Grammelot

imitazione teatrale del linguaggio

Il Grammelot è una forma di teatro inventato dai comici della Commedia dell'Arte, le cui origini, nella cultura europea, vengono fatte risalire al XIV secolo.

Si tratta di uno strumento organizzato su un tipo di recitazione onomatopeico, ossia usando suoni privi di significato, che richiamino però le sonorità di una lingua o di un dialetto riconoscibile, e riuscire, quindi, a comunicare attraverso suoni che non sono parole stabilite e convenzionali.

Pare che i giullari medievali e, più tardi, le compagnie di teatro itineranti utilizzassero questo artificio recitativo per poter farsi comprendere anche in luoghi in cui si parlavano lingue che gli attori non conoscevano o per ottenere effetti comici parodizzando parlate straniere.

I giullari recitavano usando un intreccio di dialetti diversi e parole inventate, infarcito di una parola comprensibile qua e là, qualche onomatopea e una generosa dose di mimica, riusciva a rendere un discorso comprensibile a prescindere dalla lingua dell'uditorio, aggiungendo effetti comici dovuti anche allo spaesamento linguistico e al richiamo di lingue e nazionalità straniere, che rendevano la recitazione colorita, nella quale predomina su tutto la gestualità e la mimica accentuata, che fungono da fulcro del linguaggio universale.

Il risultato finale è una recitazione espressiva, iperbolica ed esilarante, comprensibile da ognuno grazie al rapporto diretto che il giullare instaura con il pubblico. Il linguaggio usato perde il suo significato letterale per diventare un artificio espressivo musicale, in grado di comunicare emozioni e suggestioni.

Gli spettacoli di questo genere si articolano generalmente in una serie di brevi storie o episodi, la cui durata può variare dai 5 minuti ai 20, interpretati interamente senza ausilio di scenari particolari, giochi di luce o altri artifici classici del teatro, un eredità degli spettacoli "poveri" della tradizione giullaresca medioevale, che si tenevano solitamente all'aperto, in strada o nelle piazze.

Tra i personaggi caratteristici del genere vi è il cosiddetto Zanni, l'impersonificazione del poveraccio che, dopo aver subito le tremende carestie frequenti nel Medioevo, si trova costretto a vagare in cerca di espedienti per sopravvivere e non morire di fame. Si tratta del prototipo di tutte le maschere tipiche della Commedia dell'Arte, anche di quelle più note come Arlecchino e Brighella.

Un esempio di grammelot particolarmente ben riuscito è rappresentato dal monologo di Adenoid Hynkel nel film Il grande dittatore. In tempi più recenti questo filone è stato recuperato dal Premio Nobel per la letteratura 1997 Dario Fo, che lo ha valorizzato nuovamente. Il suo capolavoro, in questo genere, è il celebre "Mistero buffo".

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