Tutto da rifare pover'uomo
Tutto da rifare pover'uomo è uno sceneggiato televisivo prodotto dalla Rai e andato in onda in cinque puntate tra la fine del 1960 e il gennaio 1961.[1]
Tutto da rifare pover'uomo | |
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Paese | Italia |
Anno | 1960 |
Formato | miniserie TV |
Genere | drammatico |
Puntate | 5 |
Durata | 300 min |
Lingua originale | italiano |
Dati tecnici | B/N 4:3 |
Crediti | |
Regia | Eros Macchi |
Soggetto | Hans Fallada (romanzo) |
Sceneggiatura | Amos Bottazzi, Marcello Ciorciolini |
Interpreti e personaggi | |
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Musiche | Fiorenzo Carpi |
Scenografia | Lucio Lucentini |
Costumi | Pier Luigi Pizzi |
Casa di produzione | Rai - Radiotelevisione Italiana |
Prima visione | |
Dal | 25 dicembre 1960 |
Al | 22 gennaio 1961 |
Rete televisiva | Programma Nazionale |
Inizialmente previsto in quattro puntate, regista e sceneggiatori furono autorizzati a riscrivere la storia e aggiungere una quinta puntata.[2] La prima puntata fu trasmessa in prima serata la sera di Natale, che cadeva di domenica, e l'ultima il successivo 22 gennaio.
Laura Betti e Paolo Poli, in funzione cantastorie, commentano le vicende dei due protagonisti su testi di Eros Macchi e musiche originali di Fiorenzo Carpi.[3]
Dal romanzo di Fallada
La fiction era tratto dal romanzo di Hans Fallada Tutto da rifare, pover'uomo (titolo originale Kleiner Mann, Großer Mann – alles vertauscht oder Max Schreyvogels Last und Lust des Geldes. ), scritto nel 1939 e, adattata per il piccolo schermo da Amos Bottazzi e Marcello Ciorciolini, era diretta da Eros Macchi. Nel ruolo del protagonista era l'ottimo Ferruccio De Ceresa.
Soggetto
"Tutto da rifare, pover'uomo" si apre sull'alloggetto piccoloborghese della coppia Schreyvogel. Max, Carlotta e la piccola Edoarda, detta Pulce, vivono in semplicità e letizia, accettando con sorridente rassegnazione la lotta quotidiana con l'esile busta contenente un trentesimo dello stipendio. Talvolta un biglietto di lotteria faticosamente acquistato in comune, scatena per breve tempo la ridda delle speranze e dei progetti. Ma ecco che da un'ora all'altra la situazione si rovescia. Un bizzarro zio Edoardo lascia le sue immense sostanze a quello fra i suoi nipoti che ha chiamato Edoarda la figlia. Sui ignari eroi si riversa dunque ciò che sulle prime sembra una colossale fortuna. Avranno denari a palate e perfino un feudo vero e proprio, con foresta e castello.
Ingenui e sprovveduti come sono, i due cadono vivi nelle mani tutt'altro che disinteressate di amministratori, intendenti e avvocati. Vengono installati in un grande albergo, si vedono strappar la bambina da una severa istitutrice, non sono più liberi di muovere un passo perché giorno e notte li attende al varco una turba di giornalisti e di postulanti. Riemergono vecchi fondi di parentela, traboccanti di affetto aggressivo. Quanto agli amici, l'atmosfera è fatalmente mutata. Un muro di solitudine e di amarezza si alza ad escludere i tre dal piccolo, gaio mondo di prima.
Sigla
La sigla musicale dello sceneggiato - Ballata dell'uomo ricco - era cantata da Cristina Jorio, testo di Eros Macchi e musica di Fiorenzo Carpi.
Note
Bibliografia
- Maria Luisa Spaziani, Tutto da rifare, pover'uomo, Radiocorriere TV, n. 52, 1960, pp. 14-15
Collegamenti esterni
- (EN) Tutto da rifare pover'uomo, su IMDb, IMDb.com.