Allo scoppio della seconda guerra mondiale nel settembre 1939, gli Stati Uniti d'America avevano adottato una posizione di rigida neutralità: benché il presidente Franklin Delano Roosevelt avesse più volte espresso preoccupazione per l'aggressivo espansionismo adottato da Germania e Giappone, il paese era pervaso da un forte sentimento di isolazionismo e pertanto, nel corso degli anni 1930, il Congresso aveva approvato una serie di "atti di neutralità" che vietavano formalmente agli Stati Uniti qualsiasi coinvolgimento in guerre straniere. Roosevelt, tuttavia, si adoperò con costanza per alleggerire o aggirare i vincoli legislativi che gli impedivano di aiutare in Regno Unito nella sua lotta contro i tedeschi: nel novembre 1939 il presidente ottenne una modifica agli atti di neutralità per consentire il commercio di armi statunitensi con l'estero in cambio di denaro (il cosiddetto Cash and carry); il 2 settembre 1940 seguì la stipula del Destroyers for bases agreement, trattato che comportava la cessione alla Royal Navy di una cinquantina di cacciatorpediniere dismessi dalla United States Navy in cambio dell'affitto agli Stati Uniti di alcune basi navali britanniche nell'area dei Caraibi.

L'apice di questa politica di aiuti statunitensi al Regno Unito fu raggiunto con l'approvazione, l'11 marzo 1941, del programma Lend-Lease: questo prevedeva fondamentalmente la cessione a titolo gratuito o con pagamento dilazionato nel tempo di enormi quantità di materie prime, beni industriali ed equipaggiamento militare di ogni tipo (dalle armi leggere alle navi) prodotti negli Stai Uniti; il programma, inizialmente rivolto solo a favore di Regno Unito e Cina ma esteso in seguito all'Unione Sovietica e agli alleati minori, avrebbe consentito il trasferimento di beni per un valore di 50 miliardi di dollari, trasformando così gli Stati Uniti, secondo la definizione data dallo stesso Roosevelt, nell'"arsenale delle democrazie"[1].

I rifornimenti giungevano nel Regno Unito non senza contrasto. L'occupazione delle coste occidentali della Francia fornì ai tedeschi ottime basi da cui insidiare i convogli navali britannici, e nel 1941 la battaglia ai traffici commerciali in Atlantico e nell'oceano Indiano esplose in tutta la sua forza: agli attacchi degli aerosiluranti della Luftwaffe si unirono le navi di superficie della Kriegsmarine, sia le grosse unità da combattimento che più piccole navi corsare camuffate da innocui mercantili neutrali. Furono tuttavia fin da subito gli U-Boot (affiancati da un piccolo contingente di sommergibili della Regia Marina italiana) a rappresentare la minaccia più grande per i convogli: tra il settembre 1939 e il luglio 1941 i sommergibili tedeschi colarono a picco 848 mercantili, pari a più di 4 milioni di tonnellate di stazza lorda[2]. Il comandante della flotta sommergibilistica tedesca, ammiraglio Karl Dönitz, puntò seriamente a far capitolare il Regno Unito portandolo alla fame.

La Royal Navy impegnò ogni risorsa per tenere aperte le rotte di rifornimento: fu intensificata la costruzione di unità ottimizzate per la lotta antisommergibili, fu adottato un sistema di scorta aerea dei convogli e migliorati gli strumenti di rilevamento come radar e sonar, ma un grosso aiuto arrivò dalla rottura del codice cifrato Enigma, utilizzato per tutte le comunicazioni radio dei tedeschi, da parte dei decrittatori del centro di Bletchley Park. I risultati non tardarono ad arrivare: alla fine di maggio la grande nave da battaglia tedesca Bismarck che tentava di trasferirsi in Atlantico fu braccata e infine affondata dopo una lunga caccia dalla flotta britannica, mentre il numero di mercantili colati a picco dagli U-Boot iniziò a calare a partire dal giugno 1941. Roosevelt utilizzò al massimo i suoi poteri presidenziali per aiutare i britannici in questa lotta: navi da guerra statunitensi furono inviate a scortare i convogli fino a metà della rotta per il Regno Unito, generando scaramucce sempre più gravi con gli U-Boot; il 31 ottobre 1941 il cacciatorpediniere statunitense USS Reuben James fu silurato e affondato dal sommergibile U-552, poco più di un mese prima della dichiarazione di guerra della Germania agli Stati Uniti[2].



  1. ^ Willmott et al. 2005, p. 106.
  2. ^ a b Willmott et al. 2005, pp. 82-83.
  • Nigel Thomas; Peter Abbott; Carlos Caballero Jurado, La guerra partigiana 1941-45 e la Resistenza 1940-45, Osprey Publishing/Edizioni Del prado, 1999, ISBN 84-8372-024-8.

















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Armi e armamenti

Arma bianca
  1. Arco (arma)  
  2. Ascia
  3. Balestra (arma)
  4. Coltello  
  5. Mazza
  6. Spada     presenza di {{f}}
Arma da fuoco     presenza di {{f}}
  1. Artiglieria     presenza di {{f}}
  2. Bomba     presenza di {{f}}
  3. Fucile
  4. Missile
  5. Mitragliatrice
  6. Pistola
Arma difensiva
  1. Armatura
  2. Elmetto
  3. Maschera antigas
  4. Scudo (difesa)
Arma di distruzione di massa
  1. Arma nucleare  
  2. Armi chimiche
  3. Arma biologica
  4. Arma radiologica

Veicoli militari

Terrestri
  1. Carro armato     presenza di {{f}}
  2. Carro da guerra
  3. Semovente d'artiglieria
  4. Veicolo semicingolato
  5. Veicolo da combattimento della fanteria
  6. Veicolo trasporto truppe
Navali
  1. Trireme
  2. Galea
  3. Galeone
  4. Vascello
  5. Fregata (nave)
  6. Corvetta
  7. Nave da battaglia
  8. Incrociatore
  9. Cacciatorpediniere
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Aerei
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  2. Aereo da attacco al suolo
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Arte militare

Branche
  1. Strategia militare
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  3. Tattica militare
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  5. Organica militare
Forze armate e gerarchia militare
  1. Esercito
  2. Marina militare
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  4. Unità militari terrestri
  5. Unità militari navali
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  7. Fanteria
  8. Cavalleria
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  6. Trincea

Storia militare

Periodizzazione
  1. Guerra preistorica
  2. Guerra antica
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  5. Guerra moderna
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