Simone di Cirene
Simone di Cirene, detto anche il Cireneo, è l'uomo che, secondo quanto riportato da tre dei quattro Vangeli[4], fu obbligato dai soldati romani ad aiutare a trasportare la croce di Gesù, durante la salita al Golgota per la crocifissione.

Gesù infatti, duramente provato dalla flagellazione e dagli altri tormenti che gli erano stati inflitti, non era più in grado di proseguire con il pesante carico. I Vangeli non forniscono ulteriori informazioni sul Cireneo, salvo che egli era "padre di Alessandro e Rufo" (Marco 15,21-22[5]). Il Vangelo secondo Giovanni omette Simone di Cirene per enfatizzare il sacrificio di Cristo che si addossa da solo il carico della croce ed espia le colpe degli uomini.[senza fonte]
Si ravvisa comunque una discordanza tra quanto affermato dai vangeli sinottici e quanto invece riferito dal Vangelo di Giovanni. Viene infatti precisato nei sinottici[6] che, finito il processo, la croce viene data da portare a Simone di Cirene già da subito, ovvero all'uscita del praetorium ("Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la croce di Gesù"[7]); invece, il Vangelo secondo Giovanni sostiene che la croce è portata da Gesù stesso dalla partenza fino al Golgota ("Allora (Pilato) lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo"[8]).[9]
Il Cireneo, per questo suo gesto, è passato alla storia come la solidale figura di colui che sorregge positivamente fatiche altrui. In ogni caso, nell'uso comune, col termine "cireneo" si indica una persona che volente o nolente, si carica del peso di qualcun altro.
L'incontro di Gesù con il Cireneo viene ricordato nella quinta stazione della Via Crucis.
Nel 1941 nella valle del Cedron, a Gerusalemme, è stato ritrovato un ossario risalente al I secolo d.C. e contenente le spoglie di una famiglia originaria di Cirene. È citato, in particolare, il nome di "Alessandro di Cirene, figlio di Simone". Considerato che Cirene è una località molto distante da Gerusalemme e che Alessandro è un nome relativamente poco diffuso nella comunità ebraica del tempo, gli studiosi ritengono plausibile l'ipotesi che l'ossario ospiti i resti della famiglia di Simone il Cireneo, che il Vangelo secondo Marco identifica appunto come "padre di Alessandro e Rufo".[10]
Note
- ^ "But the notion that the Gospel accounts are not 100 percent accurate, while still important for the religious truths they try to convey, is widely shared in the scholarly guild, even though it's not nearly so widely known or believed outside of it. Just about the only scholars who disagree are those who, for theological reasons, believe that the Bible contains the literal, inspired, inerrant, no-mistakes-of-any-kind and no-historical-problems-whatsoever, absolute words directly from God. [...] The Gospels of the New Testament contain stories kind of like that, stories that may convey truths, at least in the minds of those who told them, but that are not historically accurate. [...] Gospel writers have given us accounts that are contradictory in their details. These contradictions make it impossible for us to think that the stories are completely accurate." (Bart Ehrman, Jersus apocalyptic prophet of the new millenium, Oxford University Press, 1999, p. 30-32, ISBN 978-0-19-512474-3); cfr, tra gli altri, Mauro Pesce (Chi ha paura del Gesù storico? EDB, 2015) e anche alcuni studiosi cristiani, per esempio Rudolf Bulmann e John Crossan.
- ^ "I Vangeli sono pieni di discrepanze, alcune delle quali clamorose. Quanto alla Risurrezione, i Vangeli dissentono su ogni dettaglio o quasi." (Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 116-119, ISBN 978-88-98602-36-0; cfr anche: Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, p. 168,185-186, ISBN 978-88-17-07429-2.). Anche lo storico e sacerdote cattolico Raymond Brown (Raymond E. Brown, La morte del Messia: un commentario ai Racconti della Passione nei quattro vangeli, Queriniana Editore, 2007.) ammette, ad esempio, come i vari resoconti evangelici collochino la prima apparizione di Gesù risorto agli apostoli in modo contraddittorio e non conciliabile; lo stesso esegeta riconosce non conciliabili nemmeno le due narrazioni della nascita di Gesù di Matteo e Luca (Raymond E. Brown, La nascita del Messia secondo Matteo e Luca, Cittadella, 1981.).
- ^ Mauro Pesce, uno dei più noti biblisti italiani, riconosciuto a livello internazionale, fa il punto sull'attuale situazione della ricerca storico-biblica, specie sul Nuovo Testamento e in particolare in Italia: dopo una moderata e temporanea apertura all'accettazione della ricerca storico-biblica da parte del Concilio Vaticano II, "verso la fine degli anni Settanta si verificò una svolta nella teologia e nell'atteggiamento della Chiesa cattolica che ebbe effetti fortemente conservatori per un periodo molto lungo, del quale oggi si sta vivendo la fase più accentuatamente restauratrice, in particolare in Italia. [...] Le Chiese si trovavano nel bisogno di spiegare a fedeli senza cultura accademica il contenuto di fede dei testi biblici [e] proprio la valorizzazione della Bibbia finiva così per sollevare un dubbio radicale sull'utilità della ricerca storica sulla Bibbia che appariva ora povera di frutto spirituale, anzi pericolosa per la stessa fede perché metteva in dubbio le affermazioni immediate e letterali contenute nei testi biblici. [...] La tendenza cattolica ... va nel senso di attestarsi su una posizione tendenzialmente antimoderna". " La divaricazione tra esegesi storica e teologica si acuirà sempre più dagli anni Ottanta in poi. Di fronte alla grande difficoltà di accettare la funzione critica dell'esegesi storica, che correva continuamente il pericolo di mettere in crisi il sistema dottrinale e istituzionale ecclesiastico [...] si potenziò enormemente la lettura patristica della Bibbia, ben diversa da quella storica dell'esegesi contemporanea. [...] Ogni vangelo del Nuovo Testamento era considerato primariamente come fonte della parola di Dio e diventava perciò secondario saper quali fonti avesse utilizzato e se esse erano storicamente attendibili, posto che esso era già riconosciuto dalla Chiesa come fedele testimonianza del messaggio e della rivelazione di Gesù Cristo. In questo clima, anche l'esegesi storica cattolica moderatamente critica della fine degli anni Settanta venne marginalizzata sempre più. E a essa si sostituì un'ondata di esegesi teologica sostanzialmente apologetica. [...] e anzi si potrebbe dire che gran parte dell'esegesi italiana difende tuttora questa visione delle cose. " (Mauro Pesce, Chi ha paura del Gesù storico?, EDB, 2015, pp. 33-37,49-51, ISBN 978-88-10-56709-8; Mauro Pesce, insieme a Claudio Gianotto ed Enrico Norelli, L'enigma Gesù, Carocci Editore, 2017, pp. 100-101,103-105, ISBN 978-88-430-8327-5; Mauro Pesce, Da Gesù al Cristianesimo, Morcelliana, 2011, pp. 13-21, ISBN 978-88-372-2490-5.).
- ^ Marco Marco 15,21-22; Matteo Matteo 27,32 e Luca Luca 23,26.
- ^ Mc 15,21-22, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt27,31-34; Lc23,26; Mc15,20-22 Mt27,31-34; Lc23,26; Mc15,20-22.
- ^ Mt27,32 Mt27,32.
- ^ Gv19,16-18 Gv19,16-18.
- ^ Adel Smith, 500 errori nella Bibbia, Edizioni Alethes, 2003, pp. 219-220, ISBN 88-88592-05-9.
- ^ André Lemaire, École Pratique des Hautes Études, Paris-Sorbonne. The Ossuary and Inscription Are Authentic (Grand Rapids: April 21, 2004).
Errore nelle note: Il tag <ref> definito in <references> non ha un attributo nome.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Simone di Cirene
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Simone di Cirene