SOS Méditerranée è una organizzazione franco-italo-tedesca-svizzera che ha l'obiettivo di soccorrere in mare, spesso a parecchie miglia dalle acque territoriali Libiche o Tunisine, persone in pericolo immediato di vita perché a rischio di affogamento perchè provenienti dall'Africa settentrionale, prevalentemente la Libia, su imbarcazioni di fortuna o precarie in quanto spesso sovraccariche. Vengono quindi svolte in alto mare attività di "Ricerca e soccorso"[1] . Secondo le normative internazionali sui diritti dell'uomo e soprattutto sulla base del diritto della navigazione, le persone soccorse devono essere trasportate nel più breve tempo possibile, in quanto debilitate, traumatizzate per il viaggio e spesso in precarie condizioni fisiche per una prima parte del viaggio molto difficoltosa, nel porto più vicino e soprattutto più sicuro. Dopo la chiusura dell'Operazione "Mare Nostrum" nel mediterraneo centrale si è verificata la sfortunata coincidenza di due fattori geopolitici: la fine politica ed istituzionale di un'autorità libica credibile ed operativa su tutto il territorio in modo unitario e la parallela gestione dei flussi migratori da parte di milizie e fazioni libiche. Questa gestione è stata più volte condannata da tutti gli organismi internazionali a causa delle torture e violenze efferate di tutti i tipi a danno di tutte le persone che confluivano in Libia in quanto punto di partenza tra i più vicini per raggiungere le coste italiane e quindi dell'UE come ad esempio quelle di Lampedusa o della Sicilia orientale o della Calabria. I trafficanti libici, spesso conniventi con le stesse autorità libiche o addirittura facenti parte in passato della guardia costiera libica sono col tempo diventati anche responsabili della zona SAR antistante le coste libiche ma non col compito di portare eventuali migranti in una destinazione sicura ma per riportarli sullo stesso territorio libico da cui erano fuggiti. Gli accordi col governo italiano che in precedenza avevano dato grande supporto a questa attività di pattugliamento e contrasto di ogni partenza verso l'Europa attraverso la cessione gratuita di motovedette e altri mezzi navali hanno poi legittimato questo tipo di operazioni di contenimento o blocco dei flussi; questa attività parallelamente alla cosiddetta "chiusura" dei porti italiani, al sequestro di imbarcazioni di numerose ONG operanti nel salvataggio sulla base dei più svariati pretesti giuridici, ovvero reati "fantasiosi", peraltro mai confermati e spesso archiviati come infondati ha portato di fatto al blocco dei flussi e all'assenza quasi totale di testimoni sul mediterraneo. Attualmente (a partire all'incirca dagli ultimi mesi del 2018 fino alla prima metà del 2019) non è dato sapere quanti sono i migranti morti affogati in mare o a maggior ragione nelle carceri libiche. L'associazione a delinquere finalizzata al traffico di migranti attribuita ad operazioni di soccorso di persone in procinto di affogare in mare, oppure il traffico internazionale illecito di rifiuti pericolosi quali i sacchi con indumenti sporchi di liquidi fisiologici o di benzina e acqua di mare o le garze per qualche medicazione, sono tutte ipotesi di reato che non hanno dato luogo a nessun procedimento o per la seconda fattispecie, hanno subito pesanti ridimensionamenti nella loro gravità penale. Di fatto le fazioni libiche, cui è stata demandata la responsabilità della ricerca e soccorso su indicazione dell'Italia che con esse condivide la responsabilità di quel tratto di mare, operano in uno stato in perenne guerriglia e di fatto si occupano di fermare i flussi migratori commettendo ogni sorta di sopruso e di violenza psicofisica accertate anche da organismi e ONG tra le quali Medici senza Frontiere. Un'altra frontiera di respingimento dei flussi, sempre con l'Italia protagonista insieme alla Francia e altri paesi è stata aperta in Niger dove un'operazione, di fatto di tipo militare ma formalmente presentata come un'operazione di supporto logistico e formativo alle forze armate nigerine, si occupa di fermare gli ingressi. Così come la Turchia ferma e poi rinchiude nelle proprie carceri i migranti del fronte orientale dietro compensi miliardari da parte dell'UE, il Niger e prima ancora la Libia (accordo siglato da Minniti ministro degli interni del governo a guida PD), operano la stessa strategia sul fronte sub-sahariano sotto il comando dell'UE, dominata prevalentemente da movimenti politici populisti, sovranisti o semplicemente conservatori e xenofobi. SOS Mediterranee è apolitica e apartitica, pertanto si concentra unicamente sul passaggio che avviene tra l'ingresso in acqua di persone che tentano di sfuggire in ogni modo e con ogni mezzo e il viaggio, a volte mortale, che intraprendono attuando ogni misura necessaria per il loro salvataggio: ciò che avviene prima, sia sul piano politico sia sul quello geo-strategico e ciò che avviene dopo sul territorio dell'UE una volta che la persona è salvata, non riguardano la sua "mission".

Il gruppo è stato fondato nel giugno 2015 dall'ex capitano tedesco Klaus Vogel e dalla francese Sophie Beau. Il gruppo ha sede a Marsiglia, in Francia. L'organizzazione qualche volta è andata in conflitto col governo italiano e libico.

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