Mario Musso
Matteo Francesco Albertone (Saluzzo, 30 gennaio 1876 – Straniger Alm, 3 marzo 1915) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale.
Mario Musso | |
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Nascita | Saluzzo, 30 gennaio 1876 |
Morte | Straniger Alm, 17 settembre 1915 |
Cause della morte | ferita da rma da fuoco |
Luogo di sepoltura | cimitero di Paluzza |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Fanteria |
Corpo | Alpini |
Anni di servizio | 1892-1915 |
Grado | Capitano |
Guerre | Prima guerra mondiale |
Comandante di | 21ª Compagnia, Battaglione alpini "Saluzzo", 2º Reggimento alpini |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia Militare di Modena |
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro[1] | |
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Biografia
Nacque a Saluzzo, provincia di Cuneo, il 30 gennaio 1876, figlio di Sebastiano e Clara Pignari. Arruolatosi nel Regio Esercito frequentò la Regia Accademia Militare di Modena, da cui uscì con il grado di sottotenente, assegnato al 41º Reggimento fanteria della Brigata "Modena".[2] Promosso tenente, fu successivamente trasferito al 3º Reggimento della specialità Alpini.[1] Nel 1904, in tempo di pace, gli fu conferita la Medaglia di bronzo al valor militare per aver salvato uno dei suoi alpini travolto da una valanga a Bardonecchia.[3] Promosso capitano in forza al 2º Reggimento alpini, all'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuto il 24 maggio 1915,[1] parte per la zona di operazioni alla testa della 21ª Compagnia del battaglione alpini "Saluzzo", distinguendosi sul fronte carnico. Partecipò alle operazioni sul Pal Piccolo, Pal Grande, Freikofel, e nell’alto But.[2]
Il 14 giugno 1915 l'esercito austro-ungarico lanciò un violentissimo attacco contro le posizioni di Monte Londin, Cima di Val Puartis, e Passo Melédis,[2] difese da tre compagnie, una del 12º Reggimento bersaglieri e due del 2º Reggimento alpini.[2] Rimasto sotto il fuoco nemico per ore, rimase ferito una prima volta all’addome, ma rimase stoicamente al suo posto sorreggendosi con una piccozza e dirigendo le operazioni di difesa.[2] Ferito mortalmente per la seconda volta,[2] riuscì a rimettersi in piedi ordinando di continuare il fuoco contro gli attaccanti che oramai stavano entrando nelle trincee italiane. Trasportato[3] dagli austriaci presso un ospedale da campo a Straniger Alp, in Carinzia, si spense il 17 settembre.[2] Il giorno del suo funerale gli furono tributati gli onori militari da parte di un picchetto di soldati, e il comando austriaco ne diede informazione alla famiglia. Con Decreto Lougotenenziale 22 luglio 1916 gli fu concessa la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]
Il 28 giugno 1929 gli alpini del Gruppo ANA "Alto But" di Paluzza,[3] nel corso di cerimonia di riappacificazione con gli ex nemici austriaci avvenuta al passo di Monte Croce, riconsegnarono la salma del tenente Franz Weilhalter,[3] scortata da un reparto in armi, che era anch'egli decorato con la Medaglia d’oro austriaca e seppellito a Timau, scambiandole con quella del capitano Musso che era stata inumata in quallo di Straniger Alp. Da allora la sua salma riposa nell'Ossario del paese carnico.[3] Al capitano Musso è intitolata la Caserma degli alpini a Saluzzo.[3]
Onorificenze
— Decreto Luogotenenziale 22 luglio 1916.[4][1]
Note
Bibliografia
- Andrea Bianchi, Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- (EN) Musso, Mario, su Combattenti Liberazione, http://www.combattentiliberazione.it. URL consultato il 9 gennaio 2018.