Vincenzo Scamozzi
Vincenzo Scamozzi (Vicenza, 2 settembre 1548 – Venezia, 7 agosto 1616) è stato un architetto e scenografo italiano tardo-rinascimentale della Repubblica di Venezia, operante negli ultimi decenni del Cinquecento e nel primo Seicento a Vicenza e nell'area veneziana, dove fu la figura più rilevante tra Andrea Palladio e Baldassare Longhena.

Nella sua riflessione teorica, l'architettura è concepita come disciplina di carattere "scientifico", dotata di regole proprie da indagare e applicare con metodo.[1][2]
Secondo Rudolf Wittkower, il "calcolato intellettualismo" delle sue opere rende Scamozzi un precursore del neoclassicismo settecentesco.[3]
Biografia
Nato nel 1548 a Vicenza, ricevette una prima educazione dal padre Giandomenico, imprenditore edile e carpentiere, il cui interesse per l'opera di Sebastiano Serlio ebbe un ruolo nella formazione del giovane Vincenzo.[1] La sua istruzione fu in larga parte da autodidatta: fu allievo di maestri privati e soprattutto coltivò lo studio diretto dei trattati di Vitruvio e di Serlio, che divennero la base della sua concezione dell'architettura come disciplina fondata su principi scientifici.[4]
Grazie anche alle risorse familiari, possedeva una vasta biblioteca, che andò accrescendosi nel corso della vita fino a diventare una delle raccolte librarie di architettura più importanti del suo tempo. In essa figuravano edizioni di Vitruvio, Serlio, Andrea Palladio, oltre a testi di matematica, ottica e scienze naturali, a testimonianza del carattere enciclopedico della sua formazione teorica.[5][6]
Nel 1572 si stabilì a Venezia.[1] Nel 1578-1580 soggiornò per la prima volta a Roma, dedicandosi allo studio e al rilievo dei monumenti antichi, come attestano i Discorsi sopra le antichità di Roma (1582).[1] L'esperienza romana consolidò la sua vocazione antiquaria e filologica, oltre a fornirgli un repertorio di soluzioni architettoniche che lo accompagnerà in tutta la carriera.
Tornato a Vicenza, in collaborazione col padre realizzò palazzi e ville nella città e nel territorio, intervenendo anche nel completamento di vari cantieri di Palladio lasciati aperti alla morte di quest'utimo nel 1580, tra cui Villa Almerico Capra detta "la Rotonda" e il Teatro Olimpico.[1] Per il Teatro Olimpico, Scamozzi progettò le scene lignee prospettiche permanenti, raffiguranti le «sette vie di Tebe», realizzate per lo spettacolo inaugurale e tuttora conservate.[7] Pochi anni dopo per il duca Gonzaga costruì a Sabbioneta il Teatro all'Antica (1588-1590), indicato dalla storiografia come il primo edificio autonomo dell'età moderna appositamente costruito per l'uso teatrale.[8]
A soli ventisei anni progettò la Rocca Pisana a Lonigo, una delle prime ville a pianta centrale del Rinascimento veneto, considerata un'opera fondamentale per la sua affermazione autonoma.[1]
Stabilitosi nuovamente a Venezia, Scamozzi nel 1582 ottenne a seguito di concorso l'incarico per le Procuratie Nuove e per il completamento della Libreria di San Marco, realizzazioni che ridefinirono l'assetto di Piazza San Marco.[1] Tra gli interventi più innovativi rientra l'ordinamento dello Statuario della Repubblica di Venezia nell'Antisala della Libreria, complesso inaugurato nel 1596 e considerato «uno dei più antichi musei pubblici d'Europa».[9]
Tra i suoi progetti più celebri a Venezia si annovera anche la chiesa dei Tolentini, caratterizzata da una facciata classica a tempio.[1]
Nel 1599 interruppe l'attività tra Venezia e Vicenza per intraprendere viaggi che lo portarono a Praga, in Svizzera, in Germania e in Francia; del ritorno da Parigi rimane il Taccuino di viaggio da Parigi a Venezia (14 marzo - 11 maggio 1600), testimonianza del suo interesse per l'architettura gotica.[1][10]
Fu attivo in varie località della Repubblica di Venezia, da Castelfranco Veneto a Bergamo, dove predispose il progetto del Palazzo Nuovo, destinato a divenire la sede della biblioteca civica.[1] Tra i suoi ultimi capolavori spicca Villa Molin alla Mandria presso Padova, esempio paradigmatico del classicismo veneto di fine Cinquecento.[11]
A livello internazionale, il progetto per la Cattedrale di Salisburgo, elaborato tra il 1604 e il 1607, rappresenta una delle sue prove più ambiziose: anche se la costruzione fu poi affidata a Santino Solari, i disegni di Scamozzi ebbero notevole influenza sul successivo sviluppo dell'architettura sacra austriaca.[12]
Morì a Venezia nel 1616.[1]
L'architettura come scienza
La riflessione teorica di Scamozzi presenta l'architettura come disciplina regolata e sistematica, come attesta il trattato L'idea dell'architettura universale (Venezia, 1615) e la relativa tradizione esegetica.[13]
Il trattato L'idea dell'architettura universale ebbe ampia fortuna europea e conobbe particolare diffusione nei Paesi Bassi nel XVII secolo, dove edizioni e adattamenti ridussero il testo a manuale per costruttori.[14] Le ricerche e i progetti di Scamozzi mostrano un'attenzione specifica ai problemi della luce e dell'illuminazione degli spazi, tema presente sia nella trattatistica sia nelle applicazioni museali e architettoniche coeve.[15][16]
Tra le testimonianze editoriali della diffusione del trattato, si registra la versione francese Oeuvres d'architecture de Vincent Scamozzi stampata a Leida nel 1713, con materiali tratti dall'Idea (trad. d'Aviler e du Ry).[17][18]
Rapporto con Palladio
Vincenzo Scamozzi, di quarant'anni più giovane di Andrea Palladio, pur ammirandolo molto non ne fu un semplice discepolo, ma una figura autonoma e talora concorrente, capace di misurarsi criticamente con i cantieri palladiani e con la committenza veneziana.[1][19]
Dopo il 1580 intervenne su diversi cantieri palladiani rimasti aperti (tra cui la Rotonda, i palazzi di Enea Thiene, Palazzo Thiene Bonin Longare, e di Alessandro Porto, Palazzo Porto in piazza Castello) e soprattutto al Teatro Olimpico (1584), dove ridisegnò gli accessi, riconfigurò il frons scenae e realizzò le scene prospettiche, appropriandosi del capolavoro palladiano e mutandone molti significati.[1]
Già con la Rocca Pisana (1575–1578), Scamozzi propose un modello alternativo alla celebre Rotonda: pur riprendendo lo schema a pianta centrale, ne accentuò il carattere compatto e severo, con una cupola più massiccia e priva di pronao, configurando un edificio che la critica interpreta come una consapevole «correzione» del linguaggio palladiano.[1][20] Analogamente, con Villa Molin (1597) Scamozzi rielaborò temi palladiani come il pronao e il rapporto tra volumi centrali e laterali, riducendoli a una pianta nitida e di assoluta coerenza geometrica, che la storiografia considera uno degli esempi più maturi di classicismo veneto di fine Cinquecento.[1][21]
Scamozzi visse e lavorò a più riprese a Venezia, senza però riuscire a sostituirsi a Palladio, la cui fama era ormai arrivata in tutte le corti d'Europa. Gli studi a Roma gli consentirono comunque di accreditarsi presso l'élite veneziana che aveva sostenuto Palladio, in particolare presso Marcantonio Barbaro:[2] a Venezia ottenne per concorso il prestigioso incarico delle Procuratie Nuove (delibera del 10 aprile 1582) e fu coinvolto nel coevo completamento della Libreria Marciana.[1]
Un delicato nodo storiografico riguarda la trasmissione dei disegni palladiani a Inigo Jones. Si era ipotizzato che fosse stato lo stesso Scamozzi a vendere all'architetto britannico le «carte di Palladio», ma la ricerca in seguito ha escluso prove documentarie in tal senso.[13][22] È tuttavia certo che Jones, durante i suoi viaggi in Italia (1601 e 1613–1614), ebbe contatti con l'ambiente vicentino e veneziano legato a Scamozzi, e che i disegni palladiani confluiti nelle sue raccolte provenissero da collezionisti veneti.[23] In ogni caso, fu soprattutto l'Idea dell'architettura universale (1615) a costituire la mediazione teorica attraverso cui Jones assimilò e reinterpretò il linguaggio palladiano in Inghilterra.[24][25]
Critica
Il giudizio sulla figura di Scamozzi conobbe oscillazioni significative nella storiografia architettonica.
Già nel Settecento, Francesco Milizia lo definì «dotto, ma di poca invenzione», sottolineando come il suo trattato fosse «più una compilazione di altri che opera originale», pur riconoscendone l'importanza come repertorio di precetti architettonici.[26]
Nell'Ottocento il giudizio rimase in prevalenza critico: Filippo Scolari pubblicò un ampio commentario, riconoscendone l'importanza come sistematizzatore teorico ma sottolineando anche i limiti creativi rispetto a Palladio.[27]
Nel Novecento, studiosi come Wittkower hanno messo in evidenza il suo ruolo di «precursore del neoclassicismo settecentesco»,[3] mentre la critica più recente tende a sottolineare l'originalità della sua posizione teorica e progettuale, autonoma rispetto a Palladio e centrale per la trasmissione del palladianesimo in Europa.[1][19] In particolare Lionello Puppi ha messo in risalto la «solitudine» di Scamozzi, spesso marginalizzato dal confronto con Palladio, interpretandolo però come un «nostro contemporaneo» per la modernità della sua riflessione teorica e per l'attenzione ai temi della luce, della scena e del rapporto con la città.[28]
Eredità
Nel suo testamento (1616) Vincenzo Scamozzi dispose un lascito destinato a un giovane vicentino che volesse studiare architettura, con l'obbligo di aggiungere al proprio cognome quello dello stesso Scamozzi; tra i beneficiari è attestato, un secolo dopo, Ottavio Bertotti Scamozzi,[29] che divenne uno dei principali studiosi e continuatori locali del palladianesimo.
La fortuna del trattato L'idea dell'architettura universale fu ampia nell'Europa settentrionale: in area olandese conobbe traduzioni, estratti e riduzioni che, tra XVII e XVIII secolo, trasformarono l'opera da volume di lusso a manuale per costruttori.[30]
Cronologia delle opere
- 1568-1575: Villa Ferramosca, per Girolamo Ferramosca, Barbano di Grisignano di Zocco (Vicenza) (con Giandomenico Scamozzi).[1][31]
- 1569: Palazzo Godi, Vicenza, per famiglia Godi (progetto, alterato nell'esecuzione postuma).[32]
- 1572-1593: Palazzo Thiene Bonin Longare, Vicenza (completamento del progetto di Andrea Palladio per Francesco Thiene e poi per Bonin-Longare).[33]
- 1574-1615: Palazzo Verlato Putin, per Leonardo Verlato, Villaverla (Vicenza).[34]
- 1575: Palazzo Caldogno Tecchio, Vicenza, per famiglia Caldogno, poi Tecchio (con Giandomenico Scamozzi).[35]
- 1575-1578: Villa Pisani detta la Rocca, per Vettor Pisani, Lonigo (Vicenza).[36]
- 1576-1579: Palazzo Trissino al Duomo (o Trissino Trento), per Pierfrancesco Trissino, Vicenza (con Giandomenico Scamozzi).[37]
- 1580: Villa Priuli, per Francesco Priuli, Treville di Castelfranco Veneto (Treviso), ala nord.[38]
- 1580-1584: Villa Nani Mocenigo a Canda (Rovigo), per i Nani Mocenigo.[39]
- 1580-1592: Villa Almerico Capra detta La Rotonda, Vicenza (completamento del progetto palladiano per Paolo Almerico; Scamozzi ridisegnò la cupola e aggiunse annessi rurali).[1]
- 1581-1586: chiesa di San Gaetano, Padova (committenti: Teatini).[40]
- 1581-1599: Procuratie Nuove, Piazza San Marco, Venezia (completate in seguito da Longhena).[1]
- 1582-1591: Biblioteca di San Marco, Venezia (completamento su progetto di Jacopo Sansovino).[1]
- 1584-1585: Teatro Olimpico, Vicenza (scene lignee permanenti).[1]
- 1586-1605: Villa Foscarini Rossi a Stra (Venezia), attribuzione incerta (forse Foscarini).[senza fonte]
- 1588: Palazzo Trissino al Corso, per Galeazzo Trissino, Vicenza.[41]
- 1588: Villa Cornaro, Poisolo di Treville, Castelfranco (Treviso), ricostruzione per i Cornaro.[42]
- 1588-1590: Teatro all'Antica, Sabbioneta (Mantova), per il duca Vespasiano I Gonzaga.[43]
- 1590: Villa Contarini, per Girolamo Contarini, Piazzola sul Brenta (Padova) (revisione in corso d'opera, attribuzione incerta).[senza fonte]
- 1590-1595: Chiesa e convento di San Nicola da Tolentino, Venezia.[44]
- 1591-1595: Statuario della Repubblica di Venezia, antisala della Libreria di San Marco.[45]
- 1591-1594: San Gaetano Thiene, Padova (monastero).[40]
- 1591-1595: Villa Cornaro, per Girolamo Cornaro, Piombino Dese (Padova), completamento (attribuzione discussa).[46]
- 1592-1606: Villa Duodo con santuario giubilare delle sette chiese, per Francesco e Domenico Duodo, Monselice (Padova), progetto unitario comprendente la villa, la chiesa di San Giorgio e le cappelle devozionali.[47][48][49]
- 1592: Palazzo Duodo, per Pietro Duodo, Venezia (Santa Maria Zobenigo, attribuzione incerta).[senza fonte]
- 1593-1596: Monumento funebre a Marcantonio Bragadin, Venezia (attribuzione discussa).[50]
- 1594-1600: Villa Bardellini, per Valerio Bardellini, Monfumo (Treviso), distrutta (attribuzione incerta).[senza fonte]
- 1596: Villa Ferretti Angeli, per Girolamo Ferretti, Riviera del Brenta, Sambruson del Dolo (Venezia).[51]
- 1596: Monumento funerario per Benedetta Pisani, moglie del procuratore Andrea Dolfin, Chiesa di San Salvador (Venezia) (attribuzione incerta).[senza fonte]
- 1596-1597: Villa Cornaro, Piombino Dese (Padova), barchessa (attribuzione incerta).[senza fonte]
- 1597: Villa Molin, per Nicolò Molin, Mandria, Padova.[52]
- 1597: Palazzo Priuli Cornaro, Padova (attribuzione incerta).[senza fonte]
- 1598: Villa Priuli, per i Priuli, Carrara di Due Carrare (Padova).[46]
- 1598–post 1615: Villa Godi, Sarmego di Grumolo delle Abbadesse (Vicenza) (attribuzione discussa).[53]
- 1598: Le tre porte monumentali della Fortezza di Palmanova, Palmanova (Udine) (attribuzione incerta).[senza fonte]
- 1601: Villa Dolfin, per i Dolfin, San Germano dei Berici (Vicenza).[54]
- 1601: Chiesa di San Giacomo di Rialto, Venezia (altare della Scuola degli Orefici; con Girolamo Campagna).[1]
- 1601: Chiesa di San Lazzaro dei Mendicanti, Venezia (modello presentato; non realizzato secondo l'incarico iniziale).[1]
- 1601–1603: Santi Giovanni e Paolo, Venezia (porta della sacrestia; con Alessandro Vittoria).[1]
- 1604–1607: Progetti per la Cattedrale di Salisburgo (soggiorno documentato nel 1604; disegni del 1606–1607; edificio poi costruito 1614–1628 da Santino Solari).[12]
- 1605–1606: Villa Duodo e santuario giubilare delle sette chiese di Villa Duodo, per Francesco e Domenico Duodo, Monselice (Padova) (cappelle del percorso devozionale connesse al complesso).[47][48][49]
- 1607–1611: Basilica di San Giorgio Maggiore, Venezia (facciata completata con la consulenza di Scamozzi da Simone Sorella su progetto palladiano).[55]
- 1609: Villa Trevisan, per Domenico Trevisan, San Donà di Piave (progetto documentato).[56]
- 1609: Palazzo Contarini agli Scrigni, Venezia (avvio del cantiere, per Andrea e Nicolò Contarini).[57]
- 1611: Cattedrale di Sant'Alessandro, Bergamo (direzione del cantiere; progetto successivo modificato da Carlo Fontana).[58]
- 1611–1617: Palazzo Nuovo, Bergamo (secondo disegno; completamento della facciata solo nel 1927).[59]
- 1614: Ca' Vendramin Calergi, Venezia, per Vettor Grimani Calergi, ampliamento della cosiddetta casa bianca su progetto di Scamozzi (poi demolita e ricostruita).[60]
-
San Nicola da Tolentino, Venezia
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Il Castello di Zbaraž presentato ne L’idea della architettura universale.
-
Palazzo Contarini degli Scrigni a Venezia.
-
Monumento a Marcantonio Bragadin, Santi Giovanni e Paolo, Venezia
Scritti di Scamozzi
- Discorsi sopra le antichità di Roma (1582), pubblicati a Venezia da Francesco Ziletti: costituiscono la prima prova a stampa di Scamozzi e testimoniano il suo interesse antiquario e filologico per i monumenti della capitale.[1][61]
- L'idea dell'architettura universale (1615), in due volumi editi a Venezia da Giorgio Valentini, è la sua opera teorica maggiore: un trattato enciclopedico che ambiva a sistematizzare l'intero sapere architettonico. Vi confluiscono esperienze maturate nei cantieri e nei viaggi, oltre alle riflessioni sugli antichi e sulla trattatistica coeva.[62]
- Memoria al Senato Veneto per la costruzione della chiesa di San Nicola da Tolentino (1590 ca.), testo manoscritto in cui Scamozzi illustra il progetto e difende la scelta di una facciata classica a tempio.[65]
- Taccuino di viaggio da Parigi a Venezia (1600), diario manoscritto che documenta il ritorno dalla Francia (14 marzo – 11 maggio 1600). È fonte preziosa per la conoscenza delle architetture gotiche da lui osservate e commentate; fu edito e commentato da Franco Barbieri nel 1959.[10]
- Relazione sul progetto per il Duomo di Salisburgo (1606–1607; nota attraverso i disegni conservati a Salisburgo e pubblicata negli atti della mostra vicentina del 2003).[12]
- Appunti e manoscritti vari relativi a progetti (Palmanova, Sabbioneta, Monselice), in parte confluiti nell'Idea, in parte dispersi tra biblioteche italiane e austriache.[66]
Tradizione editoriale
Oltre all'edizione originale del 1615, l'Idea conobbe una rilevante fortuna europea: estratti e traduzioni circolarono soprattutto nei Paesi Bassi e in Francia, dove il testo fu adattato a manuale pratico per costruttori.[14] Nel 1713 apparve a Leida l'edizione francese Oeuvres d'architecture de Vincent Scamozzi, con materiali tratti dal trattato.[17]
Note
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Guidarelli 2018, pp. 285–286
- ^ a b Architettura è scienza. Vincenzo Scamozzi (1548-1616), su Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio – Palladio Museum. URL consultato il 23 agosto 2025.
- ^ a b Wittkower 1993, p. 88
- ^ Barbieri Beltramini 2003, pp. 45–49
- ^ Puppi 2003, pp. 152–154
- ^ Guidarelli 2018, pp. 288–289
- ^ Architettura del Teatro Olimpico, su Teatro Olimpico – Comune di Vicenza. URL consultato il 23 agosto 2025.
- ^ Il teatro e la riflessione sull'antico da Buontalenti a Scamozzi, su Treccani – Storia della civiltà europea. URL consultato il 23 agosto 2025.
- ^ Lo Statuario della Serenissima, su Biblioteca nazionale Marciana. URL consultato il 23 agosto 2025.
- ^ a b Barbieri 1959, pp. 7–15
- ^ Pallucchini 1936, p. 690
- ^ a b c Lippmann 2003, pp. 407–413
- ^ a b Guidarelli 2018, pp. 290–291
- ^ a b Hopkins Witte 1996, pp. 274–302
- ^ Davis 2002, pp. 45–48
- ^ Vincenzo Scamozzi, architetto della luce, su Palladio Museum. URL consultato il 23 agosto 2025.
- ^ a b (FR) Oeuvres d'architecture de Vincent Scamozzi vicentin, architecte de la republique de Venise, contenuës dans son idée de l'architecture universelle, Leida, 1713.
- ^ (EN) Oeuvres d'Architecture de Vincent Scamozzi (1713), su The Metropolitan Museum of Art. URL consultato il 23 agosto 2025.
- ^ a b «Architettura è scienza». Vincenzo Scamozzi (1548-1616) – Comunicato stampa, su Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio. URL consultato il 23 agosto 2025.
- ^ Barbieri Beltramini 2003, pp. 145–148
- ^ Barbieri Beltramini 2003, pp. 233–236
- ^ Barbieri Beltramini 2003, pp. 250–252
- ^ (EN) Vaughan Hart, Inigo Jones and the Dissemination of Palladianism, in Journal of the Society of Architectural Historians, vol. 53, n. 2, 1994, pp. 152–169.
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- ^ Scamozzi Ionic Capital in England, su classicist.org. URL consultato il 24 agosto 2025.
- ^ Milizia 1768, pp. 387–389
- ^ Scolari 1837, pp. 18–22
- ^ Puppi 2003
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- ^ Hopkins Witte 1996, pp. 279–286
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- ^ Barbieri 1965, pp. 5–6
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- ^ a b Scopri le architetture di Vincenzo Scamozzi – Chiesa di San Gaetano a Padova (1591), su Palladio Museum (CISA). URL consultato il 23 agosto 2025.
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- ^ Lo Statuario della Serenissima, su Biblioteca nazionale Marciana. URL consultato il 23 agosto 2025.
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- ^ a b Scopri le architetture di Vincenzo Scamozzi – Complesso di Villa Duodo (1589–1606), su Palladio Museum / CISA. URL consultato il 23 agosto 2025.
- ^ Scamozzi Vincenzo - Monumento funebre di Marcantonio Bragadin, su arte.cini.it. URL consultato il 24 agosto 2025.«L'attribuzione a Vincenzo Scamozzi, avanzata da Lorenzetti (1926) e ritenuta attendibile da Barbieri (1952), è respinta da Davis (2003).»
- ^ Scopri le architetture di Vincenzo Scamozzi – Villa Ferretti (1596), su Palladio Museum (CISA). URL consultato il 23 agosto 2025.
- ^ Villa Molin - Kofler (attribuzione a Vincenzo Scamozzi), su Catalogo generale dei Beni Culturali (ICCD). URL consultato il 23 agosto 2025.; Scopri le architetture di Vincenzo Scamozzi – Villa Molin alla Mandria (1597), su Palladio Museum (CISA). URL consultato il 23 agosto 2025.
- ^ Barbieri 1965, pp. 18–20
- ^ Villa Dolfin, su Catalogo generale dei Beni Culturali (ICCD). URL consultato il 23 agosto 2025.
- ^ (EN) San Giorgio Maggiore, su Encyclopaedia Britannica. URL consultato il 23 agosto 2025 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2016).
- ^ Barbieri 1965, pp. 21–23
- ^ Scopri le architetture di Vincenzo Scamozzi – Palazzo Contarini agli Scrigni (1609), su Palladio Museum / CISA. URL consultato il 23 agosto 2025.
- ^ Cattedrale di S. Alessandro – scheda BG020-00504_R03, su Catalogo generale dei Beni Culturali (ICCD). URL consultato il 23 agosto 2025.
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- ^ GRIMANI CALERGI, Vettor, su Treccani – Dizionario Biografico degli Italiani. URL consultato il 23 agosto 2025.
- ^ Discorsi sopra le antichità di Roma, Venezia, appresso Francesco Ziletti, 1582.
- ^ Barbieri Beltramini 2003, pp. 233–240
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Bibliografia
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- Wolfgang Lippmann, Il duomo di Salisburgo (1603–1611), in Franco Barbieri e Guido Beltramini (a cura di), Vincenzo Scamozzi 1548–1616. Architettura è scienza (catalogo della mostra, Vicenza 2003–2004), Venezia, Marsilio, 2003, pp. 407–413.
- Francesco Milizia, Delle vite de' più celebri architetti d'ogni nazione e d'ogni tempo, II, Roma, G. Pagliarini, 1768, pp. 387–389.
- Loredana Olivato, Percorsi devozionali ed esibizione del potere: Vincenzo Scamozzi a Monselice, in Antonio Diano e Lionello Puppi (a cura di), Tra monti sacri, 'sacri monti' e santuari: il caso veneto, Padova, Il Poligrafo, 2006.
- Rodolfo Pallucchini, SCAMOZZI, Vincenzo, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1936.
- Lionello Puppi, La solitudine di Vincenzo Scamozzi, nostro contemporaneo, in Annali di architettura, n. 15, Vicenza, 2003.
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- (EN) Rudolf Wittkower, Recensione a Vincenzo Scamozzi di Franco Barbieri (Verona-Vicenza: Cassa di Risparmio), in The Burlington Magazine, vol. 95, n. 602, maggio 1953, p. 171.
- (EN) Rudolf Wittkower, Art and Architecture in Italy, 1600 to 1750, Harmondsworth, Penguin Books, 1993.
Approfondimenti
- Francesco Augelli, Il ruolo del legno nell'Idea dell'architettura universale di Vincenzo Scamozzi (1615), collana Xilema Documenti, n. 1, Saonara (PD), Il Prato, 2007.
- Francesco Augelli, Il disegno nell'Idea dell'architettura universale di Vincenzo Scamozzi, in Il Disegno di Architettura, n. 34, Cremona, Ronca, aprile 2008.
- Francesco Augelli, I disegni di Chiese nel taccuino di viaggio di Scamozzi da Parigi a Venezia del 1600, in Il Disegno di Architettura, n. 34, Cremona, Ronca, aprile 2008.
- Umberto Barbisan, Il Ponte di Rialto: l'enigma del progetto, in Tecnologos, n. 06 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2013).
- Umberto Barbisan, Il viaggio. Un architetto alla scoperta dell'Europa di fine Cinquecento, Cavriana (MN), Tecnologos, 2003, prefazione di Roberto Masiero.
- (EN) Guido Beltramini, The Fortunes and Misfortunes of Scamozzi's Idea dell'Architettura Universale in Palladian Territory, in Annali di architettura, 18–19, CISA Palladio, 2006–2007.
- Lucia Collavo, Sic ad aethera virtus. Del trattato d'architettura di Vincenzo Scamozzi, in Il Veltro, XLVIII, n. 1/2, 2004, pp. 29–79.
- Lucia Collavo, L'esemplare dell'edizione giuntina de Le Vite del Vasari letto e annotato da Vincenzo Scamozzi, in Saggi e memorie di storia dell'arte, n. 29, 2005, pp. 1–213.
- Stefano Mazzoni, Vincenzo Scamozzi e il teatro di Sabbioneta, in Stefano Mazzoni e Ovidio Guaita (a cura di), Il teatro di Sabbioneta, Firenze, Olschki, 1985, pp. 11–91.
- Stefano Mazzoni, L'Olimpico di Vicenza: un teatro e la sua «perpetua memoria», 2ª ed., Firenze, Le Lettere, 2010.
- Stefano Mazzoni, Teatri italiani del Cinquecento: Vincenzo Scamozzi architetto-scenografo, in Drammaturgia, n. 10, 2003, pp. 103–140.
- Stefano Mazzoni, Tra dèi e imperatori: Vespasiano Gonzaga Colonna nel teatro di Sabbioneta, in Atti e Memorie dell'Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti, CXXII, 2011, pp. 155–187.
- (ES) Stefano Mazzoni, «Oltre le pietre»: Vespasiano Gonzaga, Vincenzo Scamozzi y el teatro de Sabbioneta, in M. del V. Ojeda Calvo e Marco Presotto (a cura di), Teatro clásico italiano y español. Actas de las jornadas de Sabbioneta (25–27 de junio de 2009), Valencia, Publicacions de la Universitat de València, 2013, pp. 11–52.
- (FR) Antoine-Chrysostome Quatremère de Quincy, Dictionnaire historique d'architecture, vol. 2, Paris, A. Le Clère, 1832, p. 472.
- Fernando Rigon, L'Idea in figura. Iconografie tipografiche del Trattato scamozziano, in Annali di architettura, n. 16, Vicenza, 2004.
- (DE) Clemens Standl, Das Hofbogengebäude der Salzburger Residenz, in Österreichische Zeitschrift für Kunst und Denkmalpflege, n. 4/2011, Vienna, 2012, pp. 344–361.
Voci correlate
Altri progetti
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- Wikiquote contiene citazioni di o su Vincenzo Scamozzi
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Vincenzo Scamozzi
Collegamenti esterni
- Scamòzzi, Vincenzo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Scamòzzi, Vincènzo, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Vincenzo Scamozzi, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Vincenzo Scamozzi, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.
- Opere di Vincenzo Scamozzi, su MLOL, Horizons Unlimited.
- (EN) Opere di Vincenzo Scamozzi, su Open Library, Internet Archive.
- Mostra Architettura è scienza. Vincenzo Scamozzi (1548-1616), su Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio (archiviato dall'url originale il 6 novembre 2007).
- (FR) Bibliografia e testi online di Vincenzo Scamozzi, su Projet Architectura (Université de Tours).
- Lo Statuario della Serenissima, su Biblioteca nazionale Marciana.
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