Perdita Basigheddu

inquisita dall'inquisizione spagnola
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Perdita Basigheddu (Nuoro, XVI secNuoro?, post 1622) è stata un'inquisita e condannata dal Tribunale del Sant'Uffizio della Sardegna.

Biografia

Le notizie su Perdita Bagigheddu (Basigueddo o Basiqueddo nei documenti dell'Archivo Histórico Nacional di Madrid) sono poche e frammentarie: gli atti originali del suo processo sono andati perduti, e le informazioni su di lei sono contenute nella Relación de las causas pendientes y despachadas dell'anno 1605, e negli atti dei due processi a carico di Julia Carta, una ragazza di Sedilo accusata di stregoneria, che fu compagna di cella della nuorese. Perdita fu inquisita a causa della sua attività di preparazione di unguenti a base di erbe, che le valsero la qualificazione di hechizera y sortílega (fattuchhiera e maga). Fu arrestata senza sequestro di beni (segno che era povera), e mantenuta nelle carceri segrete del castello aragonese di Sassari dove venne presumibilmente torturata: confessò infatti tutto ciò di cui era accusata secondo le testimonianze contro di lei, ammettendo di essere idolatra del demonio e avere abbandonato la fede. La confessione fece sì che la nuorese venga annotata nei documenti come “eretica e apostata formale”, accusa gravissima che indusse gli inquisitori a condannarla alla pena di morte. Le confessioni di Julia Carta, nel suo secondo processo, non dovettero giovare alla causa: la silighese disse che il diavolo in persona le aveva offerto la sua protezione, così come aveva già fatto con Perdita, che senza di lui sarebbe morta in carcere. Perdita e la sua compagna ebbero comunque una sorta di trattamento di favore in cvarcere: l'alcalde (il direttore della prigione) concesse infatti loro di stare nella sua casa, in cambio del loro servizio nel distribuire i pasti ai prigionieri regolari. Perdita fu anche costretta a curare la gamba di Gregorio, un servo dell'inquisitore Martin de Ocio y Vecila, con gli stessi unguenti per i quali era stata imprigionata. Per delle ragioni che non emergono dai documenti, la condanna della donna fu alleggerita: infatti, Perdita Basigheddu fu riconciliata con la Chiesa il 23 ottobre del 1605, pur mantenendo la condanna del carcere a vita e del sambenito (il sacco dei penitenti) perpetuo. Tale condanna fu ulteriormente scontata, in quanto in un atto di un notaio cagliaritano del 1611, la si trova residente a Cagliari e sposata. Nel 1622, incaricò il maestro campanaro cagliaritano Giovanni Pira per la realizzazione di una campana della chiesa della Vergine della Solitudine a Nuoro. La data e il luogo di morte sono tuttora sconosciute.

Note


Bibliografia

  • Salvatore Pinna, La Inquisición en la villa de Nuoro. Perdita Basigheddu e altri dimenticati, Sardegna Antica nº 54, dicembre 2018
  • Salvatore Loi (a cura di), "Inquisizione, magia e stregoneria in Sardegna", AM&D, Cagliari, 2003.
  • Tomasino Pinna, Storia di una strega. L'Inquisizione in Sardegna. Il processo di Julia Carta, EDES, Sassari, 2000.

Voci correlate