corpo Cacciatori delle Alpi, durante l'intera campagna del 1859.[106]»
— 16 gennaio 1860[107] R.D. n. 42
«Per le prove d'intrepidezza e bravura nei combattimenti contro gli austriaci a Varese e Como.[106]»
— maggio 1859

Note

  1. ^ Il nome trascritto nel 1807 sul certificato di battesimo era invece registrato in francese (o meglio, francesizzato) come Joseph-Marie Garibaldi (vedasi l'estratto dell'atto a p. 14), ma l'Eroe dei Due Mondi era a tutti gli effetti di lingua e cultura italiana; la contea di Nizza infatti fece parte del Ducato di Savoia, poi Regno di Sardegna dal medioevo fino al 1797, poi conquistata dalla Francia durante la rivoluzione francese, quindi reintegrata nel Regno di Sardegna pochi anni dopo, nel 1814.
  2. ^ AA.VV., La fabrique des héros, Maison des Sciences de l'Homme, 1999, p. 11, ISBN 2-7351-0819-8.
  3. ^ La scuola per i 150 anni dell'Unità I protagonisti: Garibald, su 150anni.it.
  4. ^ Alberto D'Alfonso, Garibaldi: il lessico infiammato, Treccani.
  5. ^ Nizza annessa alla Francia durante l'epopea napoleonica tornò ai Savoia nel 1815. Nel 1860 fu definitivamente annessa alla Francia in seguito alla firma degli Accordi di Plombières (1858) e del Trattato di Torino (1860), come compenso territoriale, assieme alla Savoia, per l'aiuto militare dato dalla Francia alla unificazione italiana.
  6. ^ Carcassi, pag. 11
  7. ^ Possieri, p. 53
  8. ^ Estratto del registro dei battesimi della chiesta di Saint-Martin-Saint-Augustin a Nizza (1807) : « L'an mil huit cent sept le jour dix neuf du mois de juillet a été baptisé par moi soussigné Joseph Marie né le quattre du courant fils du Sr Jean Dominique Garibaldi, négociant et de Mad. Rose Raymondo, mariés en face de l'église, de cette succursale. Le Parrain a été le Sr Joseph Garibaldi négotiant, la Marraine Madlle Julie Marie Garibaldi sa sœur mes paroissiens, le parrain a signé, la marraine déclare ne savoir. Le père présent qui a signé. Mess. Félix Gustavin et Michel Gustavin témoins qui a signé. Pie Papacin, recteur de Saint Martin. »
  9. ^ Francesco Pappalardo, Il mito di Garibaldi: vita, morte e miracoli dell'uomo che conquistò l'Italia, pag 31, Piemme, 2002, ISBN 978-88-384-6494-2.
  10. ^ Scirocco, p. 4
  11. ^ (EN) Anthony Valerio, Anita Garibaldi: a biography, Praeger, 2001. (consultabile anche online)
  12. ^ Franca Guelfi, Dir bene di Garibaldi, Il melangolo, 2003, ISBN 978-88-7018-473-0. (consultabile anche online)
  13. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), pag 15, Mursia, 1982.
  14. ^ Si veda, fra gli altri, il dettaglio elaborato in Sacerdote, pp. 26-31
  15. ^ Il punto debole della teoria, che lo vedeva imparentato, in qualità di illustre avo, con il barone Teodoro Von Neuhof e trovava spunto dal termine garo, «pronto alla battaglia» e da bald, «audace» era la mancanza di documentazione sul matrimonio fra Joseph Baptist Maria Garibaldi e Katharina Amalie Von Neuhof
  16. ^ Gian Luigi Alzona, Gli antenati liguri di Giuseppe Garibaldi: genealogie e notizie biografiche alla luce di documenti inediti, pag 156 (seconda edizione), Genesi, 2007, ISBN 978-88-7414-172-2.
  17. ^ si veda anche: Possieri, pp. 47-48
  18. ^ «all'età di sette anni strappò le ali ad un grillo, pentendosi poi piangendo» Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, pag 11, Firenze, Barbera, 1882.
  19. ^ Dumas, p. 14
  20. ^ a b Smith, p. 7
  21. ^ «Essendo io più disposto a giuocare ed a vagabondare che a lavorare», si veda Dumas, p. 15
  22. ^ Dumas, p. 5.
  23. ^ Possieri, p. 48
  24. ^ Dumas, p. 15
  25. ^ Antonella Grignola, Paolo Ceccoli, Giunti, 2004, Garibaldi, pag 10, ISBN 978-88-440-2848-0.
  26. ^ Romano Ugolini, Garibaldi: genesi di un mito, Istituto per la storia del Risorgimento italiano. Comitato di Roma, Edizioni dell'Ateneo, Roma, 1982
  27. ^ Tavole di ragguaglio dei pesi e delle misure già in uso nelle varie province del Regno col sistema metrico decimale. Approvate con decreto 20 maggio 1877, n. 3846, Roma, Stamperia Reale, 1877
  28. ^ (si ipotizzano precedenti imbarchi come passeggero) Possieri, pag 57-58 e 75
  29. ^ a b c Scirocco, p. 7
  30. ^ «il migliore capitano che io abbia conosciuto» In Albano Comeli, Comitato pro Casa di Garibaldi in Montevideo, Comitato pro Casa di Garibaldi in Montevideo, 1951, Giuseppe Garibaldi nell'Uruguay: e la sua casa, in Montevideo, Museo Garibaldino d'America . Note storiche e cronaca, pag 14.
  31. ^ Sacerdote, p. 63
  32. ^ a b c d e Scirocco, p. 8
  33. ^ Dumas, p. 19
  34. ^ Era il tempo dell'insurrezione dei greci contro il potere turco ed erano frequenti gli avvistamenti dei pirati in quelle acque, da Scirocco, p. 8
  35. ^ a b Smith, p. 8
  36. ^ Possieri, p. 60
  37. ^ Dumas, p. 20
  38. ^ Conferenza svolta nella primavera del 2007 presso l'Istituto per l'Oriente di Roma.
  39. ^ Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, pag 11, BiblioLife, 2010, ISBN 978-1-149-38210-3.
  40. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione pag 10, Mursia, 1982.
  41. ^ Scirocco, p. 9
  42. ^ Scirocco, p. 10
  43. ^ Si veda: A. V. Vecchi, Memorie di un luogo tenente di vascello, Roma, Voghera, 1896 pag 163, riportato anche in: Possieri, pp. 61-62
  44. ^ Pino Fortini, Giuseppe Garibaldi marinaio mercantile pp. 31-32, Roma, C. Corvo, 1950.
  45. ^ La prima infarinatura politica ricevuta dal condottiero, si veda: Possieri, p. 60
  46. ^ Alcune sue province, come l'Egitto, s'erano di fatto già rese autonome fin dal 1805, con Mehmet Ali, mentre altre, come la Grecia, ambivano alla più totale indipendenza.
  47. ^ Non è però del tutto escluso che tale definizione potesse avere a che fare anche con gli ideali della Massoneria che, del resto, Garibaldi abbracciò più tardi con forte convinzione.
  48. ^ Si pensa che il Credente fosse il giornalista e scrittore Giovanni Battista Cuneo, ma difficilmente poteva esserlo in quanto all'epoca era inquisito e non poteva percorrere certe rotte liberamente, l'incontro fra i due in ogni caso è documentato in seguito al tempo in cui Garibaldi si trovava in America, si veda fra gli altri: Scirocco, p. 20
  49. ^ Riportato in Scirocco, p. 18
  50. ^ Nella lettera datata 22 settembre 1872 a Celso Ceretti si leggeva: "L'Internazionale è il sole dell'avvenire che abbaglia e che l'oscurantismo ed il privilegio vorrebbero precipitare nella tomba" come in Robert Michels, Il proletariato e la borghesia nel movimento socialista italiano (ristampa), pag 42, Ayer Publishing, 1975, ISBN 978-0-405-06523-1., si veda anche Giuseppe Garibaldi. A cura di D. Ciampoli, Scritti politici e militari Ricordi e pensieri inediti, pp. 637-638, Roma, Voghera editore, 1907.
  51. ^ Scirocco, pp. 356-357
  52. ^ Mino, p. 474
  53. ^ Il progetto prevedeva che venisse costruito un «porto-canale» a Fiumicino, collegando poi Roma direttamente al mare, il costo era stato stimato di 62 milioni. Si veda: Possieri, p. 226
  54. ^ Giuseppe Garibaldi. A cura di Domenico Ciampoli, Scritti politici e militari Ricordi e pensieri inediti, pag. 627, Roma, E. Voghera editore, 1907.
  55. ^ Si leggeva: «Chi ha l'obbligo di militare alla difesa della patria, deve anche avere il diritto di eleggere il sindaco del Comune e il deputato al parlamento. Questa è la base della giustizia sociale» in Giuseppe Garibaldi. A cura di Enrico Emilio Ximenes, Epistolario ... con documenti e lettere inedite, 1836-1882, pag. 261, Roma, E. Voghera editore, 1885.
  56. ^ Scirocco, p. 377
  57. ^ Scirocco, p. 384
  58. ^ 30.000 lire per Clelia, per Cantoni il volontario 1.500 lire nel 1870 e 1.000 nel 1874 Scirocco, p. 384
  59. ^ Si veda per i dettagli: Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione pag 489, Mursia, 1982.
  60. ^ I motivi per cui accettò la pensione sono dibattuti dagli storici: chi parla delle condizioni economiche disastrose dei figli Menotti e Ricciotti, (Menotti ebbe 20.000 lire che lo salvarono dalla bancarotta) si veda Montanelli, p. 567 chi afferma che saputo che al nuovo rifiuto i beni sarebbero andati a Giuseppina Raimondi Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione pag 493, Mursia, 1982., mentre tutti evidenziano come l'anno in cui accettò andò al potere la sinistra. In ogni modo accetta quello che venne definito «il più amaro boccone che egli in vita sua abbia inghiottito» come afferma la White Mario ( Jessie White Mario, Garibaldi e i suoi tempi pag 375, Treves, 1907.), per evitare le difficoltà economiche in precedenza vendette il suo Yacht con cui guadagnò 80.000 lire, e affidò la somma a Antonio Bo che preferì fuggire in America come in Montanelli, p. 558 mentre per Guerzoni i responsabili dovevano avere un «perpetuo rimorso nella coscienza» per averlo costretto a tale gesto Guerzoni1, p. 595
  61. ^ «Durante quel tragitto di tre chilometri, neppur un battimano, neppur un solo evviva ruppe quel solenne silenzio, che giustificò il detto del Sindaco al popolo: Mai siete stati, come oggi, così sublimi!» in Jessie White Mario, Garibaldi e i suoi tempi pag 829, Fratelli Treves, 1884.
  62. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (Storia, biografie, diari) pag 522, Mursia, 2006, ISBN 978-88-425-2997-2. e Guerzoni1, p. 610
  63. ^ Esattamente le sue volontà erano quelle di venire bruciato: «Bruciato e non cremato, capite bene. In quei forni che si chiamano crematoi non ci voglio andare». Guerzoni1, p. 615
  64. ^ Indro Montanelli e Marco Nozza, Garibaldi, Rizzoli, 1966, p. 606.
  65. ^ «Come è noto Garibaldi maturò un forte anticlericalismo, per quanto non fosse ateo, ma anzi profondamente religioso e, una volta iniziato alla massoneria, "appassionatamente credente nel suo Ente deistico"» in Garibaldi: cultura e ideali Atti del LXIII congresso di storia del Risorgimento italiano (a cura di Stefania Bonanni). Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 2008, p.511
  66. ^ Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Armani, Biblioteca universale Rizzoli, 1982, Memorie: con una appendice di scritti politici, pag 390.
  67. ^ Giuseppe Garibaldi, cit. in Martino Cellai, Fasti militari della Guerra dell'Indipendenza d'Italia dal 1848 al 1862, vol. 4, Tip. e litografia degli Ingegneri, 1867, p. 471.
  68. ^ Schwegman, Marjan, "In Love with Garibaldi: Romancing the Italian Risorgimento", in European Review of History, 12, no. 2 (Summer 2005): 383-401.
  69. ^ Dizionario Biografico inglese – vol. 44 – pag. 153-154 -
  70. ^ Garibaldi and the making of Italy – G.M. Trevelyan – pagg. 160-161-162-163 [1]
  71. ^ Garibaldi’s defence of the Roman Republic, George Macaulay Trevelyan, Longmans, 1912, preface to the first edition [2]
  72. ^ prefazione alla prima edizione di “Garibaldi’s defence of the Roman Republic”
  73. ^ Garibaldi’s defence of the Roman Republic, George Macaulay Trevelyan, Longmans, 1912, appendix N – pagg. 349-351
  74. ^ Garibaldi and the making of Italy, George Macaulay Trevelyan – page 64, 241
  75. ^ Garibaldi and the making of Italy, George Macaulay Trevelyan, pages 259-260
  76. ^ “The illustrated London news”, Oct. 20, 1860
  77. ^ L’Italia degli inglesi - La Gran Bretagna filo-italiana nell’età del Risorgimento (1847-64), Elena Bacchin, [3]
  78. ^ Gigi Di Fiore, Controstoria dell'Unità d'Italia, BUR, 2010, p.27. Riportato dalla "Rivista Popolare" di Napoleone Colajanni, anno ottavo, numeri 16 e 17 del 20 settembre 1912, che pubblicò un numero unico dal titolo "Aspromonte (il più grande delitto della Monarchia Italiana)". La citazione si trova a pagina 55 della rivista.
  79. ^ Vittorio Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori. Brevi biografie di Massoni famosi, Roma-Milano, Erasmo Edizioni-Mimesis, 2005, p. 139.
  80. ^ Garibaldi massone, di E.E. Stolper
  81. ^ Denis Mack Smith, La guerra per Venezia, in Garibaldi. A great life in brief, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1993.
  82. ^ Isola La Maddalena - Curiosità
  83. ^ Garibaldi, eroe dei due mondi
  84. ^ Cronaca della Repubblica Romana del '49, dal sito garibaldini.org
  85. ^ Gli ideali di Garibaldi
  86. ^ Giuseppe Garibaldi, il rivoluzionario ambientalista
  87. ^ Denis Mack Smith, Garibaldi (Garibaldi. A Great Life in Brief, 1956), trad. di G.E. Valdi, Ed. suppl. a Famiglia Cristiana, 2001, cap. VI, p. 53.
  88. ^ Erica Joy Mannucci, La cena di Pitagora, Carocci editore, Roma 2008, p. 103.
  89. ^ Citato in Franco Libero Manco, Biocentrismo. L'alba della nuova civiltà, Nuova Impronta Edizioni, Roma 1999, pp. 202-203.
  90. ^ Nunzio Dell'Erba, L'eco della storia: Saggi di critica storica: massoneria, anarchia, fascismo e comunismo, Universitas Studiorum, 2013, pag. 20
  91. ^ Brigantaggio: una guerra italiana, Rai Storia
  92. ^ Anche Garibaldi aveva disposto, durante la dittatura, il servizio militare obbligatorio; ma, resosi conto che avrebbe potuto risultare controproducente, per l'avversione manifestata dalla popolazione, aveva continuato a far ricorso al volontarismo al quale i siciliani avevano sempre risposto con entusiasmo. Il governo di Torino optò, al contrario, per una rigida leva obbligatoria; il che, lungi dal far nascere o rafforzare il senso dello Stato, produsse l'ulteriore piaga della renitenza, che andò a incrementare il numero di coloro che scorrazzavano liberamente per le campagne, facendo parte di bande organizzate. (F. Brancato, La mafia nell'opinione pubblica, pag. 74)
  93. ^ Catalogo online I Bolli
  94. ^ Destroyer 'Leytenant Ilin' (1913), su battleships.ru. URL consultato il 18 luglio 2013.
  95. ^ Smith, p. 71
  96. ^ Già unita in matrimonio con un altro uomo, la della Torre combatté con Garibaldi indossando la camicia rossa. Finirà rinchiusa in manicomio. Smith, p. 72
  97. ^ Per i dettagli si veda anche: Gustavo Sacerdote, La vita di Giuseppe Garibaldi: secondo i risultati delle più recenti indagini storiche, pag 600-601, Rizzoli & c., 1933.
  98. ^ Montanelli, p. 277
  99. ^ Montanelli, p. 283
  100. ^ Chi racconta sia stato il giorno stesso - all'uscire dalla porta della chiesa - come in Montanelli, p. 339, altri il 27-28 Scirocco, p. 230
  101. ^ Il soldato Luigi Caroli, forse autore della missiva, morirà in Siberia l'8 giugno 1865, si veda Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (Storia, biografie, diari) pag 275-276, Mursia, 2006, ISBN 978-88-425-2997-2.
  102. ^ Solo grazie a quanto scoperto da Pasquale Stanislao Mancini osservando che all'epoca dei fatti vigeva il codice civile austriaco che ne permetteva l'annullamento, si veda Scirocco, p. 231
  103. ^ Zeffiro Ciuffoletti, Arturo Colombo, Annita Garibaldi Jallet, I Garibaldi dopo Garibaldi: la tradizione famigliare e l'eredità politica, P. Lacaita, 2005
  104. ^ in onore di Ciro Menotti, giustiziato nel 1831 a Modena. Possieri, p. 98
  105. ^ G. Ghelli, La Garibaldina. Repubblica, figlia di due padri, Firenze, Mauro Pagliai Editore, 2010.
  106. ^ a b http://www.esercito.difesa.it/root/garibaldi/garibaldi_medaglia.asp
  107. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia

La lista completa delle fonti bibliografiche utilizzate per la stesura di questa e di altre voci su Giuseppe Garibaldi è disponibile alla pagina Bibliografia su Giuseppe Garibaldi.  
  • Carmelo Calci, Garibaldi e i suoi tempi. Immagini dei protagonisti, Bardi Editore, Roma 2008.
  • Ugo Carcassi, Giuseppe Garibaldi: profilo di un rivoluzionario, Sassari, Carlo Delfino Editore, 2001, ISBN 88-7138-248-X.
  • Clelia Garibaldi, Mio Padre, Erasmo, 2007.
  • Denis Mack Smith, Garibaldi (ristampa), Mondadori, 2009, ISBN 978-88-04-45797-8.
  • Andrea Possieri, Garibaldi, Il mulino, 2010, ISBN 978-88-15-13975-7.
  • Mario Isnenghi, Garibaldi fu ferito. Il mito, le favole, Donzelli editore, 2010, ISBN 978-88-6036-503-3.
  • Alexandre Dumas, traduzione di Mino Milani, Le memorie di Garibaldi (quarta ristampa), Mursia, 2005, ISBN 978-88-425-2996-5.
  • Lucy Riall, Garibaldi. L'invenzione di un eroe, traduzione di David Scaffei, Mondadori editore (su licenza Laterza), 2011.
  • Alfonso Scirocco, Garibaldi. Battaglie, amori, ideali di un cittadino del mondo, Editori Laterza, 2009, ISBN 978-88-420-8408-2.
  • Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (Storia, biografie, diari), Mursia, 2006, ISBN 978-88-425-2997-2.
  • Indro Montanelli, Marco Nozza, Giuseppe Garibaldi (Seconda edizione), BUR, 2007, ISBN 978-88-17-01509-7.
  • Gustavo Sacerdote, La vita di Giuseppe Garibaldi: secondo i risultati delle più recenti indagini storiche, Rizzoli & c., 1933.
  • Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, di Giuseppe Guerzoni... (Volume II) (seconda edizione), G. Barbèra, 1882.
  • Davide Gnola, Il diario di bordo del capitano Giuseppe Garibaldi, Mursia, 2011, ISBN 978-88-425-4373-2.
  • Arrigo Petacco, Ho sparato a Garibaldi. La storia inedita di Luigi Ferrari, il feritore dell'eroe dei due mondi, Mondadori, 2016. ISBN 9788804659952

Scritti di Garibaldi

Nell’Edizione nazionale degli scritti di Giuseppe Garibaldi sono stati pubblicati 6 volumi a Bologna dall'editore Cappelli negli anni 1932-1937. La pubblicazione è ripresa a cura dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, che negli anni 1973-2009 ha pubblicato 14 volumi dell'Epistolario (volumi 7-20 dell'edizione nazionale):

  • Vol. 1: Le memorie di Garibaldi in una delle redazioni anteriori alla definitiva del 1872, a cura della Reale Commissione, Bologna, Cappelli, 1932, XX + 422 pagg.
  • Vol. 2: Le memorie di Garibaldi nella redazione definitiva del 1872, a cura della Reale commissione, Bologna, Cappelli, 1932, 670 pagg.
  • Vol. 3: I Mille, a cura della Reale commissione, Bologna, Cappelli, 1933, XVII + 407 pagg.
  • Vol. 4: Scritti e discorsi politici e militari. Vol. 1. 1838-1861, a cura della Reale commissione, Bologna, Cappelli, 1934,XVII + 431 pagg.
  • Vol. 5: Scritti e discorsi politici e militari. Vol. 2. 1862-1867, a cura della Reale commissione, Bologna, Cappelli, 1935, XIII + 471 pagg.
  • Vol. 6: Scritti e discorsi politici e militari. Vol. 3. 1868-1882, a cura della Reale commissione, Bologna, Cappelli, 1937, XII + 620 pagg.
  • Vol. 7: Epistolario. Vol. 1. 1834-1848, a cura di Giuseppe Fonterossi, Salvatore Candido, Emilia Morelli, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1973, X + 299 pagg.
  • Vol. 8: Epistolario. Vol. 2. 1849, a cura di Leopoldo Sandri, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1978, X + 253 pagg.
  • Vol. 9: Epistolario. Vol. 3. 1850-1858, a cura di Giancarlo Giordano, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1981, X + 235 pagg.
  • Vol. 10: Epistolario. Vol. 4. 1859, a cura di Massimo De Leonardis, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1982, X + 283 pagg.
  • Vol. 11: Epistolario. Vol. 5. 1860, a cura di Massimo de Leonardis, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1988, XI + 389 pagg.
  • Vol. 12: Epistolario. Vol. 6. 1861-1862, a cura di Sergio La Salvia, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1983, XI + 343 pagg.
  • Vol. 13: Epistolario. Vol. 7. Marzo-dicembre 1862, a cura di Sergio La Salvia, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1986, XIV + 387 pagg.
  • Vol. 14: Epistolario. Vol. 8. 1863, a cura di Sergio La Salvia, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1991, XII + 269 pagg.
  • Vol. 15: Epistolario. Vol. 9, 1864, a cura di Giuseppe Monsagrati, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1992, XVIII + 290 pagg.
  • Vol. 16: Epistolario. Vol. 10. 1865-marzo 1866, a cura di Giuseppe Monsagrati, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1997, XIV, 263 pagg.
  • Vol. 17: Epistolario. Vol. 11. Aprile-dicembre 1866, a cura di Giuseppe Monsagrati, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 2002, XVII + 406 pagg.
  • Vol. 18: Epistolario. Vol. 12. Gennaio-dicembre 1867, a cura di Emma Moscati, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 2006, X + 325 pagg.
  • Vol. 19: Epistolario. Vol. 13. 1868-1869, a cura di Emma Moscati, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 2008, X + 385 pagg.
  • Vol. 20: Epistolario. Vol. 14. 1º gennaio 1870-14 febbraio 1871, a cura di Emma Moscati, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 2009, X + 315 pagg.

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