L'urlo
L'urlo (titolo originale: Skrik) è il nome assegnato a una serie di famosi dipinti del pittore norvegese Edvard Munch. Quadro molto simile è L'ansia, sempre di Munch.
L'urlo | |
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Autore | Edvard Munch |
Data | 1893–1910 |
Tecnica | tempera, pastello su cartone |
Dimensioni | 91×73,5 cm |
Ubicazione | Galleria Nazionale, Oslo |
Coordinate | 59°54′58″N 10°44′15″E |
Storia
Lo spunto del quadro è prettamente autobiografico. È infatti lo stesso Munch a indicarci, in una pagina di diario, le circostanze che hanno portato alla genesi de L'urlo:[1]
Munch avrebbe poi rielaborato questo ricordo rendendolo un poema e segnandolo sulla cornice della versione del 1895:[3]
In ogni caso, Munch tentò di trasporre questo tramonto «rosso sangue» in una tela in grado di restituire quella visione di «sangue coagulato» che egli stesso provò in quella sera d'estate.[4] La gestazione di questo tramonto fu assai lunga, e richiese vari bozzetti e tentativi (le macchie rosse, caratteristiche dello sfondo de L'urlo, emergono violente già in Disperazione del 1891). Fu solo nel 1893 che Munch, meditando su questo soggetto, realizzò finalmente L'urlo, come parte di un ciclo di dipinti che egli stesso definì Fregio della vita. L'artista, tra il 1893 e il 1910, realizzò altre tre versioni del medesimo soggetto. La prima versione, del 1893 (74×56 cm), è un pastello su cartone; si tratta tuttavia di una composizione ancora embrionale che Munch andrà a ridefinire nella versione definitiva (91×73,5 cm), realizzata nello stesso anno. Due anni dopo, nel 1895, realizzò una terza versione (79×59 cm): si tratta di un pastello su tavola, battuto dalla casa d'asta londinese Sotheby's il 2 maggio 2012 per la somma record di 120 milioni di dollari.[5] L'ultima versione (83×66 cm), una tempera su pannello, è stata invece stesa nel 1910.
Nel 2004 alcuni ricercatori hanno supposto che il cielo color rosso sangue del quadro sia in realtà una riproduzione accurata del cielo norvegese dopo l'eruzione del Krakatoa del 1883, avvenuta dieci anni pno prima[6].
Furti
Due sono stati i furti che hanno visto protagonista L'Urlo di Edvard Munch:
- la versione de L'Urlo (1893) esposta alla Galleria nazionale di Oslo è stata oggetto di un furto il 12 febbraio 1994, nello stesso giorno dell'inaugurazione dei XVII Giochi olimpici invernali: due uomini, infatti, in quel giorno si introdussero nel polo museale, rubando l'opera in soli cinquanta secondi e lasciando in luogo del dipinto un biglietto con scritto «grazie per le misure di sicurezza così scarse»;[7] l'opera venne ritrovata integra tre mesi dopo in un albergo di Åsgårdstrand;[8]
- la versione de L'Urlo (1910) esposta presso il Museo Munch invece è stata oggetto di un furto il 22 agosto 2004: oltre a L'Urlo venne sottratta un'altra opera dell'autore, Madonna;[8] ambedue le tele vennero recuperate due anni dopo, il 31 agosto 2006, per poi tornare in esposizione al museo nel 2008, solo dopo un restauro di durata biennale per restituire l'aspetto originale delle due opere, lievemente compromesso a causa dell'umidità.[7]
Descrizione
L'urlo rappresenta un sentiero in salita sulla collina di Ekberg[9] sopra la città di Oslo, spesso confuso con un ponte, a causa del parapetto che taglia diagonalmente la composizione; su questo sentiero si sta consumando un urlo lancinante, acuto, che in quest'opera acquisisce un carattere indefinito e universale, elevando la scena a simbolo del dramma collettivo dell'angoscia, del dolore e della paura. Il soggetto urlante è la figura in primo piano, tere il grido (e non per proteggersene) si comprime la testa con le mani, perdendo ogni forma e diventando preda del suo stesso sentimento: più che un uomo, infatti, ricorda un ectoplasma, con il suo corpo serpentiforme, quasi senza scheletro, privo di capelli, deforme. Si perde insieme alla sua voce straziata e alla sua forma umana tra le lingue di fuoco del cielo; le sue narici sono dilatate e gli occhi sbarrati, testimoni di un abominio immondo. Ma il vero centro dell'opera è costituito dalla bocca che, aprendosi in un innaturale spasmo, emette un grido che distorce l'intero paesaggio, che in questo modo restituisce una sensazione di disarmonia, squilibrio.[10] Questo sentimento di malessere non è esclusivo né dello sfondo, né dell'animo di Munch: è infatti distintivo del pessimismo fin de siècle diffuso in quel periodo, che cominciò a mettere in dubbio le certezze dell'essere umano, proprio mentre Sigmund Freud indagava gli abissi dell'inconscio.
A rimanere immutati e dritti sono esclusivamente il parapetto e i due personaggi sulla sinistra della composizione. Queste due figure umane sono sorde sia al grido sia alla sconvolgimento emozionale espresso dal pittore: non a caso, sono collocate ai margini della composizione, quasi volessero uscire dal quadro. È in questo modo che Munch ci restituisce in modo molto crudo e lucido una metafora della falsità dei rapporti umani. Sulla destra, invece, è collocato il paesaggio, innaturale e poco accogliente, quasi fosse un'appendice dell'inquietudine dell'artista: il mare è una massa nera ed oleosa, mentre il cielo è solcato da lingue di fuoco, con le nuvole ondulate che sembrano cariche di sangue.[10]
Stile
L'urlo presenta un forte effetto espressivo, ottenuto mediante un'associazione di colori complementari (rosso-verde, azzurro-arancio) in modo da mettere in risalto il cromatismo del dipinto. Le tonalità calde le troviamo nella parte alta del quadro, così da conferire maggior peso alla composizione, controbilanciando l'addensamento degli elementi compositivi in basso. Analogamente, i colori chiari sono collocati intorno al volto del personaggio, che in questo modo viene esaltato agli occhi dell'osservatore.[11]
Vi è un netto contrasto anche tra le linee: quelle dello sfondo sono infatti curvilinee, quasi magmatiche, e vengono interrotte dalla geometricità E POI VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI
Note
- ^ (EN) Quick Facts, su Becoming Edvard Munch, The Art Institute of Chicago. URL consultato il 6 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2013).
- ^ Munch, 2015, pp. 46-47.
- ^ (EN) Peter Aspden, So, what does ‘The Scream’ mean?, su Financial Times, 21 aprile 2012.
- ^ (FR) C. Skredsvig, Jours et Nuits parmi les artiste, in Munch et la France, Parigi, Musée d’Orsay, 1992.
- ^ (EN) Carol Vogel, ‘The Scream’ Is Auctioned for a Record $119.9 Million, The New York Times, 2 maggio 2012. URL consultato il 25 aprile 2016.
- ^ Artslife
- ^ a b Rossella Quaranta, Munch compie 150 anni: cose da sapere, 18 giugno 2013. URL consultato il 25 aprile 2016.
- ^ a b Anthony Ham, Norvegia, Lonely Planet, 2014, p. 50, ISBN 88-592-0590-5.
- ^ "The Scream" - Edvard Munch - Painting Location - Oslo, Norway - PopSpotsNYC.com, su popspotsnyc.com. URL consultato il 24 aprile 2017.
- ^ a b A. Cocchi, L'urlo, su geometriefluide.com, Geometrie fluide. URL consultato il 25 aprile 2016.
- ^ IL GRIDO: Analisi dell’opera (PDF), su arteweb.eu.
Bibliografia
- Edvard Munch, Frammenti sull'arte, a cura di Marco Alessandrini, Milano, Abscondita, 2015. ISBN 978-88-8416-625-8
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su L'urlo di Munch
Collegamenti esterni
- (EN) Iain Zaczek, The Scream by Munch, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) The Scream, 1893, su nasjonalmuseet.no, Nasjonalmuseet. URL consultato il 25 aprile 2016.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 187427755 · GND (DE) 7557241-2 · J9U (EN, HE) 987007592888105171 |
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