Báb

profeta persiano, fondatore del bábismo

IL BÁB, nato Siyyid `Alí Muḥammad Shírází in persiano سيد علی ‌محمد شیرازی‎ (Shiraz, 20 ottobre 1819 o primo di Muharram del 1235 dell'egira[1]Tabriz, 9 luglio 1850), è stato un profeta persiano, fondatore della Fede bábí, e una delle tre figure centrali della Fede bahá'í essendone l'Araldo e Precursore.

Mausoleo del Báb ad Haifa

Figlio di Siyyid Muhammad Riḍá e di Fátimih Bagum, figlia di un noto mercante di Shiraz. Mírzá `Alí Muḥammad discendeva da Maometto tramite l'Imam Husayn e sua moglie Fāṭima bint Muhammad da entrambi i genitori,[2] per ciò era un Siyyid, denominazione che è parte del suo patronimico, per la discendenza dal Profeta dell'Islam.[3]

Portatore di una Rivelazione divina indipendente, Mírzá `Alí Muḥammad è noto con l'appellativo di Báb (parola araba che significa "Porta"). All'età di 25 anni dichiarò d'essere l'araldo di una nuova era di giustizia, l'età d'oro predetta da Profeti e Messaggeri divini del passato. Il suo principale compito fu l'aprire la strada al nuovo Messaggero di Dio, e molti suoi scritti si riferiscono a "Colui Che Dio manifesterà". La sua missione ebbe inizio il 23 maggio 1844[4][5], quando rivelò al suo primo discepolo che:

«Dio Glorioso lo aveva eletto allo stato di Báb»

ossia la 'Porta', un tramite tra Dio e gli uomini, un Messaggero divino. Divenuto a suo tempo assai popolare e amato anche fra le classi più umili, il Báb dovette affrontare comunque l'opposizione del clero ortodosso e del governo che alla fine furono i fomentatori e gli artefici del suo martirio oltre che della morte di migliaia di suoi seguaci, conosciuti come Bábí.

Nei rimanenti sei anni di vita, posteriori alla sua dichiarazione, il Báb scrisse numerose lettere e libri in cui introdusse i concetti di un nuovo ordine sociale e indicò che presto sarebbe arrivato un nuovo Messaggero divino.[7] Incoraggiò l’apprendimento delle arti e delle scienze, prescrisse regole per il matrimonio, il divorzio e l’eredità e stabilì leggi – solo in parte attuate – per la transitoria società Bábí.[7] Sebbene i vari tumulti che portarono a scontri tra le forze armate del governo e i Bábí che si difendevano, il Báb insegnò d'essere pacifici ed abolì la pratica tradizionale d'ottenere conversioni tramite l'uso della forza.[7]

Per i bahà'í il Báb, oltre che essere un Messaggero di Dio portatore d'una Rivelazione divina indipendente, come Adamo, Abramo, Mosè, Zoroastro, Krishna, il Buddha, Gesù, Maometto e Baháʼu'lláh,[8] svolse anche un ruolo simile a quello d'Elia nel giudaismo o di Giovanni Battista nel cristianesimo come araldo e precursore della Fede bahá'í[9] il cui fondatore, Bahá'u'lláh, affermò nel 1863 d'essere l'adempimento della profezia del Báb: "Colui la cui venuta era stata predetta dal Báb: il Prescelto da Dio".[5] L'imminente nuova Rivelazione, affermò il Báb, avrebbe liberato grandi energie creative e le capacità utili per l'instaurazione dell'unità e della pace globali.[10] La gran parte dei Bábí con la rivelazione di Bahá'u'lláh divenne Bahá'í prima della fine del XIX secolo.[11]

Biografia

Infanzia e giovinezza

La madre era Fátimih Bagum (1800–1881), figlia d'un importante mercante di Shiraz che in età avanzata divenne bahá'í. Il padre, Siyyid Muhammad Ridá, un mercante assai noto, morì ancora giovane, poco dopo la nascita di Mírzá `Alí Muḥammad che fu quindi affidato alla protezione dello zio materno Hájí Mirzá Siyyid 'Ali, anch'egli mercante, che si prese cura di lui.

 
Esercizio calligrafico del Báb prima dei dieci anni.

Lo zio lo iscrisse a Shiraz ad una scuola primaria (maktab), dove il Báb studiò per sei o sette anni.[12] All'epoca la teologia formale e ortodossa modellava il curriculum scolastico che comprendeva lo studio della giurisprudenza e della grammatica araba mentre il Báb era interessato a più saperi – come la matematica e la calligrafia – che erano poco presenti a livello elementare. L'interesse principale del Báb era però sulla spiritualità, la creatività e l'immaginazione ma ciò non era ammesso nel sistema scolastico persiano del XIX secolo.[12] Di conseguenza, il Báb fu insoddisfatto di quel sistema educativo e, nei suoi scritti, invitò gli adulti a trattare i bambini con maggior dignità, consentendo loro anche il gioco e l'allegria,[13] senza usare ira o durezza verso gli allievi.[14]

A 15 anni, il Báb iniziò a lavorare per lo zio nell'azienda commerciale di famiglia e divenne attivo come commerciante nella città di Bushehr, vicino al Golfo Persico.[15] Fu noto per la sua onestà e fidatezza negli affari, che si concentravano sul commercio con l'India, l'Oman e il Bahrein.[16] Alcuni suoi primi scritti suggeriscono che all'attività commerciale preferisse lo studio della letteratura religiosa.[17]

Già da fanciullo mostrò capacità eccezionali per la sua età, maniere affascinanti e nobiltà d'animo oltre che una vera devozione nell'osservanza delle preghiere e dei dettami della Fede musulmana[18]

Le fonti perlopiù lo descrivono come gentile, precoce o dotato di grande intelligenza[9] Uno dei suoi contemporanei di lui riporta:

«molto taciturno, e (che) non pronunciava mai una parola a meno che non fosse assolutamente necessario. Non rispondeva nemmeno alle nostre domande. Era costantemente assorto nei suoi pensieri, ed occupato nella recitazione delle preghiere e dei versetti sacri. Viene descritto come un uomo di bell’aspetto, con una barba fine, vestito in abiti puliti; indossa uno scialle verde e un turbante nero."»

Un medico irlandese così lo delineò:

«Era un uomo dall'aspetto molto mite e delicato, di statura piuttosto bassa e con carnagione molto chiara per un persiano, con una voce melodiosa e gentile che mi colpì molto.»

A.L.M. Nicolas, scrittore francese del XIX secolo scrisse di lui: "La Sua vita è uno dei più magnifici esempi di coraggio che l'umanità abbia avuto il privilegio di vedere...".

Ed Edward Granville Browne: "Sono molto ansioso di apprendere tutto ciò che posso su quest'uomo grande e nobile e ho paura che se non si fanno ricerche ora, andrà tutto perso".[21]

Matrimonio

Nel 1842, a 23 anni rispondendo al desiderio della madre, sposò la ventenne Khadíjih-Bagum, (1820-1882), figlia d'un noto mercante di Shíráz. Fu un matrimonio felice[22] e nel 1843 la coppia ebbe un figlio, a cui fu dato il nome di Ahmad, che però morì lo stesso anno,[22] dopodiché non ebbero altri figli. Gli sposi vissero a Shíráz, in una modesta casa assieme alla madre del Báb.[22] Diversi anni dopo il suo martirio Khadíjih Bagum abbracciò la Fede bahá'í.[22]

Shaykhismo

Alla fine del '700, Shaykh Ahmad Ahsa'i (1753–1826) fondò in Iraq una scuola di innovamento religioso all'interno dell'Islam sciita. Insegnava ai suoi studenti, che divennero noti come Shaykhi l'imminente ritorno della Guida divina attraverso l'apparizione del Mahdi (l'Imam Nascosto) o di un suo rappresentante. Shaykh Ahmad usava un approccio poco letterale agli insegnamenti islamici, insegnando ad esempio che il corpo materiale di Maometto non ascese al cielo durante il Mi'raj,[23] e che l'attesa risurrezione dai morti era di natura spirituale.[24] Tali insegnamenti lo posero in conflitto con i teologi sciiti ortodossi dell'epoca che lo denunciarono come eretico nel 1824.[25]

Alla morte di Shaykh Ahmad, Siyyid Kázim Rashti (1793–1843) divenne la nuova guida spirituale del movimento evidenziando l'importanza profetica dell'anno 1260 AH (1844 d.C.), mille anni lunari dalla data dell'occultamento del dodicesimo Imam.[26]

Nel 1841 il Báb andò in pellegrinaggio in Iraq dove, per alcuni mesi, restò principalmente a Karbala e dintorni, e dove presenziò a delle lezioni di Siyyid Kázim Rashti[15] alla cui morte, avvenuta nel dicembre del 1843, Siyyid Kázim Rashti, non nominò alcun successore, ma indicò ai seguaci di mettersi in cerca del Mahdi che, secondo le note profezie, sarebbe ben presto apparso.[27] Uno di quei seguaci, Mullá Ḥusayn, dopo aver digiunato e vegliato per 40 giorni, si recò a Shiraz dove incontrò il Báb.[28]

La vita da leader religioso

La missione del Báb come leader religioso prese forza tramite un sogno in cui lui beveva sette gocce di sangue che gocciolavano dalla gola lacerata dell'Imam Husayn[29] - un importante martire simbolo di sacrificio nell'Islam sciita.[30][31] Sebbene in precedenza fosse aduso a condividere i versi del Corano, dopo quel sogno iniziò a scrivere dei suoi versi e delle sue preghiere, rivendicando l'ispirazione divina. Nell'aprile del 1844, sua moglie Khadijih fu la prima a credere nella sua divina Rivelazione.[32]

Dichiarazione a Mullā Ḥusaīn

Giunto a Shiraz sul far della sera, Mullā Ḥusaīn, incontrò il Báb nei pressi d'una porta della città. La notte tra il 22 e il 23 maggio 1844 Mullā Ḥusaīn, invitato a casa dal Báb, gli confidò che stava cercando d'individuare l'atteso Mahdī (lett. "Ben guidato da Dio") come indicato da Siyyid Kázim. Fu allora che il Báb gli suggerì di considerare se poteva essere lui il Mahdī, il "Promesso", il possessore della conoscenza divina.[33][34][35]

Il Báb rispose in modo più che soddisfacente a tutte le domande di Mullā Ḥusaīn e scrisse - di getto e con estrema rapidità - un lungo e significativo commento alla Sūra di Giuseppe[36]. Quel commento conosciuto come Qayyúmu’l-Asmá'[37] è considerato il primo scritto rivelato dal Báb. Quella stessa sera, Mullā Ḥusaīn riconobbe il Báb come il "Promesso", diventandone così il primo seguace.Tale avvenimento è celebrato dai bahá’í come giorno sacro,[38] costituendo l’inizio della nuova Dispensazione religiosa e al contempo del nuovo suo calendario.[33]

Lettere del Vivente

Mullā Ḥusaīn fu dunque il primo a riconoscere il Báb. Nei cinque mesi successivi altri diciassette Shaykhi riconobbero autonomamente il Báb come Manifestazione di Dio. Fra loro vi fu anche la famosa poetessa Fáṭimih Zarrín Táj Barag͟háni, nota anche con gli appellativi di Qurratu’l-‘Ayn (“consolazione degli occhi”) e Ṭáhirih (“la Pura”). A quei primi diciotto discepoli il Báb conferì il titolo di Lettere del Vivente (ogni anima contiene una lettera dello Spirito di Dio[39] che si combinano per formare la Parola) ed assegnò loro la missione di spargersi per la Persia, l'Iraq, e l'India per diffondere la notizia della sua Rivelazione (intesa come il ritorno o la continuazione del Monoteismo di Abramo).[40]

Tutti assieme, tali credenti nella nuova Rivelazione, compreso il Báb, formarono il primo váhid, “unità”: il valore numerico di tale parola araba, secondo il sistema abjad, è 19. Il Báb sottolineò il valore spirituale di quella loro unità e nel suo libro sacro, il Bayán, paragonò in senso metaforico le Lettere del Vivente ai Quattordici Infallibili dell'Islam sciita (Maometto, i dodici Imam e Fatima) similmente all'importanza che ebbero i dodici discepoli di Gesú.[41]

Proclamazione

Nei suoi scritti iniziali il Báb s'identificò come 'Porta al dodicesimo Imam occulto', successivamente chiarì ch'egli stesso era anche il Mahdi, il messaggero di Dio, profetizzato da Maometto.[42] La natura di alcune affermazioni del Báb e la loro interpretazione da parte dei seguaci diversamente dai detrattori presentano molta complessità. Mentre i sostenitori le intendono come una progressiva rivelazione d'una verità unitaria - un rivelarsi graduale e saggio, tipico anche d'altri Eventi religiosi, ad esempio quello di Bahá'u'lláh, il quale si dichiarò come Promesso da Dio nel 1863, al gruppo dei soli seguaci presenti in quell'occasione, e poi successivamente a tutti; o come quello di Gesù, il quale, solo ai suoi Apostoli confermò dapprima che era il Cristo cioè l'Unto dal Signore, il Messia, dicendo di non divulgarlo, come riferito nel Vangelo secondo Marco 8, 27-30.[43] - i critici sostengono invece che l'evoluzione delle parole del Báb rifletta una mutevolezza personale.

Inizialmente, il Báb adottò uno stile simile a quello coranico nel preparare la gente e suscitare meno opposizione. Saiedi sottolinea la differenza dei suoi scritti, prima del suo esilio a Maku, volti a preparare il popolo a una rivelazione più completa.[44] Manuchehri, invece, evidenzia come tale cauta strategia servisse a creare aspettative per l'Imam Nascosto e a evitare persecuzioni.[45]

Questa gradualità generò comunque qualche confusione, sia tra il popolo che tra i suoi seguaci. Alcuni lo consideravano un Messaggero divino con autorità autonoma, causando anche tensioni. Nonostante l'intento iniziale di discrezione, molti seguaci, come Táhirih, dichiararono poi apertamente la venuta dell'Imam Nascosto e del Mahdi.[45]

Nel Qayyūm al-asmā[46], il Báb si identifica come un Messaggero divino in linea con i profeti precedenti, rivolgendo un invito universale al rinnovamento spirituale e sociale.[34] L'uso del titolo "Báb" (Porta) aveva una duplice funzione: attenuare l'impatto delle sue affermazioni e allo stesso tempo indicare il suo ruolo di precursore di Bahá'u'lláh. il promesso Messaggero universale anticipato dalle principali Scritture Sacre del mondo.[47]

In sintesi, l'evoluzione nelle affermazioni del Báb riflette una sua strategia, volta a preparare il terreno per una rivelazione sempre più completa e a evitare delle immediate e ancor più gravi persecuzioni. Questa gradualità ha generato una varietà commenti, sia tra i suoi seguaci che tra i suoi oppositori.

Viaggi e prigionia

Dopo che le diciotto Lettere del Vicente lo riconobbero, il Báb accompagnato dal diciottesimo dei suoi discepoli, Quddús, si recò in pellegrinaggio alla Mecca e a Medina, luoghi santi dell'Islam, dove giunse nel dicembre del 1844.

In Mecca, alla Kaaba il Báb dichiarò pubblicamente di essere il Qa'im,[48] scrisse allo Sceriffo della Mecca (in arabo شريف مكة?), il Custode della Kaaba, proclamando la sua missione; in seguito tornò col suo compagno di pellegrinaggio a Bushehr, dove in vita si videro per l'ultima volta.[49]

La predicazione del Báb e quella da Lui ispirata alle Lettere del Vivente ebbe gran successo presso tutte le classi sociali iraniane e moltissimi ne accettarono il messaggio e gli insegnamenti.[50]

"Il Babismo aveva numerosi adepti in tutte le classi sociali e molte erano persone assai influenti: avevano abbracciato questa dottrina grandi signori, membri del clero, militari e mercanti" (Journal Asiatiche, 1866, tomo 8, p. 251)

Ciò inasprì il clero islamico contro il Báb e i suoi seguaci che subirono, a Teheran, Mazandaran, nella regione di Fars e in altre località, repressioni e persecuzioni sempre più violente, crudeli e sanguinarie.[42]

«Molti furono decapitati, impiccati, messi innanzi alla bocca del cannone prima della scarica, bruciati vivi o squartati»

Tale supplizio tuttavia produsse, come spesso accade nelle ingiustizie, l'effetto contrario a quello voluto dai persecutori, alimentando il movimento religioso con nuovi fedeli e con la stima di molte persone verso di esso.[42]

Sospinto dal clero il governatore di Shiraz ordinò l'arresto del Báb, che lasciando Bushehr, (in ritorno dal pellegrinaggio a Mecca) sul cammino per Shiraz nel giugno 1845, si consegnò volontariamente alle autorità; in seguito fu posto agli arresti domiciliari presso la casa di un suo zio sempre a Shiraz fino a quando scoppiò, nel settembre 1846 un'epidemia di colera.[51]

Il Báb, dopo una prodigiosa vicenda fu rilasciato e, poté andare ad Esfahan, dove molte persone gli resero visita presso la casa dell'Imam -Jum'ih[52] essendo affascinati dai suoi insegnamenti, aumentando sempre più la popolarità di cui godeva.[53]

Dopo il trapasso del governatore di Esfahan, Manouchehr Khan Gorji,[54] che era diventato un suo sincero sostenitore, lo Shah, Mohammad Shah Qajar, su pressione del clero della provincia, ordinò, nel gennaio 1847, il trasferimento del Báb da Esfahan a Teheran.[55]

 
Questa è un'immagine della Fortezza di Mah-Ku, dove fu imprigionato il Báb. La Moschea Blu si trova nel luogo in cui si trova la Cella del Báb.

Dopo aver trascorso diversi mesi in un campo fuori Teheran, e prima che il Báb potesse incontrare lo Scià, il Primo Ministro lo fece proseguire e confinare a Tabriz, nell'angolo nord-occidentale del paese, per la sua prigionia.[51] Evitato intenzionalmente l'incontro con lo Shah, e dopo poche settimane di relegazione a Tabriz, sempre su ordine del Primo Ministro, meno inquieto sul suo futuro per l'ormai scansato incontro, il Báb venne trasferito e recluso nella fortezza di Maku nell'estrema, impervia e montuosa, regione iraniana dell'Azarbaijan occidentale, delimitata ad ovest dal fiume Arasse, che divide il territorio dello Scià dall'Impero Russo, mentre a sud vede il confine con la Turchia; ciò col proposito di isolare il Báb, in quel remoto e inospitale angolo di Persia, dal crescente numero di suoi discepoli in tutto il paese. Durante tale carcerazione il Báb iniziò il suo più importante lavoro scritto, il Bayān persiano, che però restò incompiuto. A causa della crescente popolarità del Báb e dell'inattesa conversione del governatore della cittadina di Maku, il primo ministro, nell'aprile del 1848, ordinò un altro trasferimento del Báb nella fortezza di Chihríq,[27] ma anche in quell'ulteriore e isolato luogo restrittivo la sua popolarità crebbe e, pure lì, i suoi carcerieri ne alleviarono la detenzione; fu presto evidente che alcuni dei più eminenti siyyid, 'ulamá e funzionari della vicina città di Khoy avevano dato il loro incondizionato e completo appoggio alla sua Fede.

Processo a Tabríz

Nel giugno del 1848, il primo ministro ordinò di riportare il Báb di nuovo a Tabriz dove dei rappresentanti del governo assieme ad autorità religiose lo sottoposero ad un processo per blasfemia e apostasia.[51] Durante il tragitto, trascorse 10 giorni nella città di Urmia , dove fu realizzato l'unico ritratto conosciuto di lui, una copia del quale fu in seguito inviata a Baháʼu'lláh ed è ancora conservata negli Archivi Internazionali del Centro Mondiale Baháʼí. [9]

Il processo si svolse nel luglio del 1848, alla presenza di un principe della Corona, e coinvolse numerosi membri del clero locale.[51] Interrogarono il Báb sulla natura delle sue affermazioni, dei suoi insegnamenti e gli chiesero di compiere miracoli per dimostrare la sua autorità divina. Lo ammonirono di ritrattare le sue affermazioni. Le fonti dei testimoni oculari riportano la risposta del Báb: "Io sono quella persona che aspettate da mille anni".[56] Il processo non portò a nessun risultato decisivo. Il clero pretendeva la pena capitale mentre il governo fece pressione affinché emettessero una sentenza clemente a causa della popolarità del Báb. Il governo decise di chiedere a degli esperti medici di dichiarare l'inquisito insano di mente per evitarne l'esecuzione. È anche probabile che il governo, come misura per salvare la faccia e per placare il clero religioso, abbia diffuso voci secondo cui il Báb aveva ritrattato.[57] Lo Shaykh al-Islam, un religioso apicale, campione della campagna anti-Báb, che non era presente al processo, emise una sentenza di morte condizionata alla sanità mentale del Báb. Fu emessa una fatwā che dichiarò l'apostasia del Báb, Ridda ردة, ossia apostasia dall'Islam, e che

«La reputazione di una incorreggibile apostasia non è accettata, e che l'unico motivo del rinvio della sua esecuzione è solo il dubbio sulla sua sanità mentale.»

William Cormick[59], il medico personale del principe della ereditario, visitò il Báb e pur cercando di mitigare la sentenza, non riuscì a avitare il bastinado. Su insistenza del clero, affinché il Báb fu sottoposto a venti colpi di frusta alla pianta dei piedi. Un rapporto governativo anonimo e senza data, asserì che, a seguito della tortura il Báb avesse ritrattato le proprie convinzioni sia oralmente che per iscritto e si sia scusato, con l'impegno a non rivendicare la propria missione divina.[60] Tuttavia, si ritiene che tale dichiarazione sia stata falsificata per screditare la sua figura e che il linguaggio utilizzato nel documento sia incoerente con lo stile tipico del Báb.[57] Esiste infatti un solo scritto redatto dalle autorità dopo il processo, ma che il Báb si rifiutò di sottoscrivere.

L'orientalista Edward Granville Browne ottenne da Hippolyte Dreyfus-Barney, primo bahá'í francese, copie dei documenti relativi al processo del Báb. In particolare, Browne pubblicò in "Materials for the Study of the Babi Religion" un facsimile di una presunta ritrattazione, un "[documento], anonimo e non datato che attribuiva al Báb una completa rinuncia alle sue pretesa divine. Browne, pur riconoscendo l'eleganza della calligrafia, ne dubitò l'autenticità.[61] Lo studioso Amanat, a sua volta, screditò completamente il documento sostenendo che lo stile di scrittura non corrispondeva a quello del Báb e che era stato falsificato dai funzionari governativi di Tabriz per screditarlo e ingraziarsi lo Scià.[57] Secondo Amanat, nel migliore dei casi, il Báb si rifiutò di firmare un documento preparato dalle autorità.[57] Nonostante le forti pressioni per abiurare, il Báb mantenne la sua fede[62] [63] e fu giustiziato a Tabriz con una fucilazione pubblica. Questa esecuzione servì a reprimere il movimento babí e a consolidare il potere del governo Qajar sotto il nuovo ministro, Amir Kabir.[63]

Dopo il processo fu ordinato al Báb di tornare alla fortezza di Chehriq.

Successione del Báb

 
Documento di nomina di Ṣubḥ-i-Azal come successore del Báb, trascritto da lui stesso.

A causa dell'eminente posizione sociale di Bahá'u'lláh, una figura di spicco del movimento Bábí dell'epoca, e del fatto che contro di lui era già stato emesso un mandato di morte (da Mohammad Shah poco prima della morte del re), si fece molta attenzione per evitare di metterlo in luce.[64] Anche le lettere del Báb a Bahá'u'lláh venivano scritte a nome del fratello minore di Bahá'u'lláh, Mírzá Yahyá.[65] Il pericolo che minacciava Bahá'u'lláh proveniva da Amir Kabir.[66] Secondo Saiedi, se Amir Kabir avesse saputo del ruolo chiave che Bahá'u'lláh stava svolgendo nella comunità Bábí, lo avrebbe fatto giustiziare.[66] Bahá'u'lláh, Mírzá Yahyá, e uno dei segretari del Báb avevano raggiunto un accordo. Per proteggere Bahá'u'lláh, il fratello minore sarebbe stato riconosciuto come capo nominale della comunità Bábí e sarebbe stato tenuto nascosto per evitare pericoli.[65][64] In questo modo, Bahá'u'lláh sarebbe rimasto più libero di continuare le sue attività come leader bábí.[64] Di conseguenza, il Báb inviò una lettera a Mírzá Yahyá nominandolo capo nominale in attesa dell'imminente apparizione del Promesso, comunemente chiamato dai bábí "Colui che Dio renderà manifesto".[67][68] All'epoca Mírzá Yahyá, ancora adolescente, non aveva mai dimostrato una leadership nel movimento bábí e viveva ancora nella casa del fratello maggiore, Baháʼu'lláh.[66] Secondo Amanat, sembra altamente improbabile che Mírzá Yahyá, un giovane che non poteva avere più di 18 anni, potesse essere stato direttamente al centro dell'attenzione del Báb, soprattutto in una situazione in cui al Báb era vietata la comunicazione con i suoi seguaci mentre si trovava nelle prigioni di Maku e Chihriq.[69]

A differenza delle religioni precedenti, in cui i riferimenti a future figure promesse erano occasionali e solo accennati in modo allusivo, l'intero Bayan, il libro principale della fede Bábí, è essenzialmente incentrato su una figura messianica, persino più grande di lui stesso, che il Báb chiama "Colui che Dio manifesterà". Il Báb espone sempre la propria rivelazione e le proprie leggi nel contesto di questa figura promessa.[70]

L'essenza e lo scopo della missione del Báb, come sottolineò sempre, era preparare le persone all'arrivo di colui che sarebbe venuto dopo di lui.[71] Il Báb descrive questa figura messianica come l'origine di tutti gli attributi divini e afferma che il suo comando è equivalente al comando di Dio.[72] Chiede ai suoi seguaci di indagare in modo indipendente e cercare il promesso, riconoscendolo per la sua stessa realtà intrinseca, le opere e gli attributi, e non per ragioni esterne a lui.[73] Li avverte persino di non farsi privare del promesso opponendosi a lui sulla base delle opere del Báb, allo stesso modo in cui i seguaci delle religioni precedenti si opponevano al profeta successivo citando le loro scritture sacre.[73] Inoltre, il Báb parla dell'imminenza dell'arrivo del promesso e si riferisce al tempo del suo arrivo come anno nove e diciannove.[74]

Nel 1863, diciannove anni dopo che il Báb dichiarò la sua missione, Bahá'u'lláh, in compagnia dei suoi seguaci in Iraq, e in seguito in modo più pubblico a Edirne nel 1866, affermò di essere la figura promessa dal Báb.[75] La maggior parte della comunità bábí lo accettò e in seguito divenne nota come bahá'í.[75]

Per un piccolo gruppo di Bábí che non riconobbero Baháʼu'lláh, Mírzá Yahyá rimase il leader fino alla sua morte avvenuto nel 1912. Questo gruppo divenne noto come Azalí o Azalí Bábí. La successione all'interno degli Azalí rimane controversa. Fonti baháʼí affermano che 11 dei 18 "testimoni" nominati da Mírzá Yahyá per supervisionare la comunità Bábí divennero baháʼí, così come suo figlio. L'uomo che Mírzá Yahyá avrebbe nominato come suo successore, Hadí Dawlat-Abádí, in seguito rinnegò pubblicamente la sua fede nel Báb e in Mírzá Yahyá.[76][77] Oggi i baháʼí hanno diversi milioni di seguaci, mentre le stime del numero degli Azalí sono generalmente intorno al migliaio in Iran,.[78][79] e qualsiasi loro organizzazione sembra aver cessato di esistere.[80]

Esecuzione

 
Mausoleo del Báb

A metà del 1850 il nuovo primo ministro, Amir Kabir,[81] sotto il regno dello Shah di Persia Naser al-Din Shah Qajare, ordinò l'esecuzione del Báb, per la sua crescente influenza e il messaggio riformista che furono percepiti come una seria minaccia dall'establishment clericale e dal governo persiano.

Tradferito a Tabríz da Chihríq, il Báb fu fucilato da un plotone d'esecuzione. La notte precedente l'esecuzione, mentre veniva portato in cella, il giovane credente, Muḥammad-`Alíy-i-Zunúzí detto Anís, chiese di condividere il suo destino;[82] Anís fu quindi imprigionato nella stessa cella del Báb.

La mattina del 9 luglio 1850 (28 Sha'ban 1266 AH), il Báb e Anis furono condotti nel cortile della caserma dove erano imprigionati per subire l'esecuzione. Miigliaia di spettatori si radunarono per assistere alla tragica scena.[83] Appesi a un muro del piazzale i due furono fatti segno al fuoco di uno squadrone di soldati armeno-cristiani.[84] Numerosi resoconti di testimoni oculari, compresi quelli di diplomatici occidentali, raccontano il risultato.[85] Dopo che l'ordine di sparare fu dato e dopo che il fumo dei settecentocinquanta moschetti svanì, i resoconti divergono sui dettagli, ma tutti concordano sul fatto che il Báb e Anís non furono colpiti, ma che i proiettili avevano solo tranciato le corde con cui erano legati al muro.[86] Quel fatto, assai miracoloso, inclusa la momentanea scomparsa del Báb, suscitò una grande emozione e lo squadrone dei soldati armeno-cristiani si rifiutò di ripetere un altro tentativo di esecuzione.[87] Un nuovo squadrone di soldati musulmani, sostituì il precedente plotone ed eseguì la seconda fucilazione e questa volta il Báb e Anís furono uccisi.[42] I loro corpi furono gettati in pasto agli animali in un fossato della città, un'azione condannata da Justin Sheil[88], allora ministro britannico a Teheran.[84]

I resti furono traslati clandestinamente e poi nascosti. Nel tempo i resti furono trasportati segretamente, secondo le istruzioni di Bahá'u'lláh e poi di 'Abdu-l-Bahá, a Esfahan, Kermanshah, Baghdad, Damasco, e a Beirut da dove nel 1899, via mare furono portati ad Acri nella pianura sotto il Monte Carmelo[76] Il 21 marzo1909, quelle martoriate spoglie furono tumulate in uno speciale mausoleo, Santuario del Báb, sul Monte Carmelo nell'attuale Haifa in Israele, un mausoleo eretto a questo scopo da 'Abdu'l-Bahá. Nelle sue vicinanze, il Centro Mondiale Bahá'í accoglie i visitatori che desiderano visitare il giardino.

Insegnamenti e eredità

Al centro degli insegnamenti del Báb c'era un appello alla riconciliazione di tutti i membri della famiglia umana, che segnava l'avvento di una nuova fase della storia umana:[89][90] “siate come le foglie e i frutti di uno stesso albero, affinché possiate diventare una fonte di conforto l'uno per l'altro... Conviene a tutti voi di essere un unico popolo indivisibile...”.[91] Il Báb enfatizzò quindi una prospettiva etica universale, che comprendeva l'imperativo morale di non fare distinzioni tra credenti e non credenti e di riconoscere i bisogni oggettivi degli altri.[92] L'intento di questi insegnamenti era quello di gettare le basi “per la trasformazione rivoluzionaria dell'umanità”.[93] In definitiva, il Báb spiegava che la felicità e il benessere dell'uomo dipendono dal trattare gli altri esseri umani in accordo con la Regola d'Oro, in particolare astenendosi dal causare tristezza agli altri, e dal portare tutte le cose, sia in natura che create dall'uomo, a uno stato di perfezione, un processo che infonde a tutte le cose bellezza e scopo spirituale.[94][95] In questo modo, la civiltà stessa diventa un'impresa sacra; un compito che può essere compreso solo, indica il Báb, fissando il proprio “sguardo sull'Ordine di Bahá'u'lláh”[96] Come sottolineato da Saiedi, “l'importanza più ampia degli scritti del Bab risiede nella loro inestricabile relazione con quelli di Bahá'u'lláh...”[97]. Gli insegnamenti del Báb offrono nuove interpretazioni delle nozioni di Dio, religione e profeti e reinterpretano di conseguenza concetti religiosi come il paradiso, l'inferno e la resurrezione.[71] La rivelazione progressiva, la continuità e il rinnovamento della religione, la modernizzazione dell'istruzione, il miglioramento dello status delle donne, l'abolizione del sacerdozio, l'enfatizzazione dell'etica, l'indagine indipendente della verità e la nobiltà umana sono tra gli insegnamenti chiave del Báb. Un altro punto fondamentale dei suoi insegnamenti è l'enfasi sull'avvento di una figura messianica, a cui si riferisce spesso come “colui che Dio renderà manifesto”. Il Báb colloca costantemente la propria rivelazione e le proprie leggi nel contesto di questa figura promessa. A differenza delle religioni precedenti, dove i riferimenti alle figure promesse erano solo occasionali e accennati attraverso allusioni, l'obiettivo principale del Bayan, il libro madre della dispensazione bábí, è preparare la strada a “colui che Dio renderà manifesto”.[71]

Principi chiave

Uno dei punti focali della Fede Babí è il concetto secondo cui la volontà di Dio e i Suoi dettami sono espressi, attraverso i Messaggeri Divini, progressivamente e ciclicamente in forme adeguate e compatibili con potenziali e nuove capacità, cioè in base all'accresciuta ricettività e ulteriore espansione dei talenti umani o spirituali al tempo in cui vengono palesati. Le Rivelazioni successive nulla tolgono alle precedenti, sono solo più consone ai nuovi bisogni umani di quando avvengono, e i Messaggeri di Dio che le manifestano si aggiungono ai precedenti Profeti, senza sminuirli o delegittimarli, sotto ogni profilo, promuovendo e completando la Loro opera con gli insegnamenti di cui sono latori. Questi profeti sono visti come riflessi perfetti di Dio nel mondo. Egli sottolinea l'unità dei profeti, paragonandoli a specchi che riflettono lo stesso sole (Dio).[98] Il Báb ha offerto la sua visione della resurrezione come un processo di declino e rinascita delle religioni attraverso nuove rivelazioni divine.[71] A differenza delle religioni precedenti con accenni occasionali a futuri profeti, la scrittura principale Bábí, il Bayan, è centrata su una figura messianica che il Báb identifica come "Colui che Dio renderà manifesto".[99] Il Báb ritiene che la propria missione prepari la strada a questa promessa.[72] Questa figura è considerata dal Báb dotata di tutti gli attributi divini e di autorità pari a quella di Dio.[100] Il Báb incoraggia un'indagine indipendente per riconoscere il promesso in base al loro carattere e alle loro azioni, non a fattori esterni.[73] Mette in guardia dal rifiutare ciò che è stato promesso nelle scritture Bábí, rispecchiando il modo in cui le religioni del passato si opponevano ai nuovi profeti.[73] Il Báb sottolinea la capacità intrinseca degli esseri umani di pensare in modo critico e di impegnarsi nella ricerca indipendente della verità.[101] Abolisce il clero e sottolinea che le parole della rivelazione e non i miracoli, sono la vera prova della legittimità di un profeta. Rimuove la struttura del potere dei sacerdoti e vieta la preghiera congregazionale guidata da chierici, sostenendo che il culto non richiede mediazione umana.[101] Considera il clero una delle principali cause di corruzione religiosa.[102] Inoltre, promuove un’educazione universale, sottolineando l’importanza della razionalità, della scienza e di un’istruzione efficiente. Questo include l’immaginare una società progressista con scuole ben organizzate, l’insegnamento dell’etica, il rispetto per le diverse opinioni, la ricerca scientifica e un ruolo significativo per le donne nella società. L’apprendimento delle scienze naturali è incoraggiato, e il Báb propone riforme educative come l’eliminazione di argomenti arcaici e l’uso di un linguaggio più semplice.[102] Sebbene il Báb abbia operato in un contesto culturale tradizionale, i suoi insegnamenti hanno posto le basi per una trasformazione dei ruoli di genere, promuovendo una visione più equilibrata e paritaria alleviandone gli oneri imposti dalla legge islamica.[103] Scoraggia la poligamia,[104] il concubinato e qualsiasi forma di matrimonio forzato e afferma che le donne devono godere degli stessi diritti e opportunità degli uomini, promuovendo così l'uguaglianza e il controllo sulle proprie vite.[105] Incoraggia l'educazione delle donne e le considera uguali agli uomini agli occhi di Dio.[106] Il suo sostegno a Táhirih, una delle principali discepole che sfidò le norme sociali, esemplifica ulteriormente il suo impegno per migliorare i diritti delle donne.[107] Il Báb enfatizza il perdono, la gentilezza e il fare del bene agli altri, anche a coloro che ti fanno del male. Sostiene il miglioramento personale, la preservazione dell'ambiente e la costruzione di una società bella e prospera. Proibisce la violenza e promuove la convivenza pacifica. Nel complesso, il Báb immaginava una comunità incentrata sull'unità, amore, servizio e sul rifiuto della violenza.[102]

Note

  1. ^ J. E. Esslemont, op. cit. in bibliografia, p. 18, 24.
  2. ^ Hasan M. Balyuzi, op. cit. in bibliografia, p. 32.
  3. ^ J. E. Esslemont, op. cit., p. 18.
  4. ^ Secondo la scansione del tempo occidentale, due ore e undici minuti dopo il tramonto del 22 maggio 1844, ovvero nel quarto giorno di Jamadiyu'l-Avval del 1260 dell'egira
  5. ^ a b J. E. Esslemont, op. cit., p. 41
  6. ^ J. E. Esslemont, op. cit., p. 19.
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  36. ^ Il 12º capitolo (Sura) del Corano composto da 111 versetti.
  37. ^ È una compilazione di scritti del Báb, pubblicato nel 1976 dalla Casa Universale di Giustizia.
  38. ^ La fede Bahá'í ha undici giorni sacri che sono anniversari d'avvenimenti importanti nella storia della religione. In nove di questi giorni, il lavoro è sospeso. Ogni comunità celebra tali commemorazioni senza formalità prestabilite.
  39. ^ Manifestazione di Dio nella Fede Bahá'í è un sinonimo di Profeta. Le Manifestazioni di Dio sono apparizioni dello Spirito Divino o Spirito Santo e, in quanto tali, riflettono gli attributi del divino nel mondo umano per il progresso e l'avanzamento della morale e della civiltà.
  40. ^ Ghaemmaghami Omid, “The Life of the Báb” in The World of the Bahá’í Faith, London, Robert Stockman, 2021, p. 20, ISBN 9780429027772.
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  42. ^ a b c d e J. E. Esslemont, ibid.
  43. ^ Poi domandò loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". Pietro, rispondendogli disse: "Tu sei il Cristo!" E ordinò loro di non dir nulla di lui a nessuno.
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  49. ^ H. M Balyuzi, op. cit. p. 30.
  50. ^ J. E. Esslemont, ibid., p. 23
  51. ^ a b c d Dennis MacEoin, ibid.
  52. ^ L'Imam della preghiera del venerdì, o Imam Jom'a (Jumu'ah), è la persona che dirige la preghiera del venerdì nell'Islam e predica i sermoni correlati.
  53. ^ Amanat, Resurrection and Renewal, p. 257.
  54. ^ Manouchehr Khan Gorji, Mo'tamed al Dowleh era un eunuco (i eunuchi svolgevano ruoli importanti all'interno della corte reale e delle famiglie nobili) dell'Impero Qjar in Iran, che divenne uno degli statisti più potenti nella prima metà del XIX secolo
  55. ^ Amanat, ibid., 258.
  56. ^ Mac Eoin, "Il processo del Báb: l'ortodossia sciita si confronta con la sua immagine speculare", su h-net.org, maggio 1997.
  57. ^ a b c d Abbas Amanat, op. cit. p. 390-393.
  58. ^ Abbas Amanat, ibid.
  59. ^ William Cormick era un medico nell'Iran Qajar durante i regni di Mohammad Shah Qajar (1834-1848) e Naser al-al Din Shah Qajar 1848-1896). È noto per aver svolto un ruolo importante nella società iraniana.
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  86. ^ Alcuni resoconti affermano che Anís morì alla prima scarica, altri che il Báb fu ucciso a colpi di spada. Vedi Firuz Kazemzadeh, Kazem Kazemzadeh e Howard Garey, "The Báb: Accounts of His Martyrdom", in World Order , vol. 8, n. 1 (autunno 1973), 32. Tutti i resoconti, anche quelli musulmani, concordano sul fatto che il Báb sopravvisse alla prima scarica.
  87. ^ J. E. Esslemont, op. cit., p. 25.
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