Antoon van Dyck
Antoon van Dyck (Anversa, 22 marzo 1599 – Londra, 9 dicembre 1641) è stato un artista e pittore fiammingo, principalmente ritrattista, che divenne il primo pittore di corte in Inghilterra, dopo un lungo soggiorno in Italia.

E' universalmente noto per i ritratti di Carlo I re d'Inghilterra, dei membri della sua famiglia e della sua corte. Con il suo metodo di pittura di rilassata eleganza, influenzò i ritrattisti inglesi per i successivi 150 anni. Si occupò anche di soggetti biblici e mitologici, introducendo alcune notevoli innovazioni pittoriche.
Primi anni e formazione
Van Dyck nacque ad Anversa il 22 marzo 1599 in una casa chimata "Den Berendans", nel centro della città.[2]. Il nonno Antoon (1529-1581), dopo essere stato pittore, aveva aperto un'attività da commerciante di seta; alla sua morte, sua moglie Cornelia Pruystinck continuò l'attività del marito, affiancata dai figli Francesco e Ferdinando. L'attività rendeva parecchio, visto che la famiglia aveva clienti persino a Parigi e Londra, oltre che in gran parte delle città fiamminghe.
Il padre di Antoon, Franchois, sposò in seconde nozze, nel 1590, Maria Cuypers. Dal matrimonio con questa donna, ebbe dodici figli, di cui Antoon fu il settimo.[3] Visto l'allargarsi della famiglia, i van Dyck decisero di acquistare una nuova casa, spaziosa e lussuosamente arredata, "De Stadt van Ghendt", comprendente persino un bagno. Antoon si dimostrò da subito ricco di talento e fu inviato, nel 1609, presso la bottega di uno dei migliori pittori della città, Hendrick van Balen, decano della Gilda di San Luca, perché imparasse i rudimenti della pittura e facesse esperienza. Il primo dipinto datato di van Dyck è proprio di questi anni ed è il Ritratto di uomo settantenne del 1613, in cui sono evidenti i recenti insegnamenti di van Balen. Ben presto però, aprì una bottega personale, assieme al giovane amico Jan Brueghel il Giovane, con il quale iniziò ad abbandonare la scuola del maestro. In questi anni, come tramanda lo stesso Jan Brueghel, Antoon ricevette l'incarico di eseguire una serie di dipinti raffiguranti i dodici apostoli ed un Sileno ebbro.[4] Di questo periodo è senza dubbio anche l'Autoritratto del 1613-14.
A partire dal 1617, van Dyck lavorò a stretto contatto con Pieter Paul Rubens, di cui divenne allievo, abbandonando la sua bottega autonoma. Seguirono mesi di grande collaborazione tra i due: Rubens parla di van Dyck come del suo migliore allievo.[5] Anche dopo l'11 febbraio 1618, giorno in cui venne ammesso nella Gilda di San Luca come maestro, van Dyck lavorò con Rubens alla realizzazione di tele come Decio Mure congeda i littori o Achille tra le figlie di Licomede. Nella bottega di Rubens, ormai pittore affermato in tutta Europa, van Dyck fece conoscere il suo nome negli ambienti dell'aristocrazia e della ricca borghesia e venne a contatto con la cultura classica e l'etichetta di corte.[6] Il giovane Antoon imparò ad imitare i modelli del maestro, adottandone molte caratteristiche, come è facile constatare nel dipinto L'imperatore Toedosio e sant'Ambrogio. Nel 1620 Rubens aveva firmato un contratto con i Gesuiti di Anversa per la decorazione della loro chiesa, basata su disegni di Rubens, ma eseguita da van Dyck; oltre a questa importante commessa, Antoon ricevette anche numerose richieste da privati per la realizzazione di ritratti. Risalgono a questi anni dipinti come il Ritratto di Cornelius van der Geest o Maria van de Wouwer-Clarisse.
Primo periodo inglese
Nell'ottobre del 1620, quando aveva ventuno anni, van Dyck si trasferì a Londra, presso la corte del re d'Inghilterra Giacomo I. A convincerlo a spostarsi in Inghilterra erano stati l'insistenza del duca di Buckingham ed del conte di Arundel, quest'ultimo grande appassionato d'arte, amico di Rubens e protettore di Inigo Jones. Durante il soggiorno a Londra, ottenne da Giacomo I una pensione annuale di cento sterline; tuttavia ben presto il conte di Arundel gli concesse un permesso di viaggio all'estero per otto mesi: non sarebbe tornato per unidici anni. Le opere eseguite da van Dyck durante il primo soggiorno inglese sono profondamente diverse da quelle realizzate sino ad allora nelle Fiandre. Ad Anversa, da poco ritornata al cattolicesimo, Antoon aveva la possibilità di eseguire solamente tele a carattere religoso o ritratti. A Londra invece godette di maggiore libertà, sia nell'esecuzione dei dipinti, sia nelle scelta del tema da rappresentare. Nel quadro Sir George Villiers, futuro duca di Buckingham e la moglie Lady Katherine, come Venere e Adone, per esempio, van Dyck rappresenta i novelli sposi come non aveva mai fatto: la tela ha carattere allegorico, con un gusto tipicamente pastorale, ispirato a Tiziano, ed i due soggetti sono rappresentati a grandezza naturale.[7] Altri dipinti conosciuti del periodo sono La continenza di Scipione ed un ritratto del conte di Arundel.
Tornato ad Anversa, vi rimase per circa otto mesi; in questo lasso di tempo, in cui Rubens si trovava lontano, dipinse alcuni dei suoi ritratti più brillanti ed innovativi, come il Ritratto di Isabella Brant, prima moglie di Rubens, ed il Ritratto di Frans Snyders e di sua moglie Margareta de Vos. Quando comunicò la sua decisione di partire per l'Italia, Rubens gli fece dono di un cavallo per il viaggio e di numerose lettere di presentazione a pittori ed a committenti.
Italia
Nel 1621 decise di partire per l'Italia, tradizionale viaggio dei pittori fiamminghi, dove rimase per sei anni, studiando ed analizzando i lavori dei grandi artisti del Quattrocento e del Cinquecento e dove si affermò la sua fama di ritrattista. Il 3 ottobre 1621 partì dalla città natale alla volta della prima tappa italiana: Genova. Arrivò nella città marittima, in quel tempo retta da un governo dogale, il 20 novembre 1621 e prese alloggio nella dimora dei pittori e collezionisti d'arte fimminghi Lucas e Cornelis de Wael. Al suo arrivo a Genova, Antoon aveva già realizzato circa trecento dipinti [8], situazione opposta a quella del suo maestro Rubens o di Nicolas Poussin, che al loro arrivo in Italia non avevano ancora avuto occasione di lavorare così intensamente. Presentato alla migliore aristocrazia cittadina, ebbe modo di ritrarre alcuni esponenti delle più facoltose famiglie del patriziato locale (Spinola, Durazzo, Lomellini, Doria, Brignole etc.); il suo immediato successo è dovuto in modo particolare alla fama di Rubens, che era vissuto ed aveva lavorato molto a Genova, e di cui van Dyck era visto come il nuovo rappresentante e continuatore.
In seguito alla fortunata esperienza genovese, van Dyck partì, nel febbraio 1622, alla volta di Roma, dove soggiornò sino all'agosto di quell'anno e per gran parte del 1623. Accolto con favore nella Roma pontificia, venne introdotto nei migliori ambienti della società; durante il suo secondo soggiorno ricevette dal cardinale Guido Bentivoglio due importanti commissioni, che consistevano nella realizzazione di una Crocifissione e di un ritratto a figura intera dello stesso cardinale, il Ritratto del cardinale Guido Bentivoglio. Bentivoglio era divenuto cardinale l'anno prima ed era il protettore della folta comunità fiamminga romana, essendo stato nunzio pontificio a Bruxelles dal 1607 al 1615.[9] Oltre al ritratto del cardinale Bentivoglio, uno dei più famosi di tutta la produzione di van Dyck, il giovane pittore ritrasse anche il cardinale Maffeo Barberini, che sarebbe divenuto di lì a poco papa, con il nome di Urbano VIII.[10] Di questo periodo sono anche numerosi ritratti come quelli dei conigui Shirley (Ritratto di Lady Theresa Shirley e Ritratto di Sir Robert Shirley). A differenza del maestro Rubens, van Dyck non amò mai il mondo classico. Ne è testimonianza il suo Taccuino italiano, diario di schizzi e disegni realizzati sulla base di grandi opere studiate durante il soggiorno italiano.[11] A Roma ebbe comunque l'opportunità di osservare e copiare i capolavori dei grandi del Romanticismo, contenuti principalmente a Palazzo Ludovisi e a Villa Borghese.
Dalla città papale si traferì a Firenze, dove conobbe don Lorenzo de' Medici, figlio del granduca Ferdinando I, grande appassionato d'arte e generoso mecenate. Probabilmente dipinse un ritratto del nobiluomo, che è andato perduto.[12] Lungo la strada per raggiungere il Veneto, sostò a Bologna e a Parma, dove ammirò gli affreschi di Correggio. Guinse infine finalmente a Venezia, dove trascorse l'inverno 1622. Nella città lagunare, patria di uno dei suoi artisti favoriti, Tiziano, fu guidato alla visita dei grandi capolavori veneziani proprio dal nipote di Tiziano, Cesare Vecellio.[13] Antoon potè finalmente coronare il suo sogno, vedere ed analizzare le opere di Tiziano e di Paolo Veronese: nel suo Taccuino italiano sono presenti disegni di opere di Giorgione, Raffaello, Guercino, Carracci, Bellini, Tintoretto, Leonardo, ma a prevalere sono quelle di Tiziano, cui sono dedicate duecento pagine.[14]
Da Mantova a Palermo
Da Venzia passò a Mantova, dove fu introdotto alla corte dei Gonzaga. Qui conobbe Ferdinando e Vincenzo II Gonzaga, che era stato protettore di Rubens. Con il soggiorno a Mantova, van Dyck ebbe la possibilità di vedere la collezione dei duchi prima che venisse dispersa. Nel 1623 fu nuovamente a Roma, città nella quale si era rifiutato di venire in contatto con la locale associazione di pittori fiamminghi, lontani dallo stile accademico, che conducevano una vita semplice e non ostentata come la sua.[15] Gian Pietro Bellori, nella sua opera Le Vite de' pittori scultori e architetti moderni così scrive del periodo romano di van Dyck:
Da Roma passò a Genova, fermandosi prima a Milano e a Torino, dove fu ricevuto dalla famiglia Savoia.
Nell'aprile 1624 Emanuele Filiberto di Savoia, viceré di Sicilia per conto del re di Spagna Filippo IV, invitò van Dyck a Palermo, perchè gli facesse un ritratto. Antoon accolse l'invito e si trasferì in Sicilia, dove ritrasse il viceré; poco tempo dopo la città di Palermo fu colpita da una terribile edipemia di peste che uccise lo stesso Emanuele Filiberto. Malgrado l'infuriare della pestilenza, van Dyck rimase in città all'incirca fino al settembre 1624. Qui conobbe l'anziana pittrice Sofonisba Anguissola, ormai novantenne, che sarebbe morta l'anno seguente e di cui Antoon fece un ritratto. Durante l'incontro, che van Dyck descrisse come "cortesissimo", l'anziana donna, quasi completamente cieca, diede preziosi consigli ed avvertimenti al giovane pittore, oltre a raccontargli episodi della sua vita.[17] Il ritratto di Sofonisba Anguissola è conservato nel Taccunio italiano.[18] Poco dopo il ritrovamento delle reliquie di santa Rosalia (14 luglio), che fu fatta patrona della città, a van Dyck furono commissionate alcune tele che avrebbero dovuto raffigurare la santa. Visto il continuo infuriare della peste, Antoon tornò a Genova, dove completò la realizzazione della pala Madonna del rosario, poi inviata a Palermo, considerata come il maggior capolavoro religioso dell'artista.[19] Negli anni che seguirono, sino al 1627, van Dyck risiedette quasi sempre a Genova, eccetto un breve periodo nel 1625 in cui fu ospite in Provenza dell'umanista Nicolas-Claude Fabri de Peiresc.
Durante il periodo di permanenza a Genova, van Dyck fu soprattutto ritrattista. Pur non abbandonando temi religiosi e mitologici, l'artista si concentrò sul genere del ritratto: le sue tele erano solitamente di grandi dimensioni e raffiguravano personaggi della migliore nobiltà spesso a figura intera. I ritratti spiccano per la loro maestosità e per la grande resa psicologica delle persone, che emerge senza il bisogno di un simbolismo particolare. I ritratti doppi sono rari e sempre divisi in due tele differenti, come il Ritratto equestre di Anton Giulio Brignole-Sale, creato assieme al Ritratto di Paolina Adorno, marchesa di Brignole-Sale. [20] Attenzione particolare è rivolta da van Dyck ai ritratti di gruppo, come La famiglia Lomellini, e ai ritratti di bambini. Pur essendo ancora una volta Rubens il suo costante riferimento, van Dyck riesce a far irradiare dai suoi personaggi un maggiore distacco ed il senso di grandeur che i grandi nomi della ricca aristocrazia cittadina desideravano mostrare.[21] I bambini sono colti con grande maestria, singolarmente, come nel caso del Ritratto di Filippo Cattaneo ed il Ritratto di Maddalena Cattaneo (già nota come Clelia Cattaneo) o accompagnati dai loro genitori, come il Ritratto di nobildonna genovese con il figlio.
Il ritorno nelle Fiandre
Nel settembre 1627 tornò nella natia Anversa, richiamato dalla morte della sorella Cornelia.[22] I primi mesi furono caratterizzati da una grande produzione religiosa: Antoon, fervente cattolico, si unì alla Confraternita dei Celibi, creata dai gesuti di Anversa, che gli commissionarono anche due pale d'altare, eseguite tra il 1629 ed il 1630. In questo periodo i ritratti di carattere mitologico (Sansone e Dailia) sono rari, mentre abbondano quelli a carattere biblico-religioso, tra i quali spiaccano il dipinto Estasi di sant'Agostino, posto accanto ad una tela di Rubens e ad una di Jordaens e l'Adorazione dei pastori. Oltre a ciò, van Dyck eseguì anche sei Crocifissioni, un Compianto sul Cristo morto e una Incoronazione di spine. Tutti questi lavori sono intrisi di un fervore e di una profondità intensi e mistici.[23]
La fama di grande ritrattista con la quale era tornato dal soggiorno in Italia, gli permise di entrare al servizio dell'arciduchessa Isabella d'Asburgo, reggente dei Paesi Bassi per conto del re di Spagna, di cui divenne pittore di corte. Dipinse un ritratto dell'arciduchessa, per il quale ricevette in cambio una collana d'oro, e di numerosi membri della sua corte. Con l'ingresso a corte crebbe maggiormente la sua fama di ritrattista. I committenti erano molto numerosi ed appartenevano alle grandi famiglie della nobiltà di Fiandra e del Barbante. Uno dei maggiori lavori dell'epoca è il Ritratto di Maria Luisa de Tassis, appartenente ad una delle più ricche famiglie del nord Europa. La nobildonna appare fiduciosa, consapevole della propria bellezza, con un abito prezioso ed elaborato. Nel settembre 1631 van Dyck ricevette nel suo atelier la regina di Francia Maria de' Medici assieme al figlio minore Gastone d'Orléans, in esilio, che si fecero ritrarre. La regina ha lasciato un resoconto della sua visita a van Dyck, ammettendo di aver visto nella sua collezione diverse opere di Tiziano.[24] Antoon era infatti riuscito ad accumulare un numero consistente di opere di pittori italiani: diciassette di Tiziano, due di Tintoretto, tre di Anthonis Mor, tre di Jacopo da Bassano e altre.[25] Oltre ai ritratti di personaggi aristocratici, van Dyck ritrasse anche amici artisti, come l'incisore Karel de Mallery, il musicista Henricus Liberti ed il pittore Marin Rijckaert. E malgrado le Fiandre e l'Olanda fossero in guerra, van Dyck riuscì a giungere alla corte de L'Aja, dove ritrasse Federico Enrico d'Orange con la moglie ed il figlio Guglielmo. Per il principe eseguì anche due tele con soggetti ripresi dalla letteratura italiana, Amarilli e Mirtillo (da Guarini) e Rinaldo e Armida (da Tasso). Presso la città di Haarlem, conobbe Frans Hals.[26] E durante un secondo soggirno in Olanda, tra il 1631 ed il 1632 conobbe anche Federico V, ex re di Boemia in esilio, che gli commissionò i ritratti dei due figli, Carlo Luigi e Rupert. Dal 1629 iniziarono i rapporti tra van Dyck ed il re inglese Carlo I. Tramite il suo intermediario Sir Endymion Porter, il re acquistò la tela a carattere mitologico Rinaldo e Armida.
Londra
Carlo I fu, tra i sovrani inglesi del passato e quelli europei suoi contemporanei, quello che più apprezzò l'arte pittorica e che si dimostrò sempre un munifico mecenate e protettore degli artisti.[27] Il pittore preferito dal re era Tiziano ed in van Dyck vedeva il suo erede: prima dell'arrivo di van Dyck a Londra, alla corte di Carlo lavoravano già numerosi pittori, come l'anziano Marcus Gheeraerts il Giovane, ritrattista di Elisabetta I, Daniel Mytens e Cornelis Janssens van Ceulen. Con l'arrivo di van Dyck, tutti questi pittori sparirono. Carlo aveva trovato finalmente il pittore di corte che desiderava da anni.[28]
Qualche anno prima, nel 1628 Carlo aveva aquistato dal duca di Mantova la grande collezione di dipinti accumulati negli anni dai Gonzaga, anch'essi noti protettori di artisti di fama internazionale. Inoltre, fin dalla sua ascesa al trono, Carlo I aveva cercato di introdurre alla sua corte artisti di diverse nazionalità, in particolare italiani e fiamminghi. Nel 1626 era riuscito a convincere a trasferirsi a Londra il pittore italiano Orazio Gentileschi, che fu nominato pittore di corte e che si dedicò, tra le altre cose, alla decorazione della Casa delle Delizie, residenza della regina Enrichetta Maria presso la città di Greenwich. Pochi anni dopo, nel 1638 riuscì a far approdare in Inghilterra anche la figlia di Orazio, Artemisia Gentileschi di cui conservò un celebre dipinto, l'Autoritratto in veste di Pittura.
Entro l'aprile 1632, van Dyck era giunto per la seconda volta in Inghilterra. Accolto con tutti gli onori, fu presentato al re, che aveva conosciuto anni prima come principe di Galles, e prese alloggio a Londra, presso la dimora di Edward Norgate, scrittore d'arte, a spese della Corona.[29] In seguito cambiò residenza per stabilirsi a Blackfriars, lontano dall'influenza della Worshipful Company of Painter-Stainers, importante organizzazione di pittori londinese. In questa grande casa, dono del re, con un giardino sul Tamigi, riceveva ospiti e spesso eseguiva i suoi dipinti. Pochi mesi dopo, il 5 luglio 1632 Carlo I gli conferì il titolo nobiliare di baronetto, nominandolo membro dell'Ordine del Bagno e gli garantì una rendita annua di duecento sterline, oltre a rendere ufficiale la sua nomina a primo pittore di corte.[30] Bellori si espresse in questo modo sul periodo inglese di van Dyck:
Tuttavia, nel 1634, per circa un anno, van Dyck decise di trasferirsi ad Anversa e a Bruxelles, per far visita alla famiglia. Dopo aver acquistato una tenuta ad Anversa, in aprile fu chiamato a Bruxelles. Qui assistette all'entrata in città del Cardinale-Infante Ferdinando d'Asburgo, fratello del re Filippo IV di Spagna, nuovo reggente dei Paesi Bassi spagnoli. Van Dyck ritrasse numerose volte il nuovo reggente e numerosi esponenti del clero e dell'aristocrazia. Uno dei più ambiziosi ritratti di gruppo di questi anni è il Ritratto del conte Johannes di Nassau Siegen e la sua famiglia. Nel corso del suo soggiorno a Bruxelles incontrò anche Tommaso Francesco di Savoia, primo principe di Carignano e comandante generale delle forze spagnole nei Paesi Bassi, di cui eseguì un grande ritratto equestre, in cui il principe appare in tutta la sua maestà, tenendo con fermezza uno splendido cavallo bianco mentre si impenna.[32] Poco prima del suo ritorno in Inghilterra, van Dyck fu chiamato ad eseguire un grande ritratto di gruppo raffigurante tutti i membri del Consiglio cittadino e del borgomastro, coloro che avevano il compito di governare la città. Il quadro era destinato alla sala del tribunale del Municipio di Bruxelles. Durante il bombardamento francese su Bruxelles ordinato dal maresciallo de Villeroi nel 1695, il dipinto andò distrutto.[33]
Il re si compiaceva nell'andarlo a trovare nella sua residenza e si fece ritrarre numerose volte. Seguendo l'esempio del sovrano, anche la migliore nobiltà si recava presso van Dyck per commissionare dipinti e anche semplicemente per vederlo al lavoro. Quando giunse a Londra la fama della bravura di Gian Lorenzo Bernini, Carlo I volle che lo scultore gli scolpisse un busto. Ma siccome Bernini non si muoveva mai dall'Italia (solo Luigi XIV riuscì a convinverlo ad andare a Parigi), il re ordinò a van Dyck un triplo ritratto da inviare a Roma, cosicché Bernini potesse scolpire il busto del re come se lo avesse avuto davanti. Il busto fu realizzato nel 1636, ma andò probabilmente distrutto a causa dell'incendio che colpì Palazzo di Whitehall nel 1698.
Tornato da un viaggio in Francia, van Dyck morì nel 1641 per i fumi delle vernici e venne sepolto nella Cattedrale di San Paolo. La tomba andò perduta con la distruzione della Cattedrale stessa durante il Grande incendio di Londra del 1666.
Influenza
Van Dyck ebbe una grande influenza sui ritrattisti inglesi. Per questo motivo alcuni studiosi lo chiamano il fondatore della scuola inglese di pittura.
Nei paesi di lingua inglese è conosciuto come Anthony van Dyck o Van Dyke (per un'imitazione approssimativa della pronuncia fiamminga del suo cognome: van dèik).
Parte della notorietà di cui gode Van Dyck è dovuta anche a molti suoi ritratti di persone che portavano un corto pizzetto a punta: è per questo motivo che tale tipo di barba prese il suo nome, vandyke (almeno nei paesi di lingua inglese).
Durante il regno di Giorgio III era popolare un costume da cavaliere chiamato Van Dyke; il Ragazzo Blu di Thomas Gainsborough veste appunto un Van Dyke.
Dipinti olio su tela
- Ritratto di uomo settantenne (1613)
- Autoritratto (1613-14)
- San Matteo (1615-16)
- San Giacomo Magggiore (1615-16)
- Il martirio di San Sebastiano (1615-16)
- Il martirio di San Pietro (1615-16)
- San Gerolamo (1616-17)
- Achille tra le figlie di Licomede (1616-18), in collaborazione con Rubens
- Decio Mure congeda i littori (1616 circa), in collaborazione con Rubens
- Ritratto di uomo e della moglie (1617-18)
- Cristo che porta la Croce (1617-18)
- Autoritratto (1617-18)
- L'imperatore Toedosio e sant'Ambrogio (1617-18), in collaborazione con Rubens
- Cristo benedice i fanciulli (1618 circa)
- Penitenza di san Gerolamo (1618 circa)
- Ritratto d'uomo (1618)
- Ritratto di signora (1618)
- Sileno ebbro (1618-19)
- Maria van de Wouwer-Clarisse (1618-19)
- Nozze mistiche di Santa Caterina (1618-20)
- Ritratto d'uomo (probabilmente il signor Vinck) (1619 circa)
- Ritratto di signora (probabilmente la signora Vinck) (1619 circa)
- Ritratto di famiglia (1619 circa)
- San Bartolomeo (1619-20)
- San Giacomo Maggiore (1619-20)
- Il martirio di san Sebastiano (1619-20)
- San Martino e il povero (1618-20 circa)
- San Martino e il povero (1620 circa)
- L'imperatore Toedosio e sant'Ambrogio (1619-20)
- Sansone e Dalida (1618-20)
- Ritratto di Cornelius van der Geest (1619-20)
- Ritratto di un membro della famiglia Charles (1620)
- Sileno ebbro (1620 circa)
- La cattura di Cristo (1620 circa)
- La cattura di Cristo (1620 circa)
- La cattura di Cristo (1620 circa)
- Thomas Howard, secondo conte di Arundel (1620-21)
- Autoritratto (1620-21)
- La continenza di Scipione (1620-21)
- Susanna e i vecchioni (1620-21)
- Sir George Villiers, futuro duca di Buckingham, e la moglie, Lady Katherine, come Venere e Adone (1620-21)
- Ritratto di Isabella Brant (1621)
- Ritratto di Frans Snyders e di sua moglie Margareta de Vos (1621 circa)
- Ritratto di Margareta de Vos (1621 circa)
- Ritratto di Frans Snyders (1621 circa)
- Madre con bambino (1621 circa)
- Ritratto di Lady Theresa Shirley (1622)
- Ritratto di Sir Robert Shirley (1622)
- Autoritratto (1622-23 circa)
- Ritratto di Alessandro Giustiniani in veste di senatore (1622-23)
- La lapidazione di santo Stefano (1622-24)
- Ritratto di François Duquesnoy (1623)
- Ritratto di Elena Cattaneo (1623)
- Ritratto di Filippo Cattaneo (1623)
- Ritratto di Maddalena Cattaneo (già nota come Clelia Cattaneo) (1623)
- Ritratto del cardinale Guido Bentivoglio (1623)
- Ritratto di George Gage con due uomini (1623)
- Ritratto di Emanuele Filiberto, principe di Savoia (1624)
- Santa Rosalia in gloria incoronata da due angeli (1624)
- Le quattro età della vita (1625 circa)
- Ritratto di nobildonna genovese con il figlio (1625 circa)
- Ritratto di nobildonna genovese con la figlia (1625 circa)
- La moneta del tributo (1625 circa)
- Ecce Homo (1625-26 circa)
- La Vergine del Rosario (1625-27)
- Ritratto di bambini della famiglia Balbi (1625-27)
- La famiglia Lomellini (1625-27)
- Ritratto di nobiluomo genovese con due bambini (1625-27)
- Ritratto di uomo in armatura (1625-27 circa)
- Ritratto di signora genovese (Porzia Imperiale) con la figlia (1625-27 circa)
- Ritratto dei pittori Lucas e Cornelius de Wael (1627 circa)
- Ritratto equestre di Anton Giulio Brignole-Sale (1627)
- Ritratto di Paolina Adorno, marchesa di Brignole-Sale (1627)
- Francesco Orero in adorazione del Crocifisso in presenza dei santi Francesco e Bernardo (1627)
- Ritratto di Peeter Stevens (1627)
- Ritratto di Anna Wake (1628)
- Ritratto di Nicholas Lanier (1628)
- Estasi di sant'Agostino (1628)
- Compianto sul Cristo Morto (1628 circa)
- Ritratto del pittore Jean de Wael e della moglie Gertrude de Jode (1629)
- Jean-Charles della Faille (1629)
- Incoronazione di Santa Rosalia (1629)
- Cristo crocifisso con san Domenico e santa Caterina da Siena (1629)
- Rinaldo e Armida (1629)
- Madonna col Bambino e santa Rosalia, san Pietro e san Paolo (1629)
- Ritratto di Maria Luisa de Tassis (1629 circa)
- Ritratto di Antonio de Tassis (1626-32)
- La visione del beato Herman Joseph (1630)
- Madonna col Bambino e due donatori (1630)
- Sansone e Dalila (1630 circa)
- Riposo nella fuga in Egitto (1630 circa)
- Le nozze mistiche di santa Caterina (1630 circa)
- Ritratto di Martin Rijckaert (1630 crca)
- L'innalzamento della Croce (1630-31)
- Crocifissione (1630-32)
- Gesù sulla Croce fra due ladroni (1630-32 circa)
- Amarilli e Mirtillo (1631-32)
- Achille tra le figlie di Licomede (1631-32)
- Ritratto di Rupert, principe Palatino (1631-32)
- Ritratto di Carlo Luigi, principe Palatino (1631-32)
- Sant'Antonio da Padova e il mulo di Rimini (1631 circa)
- Ritratto di Maria de' Medici (1631)
- Ritratto di Gastone d'Orléans (1631)
- Re Carlo I e la regina Enrichetta Maria (1632)
- Ritratto di Enrichetta Maria (1632)
- Carlo I ed Enrichetta Maria con i due figli maggiori (1632)
- Ritratto di Philippe le Roy (1632)
- Sir Kenelm e Lady Digby con i due figli maggiori (1632)
- La regina Maria Enrichetta (1632)
- Ritratto di Philip, Lord Wharton (1632 circa)
- Autoritratto con girasole (1632-33)
- La regina Enrichetta Maria con il nano Jeffrey Hudson (1633)
- Ritratto di Marie de Raet (1633)
- Ritratto di Thomas Wentworth, primo conte di Strafford (1632-33)
- Lady Venetia Digby sul suo letto di morte (1633)
- Ritratto di Frances Howard, duchessa di Lennox e Richmond (1633)
- Ritratto di Carlo I con M. de Saint-Antonie suo maestro di equitazione (1633)
- Ritratto di Lady Venetia Digby come "Prudenza" (1633-34 circa)
- Ritratto di Venetia Digby come Prudenza (1633-34 circa)
- Ritratto di James Stuart, duca di Lennox e Richmond (1633-34)
- James Stuart, duca di Lennox e Richmond (1634 circa)
- Ritratto di Robert Rich, secondo conte di Warwick (1634 circa)
- Ritratto di William Feilding, primo conte Denbigh (1633-34)
- Ritratto di Henry Danvers, conte di Danby(1633-35 circa)
- Enrichetta di Lorena con un servitore negro (1634)
- Ritratto di Philip Herbert, quarto conte di Pembroke (1634 circa)
- Ritratto del conte Johannes di Nassau-Siegen e la sua famiglia (1634)
- Ritratto di donna anziana (1634)
- Ritratto di Cesare Alessandro Scaglia di Verrua, abate di Staffarda e Mandanici (1634-35)
- L'abate Scaglia che adora la Vergine e il Bambino (1634-35)
- Il principe Tommaso Francesco di Savoia Carignano (1634)
- Compianto sul Cristo morto (1634)
- Ritratto di Justus van Meerstraeten (1634-35)
- Ritratto di Quentin Simons (1634-35)
- François Langlois come savoiardo (1634-37 circa)
- Compianto sul Cristo morto (1635)
- Triplo ritratto di Carlo I (1635)
- I tre figli maggiori di Carlo I (1635)
- George Villiers, secondo duca di Buckingham, e Lord Francis Villiers da bambini (1635)
- I tre figli maggiori di Carlo I (1635)
- Autoritratto con Sir Endymion Porter (1635 circa)
- Philip Herbert, quarto conte di Pembroke e la sua famiglia (1635 circa)
- Ritratto di Carlo I a caccia (1635 circa)
- Il conte Arundel con il nipote Lord Malgravers (1635-36)
- Carlo I in abiti regali (1636)
- Carlo I a cavallo (1636 circa)
- Ritratto di ragazza come Erminia (Margaret Lemon) (1636-40)
- La principessa Elisabetta e la principessa Anna (1637)
- George, Lord Digby, e William, Lord Russell (1637 circa)
- Carlo Ludovico e Rupert, principi palatini (1637)
- I cinque figli maggiori di Carlo I (1637)
- Dorothy Savage, viscontessa Andover e sua sorella Elizabeth, Lady Thimbleby (1637 circa)
- Thomas Killigrew e Lord William Crofts (1638)
- Ritratto di Sir Thomas Hanmer (1638 circa)
- Ritratto di Lord John e Lord Bernard Stuart (1638 crica)
- Ritratto di Lady Anne Carr, contessa di Bedford (1638 crica)
- Anne Kirke e Anne Dalkeith (1638 circa)
- Elizabeth Villiers, Lady Delkeith e Cecilia Killigrew (1638 crica)
- La regina Enrichetta Maria, profilo destro (1638)
- La regina Enrichetta Maria vista di fronte (1638)
- Amore e Psiche (1638-40 circa)
- Ritratto di Arthur Goodwin (1639)
- La signora Arthur Goodwin (1639)
- Thomas Howard, secondo conte di Arundel con Aletheia, contessa di Arundel (1639)
- L'abate Cesare Alessandro Scaglia (1639-40)
- Thomas Wentworth, conte di Strafford, con Sir Philip Mainwaring (1639-40)
- Philadelphia ed Elizabeth Wharton (1640)
- La moglie di Endymion Porter (1640 circa)
- Rachel de Ruvigny, contessa di Southampton, come Fortuna (1640 circa)
- Ritratto di Guglielmo II di Nassau-Orange e la principessa Maria (1641)
Chiese
Musei e Gallerie
Numerosi sono i musei che ospitano quadri eseguiti da van Dyck.
- Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo
- National Gallery di Washington
- Gemäldegalerie di Dresda
- Frick Collection di New York
- Alte Pinakothek di Monaco
- Jean Paul Getty Museum di Los Angeles
- Gemäldegalerie di Berlino
- Pinacoteca capitolina di Roma
- Palazzo Pitti di Firenze
- National Gallery di Londra
- Museo del Prado di Madrid
- Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles
- Museo del Louvre di Parigi
- British Museum di Londra
- Museum of Art di Baltimora
- Galleria di Palazzo Rosso di Genova
- Buckingham Palace di Londra
- Kunsthistorisches Museum di Vienna
Note
- ^ Bellori, Vite, p.271
- ^ Brown, Van Dyck 1599-1641, p.35
- ^ Bodart, Van Dyck, p.6
- ^ Brown, p.38-39
- ^ Brown, p.40
- ^ Rubens era infatti stato istruito presso la corte della contessa di Ligne.
- ^ Bodart, pp.12-13
- ^ Bodart, p.16
- ^ Brown, p.20
- ^ Il ritratto del cardinale Barberini è andato perduto.
- ^ Brown, p.20
- ^ Bodart, p.17
- ^ Brown, p.22
- ^ Brown, p.22
- ^ La Schildersbent, "banda di pittori", si era costituita tra il 1621 ed il 1623: i pittori che ne facevano parte erano per lo più paesaggisti e caravaggeschi olandesi. (Bodart, p.18)
- ^ Bellori, p.274
- ^ Bodart, p.20
- ^ Van Dyck scrisse dell'incontro con Sofonisba Angiussola: "Mentre le facevo il ritratto mi diede molti spunti, come quello di non prendere la luce troppo dall'alto, altrimenti l'ombra delle rughe della vecchiaia diventa troppo forte, e molti altri buoni consigli, mentre mi raccontava episodi della sua vita..." (Brown, p.23)
- ^ Bodart, pp.20-21
- ^ Bodart, pp.25-26
- ^ Brown, p.24
- ^ Brown, p.24
- ^ Brown, p.27
- ^ Bodart, p.33
- ^ Brown, p.28
- ^ Bodart, p.33
- ^ Brown, p.79
- ^ Brown, p.80
- ^ Bodart, p.38
- ^ Müller Hofstede, Van Dyck, p.56
- ^ Bellori, p.278
- ^ Brown, p.275-276
- ^ Brown, p.288
Bibliografia
- Gian Pietro Bellori, Vite de' pittori, scultori e architecti moderni, Torino, Einaudi, 1976.
- Didier Bodart, Van Dyck, Prato, Giunti, 1997.
- Christopher Brown, Antonie Van Dyck 1599-1641, Milano, RCS Libri, 1999.ISBN 8817860603
- Justus Müller Hofstede, Van Dyck, Milano, Rizzoli/Skira, 2004.
- Stefano Zuffi, Il Barocco, Verona, Mondadori, 2004.
Collegamenti esterni
- (IT) Vita di Antonio van Dyck, da Le Vite de' pittori scultori e architetti moderni di Bellori, su biblio.cribecu.sns.it.
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