Gustavo Bontadini

filosofo italiano (1903-1990)
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Gustavo Bontadini Milano (1903 - 1990) è l'unico esponente del cosiddetto neoclassicismo filosofico.

Cenni biografici

Laureatosi in filosofia presso Università Cattolica di Milano, è stato professore nella stessa di filosofia teoretica dal 1951 al 1973.

Ha insegnato anche nell'università di lettere e filosofia di Pavia "filosofia morale" dal 1947 al 1951.


Pensiero

Esso deve intendersi come una ripresa "rigorizzata" del nucleo della metafisica classica. Questo significa che Bontadini, maestro di Emanuele Severino, ha inteso riaffermare il valore perenne "classico" teorema della permanenza dell'essere, aggiornandone l'impostazione metodologica; partendo dall'Unità dell'esperienza (l'Unità dell'atto con il fatto che si suppone ogni volta che si conosce - ogni esperienza è sperimentata, è Esperienza) afferma che questa non può fungere da orizzonte assoluto della realtà, in quanto non può realizzare gli attributi essenziali che spettano all'assoluto.L'esperienza umana infatti - pur essendo la realtà con cui inevitabilmente misuriamo ogni altra - sia che venga presa individualmente o universalmente non è mai totalmente attuale: dunque non può essere l'assoluto.

Una delle frasi che esplicitano meglio questa posizione e che al tempo stesso meglio la sintetizzano è " se Dio non ci fosse, il mondo [nel senso suddetto di Esperienza] sarebbe contraddittorio" e cioè non possiede le formalità fondamentali che rendono il reale intellegibile. Ciò che caratterizza il pensiero umano è infatti il principio di identità - il pensiero determina (si riferisce al determinato); ma questo determinare, che sia constare o mediare secondo principio la realtà, è nel tempo: esso - dice Bontadini - è il miglior testimone della contraddittorietà del reale: guardando solo ad esso si potrebbe dire che una cosa è e non è in tempi diversi

L'esperienza umana , spiega Bontadini nel Saggio di una metafisica dell'esperienza riprendendo il linguaggio di Giovanni Gentile,consta infatti di due elementi indisgiungibili ma ben distinguibili: l'atto e il fatto.

Con questi due termini si designano rispettivamente la realtà cosciente (o pensiero) che esperimenta e il contenuto stesso dell'esperienza (ciò che è sperimentato); ora, visto che poi siamo anche testimoni o autocoscienti di questa bipolarità dell'esperienza, poiché possiamo essere a nostra volta sappiamo che che ogni pensante o pensato ha da essere riconosciuto dal Pensiero o dall'Esperienza come orizzonte ultimo. Lungi dall'ammettere il dualismo gnoseologico, dunque, Bontadini riprende la lezione tomista della conoscenza come intenzionalità mostrando come essa è perfettamente in linea con il miglior idealismo. L'Unità dell'esperienza [il maiuscolo si deve alla dimensione fondante sopramenzionata]di Bontadini, non è altro che il nucleo teoretico del Cogito cartesiano,dell'Io penso Kantiano o dell'Atto gentiliano,esplicitatosi tramite la progressiva perdita degli elementi storici che lo caratterizzavano e lo vincolavano al destino di una filosofia piuttosto che di un'altra.

Tra i suoi più profondi ammiratori sono da annoverare Ugo Spirito, Emanuele Severino, Ede Fabrizio, Carmelo Vigna e Adriano Bausola, tutti neotomisti.

Opere principali

  • Saggio di una metafisica dell'esperienza (1935);
  • Studi sull'idealismo (1942);
  • Dall' attualismo al problematicismo (1946);
  • Studi sulla filosofia dell'età cartesiana (1947),
  • Dal problematicismo alla metafisica (1952);
  • Indagini si struttura sul gnoseologismo moderno (1952);
  • Studi di filosofia moderna (1966);
  • Conversazioni di metafisica (1971);
  • Metafisica e deellenizzazione (1975)
  • Appunti di filosofia
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