Traditionis custodes

lettera apostolica sotto forma di motu proprio di papa Francesco

Il Traditionis custodes (in italiano "Custodi della tradizione") è una lettera apostolica di papa Francesco, pubblicata sotto forma di motu proprio il 16 luglio 2021.

Traditionis custodes
Motu proprio
Stemma di Francesco
Stemma di Francesco
PonteficeFrancesco
Data16 luglio 2021
Anno di pontificatoIX
Traduzione del titoloCustodi della tradizione
Argomenti trattatiindicazioni giuridiche e liturgiche attualmente in vigore per la celebrazione della cosiddetta messa tridentina
Motu proprio papale nºXXXIV
Motu proprio precedenteAntiquum Ministerium

Sfondo storico

Le riforme del Concilio Vaticano II

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sacrosanctum Concilium e Messa di Paolo VI.

Nel 1969, venne pubblicata la prima nuova edizione del Missale Romanum basata sulle revisioni volute dal Concilio Vaticano II, instituendo una nuova forma liturgica per la celebrazione della messa. Spesso indicata come Messa di Paolo VI, questa nuova edizione del Messale Romano venne prodotta in latino perché fosse poi tradotta nelle varie lingue del mondo con maggiore facilità.[1][2] Esso andò a rimpiazzare il Missale Romanum della messa tridentina, l'ultima edizione del quale era stata promulgata nel 1962. Nel 1971, la liturgia delle ore – anch'essa predisposta per la traduzione nelle varie lingue - venne introdotta a rimpiazzare la versione del Breviario Romano del 1960 come primaria forma di preghiera delle ore canoniche della chiesa latina.[3]

Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II nella sua Quattuor abhinc annos del 1984 liberalizzò l'uso della messa tridentina, imponendo ad ogni modo delle limitazioni al suo utilizzo. Questa liberalizzazione venne ulteriormente implementata dal motu proprio Ecclesia Dei del 1988.

Summorum Pontificum

  Lo stesso argomento in dettaglio: Summorum Pontificum.

Nel 2007, Benedetto XVI pubblicò la lettera apostolica Summorum Pontificum la quale ribadiva che, pur restando il messale di Paolo VI "l'espressione ordinaria della lex orandi della chiesa cattolica di rito latino", il Missale Romanum pubblicato sotto san Pio V e rivisitato sotto Giovanni XXIII era da considerarsi come una "espressione straordinaria" della lex orandi della chiesa.[4] La messa tridentina venne così definita "rito straordinario del rito romano" e la messa di Paolo VI "forma ordinaria".[5]

Benedetto XVI decretò che "ciascun prete cattolico di rito latino possa utilizzare l'una o l'altra delle forme e che egli non "necessita di permessi" da parte dei vescovi né dalla Santa Sede per farlo". Egli concluse la propria riflessione dicendo che i due riti non sono motivo di divisione nella chiesa in quanto "queste due sono espressioni della lex orandi della chiesa" e che sono "due usi dello stesso e unico rito romano."[4] Benedetto XVI disse inoltre nel documento che sarebbe stata cura dei fedeli lamentarsi presso il proprio vescovo diocesano o se necessario presso la Santa Sede se tale celebrazione di rito straordinario fosse stata per qualche motivo negata.[6] Questa lettera apostolica di Benedetto XVI, in breve, permetteva ad ogni sacerdote della chiesa latina di celebrare la messa tridentina secondo il messale romano del 1962 senza bisogno di ottenere permessi particolari dal proprio vescovo né dalla Santa Sede.[1] "Prima di questa legge, i sacerdoti ed i fedeli che volevano celebrare una messa latina tridentina dovevano farne espressa richiesta al loro vescovo. Essa poteva pertanto essere celebrata solo su richiesta; non era permesso includerla nelle messe ordinarie delle parrocchie; ed il vescovo doveva stabilire giorni e condizioni precise per la sua celebrazione."[6]

Prima della pubblicazione

Nel 2020, la Congregazione per la Dottrina della Fede inviò una lettera a tutti i vescovi del mondo chiedendo loro un rapporto sull'applicazione del Summorum Pontificum nelle loro diocesi.[7][8]

Nel maggio del 2021, a meno di due mesi dalla pubblicazione della Traditionis custodes, già iniziò a circolare la notizia che durante una "sessione a porte chiuse" della Conferenza Episcopale Italiana, papa Francesco avesse presentato una bozza di testo per restringere la celebrazione delle messe preconciliari e che essa fosse in attesa di una approvazione.[6][8]

La Traditionis custodes venne pubblicata due giorni dopo il ritorno di papa Francesco dopo nove giorni di ospedalizzazione.[4][9]

Contenuti del documento

Il motu proprio contiene le indicazioni giuridiche e liturgiche per la celebrazione della messa secondo il rito del Messale Romano editto da papa Giovanni XXIII nel 1962, insieme alle norme per i vescovi riguardo la cura pastorale dei gruppi che celebrano secondo questo messale.[10]

Le disposizioni di Traditionis custodes sono entrate in vigore il 16 luglio 2021, memoria di Nostra Signora del Carmelo e sostituiscono quelle contenute nel motu proprio Summorum Pontificum, promulgato da papa Benedetto XVI il 7 luglio 2007. Insieme al testo è stata anche pubblicata una lettera, rivolta ai vescovi, di accompagnamento al motu proprio, per spiegarne il contenuto e le motivazioni.

Misure

La lettera apostolica è divisa in 8 articoli.[8]

Articolo 1

Nella lettera apostolica, papa Francesco scrive nel primo articolo che i libri della liturgia emessi da papa Paolo VI e Giovanni Paolo II dopo il Concilio Vaticano II sono "l'unica espressione della lex orandi del Rito romano."[8][11]

Articolo 2

Il secondo articolo stabilisce che spetta al vescovo diocesano l'"esclusiva competenza" di autorizzare l'uso del messale romano del 1962 nella sua diocesi "secondo le linee guida della Sede Apostolica."[4][8]

Articolo 3

Un'altra misura stabilisce che "il vescovo di una diocesi nella quale sino ad ora siano esistiti gruppi che celebrassero la messa secondo il messale antecedente alla riforma del 1970" dovrà "determinare se questi gruppi non vengano meno alla validità ed alla legittimazione delle riforme liturgiche dettate dal Concilio Vaticano II ed al magistero del Sommo Pontefice".[4]

Inoltre, al vescovo diocesano spetterà la facoltà di "designare uno o più luoghi", escluse le chiese parrocchiali e senza erigere nuove parrocchie personali, dove i fedeli possano ascoltare questo tipo di messa.[4] In breve, i gruppi che sono soliti utilizzare la messa tridentina non potranno usare chiese titolari, bensì chiese minori e santuari non sedi di parrocchie.[12]

Il vescovo diocesano dovrà inoltre stabilire "il giorno nel quale le celebrazioni eucaristiche saranno permesse utilizzando il messale romano promulgato da san Giovanni XXIII nel 1962" ed assicurarsi che le letture siano "in lingua vernacolare, utilizzando le traduzioni delle sacre scritture approvate per uso liturgico dalle rispettive conferenze episcopali."[4][8]

Inoltre, il vescovo diocesano dovrà provvedere un sacerdote adeguatamente preparato quale suo delegato alle celebrazioni per la messa tridentina[4] e per supervisionare i gruppi che la pratichino.[8] Tale sacerdote dovrà conoscere la messa tridentina e avere una conoscenza tale del latino da "comprendere le rubriche e i testi liturgici".[6] "Questo sacerdote avrà a cuore non solo la corretta celebrazione della liturgia, ma anche la cura pastorale e spirituale della fede."[8]

Il vescovo diocesano è necessario inoltre che "proceda, nelle parrocchie personali canonicamente erette a beneficio di questi fedeli, a una congrua verifica in ordine alla effettiva utilità per la crescita spirituale, e valuti se mantenerle o meno."[4]

Il vescovo diocesano avrà inoltre cura di non stabilire la costituzione di nuovi gruppi con tali usi[4] L' Associated Press ha parafrasato questo passo dicendo: "ai vescovi non è più concesso permettere l'autorizzazione di ulteriori gruppi favorevoli alla messain latino nelle loro diocesi."[12]

Articoli 4 e 5

I sacerdoti ordinari dopo la pubblicazione del motu proprio che desiderino celebrare messa secondo il rito tridentino "devono inoltrare formale richiesta al Vescovo diocesano il quale prima di concedere l’autorizzazione consulterà la Sede Apostolica." "I presbiteri i quali già celebrano secondo il Missale Romanum del 1962, richiederanno al Vescovo diocesano l’autorizzazione per continuare ad avvalersi della facoltà."[4]

Articoli 6 e 7

"Gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, a suo tempo eretti dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei passano sotto la competenza della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica." E ancora: "La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, per le materie di loro competenza, eserciteranno l'autorità della Santa Sede, vigilando sull’osservanza di queste disposizioni."; questo significa che le richieste per le celebrazioni devono essere inviate a questi due dicasteri,[6][11] e che questi due soli dicasteri sono quelli preposti alle autorizzazioni da parte della Santa Sede.[8]

Articolo 8

L'ultimo articolo della lettera apostolica stabilisce: "Le norme, istruzioni, concessioni e consuetudini precedenti, che risultino non conformi con quanto disposto dal presente Motu Proprio, sono abrogate."[8]

Le disposizioni contenute nella lettera apostolica hanno avuto effetto immediato.[8]

Lettera di accompagnamento

Papa Francesco ha inoltre legato alla lettera apostolica una lettera ecclesiastica ai vescovi del mondo sulla Traditionis custodes per spiegare la sua decisione, come del resto papa Benedetto XVI aveva fatto con Summorum Pontificum.[1][4][8]

Introduzione

Nella lettera di accompagnamento del documento, papa Francesco ha spiegato le concessioni fatte dai suoi predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sull'uso del messale del 1962 e che esse erano perlopiù "motivate dal desiderio di incoraggiare la cura dello scisma con il movimento di monsignor Lefebvre". La richiesta diretta ai vescovi cattolici di incoraggiare generosamente le "giuste aspirazioni" dei fedeli che richiedessero l'uso di quel messale venne anche motivato dall'"intenzione ecclesiastica di restaurare l'unità della Chiesa" scrive Francesco. Il papa aggiunge inoltre come "malti nella Chiesa abbiano accolto questa facoltà come un'opportunità per adottare liberamente il messale romano promulgato da san Pio V e di usarlo in maniera parallela al messale romano promulgato da san Paolo VI".[13][11]

Papa Francesco ha richiamato il fatto che la decisione di papa Benedetto XVI promulgata con il motu proprio Summorum Pontificum (2007), come pure le decisioni di Giovanni Paolo II promulgate nella Quattuor abhinc annos e nella Ecclesia Dei, vennero emesse "con l'idea che [tali disposizioni] non mettessero in dubbio alcuna delle misure chiave del Concilio Vaticano II o ne minimizzassero l'autorità". Papa Francesco ha inoltre fatto notare come papa Benedetto nel 2007 precisò di ritenere "infondato" il timore che le parrocchie si dividessero in quante usavano le due forme e quante ne usavano solo una, in quanto "l'una arricchisce l'altra".[13][11]

La lettera della Congregazione della Dottrina della Fede

Nel 2020, papa Francesco chiese alla Congregazione della Dottrina della Fede di inviare una lettera ai vescovi chiedendo lo status di applicazione delle norme contenute nella Summorum Pontificum. Francesco ha riportato come i la risposta dei vescovi abbia "rivelato una situazione che mi preoccupa e mi rattrista". E' stato il papa stesso a spiegare come "l'opportunità offerta da san Giovanni Palo II, e persino la maggiore magnanimità di Benedetto XVI, intese a recuperare l'unità del corpo ecclesiastico con diverse sensibilità liturgiche, ha invece allargato gli ostacoli, rinforzato le divergenze ed incoraggiato le incomprensioni verso la Chiesa, bloccandone il cammino, ed esponendola al pericolo della divisione."[4]

Il Concilio Vaticano II

Papa Francesco ha riportato di voler deplorare pubblicamente gli abusi liturgici "di tutte le parti" ed il fatto che "in molti luoghi le prescrizioni del nuovo messale non sono osservate nelle celebrazioni, ma al contrario vengono interpretate come un'autorizzazione o persino una richiesta di creatività, che porta a orribili distorsioni". Ad ogni modo papa Francesco ha aggiunto: "Sono non meno rattristato dall'uso strumentale fatto da alcuni del messale del 1962 che spesso è accompagnato non solo dal rigetto delle riforme liturgiche, ma anche dello stesso Concilio Vaticano II, pretendendo, sulla base di insostenibili asserzioni, che esso tradiva la tradizione della "vera Chiesa"." Francesco ha inoltre ribadito "il cammino della Chiesa deve essere visto come una tradizione dinamicache si origina dagli apostoli e progredisce nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo (Dei Verbum, 8)." Il papa ha richiamato come lo stesso Concilio Vaticano II sia stato invece una riunione dove "tutti gli episcopati cattolici si siano trovati insieme per ascoltarsi e scegliere quale fosse il percorso della Chiesa indicato dallo Spirito Santo." Aggiunse inoltre: "Dubitare del Concilio significa dubitare delle intenzioni dei Padri Conciliari che hanno esercitato il loro potere collegiale in maniera solenne cum Petro et sub Petro nel concilo ecumenico e, in ultima analisi, dubitare dello stesso Spirito Santo che guida la Chiesa."[4]

Il papa ha riportato come le riforme liturgiche sono "basate su principi" dati dal Concilio Vaticano II e raggiungono la "sua più alta espressione nel messale romano" pubblicato da san Paolo VI e rivisitato da san Giovanni Paolo II.[4]

Papa Francesco ha inoltre dichiarato: "Chiunque desideri celebrare con devozione secondo le prime forme liturgiche potrà trovarle nel messale romano riformato secondo il Concilio Vaticano II e con esso tutti gli elementi del rito romano, in particolare il canone romano che costituisce uno degli elementi più distintivi dello stesso."[4]

Unità della Chiesa

Francesco ha inoltre precisato che la "ragione finale" della sua decisione è che "molti hanno interpretato una connessione chiara tra la scelta di celebrare secondo i libri liturgici precedenti al Concilio Vaticano II e la volontà di rifiutare le disposizioni della "vera Chiesa".". Francesco ha aggiunto: "Qui si ha a che fare con comportamenti che contraddicono la comunione e che hanno natura divisiva contro le quali l'apostolo Paolo aveva reagito vigorosamente (Cor. 1:12 e 3:4). Per questa ragione, ha dichiarato il papa, "in difesa dell'unità del Corpo di Cristo, sono costretto a revocare le facoltà concesse dai miei predecessori. L'uso distorto che si è visto di queste facoltà sono contrarie alle intenzioni che hanno portato alla libert di celebrare la messa secondo il messale romano del 1962."[4][8]

Secondo papa Francesco, Giovanni Paolo II nel 1988 e Benedetto XVI nel 2007 vennero motivati a permettere "l'uso del messale romano del 1962" per la celebrazione della messa "per promuovere la concordia e l'unità della chiesa" e "per facilitare la comunione ecclesiastica dei cattolici che si sentissero più legati alle prime forme liturgiche". Egli ha dichiarato che i suoi predecessori "erano stati chiari che nessuna di queste disposizioni avrebbe messo in dubbio le misure chiave del Concilio Vaticano II o ne avrebbero minimizzato l'autorità", ma queste non hanno avuto lo sviluppo auspicato; Francesco ha dichiarato di aver agito con la promulgazione di questo motu proprio perché l'unità della Chiesa si trovava minacciata.[4]

Comparazione con la Messa Tridentina

Nella lettera, papa Francesco scrive: "Ho preso la ferma decisione di abrogare tutte le norme, le istruzioni, i permessi e i costumi che precedevano il presente motu proprio e dichiarare che i libri liturgici promulgati dai santi pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità coi decreti del Concilio Vaticano II, costituiscano l'unica espressione della lex orandi del rito romano. Ho conforto in questa decisione dal fatto che, dopo il Concilio di Trento, san Pio V pure abrogò tutti i riti che non avessero dato prova di sufficiente antichità, stabilendo in tutta la chiesa latina un unico messale romano."[4][11]

Papa Francesco ha aggiunto che in quattro secoli, questo messale romano ha costituito "la principale espressione della lex orandi del rito romano, ed è stato funzionale nel mantenimento dell'unità della Chiesa" sino a quando "senza negare la dignità né la grandezza di questo rito" i vescovi "hanno preso la decisione ecumenica di riformarla". Francesco ha detto che le loro intenzioni erano di far sì che "il fedele non assistesse come silente spettatore al mistero della Fede, ma comprendendo pienamente il rito, potesse partecipare all'azione sacra consciamente, piamente ed attivamente."[4] Ha aggiunto: "San Paolo VI, richiamando l'opera di adattamento del Messale Romano già iniziata da Pio XII, dichiarò che la revisione del messale romano, portata avanti alla luce di antiche fonti liturgiche, sarebbe stato l'obbiettivo che avrebbe permesso alla Chiesa di elevare, nella varietà dei linguaggi, 'un'unica e identica preghiera' che esprimesse appieno la sua unità. Questa unità intendo ristabilire nella chiesa di rito romano."[1]

Appello ai vescovi

Papa Francesco ha fatto appello ai vescovi nella sua lettera, dicendo: "Mentre nell'esercizio del mio ministero al servizio dell'unità, io prendo la decisione di sospendere la facoltà garantita dai miei predecessori, chiedo a voi di condividere con me questo peso di partecipazione e sollecitudine per la Chiesa."[4]

Istruzioni ai vescovi

Francesco ha dato con questo documento istruzioni precise ai vescovi di prendere misure forti per limitare l'uso della Messa Tridentina, con il chiaro obbiettivo di far celebrare a tutti i cattolici la messa riformata secondo le norme stabilite dal Concilio Vaticano II. Papa Francesco ha scritto infatti: "Le indicazioni su come procedere nelle vostre diocesi sono chiaramente riportate in due principi: da un lato, provvedere al bene di quanti sono radicati nelle precedenti forme di celebrazione e necessitano di tornare col rito romano promulgato dai santi Paolo VI e Giovanni Paolo II, e, sull'altro fronte, di rendere discontinua l'erezione di nuove parrocchie personali legate più al desiderio o alla volontà di singoli preti che alle reali esigenze del santo Popolo di Dio".[14]

Francesco ha chiesto inoltre ai vescovi di "essere vigili nell'assicurare che ogni liturgia sia celebrata con decoro e fedeltà ai libri liturgici promulgati dopo il Concilio Vaticano II, senza eccentricità che possono facilmente degenerare in abusi. I seminaristi ed i nuovi sacerdoti siano formati alla fedele osservanza delle prescrizioni del Messale e dei libri liturgici, nei quali si riflettono le riforme liturgiche volute dal Concilio Vaticano II."[11]

Ricezione

Diversi prelati inclusi i cardinali Raymond Burke, Gerhard Müller e Joseph Zen Ze-kiun oltre a molti laici assidui frequentatori della Messa Tridentina hanno criticato la Traditionis custodes. La critica generale è che la Traditionis custodes e le sue restrizioni si presentino come "non necessarie, dure senza motivo e attuate in modo ingiustificatamente rapido."[15] Traditionis custodes ha ricevuto invece delle lodi da quei cattolici che la vedono come un passo verso l'unità della Chiesa.

Mondo accademico

Kurt Martens, professore di diritto canonico della Catholic University of America, ha fatto notare come il termine "forma straordinaria" non sia più utilizzato nella nuova legislazione e che il nuovo motu proprio "stabilisce che i libri liturgici promulgato in conformità coi decreti del Concilio Vaticano II siano da considerarsi l'unica espressione della lex orandi del rito romano". Egli aggiunge però come ai "vescovi diocesani sia stata datauna grande responsabilità nell'uso della liturgia precedente."[16]

Christopher Bellitto, professore di storia della chiesa alla Kean University, ha dichiarato come papa Francesco abbia fatto bene ad intervenire sulla questione, notando come l'originale decisione di papa Benedetto XVI abbia avuto un numero considerevole di conseguenze non intese che non solo hanno minato l'unità della chiesa ma hanno anche peggiorato le relazioni col mondo ebraico. "Francesco ha colpito nel segno con la sua osservazione al fatto che i regolamenti di papa Benedetto del 2007 avessero permesso ulteriori divisioni" ha dichiarato. "Il contraccolpo ne è la prova".[12]

Martin Klöckener, professore di liturgia dell'Università di Friburgo, ha accolto il motu proprio come una correzione necessaria all'approccio voluto da papa Benedetto. Egli ha fatto notare come esso abbia restaurato alcune misure di autorità che Benedetto aveva negato ai vescovi locali. Egli ha inoltre dichiarato di accogliere positivamente l'approccio fatto da papa Francesco alla messa di Giovanni XXIII come l'unica forma preconciliare di messa oggi permessa. Egli crede che papa Francesco abbia agito dal momento che il sondaggio condotto per lui nel 2020 abbia evidenziato come "molti vescovi dicessero una cosa che in pubblico veniva disattesa".[17]

Douglas Farrow, professore di teologia ed etica della McGill University, ha scritto a tal proposito: "Riassumendo: la Traditionis Custodes conferma come la vecchia messa sia divenuta un punto chiave nella lotta alle disposizioni del Concilio Vaticano II [...] Esso conferma che a Roma la rigidità è all'ordine del giorno."[18]

Giornalisti

La decisione di papa Francesco è stata interpretata da padre Raymond J. de Souza più come una decisione "sociologica" relativa all'unità della Chiesa cattolica che un giudizio sulle qualità spirituali della Messa Tridentina.[19]

Michael Sean Winters ha scritto a tal proposito:[20]

«Gli aficionados del vecchio rito amano parlare del fatto che il rito contribuisca a rendere l'idea di come ciascuna messa sia parte dell'unico eterno sacrificio di Cristo [...] Se l'Eucarestia è, come insegnato dal Concilio Vaticano II, l'unica fonte d'incontro della chiesa cattolica, possiamo facilmente intuire che quando la celebrazione dell'Eucarestia non riesca a servire all'unità della Chiesa, qualcosa non va, e non è colpa di Colui di cui si commemora il sacrificio.»

Società di San Pio X

Davide Pagliarani, Superiore Generale della Società di San Pio X, ha pubblicato una lettera relativamente al contenuto della Traditionis custodes. In essa egli riporta: "Possiamo denotare, logicamente, che l'era della continuità ermeneutica, con i suoi equivoci, illusioni e sforzi impossibili, sia radicalmente sorpassata [...] Queste misure così nette, non colpiscono direttamente la Società di San Pio X. Ad ogni modo, possono essere l'occasione per riflettere profondamente sulla situazione." Egli ha aggiunto che "la Messa Tridentina esprime e convogli ad una concezione della vita cristiana - e di conseguenza della Chiesa cattolica - che è assolutamente incompatibile con l'ecclesiologia che emerge dal Concilio Vaticano II. [...] Il problema è simultaneamente dottinale, morale, spirituale, ecclesiologico e liturgico. In breve, è un problema che affligge tutti gli aspetti della vita della Chiesa, senza eccezione. E' una questione di Fede." Egli ha inoltre dichiarato: "Che questo shock, provocato dalla durezza dei testi ufficiali del 16 luglio, serva a rinnovare, approfondire e riscoprire il nostro attaccamento alla Messa Tridentina!"[21][22]

Chiesa cattolica

Il cardinale americano Raymond Burke ha dichiarato al National Catholic Register di vedere "una serie di difetti nella Traditionis Custodes, dicendo di non poter comprendere come il nuovo messale romano possa essere considerato "l'unica espressione della lex orandi del rito romano", come detto dal nuovo motu proprio. La forma straordinaria della messa, ha dichiarato Burke, "è forma vivente del rito romano e non ha mai cessato di esserlo". Il cardinale ha fatto notare di non poter comprendere il perché il motu proprio abbia effetto immediato, dal momento che il decreto "contiene molti elementi che richiedono studi per la sua applicazione". Ha aggiunto inoltre che nella sua lunga esperienza pastorale non ha mai notato la situazione gravemente negativa evidenziata da papa Francesco nella sua lettera ai vescovi.[23] Egli ha pubblicato le sue riflessioni sulla Traditionis custodes sul suo sito web personale. Egli ha evidenziato come le restrizioni imposte da papa Francesco siano nella sua visione "severe e rivoluzionarie" e ha posto in dubbio l'autorità del papa nel revocare la pratica della Messa Tridentina.[24]

Il cardinale Müller, che è stato a suo tempo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede sino al 2017, ha criticato la lettera per i suoi toni duri, affermando: "Invece di apprezzare il profumo dell'agnello, il pastore qui lo colpisce duramente col suo bastone." Egli ha inoltre discusso l'approccio di papa Francesco nel reprimere il movimento tradizionalista dietro la scusa degli "innumerevoli abusi nella liturgia [...] che sono taciabili di blasfemia."[25]

Il cardinale Joseph Zen Ze-kiun ha rilasciato una dichiarazione nel suo blog personale nella quale dice: "Molte tendenziose generalizzazioni presenti nel documento [del motu proprio] hanno colpito i cuori di molte buone persone più di quanto ci si possa aspettare". Egli ha aggiunto inoltre di credere che molte delle persone colpite da queste restrizioni "non abbiano mai avuto la benché minima idea di non accettare le riforme liturgiche del Concilio Vaticano II".[26]

Il cardinale Walter Kasper, quando gli è stato chiesto di commentare la Traditionis curstodes, ha detto di credere che la "stragrande maggioranza" dei fedeli cattolici sia fermamente contro la Messa Tridentina, anche perché molti degli aderenti alla Messa Tridentina li scandalizzano credendo che questa sia l'unica vera messa cattolico, rigettando quindi le disposizioni del Concilio Vaticano II "quasi nella sua interezza". Egli ha aggiunto come alcuni fedeli che abbiano sostenuto la Messa Tridentina abbiano tramutato gli sforzi di Benedetto XVI di riconciliare le divisioni [nella chiesa] e quindi di colpire il vero cuore della Chiesa.[27]

Il presidente dell'USCCB, José Horacio Gómez, ha dichiarato: "Accolgo [con piacere] il desiderio del Santo Padre di promuovere l'unità tra i cattolici che celebrano il rito romano. Con la pubblicazione di queste norme, incoraggio i miei fratelli vescovi a lavorare con cura, pazienza, giustizia e carità così che possiamo promuovere il rinnovamento eucaristico della nostra nazione."[28][29]

La Conferenza Episcopale Francese ha dichiarato congiuntamente come i vescovi "desiderino esprimere ai fedeli che abitualmente si trovino a celebrare secondo il messale di san Giovanni XXIII, ed ai loro pastori, tutta la stima per lo spirito zelante così che la loro determinazione possa far proseguire la missione insieme, in comunione con la Chiesa e secondo le norme in vigore". La nota dei vescovi francesi aggiunge che "il motu proprio Traditionis custodes e la lettera del Santo Padre ai vescovi che introduce il documento sono richieste all'intera Chiesa ad un autentico rinnovamento eucaristico. Nessuno può esserne dispensato."[30]

Il gesuita americano e consulente del Segretariato per le Comunicazioni vaticano James Martin, ha scritto su America Magazine, che "Sommariamente, sono d'accordo col motu proprio di papa Francesco, non semplicemente sulla base della mia personale esperienza della crescita delle divisioni nella messa, ma ancor più per l'essermi consultato con diversi vescovi nel mondo che toccano con mano le esperienze del Popolo di Dio [nel quotidiano]."[31]

Note

  1. ^ a b c d Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :5
  2. ^ A brief history of the development of the Roman Missal, from Vatican II to the today., in Catholic Review, Archdiocese of Baltimore, 19 January 2012.
  3. ^ The General Instruction on the Liturgy of the Hours, Vatican City, Congregation for Divine Worship, 1971.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u (EN) Gerard O'Connell, Pope Francis restricts celebration of the pre-Vatican II Latin Mass in new decree, su americamagazine.org, 16 July 2021.
  5. ^ Colin B. Donovan, STL, Questions and Answers Regarding Summorum Pontificum, su ewtn.com, EWTN.
  6. ^ a b c d e Elise Ann Allen, Francis reverses Benedict’s liberalization of use of older Latin Mass, 16 July 2021. URL consultato il 16 July 2021.
  7. ^ (EN) Vatican sends extraordinary form Mass survey to world’s bishops, su catholicnewsagency.com, 27 April 2020.
  8. ^ a b c d e f g h i j k l m CNA Staff, Breaking: Pope Francis Issues Restrictions on Extraordinary Form Masses in New Motu Proprio, 16 July 2021. URL consultato il 16 July 2021.
  9. ^ (EN) Pope Francis returns to Vatican 10 days after successful operation, su americamagazine.org, 14 July 2021.
  10. ^ Traditionis custodes
  11. ^ a b c d e f Letter of the Holy Father to the Bishops of the whole world, that accompanies the Apostolic Letter Motu Proprio data “Traditionis custodes” (16 July 2021) | Francis, su vatican.va.
  12. ^ a b c Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :4
  13. ^ a b (EN) New norms regarding use of 1962 Roman Missal: Bishops given greater responsibility, su vaticannews.va, 16 July 2021.
  14. ^ (EN) Pope Francis announces a requiem for the Old Latin Mass, su international.la-croix.com, 16 luglio 2021.
  15. ^ (EN) Edward Pentin, Latin Mass Society: ‘Traditionis Custodes’ Regulates Not Abrogrates Older Liturgy, su ncregister.com, 22 July 2021.
  16. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :2
  17. ^ (DE) Franziskus korrigiert Benedikts problematischen Eingriff: Ein notwendiger und konsequenter Schritt, Katholischen Medienzentrums, 16 July 2021.
  18. ^ (EN) Douglas Farrow, Pope Francis and the Tridentine Mass, su firstthings.com, 18 July 2021.
  19. ^ Pope Francis’ Traditionis Custodes: Five Consequences of the New Motu Proprio Curtailing the Latin Mass, in National Catholic Register, 16 July 2021.
  20. ^ (English) On the Latin Mass, Pope Francis pulls off the Band-Aid, su ncronline.org, National Catholic Reporter, 16 July 2021. Lingua sconosciuta: English (aiuto)
  21. ^ (EN) Letter from Father Pagliarani about the motu proprio “Traditionis custodes”, su fsspx.news, 23 luglio 2021.
  22. ^ (EN) Letter from Father Pagliarani about the motu proprio “Traditionis custodes”, su fsspx.org.
  23. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :8
  24. ^ (EN) Alejandro Bermudez, Cardinal Burke questions Pope Francis' authority to eliminate the Traditional Latin Mass, su catholicnewsagency.com, 22 July 2021.
  25. ^ (EN) Courtney Mares, Cardinal Müller critiques Pope Francis' 'harsh' response to extraordinary form, compared to German Synodal Way, su catholicnewsagency.com, 19 July 2021.
  26. ^ (EN) Hannah Brockhaus, Cardinal Zen reacts to restrictions on Traditional Latin Masses, su catholicnewsagency.com, 21 July 2021.
  27. ^ (EN) Cardinal Kasper Responds to Pope Francis’ New Motu Proprio on the Mass, su ncregister.com.
  28. ^ (EN) CNA, Bishops respond to Pope Francis' document restricting the Traditional Latin Mass, su catholicnewsagency.com.
  29. ^ U.S. Bishops Conference President Responds to Holy Father’s Apostolic Letter Motu Proprio “On the Use of the Roman Liturgy Prior to the Reform of 1970” | USCCB, su usccb.org.
  30. ^ (EN) CNA Staff, Traditionis custodes: Bishops express ‘esteem’ for Traditional Latin Mass communities, su catholicnewsagency.com, 17 July 2021.
  31. ^ (English) Making sense of Pope Francis’ new restrictions on the Latin Mass, su americamagazine.org, America Magazine, 19 July 2021. Lingua sconosciuta: English (aiuto)

Voci correlate

Collegamenti esterni

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