Atti notarili del 1588 per l'assegnazione della dote delle promesse spose

La testimonianza di questi atti notarili, redatti il 24 luglio 1588 da Giovanni Tommaso Amadio, notaio attivo nell'arquatano tra il 1581 e il 1588, giunge dalla documentazione custodita nell'Archivio notarile di Arquata, attualmente conservato presso l'Archivio di Stato di Ascoli Piceno. La stesura degli accordi di assegnazione della consistenza dotale di quattro spose è esposta in «loquens vernacula lingua». La particolarità di queste scritture risiede nella circostanza per cui fratello e sorella, appartenenti alla stessa famiglia, si univano in matrimonio con sorella e fratello di un diverso nucleo famigliare della stessa «Villa della Calmartina». Gli sposi erano così destinati a divenire coniugi e, nello stesso tempo, cognati.

La dote di donna Persiana e di donna Caterina

Il documento individua come spose:

  • donna Persiana, figlia di Pietro di Battistone, promessa a Ercole, figlio di Paolo;
  • donna Caterina, figlia di Paolo, promessa a Tranquillo, figlio di Pietro di Battistone.

Il testo dell'atto si apre con un'invocazione a Dio e con le parole «religione et parentado dal Cielo è dato». La dote di entrambe le donne è descritta come: «sotto nome di Cambio come nell’Arquatano s’usa di Fiorini 100 di moneta con una veste da sposa».

La dote di donna Servilia e donna Nicolosa

Il rogito che tramanda gli accordi per la definizione e consistenza della dote di queste spose indica:

  • donna Servilia, figlia di Giovan Berardino di Vandolo, promessa a Brandimarte, figlio di Giovan Marino;
  • donna Nicolosa, figlia di Giovan Marino, promessa a Luca, figlio di Giovan Berardino di Vandolo.

Entrambe ricevono la: «dote di fiorini 100 sotto nome di Cambio (…) con una veste da sposa». Gli sposi, Brandimarte e Luca, si impegnano come contraenti a formalizzare la promessa di accogliere le donne come mogli e di dar loro l'anello nuziale con l'obbligo di consumare il matrimonio secondo quanto stabilito dal Decreto Tametsi emanato dal Concilio di Trento nel 1563. Nell'atto compaiono anche i nomi dei «Mezzani», definibili come ruffiani sensali che hanno favorito o mediato la nascita della storia amorosa. Si leggono, inoltre, le firme dei testimoni presenti, quali: Annesimo di Rosato della Villa di Calmartina e Giovan Felice Ottaviano del Burgo d'Arquata e il nome di Montano di Paolo, proprietario dell'abitazione dove le famiglie hanno concluso l'accordo brindando insieme.

Note

Bibliografia

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