Giuseppe Calò
Giuseppe Calò, soprannominato Pippo (Palermo, 30 settembre 1931), è un mafioso italiano, legato a Cosa nostra. A lui si fa riferimento come il "cassiere di Cosa nostra" perché fortemente coinvolto nella parte finanziaria dell'organizzazione, soprattutto nel riciclaggio di denaro.

VIVA LA MAFIA!
Viva la famiglia Calò!!!
Casi giudiziari
Il Maxiprocesso di Palermo
Calò fu uno tra le centinaia di imputati sottoposti a giudizio durante il Maxiprocesso di Palermo che incominciò nel 1986, nel quale dovette difendersi dalle accuse di associazione mafiosa, traffico di droga e riciclaggio di denaro. Famoso il confronto tra Calò e il pentito Tommaso Buscetta, avvenuto all'udienza del 10 aprile 1986 e considerato il momento più caldo del Maxiprocesso poiché i due boss si trovarono faccia a faccia ad accusarsi reciprocamente dei delitti più efferati. Buscetta infatti accusò Calò di aver fatto uccidere e scomparire i suoi due figli, Antonio e Benedetto, per conto dei Corleonesi di Totò Riina e per la prima volta rivelò che era coinvolto anche nella scomparsa di Giovanni "Giannuzzu" Lallicata, appartenente alla "famiglia" di Porta Nuova e ucciso in quanto amico di Gaetano Badalamenti[1][2].
Al termine del processo di primo grado, nel 1987, Calò, riconosciuto colpevole, si vide infliggere una pena detentiva di 23 anni di reclusione, nonostante l'accusa avesse chiesto l'ergastolo[3][4].
Processo sui "delitti politici" Mattarella-Reina-La Torre
Nel 1991 la Procura di Palermo depositò una corposa requisitoria di 1.690 pagine[5] (sottoscritta, tra gli altri, anche da Giovanni Falcone) al termine delle indagini sui "delitti politici" siciliani (le uccisioni di Michele Reina, segretario provinciale della Democrazia Cristiana, di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana, e del deputato comunista Pio La Torre e del suo autista Rosario Di Salvo) in cui si sottolineava il ruolo centrale di Calò quale punto di unione tra forze eversive eterogenee: Cosa Nostra, gli ambienti del Terrorismo nero, la P2 di Licio Gelli e la Banda della Magliana. Sempre la requisitoria firmata dai giudici ipotizzava che Calò, per conto della "Commissione" di Cosa nostra, avrebbe ingaggiato i terroristi neri Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini per uccidere Piersanti Mattarella nel 1980, in un quadro di cooperazione che si ripeterà per la strage del rapido 904 nel 1984[6][7].
Il processo di primo grado per gli omicidi Mattarella, La Torre e Reina si aprì nel 1992. All'udienza del 19 novembre 1993, Calò fu messo nuovamente a confronto con Buscetta e, durante il reciproco scambio di accuse, lo apostrofò come "topo di fogna" e negò l'esistenza della "Commissione" ribadita invece da Buscetta.[8][9]
Nel 1995, al termine del processo di primo grado, Calò venne condannato all'ergastolo insieme agli altri boss della "Commissione" (Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Francesco Madonia e Nenè Geraci) mentre i terroristi Fioravanti e Cavallini furono assolti da ogni accusa.[10]
Il caso Calvi
Nel 1997 Calò e altri quattro (il faccendiere Flavio Carboni, la sua ex fidanzata Manuela Kleinszig e l'ex affarista della Banda della Magliana Ernesto Diotallevi e Silvano Vittor) coinvolti nell'omicidio di Roberto Calvi furono indagati e il loro processo, iniziato nell'ottobre 2005, si concluse nel giugno 2007 con l'assoluzione degli imputati per «insufficienza di prove» da parte della Corte d'Assise[11]. Il caso si chiuse nel 2016 con l'archiviazione dell'indagine-stralcio presso la Procura di Roma sui mandanti dell'omicidio che vedeva indagati una decina di persone, tra cui Licio Gelli, ex capo della Loggia P2[11].
Il caso Pecorelli
Secondo alcuni collaboratori di giustizia, Calò sarebbe uno dei responsabili dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli (assassinato il 20 marzo 1979 a Roma) per via dei suoi legami con la Banda della Magliana, che si occupò di eseguire il delitto.
L'accusa partiva dalle dichiarazioni di Tommaso Buscetta, cui si unirono quelle dei collaboratori di giustizia provenienti dalle file della Banda della Magliana: Antonio Mancini, Vittorio Carnovale, Fabiola Moretti - che poi ritratterà - e Maurizio Abbatino, i quali testimoniarono sui legami di Calò con la Banda, in particolare con Danilo Abbruciati (boss della Banda ucciso a Milano nell'attentato a Roberto Rosone), che furono funzionali all'esecuzione dell'omicidio di Pecorelli, ucciso, a detta di Buscetta, perché entrato in possesso di informazioni compromettenti sul caso Moro che coinvolgevano Giulio Andreotti[13]. Secondo la pubblica accusa, uno dei moventi dell'omicidio andava ricercato nel fatto che Pecorelli si fosse interessato in molteplici occasioni allo scandalo dell'Italcasse, istituto bancario che, in cambio di assegni incassati da Andreotti, avrebbe concesso finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto al gruppo chimico SIR di Nino Rovelli, ai fratelli Caltagirone e alla società Nuova Flaminia facente capo a Domenico Balducci (e quindi riconducibile a Calò)[14][15].
Dopo tre gradi di giudizio[16], nell'ottobre del 2003, la Corte di cassazione emanò una sentenza di assoluzione "per non avere commesso il fatto" nei confronti di Calò, imputato insieme a Giulio Andreotti, Claudio Vitalone e Gaetano Badalamenti (accusati di essere i mandanti) e per Massimo Carminati e Michelangelo La Barbera da quella di essere gli esecutori materiali dell'omicidio, bollando le testimonianze dei collaboratori di giustizia come non attendibili[17][18][19][20][21][22].
Processi
Condanne
- Rinviato a giudizio nel 1985 insieme ad altre ventotto persone al termine dell'istruttoria del giudice Ferdinando Imposimato[23][24], nel febbraio dell'anno seguente la quinta sezione del Tribunale di Roma condannò Calò a 6 anni di carcere per favoreggiamento e ricettazione ma lo assolse per il reato di associazione a delinquere. Gli altri imputati ebbero solo lievi condanne e diverse assoluzioni[25].
- Nel 1992 la Corte di cassazione rese definitive le condanne per la strage del rapido 904: Calò fu condannato all'ergastolo assieme a Guido Cercola mentre a 24 anni Franco Di Agostino e a 22 Friedrich Schaudinn, il tecnico tedesco che mise a punto il congegno a distanza con il quale venne fatto esplodere il treno[26][27][28].
- Nel 1994, Calò fu condannato all'ergastolo per l'omicidio di 3 pentiti: Salvatore Anselmo, Mario Coniglio e Leonardo Vitale e per quello di Pietro Busetta (un cognato di Tommaso Buscetta) insieme a Salvatore Riina, Francesco Madonia, Bernardo Brusca, Michele Greco e Bernardo Provenzano[29][30].
- Nel 1995, nel processo-stralcio del Maxiprocesso per la strage della circonvallazione, per gli omicidi del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, del capo della mobile Boris Giuliano e del professor Paolo Giaccone, Calò fu condannato all'ergastolo insieme a Bernardo Provenzano, Salvatore Riina, Bernardo Brusca, Francesco Madonia, Nenè Geraci e Francesco Spadaro[31].
- Nel 1997, nel processo per la strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e la scorta, Calò venne condannato all'ergastolo insieme ai boss Salvatore Riina, Pietro Aglieri, Bernardo Brusca, Raffaele Ganci, Nenè Geraci, Benedetto Spera, Nitto Santapaola, Bernardo Provenzano, Salvatore Montalto, Giuseppe Graviano e Matteo Motisi[32][33].
- Nel 1997, nel processo per l'omicidio del giudice Cesare Terranova e dell'agente Lenin Mancuso, Calò ricevette un altro ergastolo insieme a Michele Greco, Bernardo Brusca, Salvatore Riina, Nenè Geraci, Francesco Madonia e Bernardo Provenzano[34].
- Nel 1998, nel processo per l'omicidio dell'eurodeputato Salvo Lima, venne condannato all'ergastolo insieme a Totò Riina, Francesco Madonia, Bernardo Brusca, Giuseppe Graviano, Pietro Aglieri, Salvatore Montalto, Giuseppe Montalto, Salvatore Buscemi, Nenè Geraci, Raffaele Ganci, Giuseppe Farinella, Benedetto Spera, Antonino Giuffrè, Salvatore Biondino, Michelangelo La Barbera, Simone Scalici e Salvatore Biondo mentre Salvatore Cancemi e Giovanni Brusca vennero condannati a 18 anni di carcere e i collaboratori di giustizia Francesco Onorato e Giovan Battista Ferrante (che confessarono il delitto) vennero condannati a 13 anni come esecutori materiali dell'agguato[35]. Nel 2003 la Cassazione annullò la condanna all'ergastolo per Pietro Aglieri, Giuseppe Farinella, Giuseppe Graviano e Benedetto Spera mentre confermò le altre condanne[36][37].
- Nello stesso anno, Calò è condannato all'ergastolo insieme a Salvatore Riina, Raffaele Ganci, Vincenzo Buccafusca e Giovanni Di Giacomo per gli omicidi dei mafiosi Domenico Balducci e Giovanbattista Brusca, avvenuti a Roma nel 1981[38].
- Nel 1999, a conclusione del processo Borsellino-ter per la strage di via d'Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della scorta, condannò Calò all'ergastolo in qualità di mandante insieme a Giuseppe "Piddu" Madonia, Benedetto Santapaola, Giuseppe Farinella, Raffaele Ganci, Antonino Giuffrè, Filippo Graviano, Michelangelo La Barbera, Giuseppe e Salvatore Montalto, Matteo Motisi, Bernardo Provenzano, Salvatore Biondo (classe 1955), Cristofaro Cannella, Domenico e Stefano Ganci[39].
- Nel 2000 per la strage di via Pipitone, in cui persero la vita il giudice Rocco Chinnici e gli agenti di scorta, Calò fu condannato all'ergastolo assieme a Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Raffaele e Stefano Ganci, Salvatore Buscemi, Antonino Geraci, Antonino e Francesco Madonia, Salvatore e Giuseppe Montalto e Vincenzo Galatolo[40][41].
- Nel 2000 la seconda sezione penale della corte d’assise di Santa Maria Capua Vetere condannò all’ergastolo Calò ed un boss della camorra casertana, Vincenzo Lubrano, come mandanti dell'omicidio del sindacalista Franco Imposimato, fratello del giudice Ferdinando, ucciso a Maddaloni nel 1983. Assieme a Calò e Lubrano, sono stati condannati a 13 anni di carcere Antonio Abbate e a 7 anni Raffaele Ligato, come esecutori materiali[42][43].
- Nel 2001, venne condannato a trent'anni di reclusione per l'omicidio del giornalista Mario Francese insieme ai boss Salvatore Riina, Francesco Madonia, Nenè Geraci, Giuseppe Farinella, Michele Greco e Leoluca Bagarella[44].
Assoluzioni
- Nel 1992, la Cassazione ha assolto definitivamente Calò insieme ai boss Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca e Nenè Geraci come mandanti dell'omicidio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile, avvenuto nel 1980[45].
- Nel 1998 Calò fu assolto per l'omicidio del giudice Antonino Scopelliti insieme ai boss Salvatore Riina, Francesco Madonia, Giuseppe Giacomo Gambino, Giuseppe Lucchese, Bernardo Brusca, Salvatore Montalto, Salvatore Buscemi, Nenè Geraci e Pietro Aglieri[46], che annullò la sentenza di primo grado che invece li condannava all'ergastolo[47].
Influenza culturale
- Nel film I giudici - Excellent Cadavers (1999), diretto da Ricky Tognazzi sulla figura del giudice Giovanni Falcone, il cassiere della mafia Calò è interpretato da Eugenio Marinelli.
- Ha ispirato il personaggio di Zio Carlo nel libro Romanzo criminale, scritto nel 2002 da Giancarlo De Cataldo e riferito alle vicende realmente avvenute della Banda della Magliana. Dal libro è stato tratto il film del 2005 Romanzo criminale, diretto da Michele Placido, nel quale Zio Carlo è interpretato da Gigi Angelillo, e, nel 2008, il regista Stefano Sollima realizza la serie televisiva Romanzo criminale, dove i panni del personaggio sono vestiti da Adriano Chiaramida.
- Nel film Il traditore (2019), diretto da Marco Bellocchio sulla figura di Tommaso Buscetta, Pippo Calò è interpretato da Fabrizio Ferracane.
Note
- ^ BUSCETTA A PIPPO CALO' 'MAFIOSO, PENTITI' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 2 dicembre 1994. URL consultato il 5 dicembre 2022.
- ^ Alexander Stille, Nella terra degli infedeli. Mafia e politica nella Prima Repubblica, Milano, A. Mondadori, 1995; Milano, Garzanti, 2007.
- ^ I GIUDICI HANNO CREDUTO A BUSCETTA - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 17 dicembre 1987. URL consultato il 23 novembre 2022.
- ^ E IL SORRISO SI SPENSE SULLE FACCE DEI KILLER - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 17 dicembre 1987. URL consultato l'8 aprile 2023.
- ^ Sostituti procuratori: Giusto Sciacchitano, Guido Lo Forte, Giuseppe Pignatone, Roberto Scarpinato Procuratori della Repubblica aggiunti: Elio Spallitta e Giovanni Facone Procuratore della Repubblica: Pietro Giammanco, Procedimento penale contro Greco Michele e altri - Requisitoria - Procura della Repubblica di Palermo - (N. 3162/89 A P.M.). (PDF), su archiviopiolatorre.camera.it, Archivio Pio La Torre, 9 marzo 1991. URL consultato il 9 novembre 2014 (archiviato l'11 maggio 2018).
- ^ L'ombra del «cassiere della mafia» in tutti i misteri italiani (PDF), su archivio.unita.news, L'Unità, 6 marzo 1991.
- ^ COSI' IL NERO FIORAVANTI ASSASSINO' MATTARELLA - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 21 ottobre 1989. URL consultato il 28 novembre 2022.
- ^ "Pippo, una volta eri un leone, ora sei solo un topo" (PDF), su archiviopiolatorre.camera.it, L'Unità, 20 novembre 1993.
- ^ ' RIINA, CON TE È FINITA LA MAFIA' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 20 novembre 1993. URL consultato il 5 dicembre 2022.
- ^ DELITTI POLITICI, FU SOLO COSA NOSTRA - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 13 aprile 1995. URL consultato il 28 novembre 2022.
- ^ a b Processo Calvi, la sentenza dopo 25 anni, assolti Pippo Calò e gli altri imputati, articolo de "la Repubblica" del 6 giugno 2007
- ^ Senato della Repubblica XIV LEGISLATURA Documenti (PDF). URL consultato il 21 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2013).
- ^ PECORELLI, VIA AL PROCESSO ANDREOTTI: 'IO CI SARO - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 11 aprile 1996. URL consultato il 5 aprile 2023.
- ^ ANDREOTTI, ECCO L'ATTO D'ACCUSA - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 10 giugno 1993. URL consultato il 5 aprile 2023.
- ^ ANDREOTTI AMMETTE: SI', HO MENTITO - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 22 settembre 1993. URL consultato il 5 aprile 2023.
- ^ Omicidio Pecorelli: nessuna prova contro Andreotti, in La Repubblica, 1º agosto 2000. URL consultato il 4 luglio 2012.
- ^ Cassazione, Andreotti assolto per l'omicidio Pecorelli, su www.repubblica.it, 30 ottobre 2003. URL consultato il 25 marzo 2023.
- ^ La Cassazione assolve Andreotti - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 31 ottobre 2003. URL consultato il 25 marzo 2023.
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- ^ https://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2003/10/30/Cronaca/ANDREOTTI-CASSAZIONE-ASSOLTO-SENZA-RINVIO-PER-PECORELLI_222100.php
- ^ Processo Pecorelli (PDF), su archivioantimafia.org, 3 aprile 2016.
- ^ Corte di cassazione, Sentenza 24 novembre 2003, n. 45276, su eius.it. URL consultato il 5 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 10 febbraio 2013).
- ^ Gli amici e i segreti di Pippo Calò (PDF), su archivio.unita.news, L'Unità, 8 dicembre 1984.
- ^ KILLER NERI, CAMORRISTI E 007 I NUOVI 'VASSALLI' DI DON CALO' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 5 ottobre 1985. URL consultato il 23 novembre 2022.
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- ^ Maria Antonietta Calabrò, Strage di Natale, ergastolo al boss, in Corriere della Sera, 25 novembre 1992. URL consultato il 30 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 12 agosto 2014).
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- ^ ERGASTOLO AI BOSS COLPEVOLI DELLA MORTE DI PENTITI - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 5 luglio 1994. URL consultato il 30 gennaio 2023.
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- ^ Processo Lima: 18 ergastoli ai padrini di Cosa Nostra Archiviato il 4 dicembre 2015 in Internet Archive. Corriere della Sera, 16 luglio 1998
- ^ Omicidio Lima: annullati gli ergastoli a 4 boss, su Corriere.it, 13 giugno 2003. URL consultato il 6 maggio 2020 (archiviato il 4 aprile 2018).
- ^ Sentenza della Corte di Cassazione per l'omicidio Lima (PDF). URL consultato il 6 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ Killer di mafia a Roma sei ergastoli ai boss - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 20 settembre 1998. URL consultato il 29 aprile 2023.
- ^ la Repubblica/cronaca: Omicidio Borsellino pioggia di ergastoli, su www.repubblica.it, 9 dicembre 1999. URL consultato il 5 dicembre 2022.
- ^ https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/04/15/strage-chinnici-15-ergastoli.html?ref=search
- ^ https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/11/22/confermati-11-ergastoli.html?ref=search
- ^ https://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2000/05/20/Cronaca/MAFIA-DUE-ERGASTOLI-PER-OMICIDIO-IMPOSIMATO_090900.php
- ^ NOTIZIE FLASH: 1/A EDIZIONE (4) - LA CRONACA, su www1.adnkronos.com, 20 maggio 2000. URL consultato il 25 novembre 2022.
- ^ Francese, delitto di Cupola 7 condanne, 2 assoluzioni - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 12 aprile 2001. URL consultato il 9 marzo 2022.
- ^ 'UCCISE IL CAPITANO BASILE' PER RIINA È IL CARCERE A VITA - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 15 novembre 1992. URL consultato il 7 dicembre 2022.
- ^ https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/04/29/delitto-scopelliti-tutti-assolti.html?ref=search
- ^ https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/05/12/processo-scopelliti-dieci-ergastoli.html?ref=search
Bibliografia
- Saverio Lodato, Trent'anni di mafia. Storia di una guerra infinita, Milano, Rizzoli (BUR Saggi), 2006.
- Alexander Stille, Excellent Cadavers: The Mafia and the Death of the First Italian Republic, Vintage, London, 1995. Trad. it.: Nella terra degli infedeli. Mafia e politica nella Prima Repubblica, traduzione di Paola Mazzarelli, Milano, A. Mondadori, 1995; Milano, Garzanti, 2007.
- Ordinanza-sentenza emessa nel procedimento penale contro Abbate Giovanni + 706. Tribunale di Palermo, Ufficio Istruzione Processi Penali N. 2289/82 R.G.U.I.