Utente:Cobet.TO/Sandbox
La Terapia Occupazionale (in inglese Occupational Therapy, in francese Ergothérapie e per questo conosciuta anche come Ergoterapia), è una professione sanitaria che pone al centro la persona e promuove la sua salute e il benessere attraverso l’occupazione*. L’obiettivo principale della terapia occupazionale è quello di rendere le persone capaci, abili e competenti nel partecipare alle attività della vita quotidiana. I terapisti occupazionali (in seguito TO), raggiungono questo risultato lavorando con le persone e le comunità per migliorare le loro capacità di impegnarsi in occupazioni che vogliono fare, che devono fare o ci si aspetta che facciano oppure adattando l’attività e modificando l’ambiente per sostenere al meglio il loro coinvolgimento nelle occupazioni. I TO hanno un’ampia formazione in campo medico, del comportamento sociale, psicologico, psicosociale e nella scienza occupazionale che fornisce loro attitudini, abilità e conoscenze per lavorare in collaborazione con le persone individualmente o in gruppo o con le comunità. I TO possono lavorare con tutte le persone, incluse quelle che hanno una limitazione funzionale, dovute a una condizione di salute o quelle che sperimentano limiti nella partecipazione o quelle che sono socialmente escluse a causa della loro appartenenza a minoranze sociali o culturali. I TO credono che la partecipazione possa essere facilitata oppure ostacolata dalle capacità della persona (es. fisiche, emotive, cognitive, etc…), dalle caratteristiche dell’occupazione (es. strumenti, materiali, attrezzature, sequenze, durata, intensità, compiti e azioni, etc…) o dall’ambiente (es. fisico, sociale, culturale, istituzionale, legislativo, etc…). Pertanto, la pratica della Terapia Occupazionale si focalizza sul rendere le persone in grado di cambiare la condizione attuale della propria persona, dell’occupazione, dell’ambiente o una combinazione di questi per accrescere la propria partecipazione nelle occupazioni. La terapia occupazionale viene praticata in molti ambiti pubblici, privati e di volontariato ad esempio a domicilio, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, presidi sanitari, residenze protette, case di riposo, centri di riabilitazione, ospedali e servizi di medicina legale. Le persone sono attivamente coinvolte nel processo di Terapia Occupazionale in ogni fase della presa a carico. I risultati sono guidati dalla persona, diversificati e misurati in termini di partecipazione, soddisfazione e/o miglioramento della qualità di svolgimento (anche detto “performance”) delle occupazioni. La maggioranza degli Stati disciplina la Terapia Occupazionale come una professione sanitaria e richiedono uno specifico percorso di formazione universitaria.
Cenni storici
I cardini concettuali di salute e occupazione sono presenti storicamente e si sono evoluti nel corso del tempo sulla base che da una salute precaria deriva una carenza sostanziale delle abilità occupazionali sia nel lavoro che nella vita quotidiana. I metodi e gli strumenti utilizzati sono stati realizzati, modificati e aggiornati nel tempo, adattandosi al periodo storico e alla cultura: allenamento fisico nelle culture cinesi e romane, giochi e attività ricreative, musica e canzoni, teatro, conversazione, viaggi, lettura e lavori manuali per le società greche e romane. Già Galeno nel II secolo D.C. segnalava che “l’impiego era la migliore medicina naturale per il benessere umano”, sottolineando come ogni trattamento dovesse tener conto della globalità di mente e corpo. Questa posizione, sostenuta anche in epoche successive, ha dato vita alle idee rivoluzionarie del medico e filosofo francese Philipe Pinel (1745-1826) che promosse il trattamento morale ed occupazionale come approccio terapeutico per le persone affette da malattia mentale. Nella sua visione, le persone potevano essere facilitate nel controllare le emozioni attraverso la gestione ponderata del tempo, dell’energia, degli interessi e dell’attenzione primariamente occupandosi delle attività quotidiane ed esplorando poi altri campi specifici (es. letteratura, musica, esercizio fisico, lavoro nei campi). In quel contesto, le attività occupazionali diventavano uno strumento di guarigione dello stress emotivo, che attenuandosi portava benefici tangibili alle abilità necessarie per vivere la vita quotidiana. Nei primi anni del ‘900 l’infermiera Statunitense Susanna Tracy formò del personale infermieristico all’uso dell’occupazione come parte integrante dei trattamenti del malati di mente. La figura di Adolf Meyer, psichiatra e padre della psichiatria statunitense, nei primi del XX secolo, diede alla terapia occupazionale una base filosofica: i ritmi quotidiani del lavoro, gioco, riposo e sonno, dovevano rimanere in equilibrio, attraverso una gestione di vita salutare con basi solide per il sentimento e un’emozione sana per raggiungere una stabilità quotidiana. E dove non poteva mancare il piacere e il lavoro, gli interessi e le inclinazioni personali e tutte le relazioni interpersonali. In seguito alla prima guerra mondiale, la Terapia Occupazionale si avvicinò alla cura delle infermità fisiche, introducendo nella riabilitazione anche gli aspetti valutativi e terapeutici della chinesiologia. In questo periodo le attività lavorative erano strumento riabilitativo e facilitatori per il reinserimento delle persone nel mondo del lavoro e nella società. In Italia, sebbene la professione si sia sviluppata in ritardo, ha vissuto le influenze di professionisti e studiosi che hanno portato dai paesi esteri esperienze profondamente legate alla terapia occupazionale. Parliamo del lavoro di Maria Montessori (1870-1952) che promosse il valore del fare anche dal punto di vista terapeutico, considerando l’essere umano nella sua completezza, per stimolare interessi e capacità potenziali attraverso azioni mentali e manuali, in un ambiente predisposto affinchè l’individuo possa realizzare il suo bisogno vitale di operosità costruttiva ed intelligente. Agli inizi del 900 Sante De Sanctis, pioniere della neuropsichiatria infantile portò dal Canada delle terapiste occupazionali per formare maestri italiani che lavoravano con ragazzi in disagio con l’intento di promuovere il lavoro manuale educativo per la preparazione ad una vita autonoma. Si può dire che in Italia il metodo moderno di TO abbia avuto origine per l’azione di una suora Americana, Madre Francesca Chiara, diplomata a New York come terapista occupazionale che, venuta in convento a Firenze riuscì ad organizzare nel 1948 nel reparto pediatrico Meyer di Firenze una piccola sezione di TO con il provvidenziale entusiasmo e talento della giovane terapista californiana Ann Nicholson. La Nicholson ebbe il merito di divulgare i concetti di terapia occupazionale in molti ospedali in modo competente e qualificato. Di qui in avanti furono molte e diversificate le esperienze e le correnti che si diffusero in Italia ad opera di professionisti, istituzioni e associazioni.
Oggetto di studio
Occupazione
Con il termine “Occupazione” viene indicato l’insieme delle attività significative per un individuo nel proprio contesto culturale, adeguate all’età e alle scelte, organizzate e svolte da ogni persona per provvedere a sé stessa, provare gioia nel vivere e contribuire alla vita economica nonché sociale della comunità. L’Occupazione coincide con le attività significative in cui una persona si impegna nella vita per soddisfare i propri bisogni, per la propria sopravvivenza, per esprimersi e realizzarsi nel proprio contesto ambientale e nei propri ruoli. Le attività che fanno tipicamente parte della vita quotidiana vengono suddivise in diverse aree dell’occupazione:
- ATTIVITA’ del VIVERE QUOTIDIANO (ADL): attività mirate alla cura personale del corpo. Queste attività sono fondamentali per vivere in un mondo sociale: assicurano la sopravvivenza di base e il benessere[1]. Alimentarsi, igiene al lavandino (faccia, mani, denti, capelli), fare il bagno, fare la doccia, utilizzo WC e igiene perineale, vestirsi, camminare e spostarsi, mangiare/deglutire, manutenzione di dispositivi personali (compresi ausili), attività sessuale, riposo…
- ATTIVITA’ STRUMENTALI del VIVERE QUOTIDIANO (IADL): sono attività che supportano la vita quotidiana all’interno della casa e della comunità che spesso richiedono interazioni più complesse. Gestione del telefono e dei dispositivi, cura della casa, educazione dei figli, fare acquisti e pagamenti, gestione delle finanze, guida e mobilità all’esterno, prendersi cura di altre persone, prendersi cura degli animali, partecipazione ad attività religiose e/o spirituali[2].
- LAVORO: include le attività necessarie per svolgere un lavoro remunerato o attività di volontariato[3]. Le attività produttive forniscono un contributo al tessuto economico e sociale della società (es. impiego lavorativo, faccende domestiche, preparazione ed adattamento alla pensione, volontariato, studio, attività scolastiche e istruzione, aggiornamento, etc…)[4].
- TEMPO LIBERO: attività non obbligatorie motivate Intrinsecamente e svolte durate il tempo libero, ovvero il tempo non dedicato a occupazioni obbligatorie o produttive[5]. Attività di svago e hobby, gioco, sport, bricolage e fai da te, attività artigianali, giardinaggio, musica…
- PARTECIPAZIONE SOCIALE: schemi di comportamento strutturati tipici che ci si aspetta da un individuo o da una data posizione all'interno di un sistema sociale"[6]. Attività di gruppo, aggregazione, frequentazione interpersonale che richiedono interazione, collaborazione, dialogo, scambio…
Persona
In Terapia Occupazionale è considerata come il protagonista principale dell’intervento, che assume ruoli diversi (padre, operaio, cuoco, autista, figlio, allenatore di calcio…) possiede qualità cognitive e psicologiche, corporee e spirituali (insieme di credenze ma anche di valori...) e porta con sé una serie di attitudini ed esperienze di vita personali. La persona è intesa in senso ampio poiché all’interno dell’intervento possono essere coinvolti anche la famiglia, il caregiver, la comunità o interi gruppi di persone. La persona esprime una serie di abilità definite "abilità di performance", sono tutto ciò che la persona mette in atto per il conseguimento di un obiettivo. Tali abilità riguardano la capacità della persona di produrre azioni osservabili, concrete finalizzate al raggiungimento di un obiettivo nello svolgimento delle occupazioni della vita quotidiana. Le abilità si classificano in: abilità motorie, abilità di processo e abilità di comunicazione ed interazione[7].
Ambiente e contesto
L’ambiente si riferisce ad un insieme di condizioni combinate che circondano il cliente e ne influenzano la qualità di svolgimento. Il termine contesto si riferisce ad una serie di condizioni combinate (culturali, personali, temporali) che esistono attorno alla persona. I contesti spesso sono meno tangibili rispetto agli ambienti fisici e sociali ma tuttavia esercitano una forte influenza sulla performance. Il termine ambiente si riferisce agli ambienti fisici e sociali che circondano la persona e nei quali sono svolte le occupazioni quotidiane (sono inclusi ad es. la comunità politica, legale, socio-culturale, etc..). L'ambiente e il contesto possono influenzare positivamente o essere d’ostacolo allo svolgimento delle occupazioni e alla partecipazione (es. scale senza ascensore; assenza di rete sociale o leggi inclusive, etc…)[8].
Performance Occupazionale
Il terapista occupazionale ha come obiettivo la performance occupazionale, ovvero la capacità della persona di coinvolgersi nelle attività della vita quotidiana che deve o vuole compiere. La performance occupazionale è il risultato della interazioni tra le componenti della persona - ambiente - occupazione e viene definita come l’esperienza di una persona, impegnata in attività significative all’interno di un ambiente. La performance ha a che fare con la prestazione, ma non solo con il Buon/Bel risultato: una persona può agire competentemente se è in grado di assolvere tutte le richieste di un compito, di adempiere alle richieste che provengono dall’ambiente circostante e di interagire e reagire con l’aiuto di abilità e strategie adeguate, apprese in ogni situazione (Turner, Foster, Johnson, Churchill, Livingston).
Scopi dell'intervento
Autonomia
Il termine autonomia è da intendere come “l’abilità di decidere per sé circa il livello di assistenza necessario per compiere le proprie decisioni”. Spesso confuso on il termine indipendenza, ovvero l’abilità di fare delle cose da sé, senza un supporto esterno[9].
Partecipazione
La partecipazione è un tema centrale in terapia occupazionale e amplia lo scopo dell’intervento centrato sul cliente. L’OMS definisce il termine di partecipazione come “coinvolgimento in una situazione di vita”[10]. Per la terapia occupazionale ciò significa: coinvolgere la persona nelle situazioni di vita attraverso lo svolgimento di attività significative e soddisfacenti, in un ambiente fisico favorente la performance occupazionale e in un contesto socioculturale riconosciuto.
Benessere Occupazionale
Il benessere è un termine che viene usato per descrivere la percezione della persona sulla sua condizione e si riferisce all'integrazione delle sue caratteristiche fisiche, mentali, emotive, spirituali e sociali. In Terapia Occupazionale, il significato e la soddisfazione che le persone traggono dalla loro vita occupazionale vengono intesi come benessere occupazionale. Il legame tra occupazione, salute e benessere è supportata dalla letteratura scientifica che evidenzia quanto l’intensità dell’effetto dell’occupazione sulla salute sia dipendente dalla relazione tra i fattori della persona, dell’ambiente e delle occupazioni in cui la persona decide di impegnarsi [11] [12].
Inclusione sociale
L'obiettivo è di supportare le persone nel realizzare il proprio potenziale rendendole parte della propria vita e della società. I terapisti occupazionali prestano la loro professionalità attraverso:
- Identificazione dei fattori che facilitano la partecipazione della persona nelle attività di vita quotidiana e quelli che ne ostacolano la partecipazione;
- Sviluppo di programmi e politiche che si fondano sui principi dell'inclusione (accesso alle medesime risorse per tutte le persone, riconoscendo e valorizzando la diversità);
- Consulenza sulla modifica di strategie di insegnamento per includere tutti gli studenti, anche con bisogni differenti;
- Collaborazione per la costruzione di ambienti accessibili (parchi giochi, ambienti pubblici, locali, abitazioni, luoghi di lavoro...), oggetti e strumenti ergonomici, diffusione della filosofia dell'Universal Design e dell'ambiente protesico;
- Potenziamento delle organizzazioni (lavorative, sociali ecc) orientate alla salute e benessere.
La situazione ideale sarebbe che ogni persona, indipendentemente dalle sue caratteristiche personali, potesse vivere nel proprio ambiente senza incontrare ostacoli di nessun genere, questa visione desiderabile è rappresentata dal Design For All, o progettazione per un’utenza ampliata, e dai principi dell’Universal Design, o progettazione universale, sono due modalità̀ progettuali che esprimono una filosofia di interventi architettonici e di design finalizzata a rendere l’ambiente e le sue infrastrutture utilizzabili dalla maggior parte possibile delle persone che vi abitano o che vi si recano in visita. Design For All significa considerare le caratteristiche delle persone come condizione di partenza, come stimolo per la progettazione e non come vincolo al progetto stesso. Gli interventi che posso essere messi in atto seguendo una progettazione per un’utenza ampliata sono rappresentati da[13]:
- Modificare ciò̀ che già̀ esiste, eliminando gli ostacoli all’accessibilità̀;
- Integrare ciò che già̀ esiste con soluzioni che facilitano l’accessibilità̀;
- Creare un ambiente flessibile che si adatti alle esigenze di chi lo utilizza;
- Rendere l’ambiente comodo, sicuro, semplice e che valorizzi le potenzialità della singola persona.
Competenze e benessere dei caregiver
All’interno di una situazione di assistenza, ovvero quando una o più persone si prendono cura di un’altra persona che presenta significativi limiti nell’autonomia e/o nell’indipendenza, le prime acquisiscono il ruolo occupazionale di “caregiver” (trad. “Colui che si prende cura di…”)[14]. Il compito del terapista occupazionale è di coinvolgere, conoscere e comprendere la persona che presta assistenza, individuando lo svolgimento della routine, le difficoltà che incontra, le attività e i compiti che sono causa di stress, i bisogni e le aspettative. L’alleanza tra i due permette al caregiver di essere al centro dell’attenzione del TO, al pari della persona che riceve l’assistenza, grazie all’intervento di un terapista occupazionale ogni caregiver ha modo di trovare, provare e individuare quali strategie può utilizzare mettere in campo per superare e affrontare le difficoltà che rendono ripido il processo di assistenza e di cura[15].
Giustizia Occupazionale
La giustizia occupazionale è “il diritto di ogni individuo di essere in grado di soddisfare le esigenze di base e di avere uguali opportunità e possibilità di vita al fine di raggiungere il proprio potenziale per l'impegno in diverse e significative occupazioni”[16]. La salute e la giustizia occupazionale concorrono insieme per consentire alle persone di impegnarsi in occupazioni che aumentino il loro benessere occupazionale. I diritti della giustizia occupazionale si riferiscono a[17]:
- Sperimentare occupazioni significative e arricchenti;
- Sviluppare la salute e l’inclusione sociale attraverso la partecipazione in occupazioni;
- Esercitare l'autonomia individuale o della popolazione attraverso la scelta in occupazioni;
- Beneficiare di privilegi equi volti alla partecipazione in diverse occupazioni[18].
I principi della giustizia occupazionale sono:
- Possibilità delle persone di esprimere le loro preferenze per organizzare le occupazioni;
- Ogni circostanza di vita e le esigenze occupazionali di ogni individuo sono diversi.
Questa individualità:
- Deve essere riconosciuta e onorata;
- Un terapista occupazionale può essere un agente di cambiamento.
Ambiti d'interesse
Età evolutiva
Nell’ambito dell’età evolutiva, i limiti nella partecipazione alle attività di vita del bambino possono fargli sperimentare esperienze in cui vengono minati il senso di efficacia, di competenza, di controllo di sé (es. scarsa resistenza alla frustrazione) e dell’ambiente, influendo negativamente sull’autostima del bambino. L'intervento svolto con i bambini e gli adolescenti (fascia 0-18) facilita il loro impegno nei loro stessi ruoli occupazionali nella vita quotidiana (es. studente di 1° o 2° elementare, membro della squadra di calcio della città, amico di "Mario", compagno di scuola di "Rosa", fratello maggiore di "Maria", appassionato di costruzioni, etc...). L'obiettivo dell'intervento di un TO in età evolutiva è di consentire ai bambini di svolgere le attività della vita quotidiana che hanno bisogno di svolgere (es. mettere le calze, temperare la matita,, fare i compiti, preparare lo zaino, allacciare le scarpe, etc..), o desiderano svolgere (es. prepararsi un panino, giocare da soli o con i bambini della loro età, fare uno sport e vestire la divisa per svolgerlo). Lo scopo di un TO è di ottimizzare e consentire ai bambini di svolgere ogni attività nel miglior modo possibile per la loro partecipazione e l'adempimento dei loro ruoli vitali. Il ruolo di Terapista Occupazionale Pediatrico, che interviene in età evolutiva e lavora in alleanza con bambini, adolescenti, i loro familiari e i membri della rete (es. insegnanti, altri professionisti, allenatori, etc..), richiede ai TO specifiche conoscenze, competene e abilità specifiche quali ad esempio[19]:
- sviluppo dei bambini e degli adolescenti;
- occupazioni dei bambini (lavoro a scuola, gioco e tempo libero, cura di sè, sonno e riposo);
- pratica centrata sul bambino e sulla sua famiglia.
L’interveto di un TO con i bambini o adolescenti viene consigliato in presenza degli ostacoli di cui sopra, che spesso sono correlati ad alcune condizioni cliniche e quadri diagnosi tra cui vi ad esempio vi possono essere i seguenti: autismo, sindrome di down, disturbo dello sviluppo motorio (ICF: F82), della motricità fine (ICF: F82.1) o delle funzioni esecutive (ICF: F90), disturbo della coordinazione motoria, disprassia, disgrafia, paralisi celebrale infantile, ADHD, disturbo della processazione sensoriale (modulazione o discriminazione).
Età adulta
In riferimento all’ambito età adulta (18-65) si possono presentare dei limiti alla partecipazione alle attività di vita della persona a causa di diversi fattori, nello specifico è possibile riscontrare ostacoli nello svolgere attività come gestire il denaro, muoversi nella comunità, mantenere attivo il proprio ruolo occupazionale (es. genitore, operaio, compagno/a, personaggio attivo in ambito sociale o politico, etc..). Le persone adulte vengono sostenute e aiutate a gestire la propria salute e il benessere al fine di essere quanto più attive e indipendenti possibile nell'immediato e nel tempo. L'aiuto di un TO può essere utile a persone con diverse condizioni sanitarie, come ad esempio il diabete, la sindrome del tunnel carpale, lesioni midollari, ictus (a.d. “stroke”), grave cerebropatia acquisita, sclerosi laterale amiotrofica (SLA), sclerosi multipla, Sindrome di Parkinson, malattie reumatologiche (es. artrite reumatoide), esiti di interventi di chirurgia della mano, salute mentale e disturbi psichiatrici (es. disturbi di personalità). Il giardinaggio, così come la cucina o altre attività della vita quotidiana (es. lettura, guidare l’auto, prendere i mezzi pubblici, etc..), sono attività che possono essere ostacolate da alcuni dei fattori di cui sopra, il compito e lo scopo del TO in questi casi è quello di permettere alle persone che lo desiderano e ne fanno richiesta, di continuare a svolgere, riprendere o iniziare a svolgere ognuna di queste attività. Riguardo al giardinaggio o all’attività di cucinare ad esempio, l’intervento di un TO può permettere alle persone con artrite reumatoide di piantare gli arbusti o cucinare i cibi desiderati senza percepire dolore, o conservando l’energia per prolungare l’attività per un periodo di tempo più lungo o permettendo loro di poter utilizzare del tempo giovando dei risultati del loro lavoro[20] [21]. Ritornare a lavorare e avere una posizione attiva nell’ambito del lavoro in seguito a un infortunio (es. lesione midollare, sindrome del tunnel carpale, intervento di chirurgia della mano) è un altro aspetto in cui l’intervento del TO in età adulta ha efficacia. Le persone in queste situazioni passano attraverso un periodo di transizione dal giorno dell’infortunio o intervento al loro primo giorno di rientro al lavoro. Questo lavoro di transizione è una fase del processo di recupero quando una persona è in grado di completare alcune attività lavorative ma non ancora a pieno regime. L’aiuto che un TO fornisce in questi casi è un programma di lavoro con addestramento al lavoro, l'introduzione e l'istruzione in pratiche di lavoro sicure per prevenire ulteriori lesioni e il mantenimento di attività lavorative che la persona è già in grado di eseguire in sicurezza. Un TO in questi casi può valutare la capacità di una persona di completare le sue mansioni lavorative e supervisionare il programma di ritorno al lavoro di un'azienda. Lo scopo della terapia occupazionale è di fornire al lavoratore di tornare a svolgere compiti significativi, favorire la sua indipendenza e permettergli di svolgere nuovamente quante più mansioni al completo durante il lavoro. Nell’ambito della salute mentale ad esempio gli interventi di TO identificano le conoscenze e le abilità specifiche necessarie affinché un individuo abbia successo nelle aree di occupazione in cui ha bisogno o vuole avere successo; vengono individuati input e creati piani di trattamento basati sui desideri di ogni singola persona. L'allenamento delle competenze porta miglioramenti nelle abilità mirate che permettono lo svolgimento di un’attività, ciò influisce in modo significativo sulle capacità di una persona nel trovare un lavoro e riacquisire i suoi ruoli occupazionali (es. imprenditore, operaio, genitore, compagno, figlio, volontario, etc..)[22].
Età anziana
Nell’ambito della geriatria (indicativamente dai 65 anni in poi), lo scopo della TO è di permettere alle persone anziane di vivere a casa propria in modo autonomo e indipendente per quanto più tempo possibile, mantenendo attivi i loro ruoli di genitori, nonni, mariti e mogli e preservando lo svolgimento di attività significative quali ad esempio la cura della casa, il giardinaggio, la partecipazione a gruppi di interesse (es. coro del paese, gruppo di fedeli in chiesa, etc…). Particolare attenzione viene fornita circa la prevenzione delle cadute, degli incidenti domestici o ad esempio il mantenimento del ruolo occupazionale di autista durante l’attività di guida di un veicolo a motore (es. l’auto). Le persone anziane che possono ricevere beneficio dalla presa in carico di un TO in quanto riscontrano limiti nella partecipazione alle attività di vita quotidiana per loro significative, possono presentare ad esempio un quadro diagnostico relativo la demenza, patologie reumatiche, ortopediche, cardio-vascolari o disabilità visiva (es. cecità o ipovisione). L’intervento di Terapia Occupazionale si rivolge sia alle persone anziane, sia ai loro caregiver, ovvero ai familiari o agli assistenti familiari da essi individuati come sostegno per la vita quotidiana. Nel caso di coppie in cui sia il marito o sia la moglie sono anziane e uno dei due ha una diagnosi di demenza ad esempio, l’intervento di TO è efficace e utile affinché i due coniugi possano vivere una vita insieme e a casa loro, continuando a svolgere le attività della vita quotidiana che contraddistinguono la loro vita di coppia (es. fare la spesa, curare la casa, gestire le finanze, ospitare i nipoti, etc..)[23].
Metodologia d'intervento
Evidence Based Practice (EBP)
Il percorso di terapia Occupazionale si fonda sulla pratica basata sull’evidenza (Evidence-Based-Practice). L’EBP viene definita come “L'uso coscienzioso, esplicito e giudizioso della migliore evidenza disponibile nel prendere decisioni riguardo la cura dei singoli pazienti” La pratica basata sulle evidenze è l'integrazione di:
- Esperienza clinica;
- Migliore evidenza disponibile (sia di tipo qualitativo che quantitativo);
- Preferenze e obiettivi dei pazienti.
L’EBP è importante perché:
- Migliora i risultati che si aspetta il cliente;
- Migliora la conoscenza del professionista;
- Evidenzia un metodo di ricerca di una professione;
- Stimola la ricerca nella pratica clinica quotidiana;
- Stimola la responsabilità individuale del professionista.
Centrato sulla persona
L’intervento di Terapia Occupazionale viene definito centrato sulla persona (in inglese Client Centered) in quanto è “...un approccio collaborativo che mira ad abilitare all’occupazione clienti che possono essere individui, gruppi, agenzie, governanti, cooperative o altri. I terapisti occupazionali dimostrano rispetto per il cliente, coinvolgono i clienti nell’assunzione di decisioni, sostengono i clienti nell’esplicazione dei suoi desideri, e inoltre riconoscono le esperienze e il sapere del cliente”[24].
I concetti chiave di questo approccio sono:
- Rispetto dei clienti e delle loro famiglie, e delle scelte che fanno;
- Clienti e famiglie hanno l’ultima responsabilità di decisione rispetto alle occupazioni quotidiane e alle prestazioni di terapia occupazionale;
- Dare informazioni, conforto fisico, e supporto emotivo. Enfasi sulla comunicazione centrata sulla persona;
- Facilitazione della partecipazione del cliente in tutti gli aspetti delle prestazioni di terapia occupazionale;
- Offrire prestazioni di terapia occupazionale flessibili e individualizzate;
- Abilitare il cliente a risolvere problemi di performance occupazionale;
- Focus sulle relazioni persona-ambiente-occupazione.
Dare la centralità al paziente significa riconoscere che il repertorio occupazionale della persona è unico per quel individuo, così come lo sono l’importanza e il significato che egli associa alle sue occupazioni. La pratica basata sul cliente si fonda sullo stabilire una relazione tra cliente e terapista, che deve essere mantenuta attraverso l’alleanza terapeutica: la Terapia Occupazionale centrata sul cliente è una collaborazione tra le due parti, in cui il terapista aiuta il cliente ad impegnarsi in performance funzionali e ad adempiere ai suoi ruoli occupazionali in una varietà di ambienti. Questa collaborazione permette al cliente di partecipare attivamente alla negoziazione degli obiettivi che saranno quindi al centro della valutazione.
Basato e focalizzato sull'occupazione
Lo strumento specifico di cui si avvale il terapista occupazionale è costituito dalle occupazioni legate alla cura personale, alla produttività e al tempo libero. Il terapista occupazionale utilizza queste occupazioni per migliorare le abilità, il benessere, la salute e l’inclusione della persona: in questo caso, le occupazioni non sono mai proposte a caso, ma sono attentamente valutate, scomposte e graduate per rispondere ai bisogni e ai desideri di vita della persona. In questo caso le occupazioni sono strumento terapeutico riabilitativo (pratica basata sull’occupazione). La Terapia Occupazionale considera inoltre le occupazioni come l’obiettivo da raggiungere L’obiettivo immediato dell’intervento è il cambiamento della qualità della performance (verrà apposto il link che porta alla definizione di performance) Le occupazioni devono essere per la persona importanti e significative, fare riferimento alle abitudini personali, essere svolte all’interno di un ambiente consono e familiare, favorire l’impegno e fornire il giusto grado di sfida per la persona[25].
Modelli di terapia occupazionale
Nella clinica i Terapisti Occupazionali possono utilizzare diversi modelli teorici che guidano la loro pratica professionale. Tutti i modelli di Terapia Occupazionale ruotano intorno ai concetti di persona - ambiente – occupazione, pur definendo e descrivendo in modo diverso queste tre componenti in base ai fondamenti teorici, ai presupposti della performance occupazionale e al pensiero clinico che deriva dal modello stesso[26]. In letteratura vengono segnalati diversi modelli che sono disponibili al Terapista Occupazionale, per la diversa cultura della nazione in cui si è sviluppato il modello, la metodologia di lavoro dei professionisti coinvolti e l’approccio utilizzato riguardo le patologie che influenza il metodo e il valore dato alle componenti della performance occupazionale. I modelli utilizzati sono:
- Sensory Integration, 1972, Ayres A.J., USA[27][28];
- Model of Creative Ability (MoCA), 1972, DuToit V., Sud Africa;
- Model of Human Occupation (MOHO), 1980, Kielhofner G., USA[29];
- Functional Information-Processing Model, 1982, Allen C., USA;
- The Person Environment Occupation Performance model (PEOP), 1985, Baum C.M. & Christiansen C., USA[30];
- Occupational Performance Model (OPM), 1986, Chapparo C. &Ranka J., Australia;
- The Human Occupation Model (HOM), 1992, Reed K.L. & Sanderson S.N., USA;
- Model for the practice of Occupational Therapy, 1992, Stewart D., UK;
- Occupational Adaptation, 1992, Schkade J.K. & Schultz S., USA;
- Ecology of Human Performance model (EHP), 1994, Dunn W., Brown C. &McGuigan A., USA;
- Lifestyle Performance Model, 1996, Fidler G.S., USA;
- The Person Environment Occupation model (PEO), 1996, Law M., Cooper B., Strong S., Stewart D., Rigby P. & Letts L., Canada[31];
- Neuro-Functional Approach, 1993, Giles G.M. & Clark-Wilson J., USA;
- The Canadian Model of Occupational Performance (CMOP), 1997, Canadian Association of Occupational Therapists (CAOT), Canada[32];
- Modello Gentlecare, 1999, Jones M., Canada;
- Kawa River Model, 2006, Iwama M., Canada[33];
- The Canadian Model of Occupational Performance and Engagement (CMOP-E), 2007, Polatajko H., Townsend E.A. &Craik J., Canada;
- Occupational Performance Process Model (OPPM), 1997, Fearing G., Law M. & Clark J., Canada[34];
- Competent Occupational Performance in the Environment (COPE), 2000, Hagedorn R., UK;
- Modello Vivaio (MOVI), 2005, Cunningham Piergrossi J., Gilbertoni De Sena C. &Deverdier E., Italia;
- The Canadian Model of Client-Centred Enablement (CMCE), 2007, Polatajko H., Craik J., Davis J. & Townsend E.A., Canada;
- Functional Group Model, 2008, Schwartzberg S.L., Howe M.C. & Barnes M.A.,USA;
- Occupational Therapy Intervention Process Model (OTIPM), 2009, Fisher A.G., USA[35].
Processo d'intervento
Valutazione
“Una valutazione di TO di qualità include un’intervista di TO minuziosa e un’osservazione accurata della performance occupazionale: omettere una o l’altra (o entrambe) non è né saggio né etico.”[36].
La fase della valutazione inizia con la raccolta di informazioni tramite un’intervista strutturata o semi-strutturata (es. COPM, OPHI II) per l’identificazione del cliente, dei suoi bisogni, delle sue risorse e difficoltà riguardo alla performance nelle aree occupazionali (attività del vivere quotidiano, strumentali, lavoro, tempo libero, partecipazione sociale). Si tratta di identificare i problemi nella performance occupazionale percepiti dal cliente, le occupazioni che ha bisogno di fare, che lo impegnano e lo coinvolgono. In seguito, attraverso un’osservazione diretta, il terapista occupazionale analizza la performance occupazionale del cliente per rilevare capacità della persona e caratteristiche dell'ambiente e dell'occupazione. Il terapista ha a disposizione specifiche valutazioni standardizzate (AMPS, SPQR, SCIIM, A-ONE...) che permettono una osservazione della persona nell'attività nel contesto reale, per individuare e misurare i fattori che supportano o ostacolano la performance occupazionale anche in ambienti extra ambulatoriali (domicilio, la scuola o il posto di lavoro, la comunità…) L’obiettivo finale della valutazione è identificare il livello di performance occupazionale della persona in relazione all’occupazione e all’ambiente.
Obiettivi
Gli obiettivi si riferiscono alle occupazioni: migliorare la performance, raggiungere livelli di autonomia e partecipazione, essere soddisfatto dei propri ruoli e della propria qualità di vita, mantenere il proprio benessere e salute, l'inclusione sociale, fornire assistenza in maniera sicura, garantire l'ergonomia degli ambienti e degli strumenti. Il raggiungimento degli obiettivi non può prescindere dal coinvolgimento del cliente e del suo contesto familiare. Gli obiettivi devono rispondere ai criteri di essere specifici, misurabili, condivisi, realistici e temporalmente definiti.
Intervento
Nell’utilizzo delle attività come mezzo e fine terapeutico, la terapia occupazionale si avvale di diversi approcci:
- Acquisizione: la finalità è esercitare la persona a svolgere l’occupazione in una maniera che sia tipica per persone della stessa età, sesso e gruppo culturale, recuperando le abilità perse o sviluppandone delle nuove;
- Recupero: mira al recupero delle funzioni fisiche, cognitive, emozionali perse;
- Compensativo: attraverso modalità alternative di svolgere l’attività, modifiche ambientali, attrezzatura adattata, tecnologie ed ausili permette alla persona di svolgere una performance più efficace;
- Pedagogico: per informare ed educare familiari, caregivers o gruppi ampi di utenti riguardo alle problematiche relative allo svolgimento delle performance occupazionali.
Verifica
Il terapista oltre ai progressi del cliente, verifica e rivaluta continuamente il piano d’intervento, assicurandosi che sia ancora in sintonia con le convinzioni, aspettative, obiettivi del cliente. La rivalutazione dell’efficacia dell’intervento porta il terapista a riflettere sui passi successivi da intraprendere, oppure anche ad una modificazione del piano, oppure ad un’interruzione se l’intervento risultasse inefficace. A conclusione dell’intervento, sia questo interrotto, modificato o abbia raggiunto gli obiettivi prefissati, il terapista occupazionale ricorre agli stessi strumenti usati nella fase di valutazione per ottenere i dati che permettono il confronto della situazione di partenza e quella raggiunta.
Formazione professionale
In Italia, la formazione del terapista occupazionale spetta alle varie università con i CdL di Terapia Occupazionale della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Materie di base del corso risultano essere la terapia occupazionale nei diversi ambiti di intervento (TO in neurologia, ortopedia, pediatria, psichiatria, geriatria...), scienze socio-psico-pedagogiche (psicologia generale e clinica, pedagogia) e mediche (anatomia, neurologia, medicina interna, medicina fisica e riabilitativa). Il percorso formativo prevede la frequenza obbligatoria ai tirocini che vengono svolti in diverse sedi in base alle disponibilità presenti sul territorio: ospedali, centri riabilitativi, case di cura, centri diurni, RSA. Il percorso accademico dura tre anni e prevede una laurea di primo livello abilitante, (l’abilitazione viene conseguita mediante esame di stato svolto prima della laurea). La commissione dell'esame di stato è costituita da docenti interni, rappresentante del Ministero della Salute e del MIUR e da due rappresentanti dell'associazione di categoria (AITO) che sono garanti rispettivamente del corretto procedimento e della preparazione del candidato. In Italia attualmente (2017), il corso è presente in 12 università:
- Bolzano (BZ): Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Scuola Provinciale Superiore di Sanità Claudiana;
- Chieti-Pescara (CH): Università degli Studi G. D’annunzio;
- Conegliano (TV): Università degli Studi di Padova;
- L’Aquila (AQ): Università degli Studi dell’Aquila;
- Milano (MI): Università degli Studi di Milano;
- Moncrivello (VC): Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma;
- Pavia (PV): Università degli Studi di Pavia;
- Reggio Emilia (RE): Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia;
- Roma (RM): Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma;
- Roma (RM): Università degli Studi di Roma Sapienza (Policlinico Umberto I);
- Roma (RM): Università degli Studi di Roma Sapienza (Viterbo);
- Roma (RM): Università degli Studi di Roma Sapienza (Guidonia).
Sino all’anno 2017, la W.F.O.T. riconosce il titolo rilasciato dalll'Università degli Studi di Milano, che ha superato i minimi standard per una laurea che soddisfa i requisiti per il programma di studio in Terapia Occupazionale. Riguardo ai titoli conseguiti negli altri Atenei invece, lo Stato ospite valuta i programmi e definisce le eventuali integrazioni. L’accesso ai corsi di laurea in Terapia Occupazionale è a numero programmato (il numero varia per ogni università). Si accede al Cdl mediante una prova d'ammissione[37] che consiste in un test, 60 quesiti a risposta multipla stabiliti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: 2 di cultura generale, 20 di logica, 18 di biologia, 12 di chimica,8 di fisica e matematica. I test d’ingresso si svolgono lo stesso giorno, solitamente ai primi di settembre, in tutte le università pubbliche italiane (università private escluse) ed è comune a tutte le professioni sanitarie. Con la laurea di primo livello è possibile accedere ad una laurea di secondo livello (con titolo Magistrale) previo superamento di un test che si tiene lo stesso giorno in tutto il territorio italiano ma che è preparato da ogni singola università. La laurea magistrale offre sbocchi professionali in contesti che richiedono competenze nei processi gestionali, organizzativi, formativi e di ricerca nell'ambito pertinente alle professioni proprie della classe. Per le sedi si rimanda al sito: http://www.universitaly.it/index.php/cercacorsi/universita Sono disponibili nelle varie università italiane dei Master di I e II livello e corsi di specializzazione e formazione. Con la laurea di primo livello è possibile accedere a Master di I livello e con la laurea magistrale è possibile accedere a Master di II livello e/o Dottorati. Diverse sono le competenze che formano un terapista occupazionale; in accordo con le direttive W.F.O.T. ed E.N.O.T.H.E. (European Network Occupational Therapy Higher Educationhttp://enothe.eu/), è possibile ottenere maggiori informazioni circa le competenze generali, specifiche, e tecnico-professionali di un terapista occupazionale consultando il sito web della S.I.T.O.
Quadro normativo
La figura professionale del terapista occupazionale è stata regolamentata con il Decreto Ministeriale 17 gennaio 1997, n. 136 "Regolamento concernente la individuazione della figura e relativo profilo professionale del terapista occupazionale" pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 24 maggio 1997, n. 119[38].
Associazione rappresentative
AITO
In Italia, è l’Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali (A.I.T.O) l’organizzazione impegnata a rappresentare a livello nazionale i TO dal punto di vista politico-istituzionale. Da statuto l’associazione è composta da:
- Consiglio Direttivo nazionale composto da n.7 consiglieri;
- Coordinamento Studenti composto dal Coordinamento Nazionale e i Referenti suddivisi per le sedi dei corsi di laurea in terapia occupazionale;
- Coordinamento Regionale composto da un gruppo di lavoro in ogni regione d’Italia.
SITO
Dal punto di vista formativo, tecnico e scientifico è la Società tecnico-scientifica Italiana di Terapia Occupazionale (S.I.T.O.) a portare avanti le istanze dei soci. Anche l’organismo della sito è strutturato: Consiglio Direttivo nazionale composto da n.7 consiglieri; Coordinamento Studenti composto dal Coordinamento Nazionale e i Referenti suddivisi per le sedi dei corsi di laurea in terapia occupazionale; Coordinamento Regionale composto da un Referente Regionale in ogni regione d’Italia.
Gli obiettivi principali della SITO sono relativi a:
- La formazione continua specifica per i terapisti occupazionali, la formazione dei colleghi membri dei team multi professionali in merito alle competenze e al contributo che la terapia occupazionale può portare all’interno dei team di lavoro;
- La ricerca e lo sviluppo di buone pratiche basate sull’evidenza scientifica in ambito clinico;
- Le collaborazioni con persone, enti, organizzazioni e istituzioni in ambito scientifiche, su aspetti clinici e sociali, portando all’interno di queste realtà contenuti e contributi in linea con la scienza occupazionale e l’evidenza basata sulla pratica in terapia occupazionale (EBOT).
COTEC
Il Council of Occupational Therapists for the European Countries (C.O.T.E.C.) è una organizzazione europea fondata nel 1986 per riunire tutti i terapisti occupazionali europei attraverso le associazioni dei loro paesi. Ha lo scopo di coordinare le varie associazioni e permettere che lavorino insieme per sviluppare e promuovere gli standard della pratica clinica attraverso un robusto sistema formativo, e per far sviluppare le basi teoriche della Terapia Occupazionale in tutta Europa, di modo da rispondere al meglio ai bisogni sociali e di salute dei cittadini Europei. Ogni Paese membro, come per la WFOT, ha un suo rappresentante delegato.
WFOT
La World Federation of Occupational Therapy (W.F.O.T.) è una associazione internazionale fondata nel 1952 a Liverpool, da associazioni di terapia occupazionale provenienti da 10 paesi: USA, Regno Unito (Inghilterra e Scozia), Canada, Sud Africa, Svezia, Nuova Zelanda, Australia, Israele, India e Danimarca.
La WFOT promuove la Terapia Occupazionale come arte e scienza a livello internazionale e supporta lo sviluppo, l’utilizzo e la pratica della Terapia Occupazionale in tutto il mondo, dimostrando la sua rilevanza e il suo contributo alla società.
Gli obiettivi della WFOT, stilati nella costituzione del 1952 sono:
- Agire come organizzazione internazionale ufficiale per la promozione della Terapia Occupazionale;
- Promuovere la cooperazione internazionale tra associazioni di terapia occupazionale, terapisti e altri gruppi professionali;
- Permettere il progredire della pratica e degli standard della Terapia occupazionale;
- Aiutare a mantenere l’etica e di portare avanti gli interessi della professione;
- Facilitare lo scambi internazionale e il collocamento di terapisti e studenti;
- Facilitare lo scambio di informazioni;
- Promuovere l’educazione e la formazione di terapisti;
- Tenere congressi internazionali.
Ogni Paese membro ha un suo rappresentante delegato.
GITO
Il Giornale Italiano di Terapia Occupazionale (G.I.T.O.) è la pubblicazione ufficiale della Società Tecnico Scientifica Italiana di Terapia Occupazionale. Il G.I.T.O. si occupa di pubblicare articoli riguardanti la Terapia Occupazionale, la sua pratica e le sue teorie. La pubblicazione ha un appuntamento tematico semestrale per favorire l'approfondimento delle conoscenze e l'interesse dei terapisti occupazionali. Oltre alla tematica principale, la rivista prevede "sezioni" specifiche per la pubblicazione di articoli al fine di garantire attualità, informazione e pluralità circa la pratica professionale. Nello specifico le "sezioni" saranno le seguenti: ricerca scientifica, pratica clinica, metodologia, tesi di laurea, libri e pensieri e comunicazioni. Il primo numero esce nel dicembre 2008 in forma cartacea, spedita in abbonamento a coloro che ne fanno richiesta. Da aprile 2013 il giornale viene pubblicato in versione informatica accessibile dai soci AITO/SITO nell’area riservata del sito web. Per chi non è terapista occupazionale ma vuole ricevere G.I.T.O. sarà necessario contattare la segreteria e, a seguito del versamento di una quota, verranno recapiti nella vostra mail i 2 numeri annuali.
Note
- ^ Christiansen, C. H., & Hammecker, C. L. (2001). Self care. In B. R. Bonder & M. B. Wagner (Eds.), Functional performance in older adults (pp. 155–175). Philadelphia: F. A. Davis.
- ^ Ameri¬can Occupational Therapy Association.(2014).Occupational therapy practice framework: Domain and process (3rd ed.).American Journal of Occupational Therapy, 68(Suppl.1), S1– S48.http://dx.doi.org/10.5014/ajot.2014.682006
- ^ Mosey, A. C. (1996). Applied scientific inquiry in the health pro¬fessions: An epistemological orientation (2nd ed.). Bethesda, MD: American Occupational Therapy Association.
- ^ Christiansen, C. H., & Townsend, E. A. (2010). Introduction to occupation: The art and science of living (2nd ed.). Cran¬bury, NJ: Pearson Education.
- ^ Parham, L. D., & Fazio, L. S. (Eds.). (1997). Play in occupa¬tional therapy for children. St. Louis, MO: Mosby.
- ^ Mosey, A. C. (1996). Applied scientific inquiry in the health pro¬fessions: An epistemological orientation (2nd ed.). Bethesda, MD: American Occupational Therapy Association.
- ^ Fisher, A. (2006). Overview of performance skills and client factors. In H. Pendleton & W. Schultz-Krohn (Eds.), Pe-dretti’s occupational therapy: Practice skills for physical dys¬function (pp. 372–402). St. Louis, MO: Mosby/Elsevier.
- ^ Ameri¬can Occupational Therapy Association.(2014).Occupational therapy practice framework: Domain and process (3rd ed.).American Journal of Occupational Therapy, 68(Suppl.1), S1– S48.http://dx.doi.org/10.5014/ajot.2014.682006
- ^ Monclus P.G., Tarrès J.P. (2016), “Occupational Therapy: Autonomy, Governmentality and Subjectification”, February 12, 2016 DOI: http://dx.doi.org/10.7440/res57.2016.05 [ultima volta visionato il 30 Settembre 2017]
- ^ World Health Organization. (2001). International classification of functioning, disability and health. Geneva: Author.
- ^ Doble S.E. & Santha J.C. (2008), “Occupational well-being: Rethinking occupational therapy outcomes”, Canadian Journal of Occupational Therapy, vol.75, n°3, pp. 184-190
- ^ Law M., Steinwender S. & Leclair L. (1998), “Occupation, health and well-being”, Canadian Journal of Occupational Therapy, vol.65, n°2, pp. 81-91
- ^ Marcolini V. e Ghensi R. (2007), “La Terapia Occupazionale e l’accessibilità all’ambiente domestico: creazione di una scheda valutativa per la visita domiciliare nel caso di soggetti con lesione midollare”, Tesi di laurea TO anno accademico 2006/2007.
- ^ Graff, M. Van Melick et al. (2016), “Curare la demenza a domicilio; indicazioni di terapia occupazionale per anziani e caregivers”, edizione italiana a cura di A. Fabbo, Franco Angeli, 978-88-917-2728-2, pp. 52.
- ^ Kielhofner G. (2008), “A model of Human Occupation: Theory and application”, 4th edition, Lippincott Williams & Wilkins, 0-7817-6996-5.
- ^ Townsend, E., & Wilcock, A. A. (2004). Occupational justice and client-centred practice: A dialogue in progress. Cana¬dian Journal of Occupational Therapy, 71, 75–87. http://dx.doi.org/10.1177/000841740407100203
- ^ Campbell D., Cooper J., Froese D., Head B., MacLeod-Schroeder N., McCarthy N. & Sheehan L. (2015), “Occupational justice: new concept or historical foundation of occupational therapy?”, CAOT Archives Committee, http://caot.in1touch.org/document/3763/f26.pdf [ultima visita il 09 Dicembre 2017]
- ^ Townsend, E., & Wilcock, A. A. (2004). Occupational justice and client-centred practice: A dialogue in progress. Cana¬dian Journal of Occupational Therapy, 71, 75–87. http://dx.doi.org/10.1177/000841740407100203
- ^ Occupational Therapy Australia (2016), Occupational Therapy Guide to Good Practice: Working with Children, Occupational Therapy Australia’s National Paediatric Taskforce.
- ^ Wagenfeld A & Bernice Buresh BA (2012), Ergonomic gardening: Teaching safe movement patterns, OT Practice, 17(9), 8–11
- ^ Tavares Queiroz de Almeidaa PH, Barcelos Pontes T, Chieregato Matheus JP, Feitosa Muniz L, Henrique da Motab LM (2015), Occupational therapy in rheumatoid arthritis: what rheumatologists need to know?, r ev b ras r eumatol . 2 0 1 5;55(3):272–280
- ^ American Association of Occupational Therapy 2012), Guideline summary: Occupational therapy practice guidelines for adults with serious mental illness. In: National Guideline Clearinghouse (NGC). Rockville (MD): Agency for Healthcare Research and Quality (AHRQ); 2012 Jan 01. [cited 2017 Dec 12]. Available: https://www.guideline.gov
- ^ Graff, M. Van Melick et al. (2016), “Curare la demenza a domicilio; indicazioni di terapia occupazionale per anziani e caregivers”, edizione italiana a cura di A. Fabbo, Franco Angeli, 978-88-917-2728-2.
- ^ Law M. (1998), Client-centred Occupational Therapy, SLACK
- ^ Fisher AG (2013), Occupation-centred, occupation-based, occupation-focused: Same, same or different?, Scan. Journ. of Occ. Ther. 2013; Early Online, 1-12
- ^ J.C. Piergrossi (2006), Essere nel fare. Introduzione alla terapia occupazionale, Modelli di pratica professionale, Franco Angeli, Milano.
- ^ Ayres AJ (2005), Sensory Integration and the Child: Understanding hidden sensory challenges, Western Psycologichal Services, 12031 Wilshire Boulevard, Los Angeles, California 90025, USA.
- ^ Ayres AJ (2012), Il bambino e l'integrazione sensoriale: Le sfide nascoste della sensorialità, Giovanni Fioriti Ed., Roma 00197, Italia
- ^ Kielhofner G (2008), Model Of Human Occupation: Theory and application, 4th Ed., Lippincott Willams & Wilkins Ed.
- ^ Bass JD, Bsum CM, Christiansen CH (2017), Person-Environment-Occupation-Performance Model, in Perspectives on Human Occupation: Theories Underlying Practie 2nd ed., F.A. Davis Company, pp. 161-182
- ^ Law M, Cooper B, Strong S, Stewart D, Rigby P, Letts L (1996), The Person-Environment-Occupation Model: A transactive approach to occupational performance, Can. Journ. Of Occ. Ther., Vol. 63, n.1 (April), pp 9-23
- ^ Law M, Polatajko H, Baptiste S, Townsend E (2002), Core concept of Occupational Therapy, in Enabling Occupation: An Occupational Therapy Perspective, pp 29-56, CAOT Publications ACE, Ottawa Ontario.
- ^ Kawa KM, Turpin M (2011), Kawa model, in Using Occupational therapy models in practice, pp 159-177, Churchill Linvingstone Elsevier Ed., China.
- ^ Stanton S, Franson TT, Kramer C (2002), Linking concepts to a process for working with clients, in Enabling Occupation: An Occupational Therapy Perspective, pp 57-94, CAOT Publications ACE, Ottawa Ontario.
- ^ Fisher AG (2009), Occupational Therapy Intervention Process Model: A model for planning and implementing top-down, client-centred and occupation-based interventions, Three Star Press Inc., Colorado.
- ^ Fisher, A. G., & Griswold, L. A. (2014). Performance skills: Im¬plementing performance analyses to evaluate quality of oc¬cupational performance. In B. A. Boyt Schell, G. Gillen, & M. Scaffa (Eds.), Willard and Spackman’s occupational therapy (12th ed., pp. 249–264). Philadelphia: Lippincott Williams & Wilkins.
- ^ http://www.miur.it/0006Menu_C/0012Docume/0098Normat/2056Norme__cf2.htm
- ^ http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1997/05/24/097G0168/sg
Bibliografia
- Giacomo Bazzini, Franco Franchignoni, Marcello Imbriani (a cura di), Argomenti di Terapia occupazionale, Vol. III, Aracne editrice, Roma, 2011, ISBN 978-88-548-4079-9.
- Julie Cunningham Piergrossi (a cura di), Essere nel fare. Introduzione alla terapia occupazionale, Franco Angeli, Milano, 2006, ISBN 88-464-7479-1.
- Graziano D'Intino, Giacomo Ianieri e Stefano Oronzo, Terapia occupazionale: una scelta di vita, Franco Angeli, Milano, 2006, ISBN 88-464-7236-5.
- Gian Maria Greco e Davide Ruggieri, Il Fare come Cura. Contributi per una fondazione costruzionista della Terapia Occupazionale, Lupo Editore, Lecce, 2013, ISBN 88-456-8673-1.
- Marcello Imbriani, Giacomo Bazzini e Franco Franchignoni (a cura di), Argomenti di Terapia occupazionale, Vol. I, Aracne editrice, Roma, 2006, ISBN 88-548-0589-0.
- Marcello Imbriani, Giacomo Bazzini e Franco Franchignoni (a cura di), Argomenti di Terapia occupazionale, Vol. II, Aracne editrice, Roma, 2009, ISBN 978-88-548-2582-6.
- Donatella Saviola e Antonio De Tanti, Trauma cranico e terapia occupazionale. Guida all'autonomia nella vita quotidiana, Franco Angeli, Milano, 2011, ISBN 978-88-568-3371-3.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cobet.TO/Sandbox
Collegamenti esterni
- ENOTHE (Network Europeo di Educazione Superiore dei Terapisti Occupazionali), su enothe.hva.nl.
- Codice Deontologico