M.4
Descrizione
TipoMilitare da bombardamento
ProgettistaGaetano Arturo Crocco
CostruttoreItalia (bandiera)
CantieriTorino-Mirafiori
Data impostazione1914
Data primo volo1915
Utilizzatore principaleItalia (bandiera) Regio Esercito
Destino finaleperso in combattimento il 4 maggio 1916
Dimensioni e pesi
StrutturaDirigibile semirigido
Lunghezza83
Diametro17,00 m
Volume12500
Gasidrogeno
Rivestimentotela
CapacitàCarico utile: 3,000
Propulsione
Motore2 motori Wolseley
Potenza2x125 CV ciascuno
Prestazioni
Velocità max85
Velocità di crociera70 km/h
Raggio di azione4.000 m

dati tratti da I dirigibili italiani

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Storia del progetto

Nel 1910 la legge di potenziamento dell'aeronautica aveva previsto la costruzione di 9 dirigibili, di cui tre piccoli, cinque medi e uno grande.[1] I dirigibili medi (tipo M), del tipo semirigido, vennero progettati dagli ufficiali del genio militare Gaetano Arturo Crocco e Ottavio Ricaldoni.[1] Dopo l'M.1 e l'M.2, il successivo M.3 venne realizzato presso lo Stabilimento Costruzioni Aeronautiche di Roma, e montato sulla base di Vigna di Valle nel corso del 1913.[2]

Il programma di potenziamento della Legge 1910 si concluse all'inizio del 1916, ma erano già state messe in produzione altre due aeronavi tipo M, lo M.4 e lo M.5, entrambe progettate da Crocco. I due dirigibili appartenevano al modello pesante, dotato di quattro propulsori Wolseley da 125 CV azionanti eliche bipala. Costruito sul campo d'aviazione di Torino-Mirafiori a partire dalla fine del 1914, l'M.4 volò per la prima volta nel corso del 1915, venendo poi completato a Campi Bisenzio.[3] Assegnata in forza all'aviazione del Regio Esercito, l'aeronave fu mandata al campo d'aviazione di Ferrara, dove esisteva un cantiere aeronautico dell'esercito e uno della Regia Marina, e poi trasferì a Casarsa il 29 novembre 1915, da dove iniziò le operazioni belliche con molto ritardo a causa delle avverse condizioni meteorologiche.[3]

Tecnica

Si trattava di un dirigibile di tipo semirigido. La struttura era costituita da una trave metallica che dava rigidità all'involucro realizzato con tessuto gommato ed alluminato.[4] Esso era diviso al suo interno in due parti tramite un diaframma orizzontale che separava la camera superiore del gas da quella inferiore dell'aria.[4] La camera del gas, a sua volta, era suddivisa da dodici diaframmi, poi ridotti a sei per il modello da alta quota.[4] I diaframmi erano regolati manualmente, e in automatico, da valvole che permettevano di mantenere una giusta pressione senza compromettere la tenuta dell'involucro, sollecitato dalle variazioni di temperatura alle diverse quote operative.[4] La trave, situata nella parte inferiore del dirigibile, era un insieme di travi e tubi metallici irrigiditi da tiranti di acciaio che formavano una struttura rigida adatta a reggere i piani di coda e i cavi di acciaio che sostenevano la navicella.[4] Quest'ultima ospitava l'equipaggio, i propulsori, i comandi, la strumentazione, l’armamento e gli attacchi per i cavi e le cime di manovra.[4] I timoni di direzione erano due, posizionati sulla parte posteriore del dirigibile, ed aventi configurazione biplana.[1]

La propulsione era affidata a quattro motori Wolseley a 8 cilindri a V raffreddati ad acqua, eroganti la potenza di 125 CV ciascuno,[2] ed azionanti due eliche bipala lignee. I propulsori consentivano all'aeronave di raggiungere una velocità massima di circa 85 km/h.[2]

Impiego operativo

Assegnato al comando del maggiore Giovan Battista Pastine, per quattro mesi svolse solo attività addestrativa.[3] verso la fine di aprile decollò per la prima missione bellica, che abortì subito, e l'aeronave dovette rientrare alla base.[3] Nella notte tra il 3 e il 4 maggio 1916 l'M.4 partì da Casarsa della Delizia al comando del maggiore Giovan Battista Pastine per bombardare con circa 1.000 kg di bombe gli accampamenti nemici nella zona Rubbia-Merna e il campo d'aviazione di Aisovizza.[3] Vittima probabilmente di una avaria[N 1] il dirigibile rimase immobilizzato in zona d'operazione, e alle ore 4 del 4 maggio fu avvistato a una quota di 900 m mentre proveniva da Aidussina-Cernizza, e procedeva lentamente direzione di Gorizia.[5] Secondo la testimonianza dell'asso tenente Benno Fiala von Fernbrugg alle 4.10 partirono due caccia della Flik 19, un Hansa-Brandenburg C.I (61.55) con a bordo lui e il capitano Adolf Heyrowsky, e un Fokker monoposto pilotato del tenente Ludwig Hautzmayer.[5] Allorché il dirigibile giunse nella regione a sud di Schonpass, si accorse dell’imminente attacco e sganciò la zavorra portandosi a una quota di 1.400 metri.[5] L'attacco congiunto portato dai due velivoli, con il Brandenburg che sparò anche proiettili incendiari, danneggiò l'aeronave, che rispose al fuoco colpendo entrambi i aerei austro-ungarici.[5] Nonostante le intimazioni di resa portate dai piloti austriaci,[N 2] il combattimento prosegui verso est, fino alla strada Gorizia-Merna, dove intervenne anche l'artiglieria contraerea. [5]Nei pressi di Vertoiba il dirigibile si incendiò ed esplose, sprigionando una fiammata alta circa 200 metri.[5] L’armatura metallica si piego e precipitò, avvolta dalle fiamme dei serbatoi della benzina, nei pressi delle strada, poco distante dal campo di aviazione di Gorizia.[5] Nel combattimento trovò la morte l'intero equipaggio dell'M.4, composto dal comandante, maggiore Giovan Battista Pastine,[N 3] dai capitani Giorgio Coturri, Umberto Casella e Giovanni Pasquali, e dai sergenti maggiori Aristide Berardis e Riziero Rapanelli.[5] Tutti i caduti furono sepolti dagli austriaci, con gli onori miliari, nel cimitero militare di Ranziano,[3] ora Renče in Slovenia.

Utilizzatori

  Italia

Note

Annotazioni

  1. ^ Secondo alcune ipotesi l'aeronave aveva esaurito il carburante.
  2. ^ L'epopea del dirigibile M.4 apparve sulla copertina illustrata a colori in fascicolo originale completo de "La Domenica del Corriere" del 13 maggio 1917, disegnata da Achille Beltrame.
  3. ^ Le sue spoglie mortali si trovano ora presso l'Ossario di Oslavia.

Fonti

  1. ^ a b c Pesce 1982, p.56.
  2. ^ a b c Pesce 1982, p.57.
  3. ^ a b c d e f Il Piccolo-Trieste.
  4. ^ a b c d e f Trevisani 2016, p.11.
  5. ^ a b c d e f g h Umbriasud.

Bibliografia

  • Alessandro Fraschetti, La prima organizzazione dell'Aeronautica Militare in Italia 1884-1925, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1986.
  • Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
  • Giuseppe Pesce, I dirigibili italiani, Modena, Mucchi Editore, 1982.
  • Pietro Sorè, L'aviazione nel Nord-est, Milano, Giorgio Apostolo Editore, 2007, ISBN 978-88-87261-20-2.
Pubblicazioni

Collegamenti esterni