L’offensiva di Vilna fu una campagna lanciata durante la guerra polacco-sovietica tra il 1919 e il 1921. L’esercito polacco scagliò l’offensiva il 16 aprile 1919, al fine di conquistare Vilnius (in polacco Wilno) dall’Armata Rossa. Dopo tre giorni di lotta tra le vie della città (19-21 aprile),[4] questa fu espugnata dalle forze polacche e ne conseguì la ritirata russa. Durante l’offensiva, i polacchi si assicurarono inoltre i vicini insediamenti di Lida, Pinsk, Navahrudak e Baranovichi.

Offensiva di Vilna
Vilnius (nella valle) vista dalla collina Ribishkes. In quest’area ebbero luogo feroci combattimenti prima di raggiungere l’ingresso della capitale
DataInizio 1919
LuogoPressi di Vilnius (Wilno), vicino al confine tra Polonia e Repubblica lituana
EsitoVittoria polacca
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Per l’offensiva nella regione:[1]
10.000 fanti
1.000 cavalieri
16 cannoni
Per Vilnius:[1]
9 divisioni di cavalleria
3 divisioni di fanteria
Supporto dell’artiglieria
Ribelli locali
La Prima Divisione di Fanteria Legione Polacca contava 2.500 soldati
La cavalleria polacca guidata dal colonnello Belina contava 800 soldati[2]
Per l’offensiva nella regione:[1] Divisione Orientale dei Fucilieri e altre unità dell’Armata Rossa
12.000 fanti
3.000 cavalieri
44 mezzi d’artiglieria
Per Vilnius:[1]
2.000 soldati
Perdite
33 soldati[3]Incerto. Una nota dell’esercito polacca parla di "più di 1.000 prigionieri" catturati.[4]
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L’Armata Rossa sferrò una serie di contrattacchi verso la fine di aprile, senza che questi ebbero successo. I sovietici riconquistarono Vilnius per un breve periodo di nuovo qualche anno dopo, nella primavera del 1920, quando i polacchi si stavano ritirando dal fronte orientale. Tra le conseguenze dell’evento, l’offensiva di Vilna avrebbe causato ulteriori tumulti politici tra diversi Stati dell’Europa orientale.

Preludio

La Russia sovietica, mentre sosteneva all'epoca pubblicamente l'indipendenza della Polonia e della Repubblica lituana, promuoveva agitazioni politiche messe in atto dai partiti comunisti locali: in Russia, tra l'altro, diverse fronde sostenevano che il confine orientale polacco fosse grosso modo quello dell'ex Regno del Congresso. I polacchi e i lituani, d'altra parte, ricordavano quali fossero le linee di demarcazione esistenti durante il periodo del Granducato di Lituania e poi della Confederazione polacco-lituana (molto più addentro i bordi territoriali risultanti a seguito della Grande Guerra.[5] Il capo delle forze armate polacche, Józef Piłsudski, sosteneva vi fossero valide motivazioni che potevano permettere la rifondazione di quella che una volta era la Confederazione polacco-lituana, in parte in quel momento compreso dalla Germania.[6]

Nelle prime settimane del 1919, seguendo la ritirata dei tedeschi siti nell'Ober Ost dirette da Max Hoffmann, Vilnius si trovò senza governo. Presto divenne quindi scena di lotte intestine tra le fazioni politiche e sperimentò diverse rivoluzioni interne.[7]

Il primo gennaio, gli ufficiali polacchi sotto l'ordine dei generali Władysław Wejtko e Stefan Mokrzecki, tentarono di assumere il controllo della città, stabilendo un governo provvisorio Samoobrona, di auto-difesa. L'obiettivo era quello di evitare che i comunisti si insediassero in città.[8] L'esecutivo non operò a lungo. Quattro giorni dopo, il 5 gennaio 1919, le forze polacche furono costrette a ritirarsi precipitosamente quando l'Armata Rossa marciò verso Smolensk con il supporto di simpatizzanti locali nel corso dell'occupazione delle terre baltiche avvenuta tra il 1918 e il 1919.[7]

Vilnius, capitale storica del Granducato di Lituania, divenne parte della Repubblica Socialista Sovietica Lituana e fu poi riunita nella Repubblica Socialista Sovietica Lituano-Bielorussa (Lit-Bel) il 27 febbraio 1919. La Lit-Bel divenne l'ottavo controllo che si era instaurato a Vilnius nel giro di due anni.[9] Durante quel mese e mezzo in cui la Litbel fu operativa in città, il nuovo governo tentò diversi 'esperimenti' e testò varie applicazioni delle politiche socialiste.[10][11]

Józef Piłsudski, comandante in carica delle forze polacche,[12] si pose come obiettivo quello di riguadagnare il controllo di Vilnius, considerando che la popolazione di questa era soprattutto composta da polacchi ed ebrei[13] e che la città costitutiva un tassello fondamentale per ripristinare la Confederazione.[14] Il piano per riprenderla fu studiato a lungo da inizio marzo: fu dato infatti ordine alle milizie di essere pronte perché, quando sarebbe stato il momento, ci si sarebbe dovuti spostare ad est per allontanare i sovietici, cosa che iniziò ad avvenire il 26 marzo.[1] Uno degli obiettivi di Piłsudski era quello di riacquisire possesso dell'insediamento prima della conferenza di Parigi, momento in cui i diplomatici avrebbero potuto determinare una sorte differente per Vilnius.[15] Tale operazione non fu messa in discussione dai politici polacchi o dal governo,[15] al tempo impegnati in un'altra situazione spinosa più a sud, relativa ai territori nei pressi dell'Ucraina.[16] Ad inizio aprile, quando i membri della Commissione Difensiva di Kresy (Komitet Obrony Kresów) Michał Pius Römer, Aleksander Prystor, Witold Abramowicz, e Kazimierz Świtalski si incontrarono con Pilsudski, fu sottolineata la difficile situazione politica di Vilnius e si faceva leva sul desiderio degli abitanti di liberarsi dai russi: tali argomentazioni convinsero Piłsudski e gli altri a muoversi militarmente.[17]

Offensiva

Attacchi diversivi

Piłsudski giunse a Lida in prima linea il 15 aprile, accompagnato da rinforzi che giungevano da Varsavia. La sua idea era quella di sfruttare la demarcazione tra Lida e Vilnius e spingersi verso quest'ultima seguendo le strade o le tratte ferroviarie. Tra i vari attacchi diversivi scagliati per attirare l'attenzione dei russi e spingersi in luoghi diversi da quelli che si voleva assoggettare in primis, una gran parte dell'armata polacca si diresse direttamente a Vilnius e iniziò ad assaltarla il 16 aprile.[2] Le forze che raggiunsero Vilnius erano formate dal gruppo di cavalleria del Colonnello Wladyslaw Belina-Prazmowski, alla guida di 800 uomini ulteriormente suddivisi in 9 squadroni e una batteria di artiglieria leggera; la fanteria, gestita dal generale Edward Rydz-Śmigły, era formata da 2.500 unità in 3 battaglioni della I Divisione di Fanteria Legione Polacca e due batterie di artiglieria pesante.[2]

Le truppe sovietiche, composte dalla c.d. Armata Orientale di Fucilieri, erano assistite da alcuni volontari filo-comunisti polacchi[18] e altre unità della Sedicesima Armata Orientale. Il guarnigione russo contava a Vilnius circa 2.000 nuove reclute. Si stimava che nei dintorni dell'attuale capitale lituana vi fossero 7.000 uomini di fanteria, qualche centinaio di cavalli e 10 mezzi d'artiglieria.[1] L'intenzione dei polacchi era quella di ingaggiare battaglia con questi, affinché non potessero accorrere in aiuto delle milizie già dispiegate in città.

Gli assalti diversivi ebbero effetto e impegnarono le forze sovietiche le quali iniziarono ad ipotizzare che Vilnius non fosse il vero obiettivo degli ostili. Nonostante tali attacchi avessero solo valenza secondaria, il generale Józef Adam Lasocki ne uscì vittorioso e prese il controllo di Lida in soli due giorni, nonostante l'agguerrita resistenza dei sovietici presenti nell'area;[16] nel contempo, il generale Stefan Mokrzecki assediò Nowogrodek, espugnandola in tre giorni e Baranowicze in quattro.[2]

Note

  1. ^ a b c d e f (PL) Janusz Odziemkowski, Leksykon Wojny Polsko-Rosyjskiej 1919–1920 (Lexicon sulla guerra polacco-sovietica del 1919–1920), Oficyna Wydawnica RYTM, 2004, ISBN 83-7399-096-8.
  2. ^ a b c d Davies (2003), p. 49
  3. ^ Missione degli Stati Uniti in Polonia, rapporto di Henry Morgenthau (in inglese)
  4. ^ a b Raccolta di comunicati militari polacchi, 1919–1921, "O niepodległą i granice", Wyższa Szkoła Humanistyczna, Pułtusk, 1999. pp. 168–172.Parte di questa lettera è disponibile online e sul quotidiano Rzeczpospolita.
  5. ^ Davies (2003), p. 30
  6. ^ La Germania e i suoi confini nel 1930.
  7. ^ a b Davies (2003), pp. 25-26
  8. ^ Davies (2003), p. 25
  9. ^ Davies (2003), p. 48
  10. ^ Davies (2003), pp. 48-49
  11. ^ La rinascita della Polonia nel XX secolo (in inglese)
  12. ^ (EN) Margaret MacMillan, Parigi 1919: i sei mesi che cambiarono il mondo, Random House Trade Paperbacks, 2003, ISBN 0-375-76052-0, pp. 213–214.
  13. ^ (PL) Piotr Łossowski, Konflikt polsko-litewski 1918–1920, Warsaw, Książka i Wiedza, 1995, p. 11, ISBN 83-05-12769-9.
  14. ^ Davies (2003), pp. 48, 53-54
  15. ^ a b (PL) Antoni Czubiński, Walka o granice wschodnie polski w latach 1918–1921 Instytut Slaski w Opolu, 1993 p.83.
  16. ^ a b Robert Gerwarth, La rabbia dei vinti: La guerra dopo la guerra 1917-1923, Gius.Laterza & Figli Spa (traduzione di David Scaffei), ISBN 978-88-58-13080-3.
  17. ^ (PL) Grzegorz Lukowski, Rafal E. Stolarski, Walka o Wilno, Oficyna Wydawnicza Audiutor, 1994, ISBN 83-900085-0-5.
  18. ^ (PL) Zachodnia Dywizja Strzelców. WIEM Encyklopedia. Link verificato il 22 luglio 2019.

Bibliografia esterna