Lingua ebraica

lingua ufficiale dello Stato di Israele
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Per lingua ebraica si possono intendere fondamentalmente due cose: l'ebraico biblico o classico e l'ebraico moderno che è la lingua ufficiale dello stato di Israele, e conta circa 7 milioni di parlanti. Si tratta in pratica di una stessa lingua per quanto vi siano difformità notevoli ed è una lingua semitica, e simile in ciò all'arabo.

Originariamente, la lingua ebraica era la lingua utilizzata dagli ebrei quando ancora vivevano in maggioranza in Medio Oriente. Si stima che circa 2300 anni fa l'ebraico cadde in disuso come lingua parlata, sostituita dall'aramaico.

Nei secoli seguenti, gli ebrei della diaspora continuarono ad adoperare questa lingua solo per le cerimonie religiose. Nella vita di tutti i giorni, gli ebrei si esprimevano invece in lingue locali o in altre lingue ebraiche come lo yiddish o il ladino, che sono in realtà dei miscugli di ebraico e di altre lingue, scritte spesso con l'alfabeto ebraico.

Dopo la nascita del Sionismo, si propose da più parti di riprendere l'ebraico come lingua quotidiana per gli ebrei che immigravano nella Palestina. Il linguista che mise in pratica la proposta fu Eliezer Ben Yehuda, un ebreo lituano che emigrò in Palestina nel 1881. Fu lui a creare nuove parole per i concetti legati alla vita moderna, che nell'Ebraico classico non esistevano.

Gli ebrei ortodossi non accettarono inizialmente l'idea di usare la "lingua santa" ebraica per la vita quotidiana, e tutt'oggi in Israele alcuni gruppi di ebrei ultra-ortodossi continuano ad usare lo Yiddish per la vita di ogni giorno.

Detto ciò, l'ebraico prese piede rapidamente tra gli immigrati ebrei nonostante alcune resistenze e nel 1948 diventò la lingua ufficiale di Israele, insieme all'arabo.

Al giorno d'oggi l'ebraico è una lingua che viene usata in tutti i campi della vita, inclusa la scienza, pur mantenendo un legame con l'ebraico classico. Oltre a questa radice sono confluite al suo interno influenze provenienti dallo yiddish, dall'arabo, dal russo e dall'inglese.

Le comunità ebraiche della diaspora continuano a parlare altre lingue, ma gli ebrei che si trasferiscono in Israele hanno sempre dovuto imparare questa lingua per potersi inserire.

L'alfabeto ebraico, come quello arabo, non esprime le vocali, se non sotto forma di piccoli segni posti al di sopra o al di sotto delle parole, che comunque di solito non vengono utilizzati. Le parole si riconoscono in una radice, solitamente di tre lettere, che viene modificata con prefissi, suffissi, inserimenti e variazioni vocaliche assumendo significati diversi. Ad esempio, dalla radice KShR, che esprime il concetto di collegamento, derivano i vocaboli KaShéR (adatto), KéSheR (contatto personale), tiKShoRet (comunicazione); dalla radice KTV (incidere) deriva liKToV (scrivere), miKTaV (dettato), KToVet (indirizzo), KeTuVa (contratto). I verbi sono esprimibili in sette forme, che solitamente modificano il significato (attivo, fattitivo, iterativo ciascuno con i relativi passivi, e riflessivo). Esistono un tempo presente, di tipo participiale, un passato ed un futuro. Oltre a singolare e plurale, numerosi vocaboli ammettono una forma duale.(ShNaiM ,due) (SFaTaiM,labbre)