Utente:Matilde Cioni/Sandbox
Il manicomio di Pechino | |
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Autore | Mario Tobino |
1ª ed. originale | 1990 |
Genere | romanzo |
Sottogenere | autobiografico |
Lingua originale | italiano |
Ambientazione | Maggiano |
Protagonisti |
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Il manicomio di Pechino è un romanzo autobiografico di Mario Tobino, scrittore e psichiatra italiano. La pubblicazione è avvenuta nel maggio del 1990.
Nel 1990, con Il manicomio di Pechino, l'autore ha vinto il Premio letterario Elba[1].
Storia editoriale
La stesura della prima redazione è coeva con le date di ambientazione del romanzo e, dunque, risale a molti anni prima della pubblicazione[2]. Alcune notizie della stesura del testo, infatti, si hanno nel momento della scrittura de Le libere donne di Magliano[3], ma nessun estratto di questo diario romanzato emerge in pubblicazioni successive. Il proposito originario di scrittura era probabilmente quello di proseguire la narrazione del diario dall'ospedale di Maggiano contenuta in Le libere donne di Magliano, che aveva riscontrato una grande accoglienza da parte del pubblico. Il secondo "diario da Maggiano" avrebbe dovuto dunque completarlo, con la narrazione di altri aspetti della vita e della gestione dell'ospedale psichiatrico.
Le prime notizie pubbliche dell'esistenza del testo appaiono nello stesso anno della pubblicazione, il 1990, in coincidenza con gli ottanta anni di Tobino. Già nel gennaio alcune notizie escono sui principali quotidiani nazionali[4]. Il volume esce nel maggio, e l'accoglienza critica è varia e nazionalmente rilevante.
Trama
L'autore, che per la narrazione assume il nome di Alfeo Ottaviani, scrive un diario che comprende il periodo tra il 21 settembre 1955 e il 15 agosto 1956. Nel periodo dichiarato, Ottaviani è direttore incaricato del manicomio di Lucca, ma sostiene che la vicenda si svolga a Pechino.
Durante tutto il periodo dell'incarico, il direttore si impone perché ci sia un trattamento migliore per i malati. La cura del sonno è praticata su larga scala, per non ricorrere quasi mai all'elettroshock. Ma la cura è molto costosa e gli organi amministrativi provinciali non vedono di buon occhio la gestione di Ottaviani. Inoltre lui dà l'impulso per molte migliorie all'ambiente: vuole un giardino ben tenuto, una sala mensa per il personale, alcuni reparti con laboratori di sartoria e artigianato per i pazienti prossimi alla guarigione. In occasione del Natale, si allestisce un grande presepio che, sottoposto a un concorso, vince il primo premio. Vi hanno lavorato pazienti, guidati da artigiani che seguono volentieri le iniziative del direttore.
Sei mesi dopo, Ottaviani (che per tutti è un anticlericale) si impegna per la processione del Corpus Domini, alla quale invita gli infermieri in pensione e i frati che in passato avevano il loro convento dove ora c'è il manicomio. Tutto riesce molto bene ed è accolto con gratitudine dagli ex dipendenti, ma il direttore, in costante attrito con l'amministrazione, sa che si è fatto altri nemici. Il direttore in congedo, De Ambrosis, cerca di riprendere i contatti con il suo ruolo, ma Ottaviani gli dice apertamente che, o il direttore ritorna in servizio, oppure il responsabile è lui e si atterrà a quanto gli è richiesto. Intransigente, Ottaviani sostiene di esserlo per amore dei matti.
Per questo, quando a metà luglio, De Ambrosis apprende che sarà sottoposto a una visita per appurare la sua idoneità a dirigere un manicomio, Ottaviani dice che vuole tornare a fare il primario, occuparsi di un reparto e non ambire in alcun modo alla carica. Raccomanda anzi che un suo stimato collega sia elevato alla direzione dell'istituto di cura. Ciò si svolge proprio in questo modo: Ottaviani sarà primario del reparto femminile, Alfonsine (il collega) direttore provvisorio, fino al concorso che nominerà il direttore definitivo. Ottaviani, appassionato di letteratura, ha dovuto accontentarsi del diario durante i mesi precedenti e ora, appagato e relativamente libero, ritrova tempo e voglia per la scrittura.
Ricezione critica
Le prime notizie del testo appaiono nel gennaio del 1990 sui principali quotidiani nazionali, in occasione degli ottanta anni dell'autore. Le prime anticipazioni parlano del «libro a cui attendevo con indicibili sofferenze»[6].
Contesto storico
Influenze culturali
Edizioni
- Il manicomio di Pechino, Collana Varia di letteratura, Milano, Mondadori, 1990, ISBN 978-88-043-3540-5.
- Il manicomio di Pechino, Introduzione di Valeria Paola Babini, Collana Oscar Moderni, Milano, Mondadori, 2023, ISBN 978-88-047-6456-4.
Bibliografia
Note
Collegamenti esterni
- Giulio Ferroni, Il turbamento e la scrittura, Donzelli, 2010, p. 177.
- Giulio Ferroni, La sabbia e il marmo, Donzelli, 2013, p. 179.
- Mauro Montacchiesi, Humanae Historiae, Aletti Editore, 2014.