Francesco Saverio Caruso
Francesco Saverio Caruso (Napoli, 25 agosto 1974) è un politico italiano, nonché un rappresentante del movimento no-global del sud Italia.
Template:Membro delle istituzioni italiane
Proveniente da una famiglia beneventana, (il padre era Ingegnere Capo delle Ferrovie dello Stato nonché governatore regionale del Lions Club), al termine degli studi liceali si iscrive alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Ateneo di Bologna, ma si è laureato presso l'istituto universitario Orientale di Napoli.
Il caso del "36 occupato e autogestito"
Il 21 agosto 1996, la Polizia di Bologna, in collaborazione con gli ispettori della Digos, sgombera la storica sala studio universitaria di Via Zamboni 36. Occupato nel 1991, il 36 era attivo da cinque anni in alcune campagne contro lo spaccio di eroina ed il razzismo.
Lo sgombero del centro sociale si inserisce in un'operazione cittadina che ha riguardato anche i centri di via del Pratello e di via Mascarella, già tentata il 29 marzo dello stesso anno. Nell'ambito di questo tentativo, sette persone si oppongono all'irruzione e alla ripresa filmata, ricevendo l'imputazione per aggressione a un poliziotto e interruzione di pubblico servizio. Tra questi vi è Francesco Caruso, che il 24 febbraio 2003 viene condannato in primo grado a 10 mesi di reclusione. I giudici irrogano ai restanti quattro una condanna di 8 mesi e tre di 30 giorni (con sospensione della pena), nonostante la richiesta di assoluzione del pubblico ministero.
Il 26 maggio 2006 Francesco Caruso e gli altri coimputati vengono prosciolti in appello per sopraggiunta prescrizione del reato [1].
Gli anni dei social forum
Nel 2001 fonda la Rete meridionale del sud ribelle. Nel Marzo dello stesso anno ha partecipato a manifestazioni in occasione di appuntamenti internazionali come quelli di Napoli, in occasione del Global Forum a Palazzo Reale, e del G8 di Genova a luglio dello stesso anno.
Nel 2002 è arrestato su ordine della procura di Cosenza, città dove è attiva la Rete meridionale del sud ribelle, con l'accusa di «sovversione, cospirazione politica ed attentato agli organi costituzionali dello Stato».
La candidatura alle elezioni
Nel 2006 viene candidato da Rifondazione Comunista alle elezioni politiche del 2006 suscitando forti dissensi e critiche sia da parte dell'ala moderata dell'Unione, che da parte dei suoi ex-compagni del movimento antagonista e dell'ambiente dei centri sociali. Caruso, infatti, si candida poiché lo status di parlamentare gli permetterebbe di non andare in galera. Riceve, al termine delle consultazioni, il mandato parlamentare alla Camera.
La protesta contro i CPT
Il 9 dicembre 2006 Francesco Caruso, insieme alla senatrice Haidi Giuliani, la madre di Carlo, il ragazzo ucciso dal carabiniere Mario Placanica durante il G8 del 2001, si è barricato all'interno di un centro di permanenza temporanea dell'Isola di Capo Rizzuto in provincia di Crotone, per protestare contro la privazione dei diritti dei soggetti detenuti all'interno di queste strutture e per chiedere la chiusura dello stesso CPT.
Procedimenti giudiziari
Ha subito una condanna in primo grado, ad un anno e 5 mesi di reclusione, per una rapina (definita "esproprio proletario" dai partecipanti all'iniziativa) ai danni di un supermercato milanese avvenuta nel 1999[2] e per scontri di piazza del 17 marzo 2001[3]. Entrambi i procedimenti sono attualmente sospesi per via dell'immunità parlamentare.