Byte
Un byte (pron. /ˈbait/[1]) è una sequenza di bit, il cui numero dipende dall'implementazione fisica della macchina sottostante. Il termine è derivato dall'inglese bite[2] (boccone, morso), scelto per assonanza con bit, ma variato per evitare confusioni di pronuncia[3].

Il byte è divenuto l'elemento base dell'indirizzabilità nelle architetture dei computer e l'unità di misura delle capacità di memoria. Storicamente un diverso numero di bit è stato utilizzato per codificare un "singolo carattere alfanumerico" in un computer[3][4]. Dal 1964 il byte si definisce come formato da 8 bit[5] ed è pertanto in grado di assumere 28 = 256 possibili valori (da 0 a 255).
Gli informatici di lingua francese utilizzano il termine octet (ovvero ottetto), sebbene il termine venga utilizzato in inglese per denotare una generica sequenza di otto bit.[6]
Storia
Il termine byte è stato coniato da Werner Buchholz nel luglio 1956, all'inizio del progetto del computer IBM Stretch.[7][8] Secondo molte altre fonti, seguite anche dai dizionari, il termine byte è una sigla fatta derivare da BinarY octetTE", ovvero "ottetto binario".
Agli inizi degli anni '60 esistevano due tipi di computer: scientifici e commerciali (business). Nei computer scientifici venivano usati, per la rappresentazione dei numeri decimali, 4 bit BCD (ovvero numeri decimali codificati in binario, es. 5 = 0101, 9 = 1001), mentre nei computer commerciali venivano usati 6 bit (64 configurazioni) per rappresentare il set grafico stampabile, che comprendeva 26 caratteri alfabetici (solo maiuscole), 10 numeri, e da 11 a 25 simboli speciali (+ - * / ( > ecc.). Il set grafico stampabile per i computer scientifici era ottenuto usando due cifre consecutive (4+4 bit) e sfruttando le configurazioni non utilizzate per la codifica decimale (con 4 bit si hanno 16 configurazioni, da 0 a 9 usate per i numeri, le altre, da 10 a 15 nominate da A a F usate per i segni "+" e "-" e per distinguere caratteri da numeri). In seguito, per includere i caratteri di controllo e permettere ai dispositivi di comunicare fra loro, memorizzare, trasferire caratteri per la scrittura dei testi comprendendo i caratteri minuscoli, è stato introdotto il codice ASCII a 7 bit (128 configurazioni). Successivamente, poiché 8 bit permettevano di contenere convenientemente due cifre decimali di 4 bit ciascuna (packed decimal), venne adottato e promulgato dall'IBM il codice EBCDIC a 8 bit, cioè l'attuale byte, come codice di rappresentazione standard nei computer System/360.
Un byte è una quantità di informazione elementare per molti scopi. Servono, ad esempio, circa 200 livelli di grigio per passare dal bianco al nero, perché l'occhio umano pensi di vedere una sfumatura continua. Servono circa 200 caratteri diversi (lettere accentate comprese) per scrivere un qualsiasi testo di una lingua occidentale. Servono circa 200 livelli di intensità per riprodurre un suono abbastanza fedele.
Il simbolo utilizzato per il byte come unità di misura della quantità di informazione è B (identico al simbolo del bel); la lettera maiuscola sarebbe riservata alle sole unità di misura tratte dai cognomi degli ideatori, ma la Commissione Elettrotecnica Internazionale (IEC) ha deciso di fare un'eccezione dato che b è generalmente usato per indicare il bit (il cui simbolo standard sarebbe bit per esteso).
Per comodità di calcolo, i multipli del byte vengono generalmente arrotondati a potenze di dieci invece che di 2 (basandosi sull'approssimazione 210 = 1024 1000), benché questo sia formalmente sbagliato; tale ambiguità ha portato l'IEC a definire nuovi prefissi per multipli binari; tuttavia, tali prefissi non sono tuttora entrati nell'uso comune.
Questa doppia nomenclatura viene sfruttata a fini commerciali dai produttori di dispositivi di archiviazione, utilizzando i corretti, ma ambigui, multipli decimali, in modo tale da far figurare quantità maggiori di archiviazione; ad esempio, in un disco rigido, 80 GB di capacità dichiarata equivalgono a circa 74,5 gibibyte di capacità effettiva.
Quantità | Fattore | Nome corretto | Sigla | Altri nomi in uso | Sigla | Errore | |
---|---|---|---|---|---|---|---|
2−3 B | bit | b | |||||
2−1 B | nibble | ||||||
1 B | = | 20 B | byte | B | byte | B | 0 |
1 024 B | = | 210 B | kibibyte | KiB | kilobyte | kB | +2,4% |
1 024 KiB | = | 220 B | mebibyte | MiB | megabyte | MB | +4,9% |
1 024 MiB | = | 230 B | gibibyte | GiB | gigabyte | GB | +7,4% |
1 024 GiB | = | 240 B | tebibyte | TiB | terabyte | TB | +10,0% |
1 024 TiB | = | 250 B | pebibyte | PiB | petabyte | PB | +12,6% |
1 024 PiB | = | 260 B | exbibyte | EiB | exabyte | EB | +15,3% |
Note
- ^ Luciano Canepari, byte, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 1999, ISBN 88-08-09344-1.
- ^ (EN) byte dal Jargon File
- ^ a b R.W. Bemer and W. Buchholz, 6, Character Set (PDF), su Werner Buchholz (a cura di), Planning a Computer System - Project Stretch, archive.computerhistory.org, 1962. URL consultato il 17 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2017).
- ^ R.W. Bemer, A proposal for a generalized card code of 256 characters, Commun. ACM 2 (9), pp19–23, 1959.
- ^ (EN) Internet History - 1964
- ^ (EN) Binary Information and Representation: Bits, Bytes, Nibbles, Octets and Characters
- ^ Werner Buchholz, TIMELINE OF THE IBM STRETCH/HARVEST ERA (1956–1961) (TXT), su archive.computerhistory.org, computerhistory.org, luglio 1956. URL consultato il 19 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2016).
- ^ byte definition, su catb.org.
Bibliografia
- (EN) Andrew S. Tanenbaum, Structured Computer Organization, 3ª ed., Prentice-Hall International, 1990 [1976], pp. 40-43, ISBN 0-13-852872-1.
Voci correlate
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- Byte, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.