Utente:PippoBers/Sandbox
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Il piumetto

Nel XIX° secolo l'utilizzo di piumaggi sui copricapi militari aveva scopi mimetici ed era di uso comune presso i cacciatori dei vari eserciti. La Marmora che nel corso dei suoi viaggi in Francia, Austria, Prussia e altrove aveva avuto modo di studiare minutamente le fanterie leggere dei diversi eserciti d'Europa [1], nel concepire la divisa dei bersaglieri lo volle così, affinché rappresentasse plasticamente ardore ed impeto, prontezza nello slancio e resistenza nella corsa.[2]
Gli ufficiali che in origine per distinguersi impiegavano penne di colore verde e subivano per questo una specifica attenzione da parte dei tiratori nemici uniformarono intorno al 1870 il colore delle loro penne a quelle nere della truppa.[3]

Anche se impropriamente, i bersaglieri si riferiscono alle penne del loro cappello sempre con il termine di piume e come tali vengono storicamente celebrate in canzoni e orazioni al punto che la definizione fante piumato è divenuta sinonimo di bersagliere.
Il piumetto è formato da centotrentadue penne nere naturali di cappone di varia lunghezza (trenta lunghe 10-15 cm., cinquanta lunghe 15-18 cm., trentadue lunghe 20-25 cm., venti lunghe 27-29 cm.) che assumono colore bronzeo, iridescente; fissate ad un supporto metallico protetto da un rivestimento in pelle nera dotato di una linguetta con occhiello grazie al quale può essere inserito e bloccato nell'apposita sede presente sul copricapo. Nella parte superiore del supporto un bottone nero telato. [4]
I bersaglieri utilizzano il medesimo elmetto in dotazione alla fanteria sul quale montano le loro caratteristiche piume grazie ad un apposito accessorio porta piumetto agganciato al bordo inferiore destro dell'elmo.
Cappello, casco coloniale o elmetto, il piumetto non ha mai abbandonato i bersaglieri se non durante la prima guerra mondiale quando tra il settembre 1915 e gli ultimi mesi del 1917 per occultare i movimenti dei reparti e offrire al nemico bersagli meno individuabili il generale Cadorna ordinò [5] che venissero temporaneamente dismessi piumetti e penne alpine dalla zona del fronte.[6]
Perduta la sua storica valenza mimetica il piumetto tattico montato oggi sugli elmetti ha dimensioni ridotte (50 piume) al contrario per il cappello, indossato ormai solo in occasioni di gala e di parata, è invece possibile reperire in commercio un'ampia gamma di piumetti fuori ordinanza, che differiscono oltre che per i materiali (naturali e sintetici) soprattutto per il numero delle penne utilizzate ovvero per volume e lunghezza (fino ai 60 cm. del modello '1000 piume') che il bersagliere può indossare, indipendentemente dal suo grado.
Il fregio

Il caratteristico fregio dei bersaglieri rappresenta: "una cornetta con due nappe in prossimità dell'imboccatura, posata su due moschetti incrociati; al centro della cornetta una bomba da granatiere, sormontata da una fiamma a sette lingue ripiegate a sinistra".
Viene applicato sul cappello piumato nella parte anteriore della calotta, subito sopra la tesa. Si compone di una coccarda tricolore in raion del diametro di circa 8 cm. su cui trova posto un trofeo in metallo dorato alto 6,8 cm. e largo 6,2 cm. circa; fissato tramite due linguette di metallo ripiegate all'interno del cappello. L'applicazione sul trofeo della cosidetta pulce, anch'essa di metallo dorato e raffigurante la bomba da granatiere sulla quale trova posto l'indicazione del reparto di appartenenza completa il fregio.
Il numero sul fregio indicava il reggimento (negli anni in cui il Corpo era organizzato su base reggimentale) o il battaglione d'appartenenza. In alcuni periodi anche ricorrendo ai numeri romani. Una croce nera distingueva invece il personale destinato alle scuole o fuori corpo.
da inserire
- numeri, croce o nulla pulce
- bomba per granatieri
- fiamma come i carabinieri
- coccarda azzurra (savoia)
- coccarda seta o lana
- fregio anche sul casco coloniale
da riportare
fiamma la quale non sale dritta come per le altre armi, quella del bersagliere è inclinata e fuggente rappresentante della corsa dei bersaglieri.
foulard cremisi

Con l'uniforme per servizi armati (SC.S.A.I.1) i bersaglieri indossano un fazzoletto da collo di colore cremisi; ovvero azzurro quando impegnati in missioni ONU. E' consentito anche l'uso di fazzoletti da collo che si ispirano a colori e distintivi dei vari Comandi, Unità ed Enti [7] ovvero quelli in cui compaiono fregi, stemmi, denominazione, motto e quanto altro risulti attinente al reparto in cui si presta servizio.
Quello in dotazione è di cotone, in tinta unita. Ha forma triangolare e dimensioni di 70 cm. per 35 cm. circa.
I bersaglieri condividono l'uso del foulard cremisi con la Polizia di Stato, che lo impiega nella divisa operativa del reparto mobile (cd. uniforme antisommossa) e dei suoi reparti volo. [8]
simboli
- insegne
- labaro
- (la bandiera l'hanno tutti... info su modello ridotto)
- (il colore cremisi lo metterei qui)
- fanfara
- drappelle
- passo di corsa
- (info su comandi propri del corpo e altre usanze ((baionetta?))
- bicicletta
uniforme
- sciabola
- fiamme
varie
- la RSI non fu uno stato
- manca l'icona per il CIL
- riferimenti alla patrona del corpo
- preghiera
- alla festa (18 giugno)
- al museo
menzioni
- -Benito Mussolini, politico (11°Rgt.)
- -Eduardo De Filippo, artista (2°Rgt.)
- -Enrico Toti, eroe insignito di MOVM (3° Rgt.)
- -Giuseppe Di Vittorio, sindacalista (1°Rgt.)
- -Mario Riva, attore e conduttore radiofonico e televisivo (9°Rgt.)
argomenti
- rivolta dei bersaglieri
- insurrezione di genova
- massacro pontelandolfo e casalduni
- contributo alla resistenza
- calamità naturali e protezione civile
- gruppo sportivo
- araldica militare
curiosità
- i bersaglieri del mare
- i bersaglieri americani
- i bersaglieri nella letteratura
- i bersaglieri nei film
- i bersaglieri nelle canzoni
citazioni
- “IMITATI FORSE… EGUAGLIATI MAI”!*
- "il soldato tedesco..."
- manco la fortuna....
Note
- ^ Pietro Fea, STORIA DEI BERSAGLIERI, su archive.org, Ed. Tipografia della Gazzetta d'Italia, 1879, pp. 7. URL consultato il 15 luglio 2019.
- ^ Aut. vari, I BERSAGLIERI, su Issuu, Ed. Rivista Militare, 1986, pp. 127 e succ.. URL consultato il 15 luglio 2019.
- ^ Luciano Lollio, Alberto Rovighi, Calo Jean, IL SOLDATO ITALIANO DEL RISORGIMENTO, su Issuu, Ed. Rivista Militare, 1987. URL consultato il 16 luglio 2019.
- ^ Stefano Ales, Andrea Viotti, STRUTTURA, UNIFORMI E DISTINTIVI DELL'ESERCITO ITALIANO DAL 1946 AL 1970 tomo I - parte 2, su Issuu, Ed. Ufficio Storico dello SME, 2007, pp. 361-362. URL consultato il 16 luglio 2019.
- ^ Circolare del Comando Supremo 10 settembre 1915 n.3338
- ^ Andrea Viotti, L'UNIFORME GRIGIO-VERDE 1909-1918, su Issuu, Ed. Ufficio Storico dello SME, 1994. URL consultato il 16 luglio 2019.
- ^ Regolamento sulle Uniformi dell'Esercito - pub.SME 6566 - 2009
- ^ La nostra uniforme | Polizia di Stato, su www.poliziadistato.it. URL consultato il 15 luglio 2019.