NOI Techpark Südtirol/Alto Adige

polo tecnologico e incubatore aziendale a Bolzano
Versione del 11 mar 2020 alle 20:33 di Botcrux (discussione | contributi) (Bot: Aggiungo template {{interprogetto}} (FAQ))

NOI Techpark è il parco scientifico e tecnologico dell'Alto Adige che ospita 4 Istituti di ricerca (Fraunhofer Italia, Eurac Research, Agenzia CasaClima e Centro di sperimentazione di Laimburg), 4 Facoltà della Libera Università di Bolzano, 40 laboratori scientifici, 40 aziende e 30 start-up[1]. Inaugurato a Bolzano nell'ottobre 2017[2] è frutto di un intervento di riqualificazione urbana[3]. La struttura è gestita da NOI Spa, società In-House della Provincia Autonoma di Bolzano.

Gli edifici frontali di NOI Techpark

Progetto architettonico

 
La torre piezometrica e il Black Monolith visti di lato

L’atto di nascita di NOI Techpark risale al 2007, grazie al concorso internazionale d’idee che apre la strada al recupero dell’area e dei due ex-stabilimenti per la produzione di alluminio, di chiara impronta razionalista[4] e posti sotto tutela storico-monumentale. Il primo segno tangibile risale all'anno successivo, quando, in occasione della settima edizione della Biennale d’arte europea “Manifesta”, il polacco Mariusz Waras (alias M-City) decora a murale l’iconica torre piezometrica che si erge sul piazzale d’ingresso[5]. Il progetto elaborato dagli studi Chapman Taylor Italia (Milano) e Studio CLEAA (Claudio Lucchin e Architetti Associati, Bolzano) con Andrea Cattacin (Trento) ha affiancato al complesso originario, proprio davanti alla torre piezometrica, il Black Monolith: un parallelepipedo inclinato rivestito in pannelli di schiuma di alluminio ossidata nera, che emerge obliquamente dal suolo ispirandosi all’enigmatico totem del film 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick[6].

Storia dell'area

 
Torre piezometrica

Per l'italianizzazione dell'Alto Adige il regime fascista promosse l'industrializzazione della città di Bolzano, promettendo agli imprenditori forti contributi economici ed energia in grande quantità. La Montecatini, tra il 1934 e il 1939, era stata la prima azienda a insediarsi. Poi sarebbero venute la Lancia, le acciaierie Falck e la fabbrica di magnesio e avrebbero costituito la grande zona industriale di Bolzano. La “fabbrica dell'alluminio” si era rivelata di importanza strategica in quanto era servita, durante il periodo dell'autarchia, per l'elettrificazione del Paese. Nel secondo dopoguerra era diventata la più grande fabbrica di alluminio d'Italia, con oltre 1.700 operai, anche grazie all'energia a basso costo proveniente dalle molte centrali idroelettriche esistenti in provincia, capaci di fornirla di tutta la corrente necessaria per alimentare i forni del primario, che portavano la bauxite a diventare alluminio. Con l'arrivo degli anni Settanta, però, inizierà il declino produttivo dell'azienda che porterà alla definitiva chiusura delle due linee di primario nei primi anni Novanta e all'acquisto di una parte dei terreni, circa 9 ettari, da parte della Provincia Autonoma di Bolzano. Una porzione degli edifici esistenti verrà subito demolita per poter insediare altre aziende, mentre nel corso del 2004 verranno messi sotto tutela storico monumentale i principali corpi di fabbrica del complesso industriale: le due centrali di trasformazione elettrica, la “Bolzano 1 “ e la “Bolzano 2”, e le palazzine fronte strada, destinate un tempo alla portineria, alla direzione e alla mensa. A questo punto parte il dibattito sul loro possibile utilizzo. Molti ne sostengono l’uso museale, soprattutto a fronte del grande successo della biennale d’arte Manifesta 7 ospitata nella fabbrica nella primavera estate del 2008. I progetti finalisti presentati al concorso internazionale per la progettazione dell’area prevedono un utilizzo misto degli immobili esistenti: una centrale come incubatore d'impresa e l'altra come museo. Alla fine la scelta punta dritta verso l'idea di un nuovo distretto dell'innovazione, capace di riunire in un unico luogo la Libera Università di Bolzano, i vari centri di ricerca sparsi sul territorio (Fraunhofer Italia, Eurac Research, Agenzia CasaClima, Centro di Sperimentazione di Laimburg e altri) e le aziende private, per stimolarne le collaborazioni, per il progresso dell’economia e delle aziende del territorio[7].

Certificazioni

L’intero quartiere è il primo in Europa certificato LEED Gold, certificazione che garantisce la sostenibilità dell'intero progetto dal punto di vista ambientale[8].

Significato del nome

 
Vista del quartiere dall'ingresso principale

Il nome “NOI” è l'acronimo di “Nature of Innovation” (trad. dall'inglese: l'innovazione secondo la natura) ed esprime gli intenti all'origine della struttura, che intende generare innovazione orientandosi all'esempio della natura stessa: sostenibilità e capacità di adattamento sono i due concetti base[9]. Il ciclo naturale della vita, la circolarità delle stagioni, la forza con cui la natura ricerca e mette in atto i propri espedienti, i princìpi che la rendono tanto capace di mantenersi in equilibrio, adattarsi e resistere dovrebbero essere trasferibili - in questo senso - all'agire e ai prodotti delle aziende e delle start-up nei cinque settori di punta individuati: sostenibilità, alimentazione, tecnologie digitali, industria dell'automobile e automazione[10].

Note

  1. ^ Un elenco aggiornato di laboratori, aziende e start-up è disponibile sul sito web del Parco
  2. ^ Paola Pierotti, A Bolzano debutta l'hub hi-tech NOI techpark, in Il Sole 24 Ore, 18 ottobre 2017.
  3. ^ Claudio Lucchin, Il concorso per la riqualificazione delle aree ex Alumix - ex Magnesio, in NOI Techpark, la fabbrica della ricerca, pp. 49.
  4. ^ Waltraud Kofler Engl, La Montecatini di Bolzano: conservazione e riuso di un'icona dell'architettura industriale razionalista, in NOI Techpark, la fabbrica della ricerca, pp. 37.
  5. ^ Luca Gibello, NOI Techpark a Bolzano, c’è (bella) vita nella zona industriale, in Il Giornale dell'Architettura, 9 gennaio 2018.
  6. ^ Marco Mulazzani, Dal concorso alla realizzazione del NOI Techpark, in NOI Techpark, la fabbrica della ricerca, pp. 63.
  7. ^ Giorgio Delle Donne, La Montecatini nel contesto politico, sociale ed economico dell'Alto Adige, in NOI Techpark, la fabbrica della ricerca, pp. 49.
  8. ^ Andrea Pietrarota, NOI Techpark: a Bolzano, la nuova casa sostenibile dell’innovazione italiana, in Alternativa Sostenibile, 23 settembre 2018.
  9. ^ Alice Dutto, L’Alto Adige ha un nuovo parco tecnologico. Un progetto che guarda al futuro, con un occhio di riguardo all’ambiente. La linea guida è: innovare sul modello della natura, in Corriere.it.
  10. ^ Riccardo Saporiti, A Bolzano un'ex acciaieria sforna startup e tecnologie per l'ambiente], in Wired, 24 maggio 2019.

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

  Portale Scienza e tecnica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di scienza e tecnica