La terapia occupazionale (TO), definita anche ergoterapia, e in inglese occupational therapy, utilizza la valutazione e il trattamento per sviluppare, recuperare o mantenere le attività significative, o occupazioni, di individui, gruppi o comunità. È una professione sanitaria, nei paesi anglofoni rientra nella categoria delle allied health professions, eseguita da terapisti occupazionali. I TO spesso lavorano con persone con problemi di salute mentale, disabilità, infortuni o menomazioni[1]. L'Associazione Americana di Terapia Occupazionale definisce un TO come qualcuno che "aiuta le persone a partecipare a ciò che esse desiderano e devono fare durante il corso della loro vita, attraverso l'uso terapeutico delle attività quotidiane (occupazioni). Di solito gli interventi di terapia occupazionale includono aiutare i bambini con disabilità a partecipare completamente a scuola e nelle situazioni sociali, la riabilitazione delle lesioni, e fornire supporto agli anziani che subiscono cambiamenti fisici e cognitivi[2]. In genere, i terapisti occupazionali sono professionisti laureati, istruiti e devono superare un esame di licenza per esercitare la professione[3]. I terapisti occupazionali lavorano spesso a stretto contatto con i professionisti in fisioterapia, logopedia, audiologia, assistenza infermieristica, lavoro sociale, psicologia clinica e medicina.

Cenni storici

I cardini concettuali di salute e occupazione sono presenti storicamente e si sono evoluti nel corso del tempo sulla base che da una salute precaria deriva una carenza sostanziale delle abilità occupazionali sia nel lavoro che nella vita quotidiana. I metodi e gli strumenti utilizzati sono stati realizzati, modificati e aggiornati nel tempo, adattandosi al periodo storico e alla cultura: allenamento fisico nelle culture cinesi e romane, giochi e attività ricreative, musica e canzoni, teatro, conversazione, viaggi, lettura e lavori manuali per le società greche e romane. Già Galeno nel II secolo D.C. segnalava che “l’impiego era la migliore medicina naturale per il benessere umano”, sottolineando come ogni trattamento dovesse tener conto della globalità di mente e corpo. Questa posizione, sostenuta anche in epoche successive, ha dato vita alle idee rivoluzionarie del medico e filosofo francese Philipe Pinel (1745-1826) che promosse il trattamento morale ed occupazionale come approccio terapeutico per le persone affette da malattia mentale. Nella sua visione, le persone potevano essere facilitate nel controllare le emozioni attraverso la gestione ponderata del tempo, dell’energia, degli interessi e dell’attenzione primariamente occupandosi delle attività quotidiane ed esplorando poi altri campi specifici (es. letteratura, musica, esercizio fisico, lavoro nei campi). In quel contesto, le attività occupazionali diventavano uno strumento di guarigione dello stress emotivo, che attenuandosi portava benefici tangibili alle abilità necessarie per vivere la vita quotidiana. Nei primi anni del ‘900 l’infermiera Statunitense Susanna Tracy formò del personale infermieristico all’uso dell’occupazione come parte integrante dei trattamenti del malati di mente. La figura di Adolf Meyer, psichiatra e padre della psichiatria statunitense, nei primi del XX secolo, diede alla terapia occupazionale una base filosofica: i ritmi quotidiani del lavoro, gioco, riposo e sonno, dovevano rimanere in equilibrio, attraverso una gestione di vita salutare con basi solide per il sentimento e un’emozione sana per raggiungere una stabilità quotidiana. E dove non poteva mancare il piacere e il lavoro, gli interessi e le inclinazioni personali e tutte le relazioni interpersonali. In seguito alla prima guerra mondiale, la Terapia Occupazionale si avvicinò alla cura delle infermità fisiche, introducendo nella riabilitazione anche gli aspetti valutativi e terapeutici della chinesiologia. In questo periodo le attività lavorative erano strumento riabilitativo e facilitatori per il reinserimento delle persone nel mondo del lavoro e nella società. In Italia, sebbene la professione si sia sviluppata in ritardo, ha vissuto le influenze di professionisti e studiosi che hanno portato dai paesi esteri esperienze profondamente legate alla terapia occupazionale. Parliamo del lavoro di Maria Montessori (1870-1952) che promosse il valore del fare anche dal punto di vista terapeutico, considerando l’essere umano nella sua completezza, per stimolare interessi e capacità potenziali attraverso azioni mentali e manuali, in un ambiente predisposto affinchè l’individuo possa realizzare il suo bisogno vitale di operosità costruttiva ed intelligente. Agli inizi del 900 Sante De Sanctis, pioniere della neuropsichiatria infantile portò dal Canada delle terapiste occupazionali per formare maestri italiani che lavoravano con ragazzi in disagio con l’intento di promuovere il lavoro manuale educativo per la preparazione ad una vita autonoma. Si può dire che in Italia il metodo moderno di TO abbia avuto origine per l’azione di una suora Americana, Madre Francesca Chiara, diplomata a New York come terapista occupazionale che, venuta in convento a Firenze riuscì ad organizzare nel 1948 nel reparto pediatrico Meyer di Firenze una piccola sezione di TO con il provvidenziale entusiasmo e talento della giovane terapista californiana Ann Nicholson. La Nicholson ebbe il merito di divulgare i concetti di terapia occupazionale in molti ospedali in modo competente e qualificato. Di qui in avanti furono molte e diversificate le esperienze e le correnti che si diffusero in Italia ad opera di professionisti, istituzioni e associazioni.

Aree d'Intervento

L’ampio spettro della pratica di TO rende difficile classificare le aree d’intervento, soprattutto considerando i diversi sistemi di assistenza sanitaria a livello globale. In questa sezione viene utilizzata la categorizzazione dall’Associazione Americana di Terapia Occupazionale.

Età evolutiva e adolescenza

Nel 1951, Joan Erikson divenne direttore delle attività per “bambini e giovani gravemente disturbati” presso l’Austen Riggs Center. A quel tempo la “terapia occupazionale” veniva usata per “mantenere i pazienti impegnati attraverso compiti inutili.” Erikson ha introdotto pittori, scultori, ballerini, tessitori, ceramisti e altri artisti per creare un programma che fornisse una vera terapia[4]. I terapisti occupazionali lavorano con bambini di ogni età, dai neonati agli adolescenti, e con le loro famiglie nei vari contesti. I TO possono lavorare presso le scuole, gli ambulatori e a domicilio[5]. I TO aiutano i bambini e i loro caregiver a sviluppare le abilità che consentano loro di partecipare alle occupazioni significative. Queste occupazioni possono includere: nutrirsi, giocare, socializzare e frequentare la scuola[6].

Il modo di fare la Terapia Occupazionale in questo ambito può variare fra i contesti diversi. Ad esempio: [7][8]:

  • Promuovere un programma di benessere nelle scuole per prevenire l’obesità infantile;
  • Facilitare lo sviluppo della calligrafia nei bambini in età scolare;
  • Fornire un trattamento personalizzato per le difficoltà di integrazione sensoriale;
  • Insegnare le capacità di coping a un bambino con disturbo d’ansia generalizzato.

Salute e benessere

L’area d’intervento nell’ambito della salute e del benessere sta emergendo costantemente a causa della crescente necessità di servizi di terapia occupazionale che riflettano il concetto di benessere. È stata trovata una connessione tra il benessere e la salute fisica, così come la salute mentale; di conseguenza, aiutare a migliorare la salute fisica e mentale dei clienti può portare ad un aumento del benessere generale[9]. Come un’area d’intervento, la salute e il benessere può includere nello suo scopo: [10] [11]

  • Prevenzione di malattie e di lesioni
  • Prevenzione delle condizioni secondarie (co-morbidità)
  • Promozione del benessere di chi ha malattie croniche, ad es. riabilitazione sessuale
  • Riduzione delle disparità o disuguaglianze sanitarie
  • Miglioramento dei fattori che incidono sulla qualità della vita
  • Promozione di pratiche della vita sana, di partecipazione sociale e di ingiustizia occupazionale.

Salute mentale

La salute mentale e l’era del trattamento morale sono state riconosciute come la radice della terapia occupazionale[12]. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la malattia della salute mentale è una delle forme di disabilità in più rapida crescita[13]. I TO si concentrano sulla prevenzione e sul trattamento delle malattie mentali in tutte le popolazioni[14]. Negli Stati Uniti, personale militare e veterani sono popolazioni che possono beneficiare della terapia occupazionale, ma attualmente questa è un'area di pratica sottoutilizzata[15]. Clienti con le seguenti disabilità psichiatriche possono avere beneficio dalla terapia occupazionale: schizofrenia e altri disturbi della psicosi, disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi alimentari, disturbi allegati alla trauma e lo stress (ad es. il disturbo post-traumatico da stress e il disturbo acuto dello stress), disturbo ossessivo-compulsivo e altri disturbi simili (ad es. disturbo da accumulo), e disabilità neuro-comportamentali come l’autismo, disturbo da deficit di attenzione e iperattività, e disturbi specifici di apprendimento[16].

Invecchiamento produttivo

I terapisti occupazionali lavorano con gli anziani per mantenere l’indipendenza, la partecipazione alle occupazioni significative e il vivere una vita appagante. I terapisti occupazionali possono aiutare gli anziani con: la guida dell'auto, il processo dell’invecchiamento all'interno della comunità, la cecità o l’ipovisione, la demenza o la malattia di Alzheimer (AD)[17]. Quando si affronta la guida, il terapista occupazionale fornisce valutazioni specifiche riguardo quest’attività le quali possono aiutare il medico nel prendere le decisioni cliniche circa il rinnovo della patente (es. valutazioni del controllo motorio e della coordinazione occhio-mano, stimolazioni virtuali, etc.), per determinare se il conducente è al sicuro al volante. Per consentire l’indipendenza degli anziani a casa, i terapisti occupazionali valutano sia i rischi di caduta sia come funzionano i clienti nelle loro case e raccomandano modifiche specifiche in merito. I terapisti occupazionali modificano i compiti che si svolgono a casa e l’ambiente domiciliare per persone ipovedenti[18]. Mentre lavorano con persone affette da demenza di Alzheimer, i terapisti occupazionali si focalizzano sul mantenimento della qualità della vita, della sicurezza e sulla promozione dell’indipendenza.

Riabilitazione degli adulti

I terapisti occupazionali rispondono all’esigenza di riabilitazione dopo un danno o un deficit. Durante la pianificazione del trattamento, i terapisti occupazionali affrontano le esigenze fisiche, cognitive, psicosociali e ambientali di interesse per le popolazioni adulte in una varietà di contesti. La terapia occupazionale nella riabilitazione degli adulti può assumere una varietà di forme:

  • Lavorare con adulti con autismo durante i programmi di riabilitazione quotidiana per promuovere relazioni di successo e partecipazione nella comunità in modo efficace attraverso l'istruzione e l'intervento sulle abilità sociali[19];
  • Aumentare la qualità della vita di individui con il cancro coinvolgendoli in occupazioni che sono significative per loro, fornendo metodi per ridurre l’ansia e lo stress e suggerendo strategie di gestione della fatica[20];
  • Istruire gli individui con amputazioni alla mano su come indossare e togliere un arto mio-elettricamente controllato e addestramento per l’uso funzionale dell’arto[21];
  • Utilizzare e implementare nuove tecnologie come software di sintesi vocale o videogiochi per Nintendo Wii[22];
  • Comunicare tramite i metodi e i processi di tele-medicina come il modello di fornitura di servizi per i clienti che vivono in zone rurali[23].

Lavoro e Industria

I terapisti occupazionali lavorano con clienti che hanno subito un infortunio e stanno tornando al lavoro. I terapisti occupazionali effettuano valutazioni per simulare le mansioni lavorative al fine di determinare le migliori corrispondenze con una attività di lavoro, le sistemazioni necessarie al lavoro o il livello di disabilità. Il condizionamento del lavoro e l'indurimento del lavoro sono interventi usati per ripristinare le abilità lavorative che potrebbero essere cambiate a causa di una malattia o di un infortunio. I terapisti occupazionali possono anche prevenire infortuni sul lavoro attraverso l’ergonomia e le valutazioni sul lavoro in loco[24].

Formazione professionale

In Italia, la formazione del terapista occupazionale spetta alle varie università con i CdL di Terapia Occupazionale della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Materie di base del corso risultano essere la terapia occupazionale nei diversi ambiti di intervento (TO in neurologia, ortopedia, pediatria, psichiatria, geriatria...), scienze socio-psico-pedagogiche (psicologia generale e clinica, pedagogia) e mediche (anatomia, neurologia, medicina interna, medicina fisica e riabilitativa). Il percorso formativo prevede la frequenza obbligatoria ai tirocini che vengono svolti in diverse sedi in base alle disponibilità presenti sul territorio: ospedali, centri riabilitativi, case di cura, centri diurni, RSA. Il percorso accademico dura tre anni e prevede una laurea di primo livello abilitante, (l’abilitazione viene conseguita mediante esame di stato svolto prima della laurea). La commissione dell'esame di stato è costituita da docenti interni, rappresentante del Ministero della Salute e del MIUR e da due rappresentanti dell'associazione di categoria (AITO) che sono garanti rispettivamente del corretto procedimento e della preparazione del candidato. In Italia attualmente (2017), il corso è presente in 12 università:

  • Bolzano (BZ): Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Scuola Provinciale Superiore di Sanità Claudiana;
  • Chieti-Pescara (CH): Università degli Studi G. D’annunzio;
  • Conegliano (TV): Università degli Studi di Padova;
  • L’Aquila (AQ): Università degli Studi dell’Aquila;
  • Milano (MI): Università degli Studi di Milano;
  • Moncrivello (VC): Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma;
  • Pavia (PV): Università degli Studi di Pavia;
  • Reggio Emilia (RE): Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia;
  • Roma (RM): Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma;
  • Roma (RM): Università degli Studi di Roma Sapienza (Policlinico Umberto I);
  • Roma (RM): Università degli Studi di Roma Sapienza (Viterbo);
  • Roma (RM): Università degli Studi di Roma Sapienza (Guidonia).

Sino all’anno 2017, la W.F.O.T. riconosce il titolo rilasciato dalll'Università degli Studi di Milano, che ha superato i minimi standard per una laurea che soddisfa i requisiti per il programma di studio in Terapia Occupazionale. Riguardo ai titoli conseguiti negli altri Atenei invece, lo Stato ospite valuta i programmi e definisce le eventuali integrazioni. L’accesso ai corsi di laurea in Terapia Occupazionale è a numero programmato (il numero varia per ogni università). Si accede al Cdl mediante una prova d'ammissione[25] che consiste in un test, 60 quesiti a risposta multipla stabiliti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: 2 di cultura generale, 20 di logica, 18 di biologia, 12 di chimica,8 di fisica e matematica. I test d’ingresso si svolgono lo stesso giorno, solitamente ai primi di settembre, in tutte le università pubbliche italiane (università private escluse) ed è comune a tutte le professioni sanitarie. Con la laurea di primo livello è possibile accedere ad una laurea di secondo livello (con titolo Magistrale) previo superamento di un test che si tiene lo stesso giorno in tutto il territorio italiano ma che è preparato da ogni singola università. La laurea magistrale offre sbocchi professionali in contesti che richiedono competenze nei processi gestionali, organizzativi, formativi e di ricerca nell'ambito pertinente alle professioni proprie della classe. Per le sedi si rimanda al sito: http://www.universitaly.it/index.php/cercacorsi/universita Sono disponibili nelle varie università italiane dei Master di I e II livello e corsi di specializzazione e formazione. Con la laurea di primo livello è possibile accedere a Master di I livello e con la laurea magistrale è possibile accedere a Master di II livello e/o Dottorati. Diverse sono le competenze che formano un terapista occupazionale; in accordo con le direttive W.F.O.T. ed E.N.O.T.H.E. (European Network Occupational Therapy Higher Educationhttp://enothe.eu/), è possibile ottenere maggiori informazioni circa le competenze generali, specifiche, e tecnico-professionali di un terapista occupazionale consultando il sito web della S.I.T.O.

Quadro normativo

La figura professionale del terapista occupazionale è stata regolamentata con il Decreto Ministeriale 17 gennaio 1997, n. 136 "Regolamento concernente la individuazione della figura e relativo profilo professionale del terapista occupazionale" pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 24 maggio 1997, n. 119[26].

Associazione rappresentative

AITO

In Italia, è l’Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali (A.I.T.O) l’organizzazione impegnata a rappresentare a livello nazionale i TO dal punto di vista politico-istituzionale. Da statuto l’associazione è composta da:

  • Consiglio Direttivo nazionale composto da n.7 consiglieri;
  • Coordinamento Studenti composto dal Coordinamento Nazionale e i Referenti suddivisi per le sedi dei corsi di laurea in terapia occupazionale;
  • Coordinamento Regionale composto da un gruppo di lavoro in ogni regione d’Italia.

SITO

Dal punto di vista formativo, tecnico e scientifico è la Società tecnico-scientifica Italiana di Terapia Occupazionale (S.I.T.O.) a portare avanti le istanze dei soci. Anche l’organismo della sito è strutturato: Consiglio Direttivo nazionale composto da n.7 consiglieri; Coordinamento Studenti composto dal Coordinamento Nazionale e i Referenti suddivisi per le sedi dei corsi di laurea in terapia occupazionale; Coordinamento Regionale composto da un Referente Regionale in ogni regione d’Italia.

Gli obiettivi principali della SITO sono relativi a:

  • La formazione continua specifica per i terapisti occupazionali, la formazione dei colleghi membri dei team multi professionali in merito alle competenze e al contributo che la terapia occupazionale può portare all’interno dei team di lavoro;
  • La ricerca e lo sviluppo di buone pratiche basate sull’evidenza scientifica in ambito clinico;
  • Le collaborazioni con persone, enti, organizzazioni e istituzioni in ambito scientifiche, su aspetti clinici e sociali, portando all’interno di queste realtà contenuti e contributi in linea con la scienza occupazionale e l’evidenza basata sulla pratica in terapia occupazionale (EBOT).

COTEC

Il Council of Occupational Therapists for the European Countries (C.O.T.E.C.) è una organizzazione europea fondata nel 1986 per riunire tutti i terapisti occupazionali europei attraverso le associazioni dei loro paesi. Ha lo scopo di coordinare le varie associazioni e permettere che lavorino insieme per sviluppare e promuovere gli standard della pratica clinica attraverso un robusto sistema formativo, e per far sviluppare le basi teoriche della Terapia Occupazionale in tutta Europa, di modo da rispondere al meglio ai bisogni sociali e di salute dei cittadini Europei. Ogni Paese membro, come per la WFOT, ha un suo rappresentante delegato.

WFOT

La World Federation of Occupational Therapy (W.F.O.T.) è una associazione internazionale fondata nel 1952 a Liverpool, da associazioni di terapia occupazionale provenienti da 10 paesi: USA, Regno Unito (Inghilterra e Scozia), Canada, Sud Africa, Svezia, Nuova Zelanda, Australia, Israele, India e Danimarca.

La WFOT promuove la Terapia Occupazionale come arte e scienza a livello internazionale e supporta lo sviluppo, l’utilizzo e la pratica della Terapia Occupazionale in tutto il mondo, dimostrando la sua rilevanza e il suo contributo alla società.

Gli obiettivi della WFOT, stilati nella costituzione del 1952 sono:

  • Agire come organizzazione internazionale ufficiale per la promozione della Terapia Occupazionale;
  • Promuovere la cooperazione internazionale tra associazioni di terapia occupazionale, terapisti e altri gruppi professionali;
  • Permettere il progredire della pratica e degli standard della Terapia occupazionale;
  • Aiutare a mantenere l’etica e di portare avanti gli interessi della professione;
  • Facilitare lo scambi internazionale e il collocamento di terapisti e studenti;
  • Facilitare lo scambio di informazioni;
  • Promuovere l’educazione e la formazione di terapisti;
  • Tenere congressi internazionali.

Ogni Paese membro ha un suo rappresentante delegato.

GITO

Il Giornale Italiano di Terapia Occupazionale (G.I.T.O.) è la pubblicazione ufficiale della Società Tecnico Scientifica Italiana di Terapia Occupazionale. Il G.I.T.O. si occupa di pubblicare articoli riguardanti la Terapia Occupazionale, la sua pratica e le sue teorie. La pubblicazione ha un appuntamento tematico semestrale per favorire l'approfondimento delle conoscenze e l'interesse dei terapisti occupazionali. Oltre alla tematica principale, la rivista prevede "sezioni" specifiche per la pubblicazione di articoli al fine di garantire attualità, informazione e pluralità circa la pratica professionale. Nello specifico le "sezioni" saranno le seguenti: ricerca scientifica, pratica clinica, metodologia, tesi di laurea, libri e pensieri e comunicazioni. Il primo numero esce nel dicembre 2008 in forma cartacea, spedita in abbonamento a coloro che ne fanno richiesta. Da aprile 2013 il giornale viene pubblicato in versione informatica accessibile dai soci AITO/SITO nell’area riservata del sito web. Per chi non è terapista occupazionale ma vuole ricevere G.I.T.O. sarà necessario contattare la segreteria e, a seguito del versamento di una quota, verranno recapiti nella vostra mail i 2 numeri annuali.

Note

  1. ^ "What is Occupational Therapy". Canadian Association of Occupational Therapists | Association canadienne des ergothérapeutes. Retrieved 2017-05-24.
  2. ^ "WFOT | Education | Entry level Educational Programmes WFOT Approved". World Federation of Occupational Therapists. Retrieved 2017-05-24.
  3. ^ "WFOT | Education | Entry level Educational Programmes WFOT Approved". World Federation of Occupational Therapists. Retrieved 2017-05-24.
  4. ^ . Robert Mcg. Thomas Jr., “Joan Erikson Is Dead at 95; Shaped Thought on Life Cycles,” New York Times obituary, August 8, 1997. Online at https://www.nytimes.com/1997/08/08/us/joan-erikson-is-dead-at-95-shaped-thought-on-life-cycles.html
  5. ^ AOTA. “Children and Youth”. Retrieved 19 April 2012.
  6. ^ Case-Smith, J. (2010). Occupational Therapy for Children. Maryland Heights, MO: Mosby/Elsevier.
  7. ^ AOTA. “Children and Youth”. Retrieved 19 April 2012.
  8. ^ Case-Smith, J. (2010). Occupational Therapy for Children. Maryland Heights, MO: Mosby/Elsevier.
  9. ^ AOTA. “Health and Wellness”.
  10. ^ AOTA. “Health and Wellness”.
  11. ^ Brownson, C. A.; Scaffa, M. E. (2001). “Occupational therapy in the promotion of health and the prevention of disease and disability statement”. American Journal of Occupational Therapy. 55 (6): 656–660
  12. ^ Brown, C., Stoffel, V., & Phillip, J. (2010). Occupational Therapy in Mental Health. A Vision for Participation. FA Davis Company, Philadelphia
  13. ^ World Health Organization. “Mental Health Atlas 2011”. Retrieved 19 April 2012.
  14. ^ AOTA. “Mental Health”
  15. ^ Cogan AM (2014). “Supporting our military families: a case for a larger role for occupational therapy in prevention and mental health care”. Am J Occup Ther. 68 (4): 478–83. doi:10.5014/ajot.2014.009712. PMID 25005512
  16. ^ DSM-V
  17. ^ Yamkovenko, S. "The emerging niche: What is next in your practice area?". Retrieved 19 April 2012
  18. ^ Warren, M. "Occupational therapy services for persons with visual impairment" (PDF). Retrieved 19 April 2012
  19. ^ American Occupational Therapy Association. "Autism in Adults"
  20. ^ Radomski, M.V. (2008). Occupational Therapy for Physical Dysfunction (6 ed.). Baltimore, MD: Lippincott Williams & Wilkins
  21. ^ Radomski, M.V. (2008). Occupational Therapy for Physical Dysfunction (6 ed.). Baltimore, MD: Lippincott Williams & Wilkins
  22. ^ American Occupational Therapy Association. "New Technology in Rehabilitation". Retrieved 23 April 2012
  23. ^ American Occupational Therapy Association. "Telehealth". Retrieved 23 April 2012.
  24. ^ Clinger, Jeff. "OT Services in Work Rehabilitation". Retrieved 19 April 2012.
  25. ^ http://www.miur.it/0006Menu_C/0012Docume/0098Normat/2056Norme__cf2.htm
  26. ^ http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1997/05/24/097G0168/sg

Bibliografia

  • Giacomo Bazzini, Franco Franchignoni, Marcello Imbriani (a cura di), Argomenti di Terapia occupazionale, Vol. III, Aracne editrice, Roma, 2011, ISBN 978-88-548-4079-9.
  • Julie Cunningham Piergrossi (a cura di), Essere nel fare. Introduzione alla terapia occupazionale, Franco Angeli, Milano, 2006, ISBN 88-464-7479-1.
  • Graziano D'Intino, Giacomo Ianieri e Stefano Oronzo, Terapia occupazionale: una scelta di vita, Franco Angeli, Milano, 2006, ISBN 88-464-7236-5.
  • Gian Maria Greco e Davide Ruggieri, Il Fare come Cura. Contributi per una fondazione costruzionista della Terapia Occupazionale, Lupo Editore, Lecce, 2013, ISBN 88-456-8673-1.
  • Marcello Imbriani, Giacomo Bazzini e Franco Franchignoni (a cura di), Argomenti di Terapia occupazionale, Vol. I, Aracne editrice, Roma, 2006, ISBN 88-548-0589-0.
  • Marcello Imbriani, Giacomo Bazzini e Franco Franchignoni (a cura di), Argomenti di Terapia occupazionale, Vol. II, Aracne editrice, Roma, 2009, ISBN 978-88-548-2582-6.
  • Donatella Saviola e Antonio De Tanti, Trauma cranico e terapia occupazionale. Guida all'autonomia nella vita quotidiana, Franco Angeli, Milano, 2011, ISBN 978-88-568-3371-3.

Voci correlate

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