M.3 (dirigibile)
M.3 | |
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Descrizione | |
Tipo | Militare da bombardamento |
Progettista | Gaetano Arturo Crocco |
Costruttore | ![]() |
Cantieri | Roma |
Data primo volo | 1913 |
Utilizzatore principale | ![]() |
Destino finale | Smantellato dopo l'atterraggio di emergenza del 21 maggio 1917 |
Dimensioni e pesi | |
Struttura | Dirigibile semirigido |
Lunghezza | 83 |
Diametro | 17,00 m |
Volume | 12500 |
Gas | idrogeno |
Rivestimento | tela |
Capacità | Carico utile: 3,000 |
Propulsione | |
Motore | 2 motori 6 cilindri in linea Maybach-Itala |
Potenza | 2x180 CV ciascuno |
Prestazioni | |
Velocità max | 100 |
Velocità di crociera | 75 km/h |
Autonomia | 8 ore |
Tangenza | 1.800 m |
dati tratti da I dirigibili italiani | |
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Storia del progetto
Nel 1910 la legge di potenziamento dell'aeronautica aveva previsto la costruzione di 9 dirigibili, di cui tre piccoli, cinque medi e uno grande.[1] I dirigibili medi (tipo M), del tipo semirigido, vennero progettati dagli ufficiali del genio militare Gaetano Arturo Crocco e Ottavio Ricaldoni.[1] Dopo l'M.1 e l'M.2, il successivo M.3 venne realizzato presso lo Stabilimento Costruzioni Aeronautiche di Roma, e montato sulla base di Vigna di Valle nel corso del 1913.[2] La configurazione era simile a quella del precedente M.2,[3] cioè del tipo pesante quadrimotore, ma per esso fu adottata una navicella di origine tedesca Parsifal PL-15 acquistata a Berlino il 23 maggio 1913 presso la Luft-Fahrzeug.[2] Tale navicella aveva dimensione simile a quella dei dirigibili tipo M, ma era predisposta per tre motori Clement Bayard francesi al posto dei quattro Wolseley inglesi dell'M.2.[2] Due dei tre propulsori erano installati a prua, in configurazione affiancata, mentre il terzo era a poppa.[2] Le eliche erano due, entrambi a passo variabile, e tutti e tre i motori vi potevano essere accoppiati variamente.[N 1]
La prima ascensione con la navicella PL-15 avvenne il 10 giugno 1914, e dopo alcuni voli di prova in cui si verificarono avarie ai propulsori, essi vennero smontati ed inviati presso lo Stabilimento Costruzioni Aeronautiche per la revisione.[2] Al termine di essa i motori vennero rimontati e il 4 agosto dello stesso anno il dirigibile si trasferì dall'aeroporto di Vigna di Valle a quello di Jesi.[2] Qui il 9 agosto l'M.3 effettuò le prove di quota raggiungendo una tangenza di soli 1.800 metri, e successivamente quelle di durata volando sul percorso Jesi-Rimini-Bologna-San Marino-Fano-Jesi a una velocità media di 75 km/h, raggiungendo quella massima di 100 km/h.[2] Dopo ulteriori voli, il 26 febbraio 1915 l'aeronave fu smontata ed inviata nuovamente presso lo Stabilimento Costruzioni Aeronautiche di Roma per effettuare lavori di modifica.[2] La navicella venne di nuovo modificata, accorciandola,[N 2] furono istallati due motori Maybach-Itala D.1 da 180 CV, furono montati attacchi per le bombe, e armi di difesa, posizionando una postazione per una mitragliatrice anche nel punto più alto dell'involucro.[2] Il 15 febbraio 1916, ormai in piena prima guerra mondiale, l'aeronave, agli ordini del capitano Tullio Benigni partì da Roma per rischierarsi sull'aeroporto di Boscomantico (Verona)[2].
Tecnica
Si trattava di un dirigibile di tipo semirigido, con la navicella appesa al pallone a mezzo cavi collegati ai nodi di una catenaria di cavo d'acciaio,[1] cucita sulla gualdrappa del dirigibile e collegata alla trave rigida di carena.[1] I timoni di direzione erano due, posizionati sulla parte posteriore del dirigibile, ed aventi configurazione biplana.[1]
La propulsione era affidata a due motori Maybach-Itala D.1 a 6 cilindri in linea raffreddati ad acqua, eroganti la potenza di 180 CV ciascuno,[2] posizionati in coppia al centro della navicella ed azionanti eliche quadripala lignee. I propulsori consentivano all'aeronave di raggiungere una velocità massima di circa 100 km/h.[2]
Impiego operativo
Dal 17 marzo 1916 il dirigibile M.3 fu custodito a Boscomantico all'interno di un hangar metallico lungo 90 metri, largo 21,80, alto 24 metri e dotato di una fossa centrale per ospitare la navicella.[4] Fu al comando del capitano Tullio Benigni e successivamente dal capitano Attilio Calderara. Drammatica fu la sua prima missione bellica, nella zona del Tonale: raggiunto da un proiettile sparato da una batteria austroungarica posta in alta quota, nel percorso di ritorno fu preso di mira a Brescia dall'artiglieria italiana e infine attaccato anche da due idrovolanti che lo costrinsero ad atterrare a Borgosatollo.[4] Ripartito danneggiato, fu di nuovo attaccato da un velivolo Farman nazionale, il cui pilota lo aveva scambiato per un'aeronave nemica.[4] Riparati i danni, l<nowiki>'</nowili>M.3 operò sulla Val Lagarina compiendo azioni di bombardamento delle fortificazioni di Monte Brione a Riva, ma anche sul Tagliamento.[4] Il 21 maggio 1917 eseguì la sua ultima missione bellica, venendo colpito dai tiri dell'artiglieria contraerea nemica.[4] Atterrato in emergenza a Casarsa, durante il tentativo di trasportarlo a mano sull'aeroscalo rimase gravemente danneggiato, per cui ne fu deciso lo smontaggio e in seguito la definitiva radiazione dal servizio.[2] Aveva totalizzato in tutto 38 ascensioni, per un totale di quasi 53 ore di volo.[4]
Utilizzatori
Note
Annotazioni
Fonti
Bibliografia
- Alessandro Fraschetti, La prima organizzazione dell'Aeronautica Militare in Italia 1884-1925, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1986.
- Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
- Giuseppe Pesce, I dirigibili italiani, Modena, Mucchi Editore, 1982.
- Pubblicazioni
- Angiolino Bellè, L'ultima fatica di Angiolino Bellè - il dirigibile M.3, in Il Circolo del 72, n. 37, Bovolone, Il Circolo del 72, giugno 2018, p. 11.